Elenco

  • Cinema
  • Ippica
  • Narrativa
  • Pubblicazioni Personali

sabato 15 agosto 2020

Recensione Narrativa: IL GIOIELLO DELLE SETTE STELLE di Bram Stoker,



Autore: Bram Stoker.
Titolo Originale: The Jewel of the Seven Stars.
Anno: 1903.
Genere: Esoterico.
Editore: Uscito in quattro edizioni (1991-98)
Pagine: 320.
Prezzo: fuori commercio.

A cura di Matteo Mancini.
Quella che stendiamo qua è una recensione superficiale, essendo il sottoscritto chiamato a procedere nello sviluppo e nell'analisi del testo per il numero cinque della rivista Zotique della Dagon Press di Pietro Guarriello, per la quale realizzerò un ampio dossier legato a Bram Stoker e alla sua produzione.

The Jewel of the Seven Stars è l'opera più esoterica e occulta realizzata dall'autore reso celebre dal successo di Dracula. La pubblica nel suo momento migliore, per quanto concerne la verve fantastica, probabilmente agevolato dall'adesione all'ordine esoterico della Golden Dawn (società segreta in cui la cultura egizia era fulcro di studio). Il volume esce, nella sua prima edizione, sei anni dopo il Dracula. E' un testo in cui Bram Stoker investe molto. Lo fa in termini di tempo, al punto da modificare negli ultimi giorni della propria vita il finale, con una smielata happy end, a nostro modo di vedere, di caratura assai inferiore rispetto al primo finale adottato. Ma soprattutto lo fa nel ricreare il coacervo culturale legato alle tumulazioni dell'antico Egitto, con particolare cura per i simbolismi, le trappole volte a dissuadere i tombaroli e per l'attenzione dell'epoca ai rapporti con le costellazioni e i rituali esoterici funzionali a garantire la rinascita. Ne viene fuori un'opera complessa, dotata di molti profili di analisi. Oltre all'innegabile apporto esoterico, The Jewel of the Seven Stars si inserisce in quel solco tracciato dal gran maestro Robert Louis Stevenson, si pensi a The Strange Case of Dr.Jekyll & Mr.Hyde (1886), e poi ripreso dal più moderno Herbert G. Wells (altro adepto Golden Dawn), che vede nel darwinismo un male anziché un bene, così come il progresso sociale viene visto quale regresso rispetto all'antica saggezza in cui la magia era l'ars regia e l'astrologia una scienza. Stoker, di fatti, partendo dalla grandezza della millenaria cultura egizia , di cui suggerisce qualità addirittura fantascientifiche andate perdute, muove un'aspra critica al progresso scientifico e soprattutto allo smarrimento culturale della società inglese, ormai uscente dal periodo vittoriano e a caccia di una nuova identità. Un'analisi aspra e cruda che non salva neppure le convinzioni religiose e il monoteismo legato al dogma della presenza di un unico Dio. I protagonisti di Stoker sono ricercatori di verità, sono critici e cercano, per tale via, di fungere da sprono sociale e soprattutto da profeti di un mondo sommerso che qualcuno si ostina a non voler riconoscere.

Rispetto al Dracula, il romanzo scorre meglio, ha un brillante inizio che ricorda molto lo stile di Arthur Conan Doyle, di cui Stoker era grande amico nonché socio, tanto da aver firmato a quattro mani con lui alcuni volumi (si veda The Water's Mou del 1895). Non ci sono preamboli, si parte subito in quarta con una scena che sembrerebbe quella propria di un giallo. Un collezionista di reliquie dell'antico Egitto viene trovato dalla figlia riverso a terra in una pozza di sangue. E' solamente ferito, ma presenta un incomprensibile stato di catalessi che lo sottrarrà dalla coscienza per quattro giorni. Sul posto giungono avvocati, poliziotti, medici e maggiordomi, ognuno con la sua tesi e il suo carico di sospetti, pronto a venire a capo di un mistero che, a un certo punto, con la scomparsa di un lotto di lampade datate 5.000 anni, anticipa persino il sottofilone delle camere chiuse di cui Gaston Leroux (si pensi a Il Mistero della Camera Gialla, 1907) e John Dickson Carr diverranno abili maestri (ovviamente anticipati da sua maestà Edgar Allan Poe). Tra l'altro Stoker, grazie al ricorso di una mano, dotata di sette dita, capace di muoversi libera dal corpo fungerà da ispirazione anche a quel William Fryer Harvey di recente rispolerato dalle edizioni Hypnos di Milano (si veda The Beast With Five Fingers, 1928). Il giallo però, a poco a poco, lascia campo a un fantastico in cui la magia, lo spiritismo e soprattutto la spiritualità e l'idea del corpo astrale andranno sempre più a prendere piede, con una mummia di un'antica regina (più verosimilmente una stega) pronta a liberare lo spirito che trattiene al fine di risorgere, secondo i protagonisti dell'esperimento che si andrà a organizzare, per rivelare i misteri dell'aldilà e, al contempo, dell'antica cultura egizia. Assolutamente da non perdere il primo finale, quello originale, che presenta un pathos, un tatto (apoteosi del romanticismo e dell'eleganza stokeriana) e un'atmosfera psichedelica degna dei migliori autori di fantastico.

Testo non semplice, tendente a divenire pesante nella parte centrale (tallone di achille dell'autore quando affronta la lunga distanza del romanzo), sebbene Stoker tenti di ravvivarlo con flashback intrisi di azione e morte, ma anche con passi di libri che apriranno la strada alla comprensione di quanto il lettore e lo stesso protagonista (un avvocato, tra l'altro consigliere privato della Regina d'Inghilterra) si troveranno a dover affrontare. A un certo punto, a circa tre-quarti di storia, Stoker piazza un capitolo che sembra estratto da un saggio sull'antico Egitto, con elucubrazioni, supposizioni e interpretazioni opinabili che spezzano il ritmo e non si rivelano molto digeribili al lettore comune.
Non manca il romanticismo, all'insegna dell'infatuazione amorosa da colpo di fulmine, che caratterizza tutti i romanzi dell'autore. Stoker pone sempre al centro dei suoi romanzi la componente sentimentale, con un protagonista, di solito un borghese, che si trova a muoversi in contesti nobiliari o comunque, come qua, legati all'alta finanza.

Il romanzo è uscito in Italia in quattro versioni, a partire dal 1991, che hanno coinvolto Rizzoli, Mondadori e Newton. Il sottoscritto ha letto quest'ultima edizione, quella originale e non interessata dal secondo intervento dell'autore. Dovrebbe esser stato pubblicato anche in versione modificata con un epilogo, mi pare di capire, smielato che rovina molto, a mio modo di vedere, l'atmosfera occulta ed esoterica propria di uno spirito che di benevolo ha ben poco e che tiene fede al nome della valle (La valle della strega) in cui lo splendido corpo che gli forniva veicolo per muoversi in società era stato tumulato.

The Jewel of the Seven Stars è dunque un romanzo notevole a livello di soggetto, che soffre di uno sviluppo a tratti ripetitivo e per altri lezioso, intriso di simbolismi, date, giochi continui sui numeri, riferimenti astrali, posizionamento specifico di oggetti, il tutto in un costante ritualismo che rischia di far perdere per strada i lettori meno accorti. Non è una lettura consigliata ai bambini né ai lettori svogliati o facili alle distrazioni. Dopo Dracula, è il miglior romanzo di Bram Stoker. Nettamente superiore agli altri testi, salvo alcuni racconti giostrati sulla breve distanza. Come direbbe Guido Meda: Stoker c'è!



mercoledì 12 agosto 2020

Recensione Narrativa: RACCONTI AL TRAMONTO di Bram Stoker.


Autore: Bram Stoker.
Titolo Originale: Under the Sunset.
Anno: 1881.
Genere: Fiabe/Horror.
Editore: Lit Edizioni, 2017.
Pagine: 150.
Prezzo: 14,50 euro.

A cura di Matteo Mancini.
Uscito nel 1999 col titolo de Il Paese del Tramonto per Stampa Alternativa e riproposto diciotto anni dopo dalla Lit Edizioni, Under the Sunset è il primo libro fantastico firmato da Bram Stoker, che lo pubblica a trentaquattro anni, sedici anni prima di conquistare quella notorietà che lo avrebbe elavato all'autore horror più famoso dell'ottocento grazie all'uscita di un romanzo: Dracula.
Ho recuperato il volume a seguito del dossier che mi è stato commissionato dalla Dagon Press per la rivista Zotique, il cui quinto numero sarà dedicato a Bram Stoker. Dunque ci limitiamo qua a una brevissima analisi, rimandando per i dettagli alla carta stampata.
E' un Bram Stoker atipico quello che troviamo in questa piccola raccolta, sia per stile che per tematiche. Otto storie incastonate in un mondo altrove, sospeso ai confini dell'orizzonte e il cui accesso è custodito da una coppia di angeli incaricati di tenere all'esterno gli emissari del male. Un contesto che permette all'autore e ai giovani lettori di sognare, ma che, tuttavia, non si discosta troppo dalle città della vita di tutti i giorni. "Questo paese è come il nostro" si spiega nel primo elaborato, Il Paese del Tramonto, avente la funzione di delineare il contenitore all'interno del quale si consumerà il resto dell'antologia.
Il fil rouge che lega le storie è proprio l'ambientazione sospesa nel tempo e nello spazio, in cui si rinnova l'eterna battaglia tra bene e male, visti con un'accezione positiva perché il male ha la funzione di permettere all'uomo di ricordarsi del bene ("senza oscurità non c'è paura dell'invisibile; ma neanche l'oscurità della notte può spaventare se c'è luce nell'anima"). Stoker carica i racconti di spiccate valenze allegoriche, rivolgendosi soprattutto ai bambini. Molti gli aforismi che si possono ritagliare dai racconti, a farne un testo nel complesso intriso di saggezza anche se non poi così memorabile per gli intrecci.

Alcuni dei racconti, quali Come 7 Perse il Senno, Gigli e Bugie e Il Bambino Prodigioso, sono estremamente infantili e si propongono, in chiave semplice e fantastica, di offrire insegnamenti ai più piccoli quali l'essere studiosi, onesti e amorevoli; altri elaborati, quali a esempio Il Castello del Re della Morte, Il Gigante Invisibile e Il Principe della Rosa si caricano di connotati più aulici, all'insegna di quel sense of wonder che delizia i palati anche dei più grandi. Stoker parte sempre da una panoramica generale per poi andare sviluppare la storia. Il suo stile è leggero, assai più veloce rispetto ai cliché con cui si farà conoscere in occasione di Dracula (1897) e degli altri romanzi, così come la sua fantasia è più libera di correre, plasmando avventure metaforiche in cui si premia la perseveranza, l'altruismo e il confidare in una divinità superiore che tutto guarda e tutto risolve. "Seppe che se la vittoria fosse stata sua non sarebbe stato grazie alla forza del suo braccio o al coraggio del suo cuore, ma perché questa era la volontà di Colui che governa l'universo."
Per tale via, con la semplicità dei grandi, Stoker regala inattesi gioiellini che rendono il libro, sicuramente considerato tra i minori della produzione stokeriana, degno di esser recuperato. Ne Il Gigante Invisibile, si affronta in chiave fantastica, la tematica di un'epidemia che ricorda l'infausto periodo che stiamo attraversando in questo anno tribolato, con tutti gli atteggiamenti sociali che si riscontrano ancora oggi ("Ridevano all'idea dell'esistenza di altri giganti, e non li temevano perché non li vedevano. C'era chi diceva: «di cosa dovremmo avere paura? Se anche ci fossero stati dei Giganti in passato, non ce ne sono più»"). Il Principe della Rosa ripropone in chiave fantasy la parabola di Davide che sconfigge Golia, ma lo fa grazie alla fede in Dio e non all'arte della guerra. Il Castello del Re della Morte fa venire in mente l'odissea de L'Ultimo Cavaliere di Stephen King, con un protagonista disperato per la morte della moglie e disposto a vagare, in un deserto popolato di bestie e flagellato dal sole, pur di poterla riabbracciare, alla caccia di un castello che non si vede mai e che si dice sia la magione in cui finiscono tutti coloro che hanno cessato di vivere.
Fantastico puro Il Costruttore di Ombre, in cui l'amore materno vince la morte e riporta in vita un giovane defunto in un'isola disabitata.

Dunque un fantastico che si rivolge ai bambini ma che non disdegna nell'offrire qualche gioiello capace di deliziare anche i più grandi. Gradevole lettura, ma assai distante dallo stile dello Stoker più maturo.

L'edizione della Lit propone una raffigurazione iniziale (di Francesca Rossetti) per ogni racconto, ma è priva di introduzione o contenuti saggistici. Non so se poi sia una copia difettosa quella a me inviata, ma la copertina del mio volume si è completamente scollata fin dalla prima lettura. Un difetto, questo, che non fa certo simpatia.

Un'edizione americana
del 1978.

"L'unica cosa la cui bellezza dura all'infinito è un'anima giusta e pura."