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domenica 23 febbraio 2020

Recensione Narrativa: SHINING di Stephen King.



Autore: Stephen King.
Titolo Originale: The Shining.
Anno: 1977.
Genere:  Horror.
Editore: Bompiani.
Pagine: 590.
Prezzo: 14.00 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.

INTRODUZIONE ALLA LETTURA
Dopo It (1986), Shining è probabilmente il romanzo più conosciuto firmato da Stephen King, grazie soprattutto alla trasposizione cinematografica realizzata, tre anni dopo, dal genio di Stanley Kubrick.
Il maestro del Maine lo scrive alla giovane età di trent'anni, quale suo terzo romanzo ufficiale dopo Carrie (1974) e l'omaggio stokeriano Le Notti di Salem (1975). L'idea è frutto di esperienze personali, quali il terrore del blocco dello scrittore (vero e proprio incubo, peraltro ingiustificato data la prolificità dell'autore, che fungerà da leit motiv di molti romanzi successivi) e la difficoltà di manlevarsi dal vizio dell'alcool. King converge qua molte delle sue paure intime, in un contesto familiare in cui si riversano problematiche connesse all'adolescenza e che irromperanno proprio in quella violenza che si è cercato di disinnescare a ogni costo. Non sono un mistero le interviste che l'autore rilascerà, anni dopo, in cui rivelerà di aver avuto gravi problemi d'alcool e di dipendenza da sostanze stupefacenti, tanto da spingere la moglie Tabitha a gesti estremi, come svuotare una scatola contenente coca e psicofarmaci davanti ad amici per mostrare i vizi nascosti del marito, fino a urlargli in faccia la fatidica frase "o smetti o te ne vai!"
Non a caso, King parlerà di Jack Torrance, uno dei protagonisti di Shining, quale di un suo fedele alter ego.
Se la matrice dei personaggi è legata all'intimo dell'autore, a delineare il contesto scenografico in cui ambientare la storia fu un soggiorno, avvenuto nel 1973, da parte di King presso lo Stanley Hotel (proprio nella stanza 217 che viene citata nel testo), una struttura in Colorado da 140 stanze situata in vista del Rocky Mountain National Park e chiusa nella stagione invernale. Un albergo in cui, secondo molte leggende metropolitane, sarebbero presenti attività ectoplasmatiche registrate soprattutto nella sala da ballo (proprio come avverrà nel romanzo). Dunque una concezione molto vicina all'esperienza dell'autore, bravo a trasformare in chiave fantastica quanto percepito nella vita comune. King, tuttavia, da grande cultore di cinema si ispira anche a un film uscito appena l'anno precedente: Ballata Macabra (1976) di Dan Curtis, a sua volta tratto da un romanzo di Robert Marasco intitolato Burnt Offerings. Dal film King prende l'idea della magione che irradia una crescente e sempre più marcata influenza sugli occupanti della casa, presto vittime di deliri e di stati ansiogeni, al punto da potersi considerare una sorta di creatura vivente che si nutre dell'energia degli uomini per rigenerarsi.
Originale o meno, il romanzo ha fin da subito un successo editoriale pazzesco, finendo per catturare uno Stanley Kubrick alla caccia di un prodotto commerciale da cui sollevarsi dalle perdite economiche subite con il lento Barry Lindon. La prima edizione rilegata vende 47.000 copie, mentre la prima edizione economica arriva a vendere 4 milioni di copie.
In Italia arriva nel 1978 e viene inizialmente edito col titolo UNA SPLENDIDA FESTA DI MORTE, per via del ballo fantasma (che trae linfa dal racconto La Maschera della Morte Rossa di Edgar Allan Poe, c'è anche una citazione esplicita allo scrittore inglese Algernon Blackwood che era soprannominato, per la sua abitudine di raccontare storie di fantasmi, The Ghost Man ovvero Lo Spettro) che prende piede nella parte terminale del romanzo e in cui Jack Torrance sprofonda in un delirio omicida irreversibile, parlando con esseri ectoplasmatici che ne incalzano l'ira. Si tratta di un'edizione da collezionisti, comunque acquistabile a prezzi ragionevoli, poi superata dal successo del film di Kubrick così da essere ristampata con titolo omonimo rispetto al film e con il faccione deformato di Jack Nicholson (il Jack Torrance al cinema) che urla mentre sfascia con l'ascia la porta del bagno in cui si è asserragliata la moglie. Difficile trovare persone che non conoscano il film, da alcune classifiche qualificato quale il miglior horror mai girato dopo L'Esorcista. Il romanzo, e anche il film, avrà un sequel, pubblicato nel 2013 da King, dal titolo Doctor Sleep.

La prima copertina italiana del volume
ricollegata alla frase che viene
ripetuta più volte nel romanzo:
"GIU' LA MASCHERA A MEZZANOTTE!"

LA RECENSIONE DEL ROMANZO
Romanzo complesso formato da due anime. Da una parte è una moderna ghost story, dall'altra è una contemporanea tragedia sulla disperazione e sugli orrori familiari. King è abile a caratterizzare i personaggi, a scandagliare nel loro passato, così da realizzare un'opera psicanalitica che va in scena in un ambiente chiuso che sostituisce i castelli d'impronta gotica con un hotel aperto nel periodo estivo ma in balia degli eventi atmosferici in inverno. E' qua dentro che si muovono, progressivamente, gli spiriti di coloro che, nel corso degli anni, si sono suicidati o sono stati trucidati all'interno. La struttura edilizia viene così proposta quale vera e propria creatura vivente, a caccia di energie umane per rigenerarsi. Il male comunica attraverso gli spiriti e prende possesso della mente di Jack Torrence, alimentandone le paranoie fino a indurlo a pensare di essere vittima di un complotto, ordito dalla moglie e dal figlio, per rovinarlo.
Se cambia il contesto non muta invece la passione dell'autore per la parapsicologia. Al centro della storia, infatti, c'è un piccolo bambino di sei anni (che, a momenti, parla come un adulto) dotato di quella che viene definita "la luccicanza". Si tratta di una dote che gli permette di avere poteri telepatici, di leggere nel pensiero e persino di prevedere il futuro e colpire con la forza della mente, ma anche di intravedere gli spiriti dei morti. Si tratta di caratteristiche che si ritrovano spesso nei romanzi di King, si pensi a Carrie (telecinesi), L'Incendiaria (pirocinesi) o La Zona Morta (chiaroveggenza), e che qua vengono intrecciate ad altre sottotracce. Tra queste figura la tematica dell'isolamento, nella fattispecie in mezzo a una bufera di neve che isola per mesi i tre protagonisti dal resto del mondo. Una situazione di vita che porta ad amplificare la fantasia, così da indurre un soggetto suggestionabile a discostarsi dalla realtà per cadere vittima dei deliri. In Shining tuttavia c'è altro, oltre la mera solitudine, a contribuire alla graduale discesa negli inferi della pazzia. C'è innanzi tutto una predisposizione caratteriale del protagonista Jack Torrance, un uomo che ha perduto il lavoro di professore (attività svolta dallo stesso Stephen King) per i suoi scatti d'ira e che è caduto nel vortice dell'alcool. Motivato dalla moglie, l'uomo ha deciso di ripulirsi dalle insane abitudini e di accettare la proposta di lavoro di custode dell'hotel Overlook, così da essere riabilitato e reinserito nel sistema scolastico. Purtroppo per lui finirà plagiato e contaminato dal male che pervave l'hotel. King guarda a Poe (La Maschera della Morte Rossa) e plasma una ghost story moderna, costruendo il romanzo in modo molto lento ma dalla tensione crescente. Piuttosto prolisso nella prima parte, Shining non spicca per ritmo, pur diventando sempre più interessante alla distanza in vista dell'epilogo tragico. La follia monta pian pianino. A differenza di quanto farà Kubrick nella trasposizione cinematografica, il personaggio di Jack Torrance involve da padre premuroso a folle che cerca di aggraziarsi lo spirito dell'overlook hotel (nel film tende a presentarsi fin da subito quale folle), brandendo mazze e urlando come un ossesso per gli interminabili corridoi della struttura. King è piuttosto violento e crudo. Indica fin da subito, attraverso i sogni del piccolo Danny, quello che succederà, stando ben attendo a dissiminare la storia di indizi che alla fine completeranno il puzzle di Shining. Jack Torrance prenderà a mazzate la moglie, parlerà in modo sporco e perderà completamente il controllo della ragione, tornando a bere in modo massiccio grazie all'intervento dei fantasmi dell'hotel. Il Jack Torrance che agisce però non è quello che i suoi cari conoscono, essendo piuttosto il veicolo attraverso il quale il male si serve per eseguire i suoi biechi fini. Jack Torrance diviene così una vittima travestita da carnefice.
A differenza di altri romanzi, si tratta di un testo assai quadrato, sospeso tra la follia paranoica e l'orrore soprannaturale. La distorsione mentale, all'inizio soggettiva e attribuibile a eventuali erronee valutazioni (si vedano le siepi che immortalano gli animali), lascia sempre più spazio alla concretezza dovuta all'influenza di spiriti maligni (le siepi si animano davvero e si scagliano contro chi cerca di frapporsi ai voleri dell'hotel). Siamo dunque alle prese con un horror a tutti gli effetti, pur se di una valenza metaforica che nasconde un orrore ben maggiore a quello fantastico ovvero la tragedia della violenza negli ambienti familiari e delle ragioni psicologiche (traumi adolescenziali, entrambi i genitori del piccolo Danny hanno avuto un'infanzia infelice, che si ripercuotono sui figli) che la sottendono.
La trasposizione cinematografica di Kubrick contribuirà a fare di questo romanzo uno dei capisaldi della narrativa del terrore della seconda metà del novecento. King non ne sarà troppo entusiasta, per via degli interventi in modifica operati da Kubrick. Tra questi la riduzione a mera isterica della moglie di Jack Torrance, così da renderla un personaggio secondario.

La locandina del film di
STANLEY KUBRICK
tratto dal celebre romanzo di King.