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giovedì 19 luglio 2012

Spaghetti Western Vol.1 approda da Feltrinelli. Progetti Futuri Matteo Mancini







Eccomi con questo articolo estivo a portare a conoscenza di quanti mi seguono i miei progetti futuri in ambito di scrittura e gli sviluppi dei progetti già andati in porto.

Non posso che iniziare dal volume, che vedete ritratto nelle tre foto di cui sopra, che sta riscuotendo un successo da me inatteso e mi sta dando grandi soddisfazioni.

SPAGHETTI WESTERN VOL.1

Uscito nello scorso maggio, il libro sta andando molto forte sul mercato sia su internet, sia nelle librerie (è apparso sulle mensole persino della Feltrinelli e questo per me, che frequento spesso le librerie, è stata una grande soddisfazione).

Nonostante io mi maledica per la presenza di alcuni refusi che non sono riuscito a eliminare, alcune copie, in virtù dell'interesse per il genere di alcuni grandissimi appassionati, sono giunte persino negli Stati Uniti. Grazie a questo e agli apprezzamenti ricevuti, è molto probabile il coinvolgimento nei volumi 2 e 3 di grandi voci internazionali autorevoli in fatto di spaghetti western. Tali soggetti avranno la funzione di rendere ancora più completa e variegata la trattazione, partecipando in veste di vere e proprie guest star, con opinioni esclusive e aneddoti aggiuntivi a quelli riportati dal sottoscritto. Inutile dire che se la cosa dovesse andare in porto ne sarei altamente onorato.

Intanto iniziano a uscire anche le prime recensioni del volume. A battere tutti sul tempo è stato MARIO BONANNO, il quale, all'interno della recensione, ha affermato:

"L’alba e il primo splendore del genere. Anni 1963-1966”, vigoroso primo tomo che Matteo Mancini dedica all’argomento per le Edizioni Il Foglio. Un’inesausta cavalcata storico-filmografica che nulla ha da invidiare ai precedenti lavori sul tema (tutt’altro): il numero delle pellicole pistole & cowboy presso che sterminato è restituito da Mancini con una nonchalance-fiume da scrittore russo votato alla saggistica (e meno male che si dichiara mero “appassionato di cinema e non un critico”)."

In attesa di altre recensioni, qua potete leggere nella sua completezza quella di Bonanno: http://www.sololibri.net/Spaghetti-Western-L-alba-e-il.html

Per quanti mi chiedono news sul secondo volume, a parte la chicca sopramenzionata, posso dire che la stesura del volume, nonché la visione di una buona parte di western del periodo, inizierà da settembre.

PROGETTI FUTURI

Progetto numero 2: Bastardi senza Storia.

Il primo dei progetti futuri che andrà in porto, con uscita del volume da individuarsi verosimilmente per il prossimo settembre, sarà l'antologia collettiva BASTARDI SENZA STORIA. Si tratta di un volume che ho realizzato, in qualità sia di autore che di unico curatore, in omaggio alla narrativa dissacrante e dai contorni pulp del recentemente scomparso GIOVANNI BUZI.

IL testo sarà composto da poco più di venti racconti di stampo prettamente pulp/punk, c'è anche qualche bella spruzzata horror, finalizzati non solo a intrattenere chi legge, ma soprattutto a lanciare messaggi di critica verso la società in generale e più in particolare a certi atteggiamenti familiari, al sistema consumistico/imprenditoriale, ma anche allo sfruttamento non controllato dell'ambiente, alla speculazione edilizia e infine ad atteggiamenti umani fondati su preconcetti o consuetudini sociali.
Protagonisti di tutte le vicende saranno dei veri propri reietti, spesso respinti dalla società di appartenenza o comunque guardati con sospetto, da qui il richiamo al titolo.
Lo stile di buona parte delle storie ha l'intento di ricreare i dialoghi e le atmsfere proprie della narrativa e della cinematografia pulp di tarantiniana memoria. Dunque storie dense di azione, sanguinolente e orientate a un messaggio di fondo.

Il libro uscirà per conto de IL FOGLIO EDITORE di Piombino e vedrà coinvolti, tra gli altri, scrittori di talento alcuni dei quali apparsi più volte in volumi dell'"alta editoria". Tra i più conosciuti segnalo NICOLA LOMBARDI, GORDIANO LUPI, MAURIZIO COMETTO, LUCA BARBIERI, LUCA GUARDABASCIO, MARIA SILVIA AVANZATO, ANNA GIRALDO, non poteva poi mancare GIOVANNI BUZI che sarà presente con due racconti.

Progetto numero 3: Prontuario violazioni amministrative del comune di Pisa.

Questo è un progetto che trova la sua fonte e la sua destinazione prettamente in campo lavorativo, nato per una sorta di gioco/studio tra me e un collega di lavoro.
Il progetto, realizzato a quattro mani, è già in avanzato stadio di evoluzione e dovrebbe vedere la luce su carta stampata per settembre (non ancora definite le modalità).

Si tratta di un volumetto di rapida consultazione destinato in modo particolare agli operatori di polizia locale del territorio per far fronte con rapidità e solerzia alle violazioni delle numerose norme dettate da regolamenti, delibere e ordinanze comunali che disciplinano la vita comune dei cittadini allo scopo di rendere più civile e ordinata la convivenza.

Un volume che, a livello locale, potremmo definire come unico nel suo genere, sebbene ispirato allo stile di altri più famosi prontuari di livello nazionale, e che, pur non avendo la pretesa di esser completo, ha nelle intenzioni degli autori la funzione di offrire un supporto in più per far fronte ai sempre crescenti impegni e funzioni del lavoro di agente di polizia locale.

Progetto numero 4: Articolo sportivo sui fatti di Le Mans 1955.

Anche questo è un articolo che, unitamente a un altro mio articolo sul gran premio di F1 di Imola 1994, vedrà la luce a settembre online sul sito de latelanera.com in una sezione dedicata ai più gravi disastri della storia.

L'articolo mi è stato commissionato, per la mia passione per gli sport motoristici, dall'amico Fabrizio Vercelli.

Progetto numero 5: Articolo di saggistica narrativa sull'autore gallese Arthur Machen.

Articolo che mi è stato commissionato dagli amici della DAGON PRESS e da me già realizzato per quanto concerne i racconti di Machen inseriti nell'antologia IL GRAN DIO PAN E ALTRI RACCONTI.

L'articolo avrà la funzione, secondo le mie opinioni e le mie chiavi di lettura, di analizzare ogni singolo racconto allo scopo di fornire le interpretazioni celate sotto l'apparenza delle singole storie. L'obiettivo è quello di fornire diverse chiavi di lettura e offrire lo spunto all'appassionato per compiere ulteriori letture di questo grande autore di narrativa fantastica, adottando magari una nuova lente un po' come se il lettore diventasse un vero e proprio detective dell'occulto alla caccia di nuovi dettagli.

Il tutto dovrebbe essere inserito in un volume da collezione commemorativo, stampato dalla DAGON PRESS, che raccoglierà scritti, critiche e forse racconti inediti (in Italia) di Arthur Machen. L'uscita è prevista per il 2013.

Progetto numero 6: Articoli sui primi tre film western di Duccio Tessari.

Lavoro commissionatomi da Fabio Zanello. Scriverò tre recensioni o un'appendice cumulativa (ancora da definire) sui primi tre western diretti dal regista Duccio Tessari. Il tutto sarà inserito in un volume, scritto a più mani, che tratterà l'intera produzione filmografica di Duccio Tessari.

Il libro sarà curato da Fabio Zanello e uscirà, verosimilmente verso la fine dell'anno, per IL FOGLIO EDITORE.

Progetto numero 7: Appendice sui film western con protagonisti la coppia Franchi & Ingrassia.

Questo è un articolo, di sintesi e analisi dell'intera produzione western della coppia comica Franchi & Ingrassia, che mi è stato commissionato direttamente da Gordiano Lupi. Il tutto sarà inserito in un volume dell'autore piombinese dedicato all'intera produzione cinematografia della coppia siciliana.
L'uscita è prevista a lungo termine.

Progetto numero 8: Ultimo giro: Genio & Sregolatezza in F1.

Questo è un mio progetto a lungo termine, non ancora iniziato, che vorrei dedicare ai piloti di formula 1 che si sono distinti per coraggio o per uno stile di guida sregolato e poco incline ai calcoli.
Siamo ancora nella fase del progetto, non è prevista un'uscita imminente.

Progetto numero 9: Cortometraggio thriller/erotico con la Bcd Films.

Questo è un progetto già avviato che dovrebbe vedere la luce nel 2013 con riprese da iniziare a ottobre 2012.

Il mio ruolo è quello di co-sceneggiatore (script già ultimato) e aiuto regia.

Il progetto, dopo aver provato buona parte degli effetti speciali e del make up, sta per entrare nella fase del casting.

Progetto numero 10: Nuova antologia di racconti firmati Matteo Mancini.

Non è ancora pianificato nulla, però conto nel prossimo futuro di pubblicare una terza antologia, ancora da definire il genere (mi piacerebbe un'antologia interamente dedicata all'horror esoterico magari inserendo anche alcuni miei racconti apparsi in antologie di nicchia).

Progetto numero 11: Volume di saggistica sportiva dedicato alla generazione maledetta di piloti francesi.

Proposta che mi è stata fatta da Fabrizio Vercelli per un libro da scrivere a quattro mani in risposta a un volume inglese che trattava le sorti di quattro sfortunati piloti britannici.
Ancora tutto da chiarire e definire.

Conclusioni.

Moltissima carne al fuoco, anche perché ho omesso altre collaborazioni e altri progetti cumulativi che dovrebbero uscire a breve (ex la collaborazione con Gordiano Lupi sul libro dedicato alla produzione cinematografica di Bruno Mattei, la collaborazione con Brando Taccini sul volume dedicato al cinema low budget commissionato a Taccini dall'Università La Sapienza di Roma etc etc).
Nel prossimo futuro vediamo quanti di questi lavori riusciranno a vedere la luce; io, con il mio motto ZERO COMPROMESSI, confido di vederli entrare tutti in porto, come sempre!

Alla prossime news.



lunedì 9 luglio 2012

Recensione Narrativa: Le Dieci Morti di Tran-Silvana

Autore: Giovanni Buzi.
Genere: Horror/Erotico.
Editore: Il Foglio Letterario.
Pagine: 164
Prezzo: 14 euro.

Commento Matteo Mancini
Quella che mi trovo ad analizzare oggi è un'antologia inserita nella collana Fantastico & Altri Orrori delle Edizioni Il Foglio Lettario di Piombino, collana che ho di fatto saccheggiato quasi in tutta la sua interezza e che è densa di perle tra cui ricordo Cambio di Stagione e L'Incrinarsi di una Persistenza di Cometto, Five Fingers di Luca Barbieri e La Signora dalla Maschera d'Oro di Giovanni Buzi. A differenza dei volumi citati, Le Dieci Morti di Tran-Silvana è un'opera particolare, destinata a un pubblico più circoscritto rispetto a quello interessato al puro e semplice horror.

Buzi, qua alla sua ultima opera peraltro uscita postuma complice la prematura scomparsa dell'autore-pittore, osa oltre ogni limite e lo fa fin dalla copertina del libro. La sua è una scelta coraggiosa sotto tutti i profili, "imposta" persino all'editore a partire dal disegno eletto a copertina e scelto direttamente tra i tanti dipinti dell'autore (molte le sue mostre, si ricorda).

Non c'è da meravigliarsi di questo, Giovanni è sempre stato un anticonformista, una persona che diceva sempre quello che pensava e che mostrava un temperamento che, in una società come la nostra, non può definirsi che coraggioso seppur rispettoso e in linea con la volontà propria della persona e dunque naturale, libero da ipocrisie e sincero. Ciò detto credo che nella fattispecie la generosità di Giovanni abbia forse esagerato, quanto meno sotto il versante commerciale ma sono certo che Giovanni questo lo sapeva e che nell'occasione poco gli interessava. Non è per fare il bigotto, ma immaginatevi di leggere un libro con una copertina come quella che vedete qui in alto su un autobus o su un treno? In quanti avrebbero il coraggio di leggere il libro in pubblico...? Francamente credo in pochi, comunque la scelta di Buzi rispecchia la personalità di un autore estremo nel vero senso della parola, ma dotato di una tecnica narrativa sopraffina al contempo essenziale ed elegantissima, con gusto particolare per la contaminazione tra erotico e orrore di stampo fantastico, ma anche per i colori, i profumi, l'onirico e le mutazioni della carne.
Non è certo un caso se ho più volte accostato Buzi a Clive Barker, un paragone per nulla irriverente per un autore eccezionale per le capacità visionarie e la fantasia deformante che lo rendeva secondo a pochi nel panorama della narrativa italiana; un vero e proprio artista dell'eccesso e della contaminazione tra generi.

Ne Le Dieci Morti di Tran-Silvana la passione di Buzi per l'horror e l'erotico spiccano in modo esponenziale. Buzi non perde occasione per passare da contesti a luci rosse a veri e propri momenti hard-core, ma sempre con grande cura per le scenografie ricche di sculture, colori, candelabri e mobilia sopra le righe nonché impreziosendo i soggetti con l'inserimento di elementi fantastici talvolta ai limiti del mitologico (penso a teste di Medusa, riferimenti all'antica Roma e via dicendo).

I racconti proposti sono dieci, alcuni di essi, come il lovecraftiano Sotterranei o il giallo La Collana di Perle Celesti sono già apparsi altrove e con notevoli risultati. Quest'ultimo infatti permise a Buzi di aggiudicarsi il prestigioso premio Profondo Giallo 2005 con successiva pubblicazione del racconto in appendice a un numero della collana Giallo Mondadori. Si tratta di un giallo che, al di là degli ottimi e veloci dialoghi, secondo me non è tra i migliori lavori di Buzi, soprattutto a causa di un finale poco chiaro in cui si cerca di innescare la canonica girandola di colpi di scena per smascherare l'identità di un serial killer di studenti universitari (omosessuali) che fa collezione di occhi celesti dopo aver ucciso le prede con un colpo di tacco a spillo sul cuore. Nell'antologia è presente anche un secondo giallo, Senza Cuore, in cui fa la comparsa l'indagatrice "ufficiale" di Buzi già protagonista di altre opere: Lucilla Simonetti.

Il livello generale dei racconti è buono con punte di eccellenza. Purtroppo, a mio avviso, il risultato complessivo viene in parte penalizzato dalla scelta di mettere come protagonista in tutti i racconti, oltre alla location (che è quasi sempre Roma), una splendida donna che poi si scoprirà essere un trans e che non ha nulla a che fare con le altre protagoniste delle altre storie se non avere in comune il medesimo nome (appunto Silvana). Questo aspetto, se da un lato funge da trait d'union, rende un pizzico stucchevoli e ripetitive le opere, perché lascia (almeno a me) sorgere l'idea di una forzatura per rendere i soggetti alternativi rispetto alla solita figura della femme fatale (a me decisamente più gradita, lo confesso ma non era certo un segreto) di hollywoodiana memoria.

Ciò posto non si può non lodare il grande impegno dello scrittore nel tessere uno stile elegantissimo, attentissimo ai colori, ai profumi e all'arte; passioni che trasudano da ogni testo. In particolare ho trovato bellissimi gli horror con atmosfere e struttura simile ai miei amati racconti dei primi novecento: Ghiaccio e Sotterranei. In entrambi testi protagonista è un giovane che si dovrà sposare nel giro di pochi mesi, ma che finisce stregato nel primo caso da una voce lontana che si irradia dal nord Europa fino a Roma, e che si scoprirà appartenere a una sorta di arpia mummificata (potrebbe essere anche una vampira) intrappolata nel ghiaccio che potrà trasformarsi in una creatura volante mezzo uomo e mezza donna solo bevendo il sangue del protagonista, nel secondo caso da una donna avvolta in una tunica verde (poi si scoprirà essere una sorta di medusa omosessuale che vive nei bassifondi di Roma). I due testi sembrano voler omaggiare, seppur con piglio personale, rispettivamente R.E. Howard e H.P. Lovecraft.

Ultra visionario, da Gioventù Canniable, è anche l'horror psicotropo Estatiche Tigri in cui abbiamo due studenti universitari drogati fino ai capelli e in caccia continua di ragazze da adescare in discoteca. L'assunzione di una nuova droga sintetica causa a uno dei due delle visioni terrificanti. Il giovane si convince di esser braccato da da due tigri libere di ucciderlo nei bagni della discoteca. Gli animali sarebbero un transessuale e l'amico del giovane trasformatesi in bestie (mannare) sanguinarie. Quello che però sembra essere un delirio paranoico si scoprirà poi essere terribile verità. Il giovane e il trans, drogati fino al midollo, sono finiti senza accorgersene (anche il lettore con loro) in una gabbia dello zoo: quella delle tigri!
Si tratta di un testo onirico al mille per mille che lavora molto sul senso della vista e dell'olfatto (il tanfo del fiato delle bestie) per stupire il lettore in una progressione adrenalinica che cresce di intensità pagina su pagina. Resta un po' vago il riferimento al passaggio dalla discoteca allo zoo, ma il talento descrittivo e conciso di Buzi si nota alla massima potenza.

Tra i racconti votati all'erotico/pornografico si segnala Tran-Silvana in cui Buzi mette in scena una escort dalla pelle chiarissima (ancora transessuale) ingaggiata da un potente politico per una serata particolare. Il trans viene condotto in una villa megagalattica e costretto a intrattenere un rapporto sessuale a tre con una statua imbalsamata di un uomo che pare però avere un qualcosa di vivo e con l'autista del padrone di casa, mentre quest'ultimo osserva il tutto da una vetrata. L'escort non sa che, a rapporto completato, farà la stessa fine della statua a causa di un siero che le sarà iniettato nelle vene. Il padrone di casa, infatti, oltre a essere un voyeur, è un collezionista di bellezze esotiche a ciascuna delle quali, una volta imbalsamate, dedica una stanza della propria villa per poterle mostrare ai suoi amici internazionali. L'escort finirà così nella stanza artica.

Discreti anche gli altri testi, seppure inferiori a quelli indicati. Tra i meno riusciti segnalo Dissonanze, sorta di truculento esercizio di stile con una trans che evira vittime consenzienti sotto l'occhio attento di una telecamera, e il volgarotto e volutamente trash Silvana, la figlia di Frankenstein in cui Buzi, divertendosi e divertendo, mette in scena grottescamente la moglie di Frankenstein alle prese con il figlio ritornato dagli Stati Uniti e divenuto d'improvviso un transessuale ninfomane. Quest'ultimo, tra lo stupore della madre, vuole farsi il postino, per poterlo così rianimare dopo che lo stesso è svenuto dall'orrore alla vista della signora Frankenstein.

In definitiva un'antologia estremissima, sanguinolenta e bizzarra destinata, a mio avviso, a un ristretto nucleo di persone e soprattutto da evitare per chi si lascia guidare da pregiudizi ovvero dal gusto per il classico. Quest'ultimo aspetto è davvero un peccato, perché l'eleganza e la bravura di Buzi emergono in modo esponenziale e vengono quindi limitate in una nicchia a causa di una libera scelta dell'autore. Penso che se Buzi avesse un po' tralasciato questo interesse, che qua appare ossessivo, per la figura del transessuale ciò avrebbe permesso all'opera di avere un successo superiore a quello ottenuto, ma è pur vero che autori con il coraggio di Buzi devono esser apprezzati anche per questo, per il loro forte desiderio di ribellarsi agli schemi convenzionali. Nel complesso, buono.

sabato 7 luglio 2012

Recensione Dylan Dog: Il Trillo del Diavolo (Roberto D'Antona, 2012)



Regia: Roberto D’Antona;
Genere: Horror.
Prodotto: Roberto D’Antona, Francesco Emulo, Michele Friuli, Paola Laneve;
Co-Produttore: Michele Grassi;
Anno: 2012.
CAST:Roberto D’Antona, Francesco Emulo, Michele Friuli, Barbara De Florio, Ciro De Angelis, Angelo Boccuni, Francesco Santagada, Giovanni Navolio, Federica Gomma, Maria Giovanna Pappadà, Biagio Sampietro, Tiziana Di Napoli, Michele Marzulli, Simon Angelone, Stefania Attanasio, Valentina Pignatale, Michele Grassi, Alessio Attanasio, Gabriele Renna, Erika Quaranta, Mattia Dragone, Swami Manco, Gaia Sportelli, Gabriele Marinelli.

Commento Matteo Mancini.
Con grande piacere eccomi a commentare un mediometraggio amatoriale dedicato interamente ai personaggi del fumetto Dylan Dog da cui vengono ripresi molti dei personaggi principali qui portati in scena in una storia dal sapore decisamente onirico.
A dirigere il tutto c'è il giovanissimo Roberto D'Antona, tarantino classe 1992, che vestito in giacca nera, camica rossa e jeans presta corpo e voce anche al famoso indagatore dell'incubo.

Nonostante i suoi appena vent'anni, D'Antona dimostra un certo talento visivo e soprattutto un curriculum per nulla scarno tra cui spicca la regia di un altro episodio dedicato al personaggio nato dalla fantasia di Tiziano Sclavi: Dylan Dog: L'Inizio (2011) nonché la serie composta da sei episodi che va sotto il titolo di Scary Tales.

Nell'occasione il regista pugliese tratteggia con grande gusto e attaccamento al personaggio dei fumetti un episodio che indaga sul passato dell'eroe, probabilmente, preferito di D'Antona. Il giovane autore opta, come giusto che sia, per un taglio fedele alla serie della Bonelli. In altre parole, propone soluzioni tipiche delle storie su carta di Dylan Dog. Così troviamo l'indagatore imprecare con il suo solito intercalare Giuda ballerino, oppure offendere il fido scudiero Grucho che spara barzellette e freddure come una mitragliatrice, o guidare un Maggiolino targato DYD 666, piuttosto che richiedere il revolver a Groucho nei momenti di pericolo ovvero suonare al clarinetto l'unico motivo di cui è a conoscenza (il trillo del diavolo di cui al titolo). Oltre a questo vediamo Dylan interagire con l'ispettore Bloch, il mefistofelico Xabaras, la morte ritratta con gusto di bergmaniana memoria,zombie e mostri vari.

Al di là degli aspetti contenutistici, il prodotto che ne esce fuori si rivela assai interessante soprattutto per la cura nel montaggio e nella fotografia sempre attribuibili all'estro di D'Antona. Sotto quest'ultimo aspetto, il regista riesce più volte a regalare inquadrature di grosso impatto scenografico. In particolare, le sequenze ambientate in mezzo alla campagna e impreziosite da campi lunghissimi tesi a sfruttare appieno la magnificenza del panorama campestre si rivelano eccezionali se si parametrano al contesto che è quello amatoriale. In alcune inquadrature, addirittura, sembra quasi di vedere una tavola (in movimento) raffigurata da un vignettista.

Inoltre D'Antona compie un'altra ottima scelta. La sua regia infatti cerca, riuscendoci, di essere fumettistica e dunque abbonda con primissimi piani su bocche che parlano, pistole, ciondoli vari, occhi e volti. Il regista ricerca anche di creare pathos inquadrando ombre di persone che si proiettano sul selciato mentre stanno camminando e cose del genere.

Il soggetto vede un Dylan Dog alle prese con i suoi incubi orchestrati dal mefistofelico Xabaras che gli rivelerà di essere il suo vero padre (come nei fumetti) solo alla fine. A fare compagnia al protagonista, in quello che sarà una sorta di viaggio di dantesca memoria, come suggerito nello stesso film, ci saranno l'inseparabile Groucho e l'ispettore Bloch. I due però altro non saranno che proiezioni mentali di Dylan Dog, il quale starà solo vivendo a occhi aperti un incubo funzionale a fargli capire chi lui sia veramente. Il nostro, infatti, sta attraversando un periodo di stress, vittima dell'alcool che ingerisce per superare lo shock attribuibile alla perdita della moglie.

Dunque vi troverete alle prese con una storia quasi decontestualizzata che si sviluppa fuori dal mondo, potremmo dire, e, più in particolare, nella testa del suo protagonista, con dialoghi che fanno il verso a quelli del fumetto anche se manca un po' di background di fondo per quel che riguarda i messaggi subliminali tipici del fumetto.

Tra i difetti dell'opera riscontro, a mio avviso, una certa ripetitività di situazioni. D'Antona propone spesso scontri tra Dylan e mostri della più diversa specie che, puntualmente, finiranno per cadere sotto i colpi del revolver. Inoltre, come spesso avviene nelle opere amatoriali, il regista cade in grossa difficoltà nelle scene delle scazzottate che vengono mostrate rallentate per tentare di togliersi dall'impiccio di girarle a velocità normale. La soluzione non è proprio il massimo.

Non mancano poi mostri dai volti scarnificati o dai colori di pelle bizzarrissimi messi in scena sufficientemente bene (visto il contesto) grazie al trucco di Paola Laneve. A mio avviso si sarebbe potuto curare meglio lo splatter che invece, così come l'esplosione dei colpi di pistola, viene rappresentato mediante la computer grafica.

Le interpretazioni sono abbastanza buone, sempre avendo come riferimento la natura del prodotto. In particolare se la cavano bene Francesco Emulo, nei panni di un Groucho che pare - nei modi di fare - ispirato anche al Jonathan vincitore del Grande Fratello di qualche anno fa (per intenderci), Michele Friuli, perfetto nel ruolo di Xabaras, Francesco Santagada, probabilmente il migliore e chiamato a interpretare un demone verde, Giovanni Navolio che sostiene di essere Lucifero in persona e appare con un look di litfibiana memoria, infine un Roberto D'Antona piuttosto glaciale nel ruolo di Dylan. Benino, seppur una spanna sotto, tutti gli altri.

Curate le musiche, i costumi e le scenografie per un mediometraggio che nel complesso si rivela pertanto buono e senz'altro consigliato ai fan del fumetto. Di certo, come idea di fondo, è anni luce superiore a Dylan Dog: Dead of Night di Kevin Munroe prodotto a Hollywood nel 2011; una pellicola, per chi non l'avesse vista, per nulla rispettosa dei caratteri creati da Sclavi.

Chiudo con la battuta finale del mediometraggio e vi invito a segnarvi il nome del regista per futuri progetti orrorifici.
Alla fine siete voi a decidere se tutto questo è un sogno o realtà, alla fine è questo che sono: un indagatore dell'incubo. Il mio nome è DYLAN DOG.

Il film è liberamente visionabile al seguente link: http://www.youtube.com/watch?v=MlnW9q5MRL8