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martedì 30 luglio 2024

Recensione Narrativa: L'ORA DEL DIAVOLO di Fernando Pessoa.

Autore: Fernando Pessoa.
Anno: ?.
Genere: Filosofeggiante / Fantastico.
Editore: Albatros (2019).
Pagine: 46.
Prezzo: 3,50 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini

Possiamo definire L'Ora del Diavolo, più che un racconto fulmineo, una riflessione nella forma di un dialogo dalla valenza di monologo, in quanto uno dei due personaggi coinvolti funge da spalla dell'altro. Testo decisamente frastagliato, mero veicolo di riflessioni filosofico-esistenziali. Esce postumo, per effetto del recupero operato da alcuni studiosi, pubblicato in svariate edizioni ciascuna delle quali diversa dalle altre per una serie di interpretazioni, tagli e aggiunte dovute a un testo da ricostruire tramite un montaggio da gestire con frasi e battute riportate in maniera non organica.

Pessoa immagina un dialogo tra una giovane donna incinta, reduce da un ballo in maschera, e un individuo tutto vestito di rosso che dichiara di essere il diavolo. Prende così piede una vera e propria apologia del signore degli inferi, presentato in una veste piuttosto originale. Il diavolo sarebbe la componente lunare di Dio, l'altra faccia di una medesima medaglia. Dio e diavolo non sarebbero impegnati in una lotta tra loro, ma sarebbero entrambi esponenti minori di un Ordine di cui loro stessi ignorano i componenti superiori. Un'idea, questa, che verrà ripresa, per esempio, da Stephen King per Insomnia (1994). Il diavolo pertanto non è in contrapposizione a Dio, ma ne è uno strumento di affermazione da centrare attraverso una negazione che lo sostenga.

Pessoa fa parlare il suo signore della notte per continui contrasti che ricordano la natura dell'ossimoro, delineando quella che potrebbe apparire una grande supercazzola che, in realtà, rispecchia il modo di parlare per enigmi che è tipico degli iniziati (il diavolo si definisce "un ironista"). Quando la donna che lo ascolta gli dice di non capirlo e che deve farsi intendere, lui, senza fare una piega, le risponde: “Non capisce, allora ascolti. Altri capiranno.”

È l'ironia l'arma dialettica che il Mefistofele di Pessoa sfrutta per fare breccia. Punta il dito su quanti lo hanno indicato nelle loro opere (Milton, Goethe, Shakespeare), lamentandosi per la cattiva pubblicità che gli è stata affibbiata.

Non si salvano dagli strali neppure le religioni, ciascuna delle quali accusata di contendersi la superiorità sulle altre fedi senza rendersi conto di parlare tutte la medesima lingua (“sono come la stessa frase pronunciata in varie lingue”).

L'esotersimo non è a misura d'uomo. Pessoa muove il suo personaggio da novello Socrate che è saggio perché sa di non sapere. “La mia comprensione è imperfetta, come lo è della Cabbala, che i maestri della Dottrina Segreta conoscono meglio di me.” Un dialogo dunque sofista e sofisticato che rispetta i grandi insegnamenti della scuola di Protagora. Chi dice di sapere, ivi compresi gli alti gradi della Massoneria, i cabalisti e i Maestri esoterici, mente spudoratamente addentrandosi in territori dove non si può trovare risposta perché questa sfugge persino alle creature superiori. La verità è un punto centrale che viene ricercato percorrendo continuamente la circonferenza di un cerchio. Attenzione però a non cadere in errore: Pessoa non è un materialista, ma è un intellettuale ascetico, che guarda oltre alla banale quotidianità.

Ne viene fuori un profilo del diavolo romantico e decadente, costituito da una lunga serie di aforismi, che rispecchiano la natura dell'artista. L'ironia è persistente e continua figlia di una sagacia che dileggia i presunti detentori delle grandi verità, di qualsiasi gruppo o grado essi siano. “Sono il Dio dell'immaginazione, perduto perché non creo. Sono lo spirito che crea senza creare.” Siamo nel campo della filosofia più sfuggevole eppure sempre geniale.

Corrompo perchè faccio immaginare. Ma Dio è peggiore, in un certo senso, perché ha creato il corpo corruttibile." Così il diavolo parla di sè. Sono la negazione assoluta, l'incarnazione del nulla. Quello che si desidera e non si può avere, quello che si sogna perché non può esistere, di questo è costituito il mio regno nullo e li sta vacante il trono che non mi fu mai dato. Quello che avrei potuto essere, quello che avrei potuto avere, quello che la Legge o la Sorte non mi hanno dato, l'ho passato all'anima umana.”

Testo dunque per gli appassionati della filosofia di Pessoa, per chi vuol riflettere su ciò che si cela oltre i limiti della materia nonché per i cultori dell'esoterismo di qualità. Il testo, imperfetto e frammentario, riflette la sua origine che certo non può definirsi studiata e voluta a tavolino, ma risultante di un recupero postumo orchestrato da studiosi della produzione dell'autore. Fernando Pessoa è stato un grande letterato, a cui il Premio Nobel per la letteratura Josè Saramago ha interamente dedicato il romanzo L'Anno della Morte di Riccardo Reis, grande cultore di occultismo nonché celebre poeta portoghese divenuto oltremodo famoso per la simulazione di suicidio orchestrata, nel 1930, dall'occultista e scrittore Aleister Crowley – membro di spicco di una serie di ordini esoterici nonché sostenitore della magia rossa - in una località, dove tutt'oggi una lastra ricorda l'evento, il cui nome era già tutto un programma: Boca do Inferno.

Curiosamente nato nell'anno di fondazione della Golden Dawn (1888) e nel giorno del compleanno del Grande Maestro di tale rito para-massonico nonché altro poeta cultore di occultismo, vincitore del Premio Nobel per la Letteratura e vera e propria antitesi di Crowley, quale appunto era William Butler Yeats, Pessoa strinse una fitta collaborazione con “La Bestia” a partire dal 1925 e per effetto di un refuso contenuto in un libro di Crowley. Fece infatti notare alla “Bestia” la presenza di un errore, in un libro esoterico vertente sul tema astrologico (passione sottaciuta di Pessoa) scritto da Crowley, relativo all'indicazione dell'orario della sua nascita. Un substrato comune che indusse Pessoa e Crowley a tenere una fitta corrispondenza, alimentata dalle passioni tutt'altro che segrete del poeta, oltre che alla traduzione in portoghese di Hymn to Pan curata proprio da Pessoa. Traduttore dall'inglese al portoghese, per effetto di una formazione che lo aveva visto laurearsi in Sud Africa, di testi di teosofia, nonchè gnostico convinto e appassionato dell'opera di Aleister Crowley che non poteva certo che dirsi lusingato da una simile amicizia, Pessoa era una personalità di spicco a Lisbona, sebbene vivesse con i proventi di una società di import & export. Un legame che, immaginiamo, fu preso con simpatia dall'ironico Maestro portoghese che dette manforte al provocatore dei provocatori sostenendo le sue follie, ivi compresa la notizia di suicidio che allertò medici e polizia, con frasi secondo le quali il fantasma di Crowley sarebbe apparso per Lisbona in due occasioni generando subbuglio peraltro già scardinato dai litigi di Crowley, personalità legata al consumo di droghe, alle espulsioni dagli hotel, alle voci di strupro e ai persistenti litigi con fidanzata isteriche che cambiava con la velocità delle salviette usa e getta.

Al di là di questo episodio, la produzione di Pessoa, che muore per colica epatica nel 1935, è soprattutto legata alla poesia e all'introspezione, poco interessandosi degli aspetti del comune vivere vedendo il vero obiettivo dell'uomo superiore nelle necessità di indagare sul vero senso della vita.

In una lettera a un amico scrisse: “Credo nell'esistenza di mondi superiori al nostro e di abitanti di questi mondi, in esperienze di diversi gradi di spiritualità, che si assottigliano fino ad arrivare a un ente supremo che presumibilmente ha creato questo mondo. Può essere che ci siano altri Enti che abbiamo creato altri universi, e che questi universi coesistano con il nostro... Date queste scale di esseri, non credo nella comunicazione diretta con Dio ma, secondo il nostro affinamento spirituale, potremo pervenire alla comunicazione con esseri sempre più alti.”

Per concludere potremmo definire questo L'Ora del Diavolo una sorta di frammento sull'esempio del ben più corposo Libro dell'Inquietudine, altra opera postuma, reputato un vero e proprio capolavoro della letteratura mondiale, da cui viene mutuata la forma frammentaria e il taglio riflessivo sostituendo a una struttura che richiama l'idea del diario a matrice esistenzialista (si è parlato di "diario dell'anima") quella del dialogo in cui un uomo parla e chi lo ascolta nulla capisce, sebbene tutti gli altri comprendano il senso dell'opera. Una caratteristica, questa, tipica dell'autore, impegnato in un gioco continuo sfruttando una lunga serie di eteronimi (identità poetiche immaginarie chiamate a svolgere un'attività artistica tutta loro e distinta dall'autore originale) utili a frammentare una personalità alquanto poliedrica e, come conviene con tutti i Grandi Maestri, derisoria nei confronti di chi pensa di sapere e poi vede tutto stravolto.

Tra i testi che consigliamo di recuperare dell'autore segnaliamo la raccolta esoterica Rosea Cruz, inserita - a esempio - in Pagine Esoteriche (Edizioni Adelphi). Garanzia.

L'autore Fernando Pessoa.

Tutto vive perché si oppone a qualcosa. I sono colui a cui tutto si oppone.”

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