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martedì 14 ottobre 2014

Recensione Narrativa: MONDEMER di Simone Manservisi.


Autore: Simone Manservisi.
Genere: Fantastico/Grottesco.
Editore: Il Foglio.
Anno: 2012.
Pagine: 136.
Prezzo: 12 euro.

Commento di Matteo Mancini.
"Sei pazzo!" esclamai sorridendo all'inconfutabilità dell'affermazione. "Quel posto se esiste, potrebbe essere ovunque." "Appunto. L'importante è cominciare a cercarlo" Così c'è scritto nella quarta di copertina di questo volume dalla bizzarra e fuorviante copertina in tonalità fucsia. Forse un potenziale lettore potrà pensare di essere al cospetto di un romanzo leggero, una storia per bambini ma è in grande fallo (visto l'oggetto della ricerca mi pare una terminologia appropriata). Mondemer, al di là delle apparenze, è una novella senza peli sulla lingua scritta nello stile caro al suo autore, il quasi quarantenne Simone Manservisi. Scrittore e saggista assai prolifico, ricordo il suo Far West Lazio - Il Volo di Uccellino (2014) e Sull'Orlo di un Dirupo - Storie di Calcio e di Anarchia, con la passione per la filosofia e per l'analisi delle crisi esistenziali connesse alla ricerca del vero senso della vita. 
Manservisi traspone tutte queste sue passioni, ivi comprese quelle per i fumetti e per la letteratura, in questo Mondemer, opera indubbiamente provocatoria con punte di blasfemia (eloquenti critice alle religioni viste come meri strumenti di controllo, organizzate attorno al duplice concetto di premiazione/punizione ultraterrena, piuttosto che cammini da personalizzare per la ricerca ascetico-introspettiva) e completamente votata al sarcasmo e all'onirismo.

L'autore Simone Manservisi.

Protagonista è un improbabile fumettista dimesso dal Centro di Igiene Mentale e rimasto, a suo tempo, in grembo alla madre per diciotto mesi (in luogo dei canonici nove), avente peraltro la  caratteristica di crescere al rilento tanto da avere le sembianze di un adolescente. Il giovane si pone a capo di una spedizione di cinque (attenzione a questo numero, tanto caro fin dai tempi del buon Pitagora, che sarà ritornante in tutta la storia) malati mentali fuggiti dal centro e intenzionati a scalare la vetta di un monte immaginario (così sembrerebbe a inizio novella) indicato in una mappa vergata da un sesto paziente della struttura. L'obiettivo finale è entrare in possesso della Vulva Filosofale, una conquista che permetterebbe ai fortunati di acquisire una conoscenza e un'illuminazione paragonabile a quella di Dio, ma al contempo di creare i peggiori mali del mondo se non ben assimilata e compresa dai suoi possessori. Braccati dagli infermieri e dai medici della struttura, i cinque riescono casualmente a varcare (per l'intercessione di un barbone dotato di poteri magici acquisiti in oriente) un portale che li proietta dal mondo reale a uno parallelo dove si trova il monte che vanno cercando. Ha così inizio una scalata che durerà quindici anni (ancora il cinque presente) e che li vedrà affrontare insidie di ogni tipo, da fiumi di escrementi, passando per uomini tarpone che pongono quesiti letterari, quindi creature pentacefale dotate delle teste dei più crudeli dittatori del novecento (palese omaggio al Lucifero di dantesca memoria), per proseguire con mosche e formiche parlanti, viaggi temporali nel passato, proiezioni immaginifiche dei serial killer più letali della storia e così via tra deserti, cataste di rifiuti e foreste montane.

In sintesi siamo alle prese con una sorta di Divina Commedia in formato ridotto, non a caso il fido accompagnatore del protagonista (che si fa chiamare Jesus) ha il nome di Virginio, ma con caratterizzazione farsesca e tragicomica. Manservisi conferma quel tratto di ermetismo ascetico, tipico dell'opera di Dante e di quelle derivative, diretto a far progredire il suo protagonista attraverso quello che ha tutti i crismi di un viaggio iniziatico ("venire al mondo non è che il culmine di un'incredibile concatenazione di eventi fortuiti e logici e più o meno casuali che partono dall'inizio dei tempi e proseguono ben oltre la morte terrena"). Il viaggio ha allora la funzione di cammino di sviluppo personale funzionale a superare lo stato di ignoranza figlio dell'epoca moderna per assumerne un altro di onniscenza e di illuminazione. La novità piuttosto divertente e divertita sta nella natura dei protagonisti e nel tono da delirio psichedelico.

Manservisi sr nella copertina di un volume dell'autore.

L'autore è molto bravo a dosare ironia pungente, descrizioni oniriche di rara potenza e soprattutto passaggi filosofeggianti che costituiscono il punto di forza di una storia che potrebbe sembrare scanzonata, ai limiti della comicità, ma che invece contiene messaggi profondi. Evidente l'elogio alla follia sviolinato da un Manservisi in veste Erasmo da Rotterdam, il quale afferna fin dal primo capitolo che "solo i matti hanno da sempre raggiunto mete e oltrepassato confini preclusi ai c.d. normali o sani di mente" in quanto solo i matti credono l'impossibile per creare l'inimmaginabile. L'autore emiliano inverte tutti i canoni della società civile vedendo nell'ordine sociale un imbrigliamento delle potenzialità e delle libertà di ogni singolo individuo. Come già scritto da altri, sottoscritto compreso, Manservisi vede nei libri lo strumento per lo sviluppo dell'Io, da intendersi alla stregua di una ricerca per la compresione di una luce interiore che brilla dentro ogni persona ma che troppo spesso viene soffocata dagli interessi materialistici (bello l'epilogo dove l'autore introduce la Fiamma della Purezza all'interno della quale dovrà passare l'eletto). "I libri racchiudono poteri sconfinati e quindi fanno paura a chi detiene il potere, perché liberano la mente e lo spirito"; si tratta di tematiche care a maestri del calibro di Bradbury e Orwell e che fa sempre piacere vedere riportate in opere letterarie. L'autore insiste presentando la censura non tanto quale strumento di garanzia, ma come arma di controllo del potere finalizzata a sopprimere e ostacolare quanto possa andare a sovvertire l'ordine voluto dai potenti. "L'uomo moderno nasce libero" scrive Manservisi, "ma viene subito zavorrato da un insieme di fattori che lo schiavizzeranno per tutta la vita. Progresso, soldi, lavoro, ritmi che non consentono nemmeno di pensare, gli faranno credere di essere più ricco e felice di chi lo precedeva generazionalmente; invece è sempre più povero, mediocre, ignorante e depresso... Solo i Grandi Saggi, attraverso la meditazione, possono svuotare il bidone dallo sporco e dal fetore per tornare all'antica purezza. Cacellare pregiudizi, tabù, illusioni, persino carattere e identità significa trovare la vera illuminazione. Diventare albero e vivere di sole, acqua e terra è il fine ultimo dell'Uomo Superiore."

La componente filosofica diviene così parte preminente della assurdissima avventura vissuta dai cinque protagonisti tratteggiati dall'autore (ci sono addirittura un mangia caccole e un altro che crede di essere Superman), con la Teoria del Caos a fungere da ago della bilancia della storia dell'uomo. Gli eventi si verificano come conseguenza di altre centinaia di fatti apparentemente scollegati tra loro e insignificanti, ne è evidente la descrizione della nascita di Jesus (Manservisi regala un omaggio alla Lazio del padre, storico componente della Lazio di Chinaglia  e compagni) concepito, per sfogo, a causa di un tredici mancato al totocalcio. Così la storia diviene il frutto dello sviluppo di migliaia di vite, in apparenza insignificanti, che prendono strade diverse a seconda delle minime variazioni che si verificano nella vita di tutti i giorni e dalle quali, a cascata, si determinano i grandi avvenimenti.
Manservisi inverte fino all'estremo tutti i canoni costituiti. Pone al centro i reietti, gli alcolizzati, gli emarginati e coloro che vengono giudicati alienati mentali e li trasforma in coloro che possono aspirare all'ascesa che conduce all'elezione, perché in fondo, a livello emozionale, le esperienze irreali non sono poi tanto diverse da quele reali; gli altri invece vengono visti come individui mentalmente atrofizzati, improduttivi, incapaci di sognare e legati a valori decidui destinati a morire proprio come i corpi che questi soggetti intendono curare per meglio apparire in pubblico. Come si fa ad avere la meglio su un nemico che non si conosce o non si vuol conoscere? I matti, pur non essendo brillanti, sono tra i pochi a fare le cose di istinto, nel rispetto di quella purezza che solo i bambini hanno e per questo possono aspirare all'ascesa, per il fatto di non porsi limiti e preconcetti.

Non mancano le citazioni dedicate un po' da tutto, da Dylan Dog per proseguire con Lewis Carroll,  Cyrano de Bergerac, Bukowski, il mondo dei fumetti tout court (i cinque saggi finali, incaricati di consegnare la vulva filosofale al protagonista, portano i nomi di importanti disegnatori) e soprattutto a quelli autori ermetici (da Dante agli specialisti della narrativa del terrore inglese di fine ottocento) legati all'alchimia e a certi ambienti esoterici, con la particolarità di trasformare il risultato finale in una storia dai contorni pazzeschi e scanzonatissimi in quella che potrebbe definirsi una versione aggiornata dei registri più severi e tenebrosi propri dei maestri della narrativa fantastica.

Dunque un romanzo che dimostra ancora una volta le qualità di Manservisi, autore coraggioso sempre pronto a spingersi ai limiti del praticabile, con una padronanza linguistica tale da rendere scorrevolissimo il testo (si legge in poche ore) e far ragionare i lettori su concetti alti, presentati sottoforma di fiabe dalle atmosfere comiche e sgangherate. Dunque una scelta che fa del rischio di cadere nel ridicolo il pericolo numero uno, un rischio però esorcizzato da Manservisi meglio di quanto avrebbe potuto fare il Merrith di blattyana memoria. Che altro aggiungere, se non definire questo prodotto come l'ennesimo gioiellino sfoggiato da quella scuderia editoriale che risponde a Gordiano Lupi e al suo Il Foglio Letterario di Piombino?

La preziosa dedica regalatami dall'autore.

PS: chiusura con una delle tante belle frasi contenute nel testo: "Ricordare il dolore non significa riviverlo, significa solo proseguire il viaggio con una nuova consapevolezza, una forza interiore che rende praticamente inattaccabili alle batoste che in certi periodi può dare la vita".