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giovedì 11 luglio 2024

Recensioni Narrativa: GRIMORIA di AA.VV (Strani Aeoni).

Autore: AA.VV..
Anno: 2023.
Genere:  Antologia Horror.
Editore: Colomò Editore.
Pagine: 162.
Prezzo: 13.50 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini. 

Antologia dei fan del Solitario di Providence iscritti al Gruppo Telegram Lovecraft Italia curata dal quadrunvirato composto da Palazzi, Possanzini, Sista e Zanelli e data alle stampe nel 2023 dalla Colomò Editore. Siamo a metà strada tra un'antologia e una rivista. Sedici racconti, tre poesie, tre illustrazioni (re-interpretazioni di foto di Lovecraft) e un contenuto saggistico su Lovecraft e le sue inclinazioni razziste.

Per la natura del progetto, che evidenzia diversi refusi spalmati in quasi tutti i racconti, il prodotto finale non è disprezzabile. Spicca la presenza di tantissimi under trentacinque affiancati da qualche nome noto nell'ambito della saggistica di settore come Cesare Buttaboni (autore di tre racconti e del contributo saggistico) e Daniele Corradi (ex direttore editoriale di Dario Abate Editore).

I racconti si distinguono, nei contenuti e nella loro proposta stilistica, in quattro sottogruppi. Il più rappresentato è quello costituito dagli emuli di Lovecraft nei contenuti e nello stile (Cesare Buttaboni e Flavio Deri), seguiti da coloro che decidono di prendere la via della parodia (Enrico Nanni, Davide Russo). Cospicuo è inoltre il gruppo delle storie che evocano orrori solo marginalmente toccati dalle tematiche dello scrittore americano (Francesco Urbinati, Thomas Andrigo, Natan Sergio) fino a giungere a qualche raro tentativo di commistione tipica del cosiddetto modern weird come fatto da Daniele Corradi.

L'orrore è la costante, sovente rappresentato dall'evocazione di atmosfere che ricordano quelle dei testi di weird tales, con rari tentativi di personalizzare le trame o di proporre elaborati finalizzati a veicolare una qualche idea di fondo. L'intrattenimento e la volontà di provare a inquietare i lettori sono i propositi ricercati, anche perché fare qualcosa di diverso con sei/sette pagine (lunghezza media dei racconti) a disposizione non è certo facile. Manca la presenza di curatori severi, non tanto nel ripulire i testi dai refusi (errori di battute, declinazioni verbali ballerine, in fin dei conti non così disturbanti), ma nell'incidere sui soggetti al fine di ottenere contributi originali negli sviluppi (questo è uno dei punti deboli del progetto).

A mio modesto parere, sono da segnare sul taccuino alcuni nomi da rivedere alla prossima utile. Tra tutti piacciono in modo particolare Thomas Andrigo e Natan Sergio. Il primo è un classe 1991 dal curriculum nebuloso, sebbene risulti attivo in altre antologie horror edite dalla “famiglia” della Colomò Editore. Qua presenta tre racconti, uno dei quali – Il Nipote del Terribile Vecchio – particolarmente efficace e probabilmente il migliore dell'antologia. Una coppia di ladri pensa bene di sfruttare l'assenza dei proprietari di una villa per fare razzia di quanto sia in essa custodito. Si troveranno, loro malgrado, alle prese con una sorta di casa stregata manovrata dall'estro di un ragazzino di dieci anni (un limite del testo è che per i ladri, evidentemente fan della saga Mamma ho Perso l'Aereo, sia normale che un bimbo venga lasciato per giorni da solo in una casa dai genitori) particolarmente diabolico (mi ha fatto venire in mente un racconto minore di Arthur Machen pubblicato su un'antologia della Fanucci). Testo visionario e claustrofobico, che gioca sulla presenza di creature che si muovono su diversi piani dimensionali e che si prendono gioco dei principi euclidei. Meno convincente, sempre di Andrigo, L'Ospite di Edgar Allan Poe che conferma la predilezione dell'autore nel destreggiarsi in atmosfere oniriche e nel generare momenti claustrofobici. Manca nella circostanza il tocco che permette al testo di distinguersi da quello di un altro autore. Non è infatti sufficiente il risvolto finale, un po' ironico, in cui Edgar Allan Poe si desta da un incubo convinto di aver sognato di essere un tale aspirante scrittore horror di nome Thomas Andrigo. L'autore va invece sul sicuro con Le Ultime Parole di mio Nonno, terzo apporto di Andrigo, che sceglie la via derivativa per proporre un mistero legato a uno strano oggetto trafugato in Egitto dalla tomba di un faraone. Buon esercizio di stile, adatto soprattutto per essere inserito in una rivista di settore.

Molto più calibrato, rispetto a questi ultimi due racconti, Il Dipinto di Natan Sergio, altro autore a me sconosciuto ma sul pezzo dagli anni ottanta. Testo e sviluppo classico, ben gestito e narrato con esperienza. Una coppia di amanti, dopo aver copulato, scherza al cospetto del dipinto di una suora famosa per aver praticato delle estirpazioni di feti dai grembi di donne adultere (abbastanza assurdo che la protagonista tenga un quadro del genere in casa). L'incubo, come era lecito attendersi, si materializza di lì a poco e porta a uno dei picchi horror più elevati dell'antologia. Niente di originale, sia nella tematiche (un po' The Nun) che negli sviluppi (in verità prevedibili), ma narrato con discreta maestria. Risultato centrato, soprattutto per la presenza del doppio finale.

Altro autore on fire è Flavio Deri, uno dei pochi (insieme a Buttaboni) da me conosciuti. Valido recensore ed emergente narratore weird, già pubblicato – tra gli altri - da Delos Digital. Presenta due valide storie, seppur con qualche limite negli sviluppi. Arkham: Requiem per un Anima Dannata è uno supernatural horror con elementi polizieschi che richiama sia il ciclo dei Miti di Cthulhu sia il sottogenere degli indagatori del soprannaturale (potrebbe dare il via a un personaggio seriale). Protagonista è un detective privato dotato di poteri parapsicologici (è un esperto di retrospettiva investigativa) che gli permettono di retroagire nel passato per vivere i momenti antecedenti agli eventi oggetto di indagine. Sarà chiamato dalla polizia a risolvere l'enigma legato alla morte di un professore (Nathaniel Hawthorne, niente a che vedere con l'omonimo scrittore) al centro di una vera e propria faida tra sette deviate. Fin qui, è un ottimo racconto da weird tales per senso di mistero e capacità di generare aspettative nel lettore, ma pecca in un finale inflazionato e molto deludente. Sempre del medesimo autore risulta migliore, ma meno strutturato, Il Monastero, che punta tutto sull'atmosfera e su una sovrapposizione tra ritualità cristiana e ritualità blasfema che rimanda ai Miti di Cthulhu. Qua il pathos e il senso d'orrore si rivelano crescenti e culminano in un finale, pur se non originale, di sicuro effetto.

Tra gli altri racconti brilla inoltre, soprattutto per potenza onirica e per un epilogo in cui si cerca di fornire una spiegazione razionale all'accaduto, Gli Abissi Cosmici di Yuggoth di Cesare Buttaboni. Testo che potrebbe apparire pesante per i gusti dei lettori di fresca generazione, per il suo ancorarsi a una narrazione aulica votata al weird dei primordi; pochi i dialoghi, forma anteposta ai contenuti e grande cura nella scelta dei vocaboli (a fronte di una narrazione di eventi non poi così sviluppata). Buttaboni riesce a fornire squarci visionari popolati da creature fameliche e fantastiche, prossime per iconografia a una regressione ai tempi dei mostri preistorici in lotta tra loro e pronti a sconfinare nella realtà per effetto della lettura di un volume proibito e misterioso scritto dallo stesso Lovecraft. Echi da The House on the Borderland di Hodgson impreziosiscono il tutto, tra architetture frutto dell'ingegno di intelligenze estinte e blasfeme profezie.

Piuttosto simili (ed è un limite), per tematiche e stile, gli altri due contributi narrativi di Buttaboni, che hanno la particolarità di proporre personaggi destinati alla follia, uomini battezzati con nomi di culto nell'ambito dei cultori (più o meno) underground legato al mondo italico di Lovecraft, quali l'editore Andrea Vaccaro (Edizioni Hypnos), lo scultore Bonazzi e il critico letterario Sebastiano Fusco (coinvolto in due testi). Punte di ironia beffarda che tuttavia non modificano le visioni cupe e apocalittiche dei testi, con una certa predilezione per la devastazione del mondo civile.

Sprazzi interessanti si ravvedono poi in Oltre la Soglia di Francesco Urbinati (classe 1993), che strizza più di un occhio, pur se spostando la narrazione in Italia, alla tematica del “piccolo popolo” di Machen. Buon esercizio senza ironie e con taglio classico.

Questi sono, a mio avviso, i migliori contributi. Sono comunque da segnalare, soprattutto per maturità stilistica, Una Famiglia Nera Unita di Corradi e Ioannes Virdi di Enrico Nanni, probabilmente i più personali del complesso. Corradi fonde tra loro Dunwich Horror e i Culti Svedesi di Anders Fager, ammodernando ed esplicitando le fornicazioni supposte da Lovecraft. Quanto il solitario alludeva, qua si rende esplicito e lo diventa con un piglio fiabesco che mette assieme dialoghi in dialetto a violenze sessuali di matrice incestuosa plasmate da un tocco poetico e grandguignolesco. Ho l'impressione che sia un testo che o lo si ama o lo si odia, di certo non passa inosservato. Nanni, invece, propone una sorta di rivisitazione tra Poe (penso a The Masque of the Red Death) e Lovecraft, molto ben narrata ma non massimizzata – a mio modesto parere – nello sviluppo. Più classico, per costruzione ma totalmente virato alla parodia sfrenata (con tanto di intervento finale di Ezio Greggio!), Il Ritorno dello Starman, un racconto che rischia di indisporre i cultori del Solitario, peraltro con un'indagine e un epilogo forzati che sconfinano nell'ufologia e nelle sette che ricercano gli dei nello spazio.

Altra via parodistica, percorsa però attraverso il ricorso a improbabili mostri e in ossequio a una costruzione lontana da Lovecraft, è quella seguita da Davide Russo e dal suo Progetto Devasto 2. I Miti di Cthulhu, un po' come letto in uno dei racconti iniziali dell'antologia di Mattia De Pascali 5 Biglietti per un Drive-In, sconvolgono il mondo scolastico, ma lo fanno con poca presa critica e molta ilarità. Non mi ha convinto, così come non lo ha fatto l'altro fulmineo (appena mezza pagina) contributo dell'autore (Natale con gli Heilung).

Gioca su una bizzarra alternanza, tra il punto di vista di un ragazzo e quello di una ragazza, che inizialmente fornisce l'impressione di essere in presenza di una serie di errori nei pronomi (poi si capisce che lo scrittore cambia di continuo il punto di vista), Andrea Carissoni con la ghost story Hulon-Rhommar.

Completano il volume tre poesie di Alessandro Repetto, su cui non mi esprimo non avendo basi per giudicare le poesie, e un saggio sintetico e ben focalizzato di Cesare Buttaboni incentrato sulla genesi e gli effetti sui racconti delle inclinazioni razziste di Lovecraft.


Grimoria è dunque un'antologia di estrema nicchia, probabilmente con una tiratura estremamente limitata sebbe indirizzata ai numerosi iscritti del Gruppo, ma con contenuti interessanti e dei nomi che hanno le carte in regola per farsi valere nei prossimi concorsi weird. Il materiale umano per proporre qualcosa di notevole c'è ma, a mio avviso, occorrerebbe un editing (non tanto formale) più aggressivo nel cercare di proporre storie innovative e sviluppi maggiormente imprevedibili. Il punto debole del progetto, infatti, sta proprio in un'eccessiva riproposizione di quanto già letto in Lovecraft o nei suoi epigoni. Troppi pochi autori hanno cercato di rompere lo schema. Penso poi che la scelta della parodia sia un'arma a doppio taglio, che rischia di indisporre piuttosto che di divertire i lettori. Nel complesso è un volume interessante per gli oltranzisti del Solitario di Providence e per gli addetti ai lavori che siano a caccia di qualche nome nuovo da reclutare. D'occasione il prezzo: appena 13,50 euro per centosessantadue pagine.

Concludo con una frase in calce, estratta da uno dei tre racconti di Thomas Andrigo, che esprime bene – forse con ironia – la critica principale che ho mosso al progetto.


Il malessere interiore è fondamentale se si vuole intraprendere questa strada, è quello che distingue un imbrattafogli da un vero scrittore... La scrittura è un arte e in quanto tale serve a dare voce all'autore, solo se si ha qualcosa di veramente degno di essere detto si può fare vera scrittura.”

2 commenti:

  1. Ciao, grazie per l'approfondita recensione e per il tempo che hai dedicato a Grimoria.

    Enrico N.

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