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sabato 13 luglio 2024

Recensione Narrativa: MR. CROWLEY - Le Cronache di Cefalù di Aldo Luigi Mancusi.

Autore: Aldo Luigi Mancusi.
Anno: 2024.
Genere:  Giallo / Horror.
Editore: Edizioni Ensemble.
Pagine: 126.
Prezzo: 15.00 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini. 

Novella più venduta – credo di poter dire – nell'ambito della produzione narrativa di Aldo Luigi Mancusi, divulgatore social tra i più attivi nell'ambito dei canali youtube di attualità e cultura letteraria col suo Libri di Sangue. Personaggio discusso, non certo un emblema di simpatia (quantomeno a livello di percezione personale dall'analisi dei suoi video), facile alla critica provocatoria e altezzosa, sovente proiettata a proporre giudizi politici e sociologici, in nome di opinioni personali elevate da lui stesso al rango di verità oggettive. Scrive – ne prendiamo atto - “di essere l'ultimo allievo di Arie Ben Nun ovvero uno dei trentasei kabbalisti nel mondo” posizione che lo porta a spiegare in pillole la kabbalah e a tenere un corso a pagamento incentrato sui tarocchi (specificando poi che cartomanti e aderenti a ordini esoterici quali la Golden Dawn e derivativi altro non sono che cialtroni acchiappa citrulli). Mancusi si presenta, a parole, quale “vero” studioso di occulto ed esoterismo, in uno sfarzo intellettuale che lo porta a distruggere “a parole” coloro che hanno fatto la storia di una certa tradizione ermetica quale Madame Blavatsky, il premio nobel William Butler Yeats e compagnia, ma non Crowley (a suo dire un genio).

Molto apprezzato in ambiente editoriale da realtà quali Cut-Up e Independent Legions, per le quali ha rispettivamente curato la traduzione del racconto I Delitti della Rue Morgue di Edgar Allan Poe e la postfazione del romanzo di Aleister Crowley Moonchild, vanta attestati di stima di caratura internazionale (non tutti possono permettersi di avere John Shirley quale autore di una prefazione). Ha altresì pubblicato il giallo Edgar Allan Poe – L'Ultimo Incubo (Ensemble Editore, 2022) e un paio di raccolte poetiche. Una produzione non certo copiosa, considerando che è quasi alle porte dei cinquant'anni e che è stato, per oltre dieci anni, direttore responsabile della rivista Metal Shock.

Con Mr. Crowley, Mancusi penetra nel cuore delle sue passioni più profonde e mai nascoste. L'occultismo e la magia rituale da una parte, nel mezzo il mistero di Crowley (personaggio di cui lo scrittore non nasconde di essere affascinato) e dall'altra un'intelaiatura gialla sospesa tra la tradizione degli scrittori vittoriani e la “modernità” del Camilleri legato alle indagini di Montalbano (con tanto di dialoghi scritti in siciliano).

L'idea è quella di scrivere un giallo che prenda le mosse dalla realtà, per svilupparlo in una via alternativa sulla scia delle operazioni meta-storiche di Quentin Tarantino rappresentate da “esperimenti” quali Bastardi senza Gloria e C'era una volta a... Hollywood. Si parte così da un omicidio immaginario perpetrato nella Londra degli anni '20 e si perviene a Cefalù, dove ha sede la setta di Aleister Crowley e dove succedono fatti (sanguinosi) per buona parte inventati dallo scrittore. L'intreccio è quello tipico del page turner che inchioda il lettore sulla pagina e lo porta tutto di un fiato alla fine della lettura (capacità tutt'altro che semplice). Mancusi scrive in modo asciutto, snello e sa imprimere un ritmo accattivante che aggrazia la lettura rendendola sempre coinvolgente. I tempi morti sono stati, in tutta probabilità, tagliati in fase di editing. Poco importa poi se le caratterizzazioni siano stereotipate. Protagonista è il solito detective espulso dalla polizia, che beve alcolici e va a prostitute, chiamato all'incarico che potrebbe portarlo a essere reintegrato nei ranghi di Scotland Yard. Ingaggiato da un facoltoso londinese per far luce sulla morte della figlia, si ritroverà dalla Londra nebbiosa ed elegante alla calda e ambigua realtà siciliana. Nella parte ambientata a Cefalù, a mio modo di vedere, Mancusi è meno bravo (non che non sia gustoso da leggere). Semplifica infatti le relazioni interpersonali e fa muovere quasi con disinvoltura uno straniero in un territorio arretrato e sospettoso, peraltro limitato da un analfabetismo di fondo non certo secondario. Così vedere un inglese, che parla a malapena in italiano, interrogare le comari siciliane degli anni '20, riuscendo a ottenere informazioni dalle medesime è quanto di più assurdo ci si possa attendere (ma siamo disposti a sorvolare per esigenze narrative). Non mancano poi tutti i cliché dei siciliani mostrati dalla cinematografia nostrana, con tanto di “minchie”, “bottanazze”, lupare, ammiccamenti per evidenziare risposte negative, picciotti e quanto più si possa pensare. C'è comunque da dare atto allo scrittore di saper scrivere dei dialoghi vivaci e di usare un lessico che combina perfettamente l'eleganza stilistica alla semplicità. Mr Crowley, pur proponendo qualche scena forte, ha tutte le carte in regola per aggraziarsi l'editoria mainstream e dunque ottenere spazio nelle librerie e sugli scaffali di realtà importanti. Intrattiene, intriga e non va oltre i limiti del buongusto, adatto a ogni tipologia di lettore. La struttura, assai lineare, viene scossa dall'ultimo capitolo, dove il giallo lascia definitivamente campo al fantastico a beneficio di un epilogo che dovrebbe nelle intenzioni consentire alla novella di elevarsi dal giallo classico per imboccare la via dell'horror (quasi a offrire una poetica e catartica seconda chance anche a Crowley). Una scelta, quest'ultima, che rompe l'equilibrio di un giallo fin li fatto di equilibri ed efficacia essenziale.

Buon testo dunque, ma non certo innovativo. Le fonti di ispirazione di Mancusi partono laddove Vincenzo Consolo, nel 1992, con Nottetempo, Casa per Casa aveva vinto il Premio Strega. Le scorribande siciliane di Crowley non sono infatti una novità in editoria, così come non lo è la presenza di un personaggio più o meno costruito sull'uomo Aleister Crowley. Se Mancusi parla direttamente del “mago” inglese, altri autori, in passato e per evitare dispute legali, avevano portato in scena il mago trincerandolo sotto nomi di fantasia. È il caso dell'Oliver Haddo antagonista nel romanzo The Magician (1908) di Maugham, oppure del Mocata al centro dell'intreccio di The Devil Rides Out (1934) di Dennis Wheatley o del meno famoso ma più preciso Servius Jerome di Black Magic (1938), un racconto di Sax Rohmer in cui un investigatore privato deve recuperare la figlia di un facoltoso imprenditore finita nelle mani di un mago guarda caso espulso dalla Sicilia dopo la morte avvenuta in un Tempio di alcuni suoi accoliti. Mancusi prende ispirazione da tutta questa esperienza per plasma a mestiere un intreccio in grado di intrattenere. Il suo Crowley, in verità ai margini della vicenda (il punto di vista è quello dell'investigatore che narra il tutto in prima persona), conferma il carattere viscido, ambiguo e brutale dei suoi predecessori letterari. Mancusi se ne esce così sul mercato sotto una veste patinata che ammicca alla novità rispolverando quanto già scritto da altri. Niente di male in questo, sia chiaro, specie quando è scritto - come in questo caso - con maestria e volontà di intrattenere.

Rituali e possessioni similar demoniache alla Wheatley fanno capolino nel testo che, per almeno trequarti, resta un giallo. Consigliato, sicuramente.  Mancusi tornerà presto su queste pagine. E ora, come cantavano coloro che dopo Miss Italia temevano l'avvento di un papa nero: silenzio.

L'autore ALDO LUIGI MANCUSI
Perché io so' io... e voi invece cosa siete?
A

"Tutti viviamo in equilibrio ai confini dell'abisso, ma pochi hanno avuto il coraggio di andare oltre." 

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