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mercoledì 3 luglio 2024

Recensione Narrativa: INSOMNIA di Stephen King.

Autore: Stephen King.
Anno: 1994.
Genere:  Drammatico / Horror.
Editore: Mondadori.
Pagine: 744.
Prezzo: 4.60 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini. 

Romanzo che definire fiume è dir poco, non solo per le oltre settecento pagine che lo compongono ma per uno sviluppo lento, eccessivamente diluito, che si sviluppa in tre atti che scendono molto progressivamente in un fantastico che acquisisce valenza esistenziale e trascendente (“Gli esseri a tempo determinato e a tempo indeterminato vivono in sfere di esistenza che si sovrappongono, su diversi piani intercomunicanti dello stesso edificio, se vogliamo, governati dal Caso e dall'Intento. Al di sopra di questi piani, a noi inaccessibili ma partecipi dell'esistenza generale compresa nella medesima torre, ci sono altri esseri. Alcuni sono positivi e mirabili, altri negativi e orrendi al di sopra della nostra stessa capacità di comprensione. Potremmo definire questi esseri come espressioni dell'Intento Superiore e del Caso Superiore”). Nonostante questo e sebbene i difetti non siano pochi, Insomnia ha tutte le caratteristiche di un tipico romanzo di Stephen King. Un vero e proprio crocevia tra la saga della Torre Nera e il resto della produzione del “Maestro del Terrore”, a partire dal suo capolavoro It (1986), di cui ne mutua l'ambientazione (siamo di nuovo nell'immaginifica Derry) e qualche personaggio, tra cui, forse, lo stesso antagonista (qua tratteggiato in modo poco potente e presente solo all'epilogo: il re sanguinario).

King scrive il testo tra il 1990 e il novembre del 1993, dandolo alle stampe nel 1994. Siamo nel periodo in cui la narrativa dello “zio” è sempre più presa dai maltrattamenti in famiglia e da una spiccata sensibilizzazione verso il tema della violenza sulle donne. Sono passati trent'anni eppure, come conferma la cronaca nera, la questione è forse ancor più di attualità rispetto ad allora. Dopo Gerald's Game (1992) e Dolores Clairborne (1992), si torna a parlare di diritti del gentil sesso, delle violenze patite per opera di mariti padri-padroni che qua arrivano a organizzare una crociata contro un'associazione per l'emancipazione femminile. Tutto ruota, infatti, attorno a una disputa tra abortisti e anti-abortisti, questione che tiene banco per tutto il corso del romanzo strutturato sulle vicende di un vedovo improvvisamente funestato da una progressiva perdita del sonno. L'insonnia sarà la via per vedere ciò che si cela oltre i veli della quotidianità, svelando un piano d'esistenza superiore dove i minimi fatti della quotidianità si riflettono fino alle più alte sfere del creato. C'è da lodare il tentativo di King di personalizzare il mondo trascendente. La sua non è una visione legata agli insegnamenti religiosi, né contempla spettri o fantasmi nell'accezione gotica. Supera tutto questo in ossequio a un'impostazione ascetica di diversa natura, plasmata su dimensioni interconnesse e comunicanti.

La visione fantastica si lega tuttavia allo studio delle ragioni che influenzano il sonno degli uomini, alle cure per vincere l'insonnia e alle difficoltà cui vanno incontro gli anziani, sempre più dimenticati e indirizzati verso centri di ricovero sebbene abbiano ancora in riservo cartucce decisive per le sorti del mondo.

King proseguirà sulla tematica col successivo Rose Madder (1995), in un poker di romanzi narrati da una prospettiva di denuncia assai marcata che focalizza il faro dell'attenzione sulla piaga delle violenze in famiglia. Qua, tuttavia, il tema si miscela a molto altro, forse troppo. La paura per l'improvvisa perdita delle persone care, la sfiducia verso la medicina, il libero arbitrio, l'anzianità che avanza e muta abitudini e vigore fisico (King introduce una visione, questa volta meno originale, di un vampirismo in grado di fornire linfa vitale e ringiovanire gli anziani “illuminati”), l'insensibilità dei figli verso i genitori anziani, la seconda giovinezza, il tutto inserito in un vero e proprio multiverso in cui forze dell'altrove, ancora una volta divise in due schieramenti (un po' come avvenuto in The Stand), vengono a muovere pedine alla stregua di un confronto al cospetto di una grande scacchiera in cui gli uomini sono marionette al loro servizio. Proprio su quest'ultima parte, del resto un po' come anche per il finale di Needfull Things (1991), si ravvedono i difetti più marcati (vedere due vecchietti che sparano fluidi dalle dita come Ryu in Street Fighter II è puro trash, non me ne volete). King, pur parlando di aspetti interessanti e proponendo una sua visione su più livelli dell'aldilà comprensiva delle figure delle parche (portate in scena con la fisionomia degli alieni di Roswell vestiti con camici bianchi da “dottorini”, espressione che mi fa venire in mente Carlo Verdone in Un Sacco Bello) della mitologia greco-romana che tagliano i fili della vita con le loro forbici, cade nel suo troppo frequente “involgarimento adolescenziale” dei contenuti esoterici. I protagonisti, di nuovo dei perdenti della porta accanto (qua arzilli sessantaottenni in luogo di adolescenti), si rapportano con le creature superiori come se fossero invitati a una rissa in una bettola. Si parla alla pari, tra offese, battutacce, proposte contrattuali e pacche sulle spalle, azzuffandosi in pestaggi all'ultimo sangue. Manca, in altri termini, lo spessore esoterico che sta alla base di un qualcosa che non dovrebbe essere a misura d'uomo. Non c'è neppure un cammino da intraprendere per relazionarsi col mondo occulto/superiore. Tutto si manifesta per volontà altrui, senza preparazioni e senza filtri. Persino il più gretto della compagnia può spuntarla con gli esseri dell'aldilà. King fa questo per rendere la storia accessibile a un pubblico generalizzato, ma la soluzione toglie di pregio e di fascino al prodotto finale, banalizzandolo agli occhi dei lettori legati al weird o al soprannaturale.

Lo stesso soggetto, portato alle lunghe all'inverosimile con una pletora di personaggi inutili alla causa, è tutt'altro che elaborato portato avanti dalla prospettiva di un unico personaggio e di colei che diverrà la sua seconda moglie. King abbandona il forse più indicato sviluppo corale, proponendo il tutto da un'unica prospettiva. Al di là delle parentesi e dei contenuti secondari, nodo centrale è il tentativo di sventare, o comunque, di ridurne gli effetti, un attentato terroristico che, a posteriori, assume valenza alquanto inquietante. King proporrà qualcosa del genere anni dopo in Mr Mercedes, ma qua lo fa in modo inverosimile attraverso veri e propri viaggi astrali che portano lo spirito a sottrarsi dalla materia per palesarsi ovunque e senza limiti. A inquietare però, visto i nefasti e ben conosciuti accadimenti di sette anni dopo, è il continuo riferimento a kamikaze, torri in pericolo, lezioni di volo prese da aspiranti piloti fino ad arrivare alla caduta volontaria di un aereo sparato su duemila persone radunate in attesa di un comizio. Leggere di previsioni future, esseri superiori che tramano con i comuni mortali rivelando piani che cambieranno il mondo e di persone che saranno da salvare, peraltro col precedente dell'aereo che si schiantava in un grattacielo all'epilogo di Running Man, dotano la storia e il suo autore di un aura maledetta su cui però nessuno sembra aver fatto caso.

Alti e bassi dunque, che trovano il loro punto di forza in un romanzo al centro della produzione dell'autore, fondamentale nello studio della stessa per essere interconnesso e incidente sulla serie della Torre Nera. C'è infatti da salvare un qualcuno che, in futuro e in un'altra dimensione, sarà fondamentale per le sorti di Roland (il pistolero) e del mondo in generale. King non nasconde la cosa, la mette in evidenza per effetto di un disegno che il ragazzino ha dipinto nell'attesa del comizio finale.

Non mancano splatter e alcuni buoni momenti, quali il finale commovente narrato con una sorta di rallentamento narrativo assai ben calibrato che offre la sensazione di un rallenty cinematografico. Piacciono anche le visioni psichedeliche dei due protagonisti, bersagliati da una realtà che sta oltre al comune vivere e la cui visione rischia di condurre alla pazzia. I due infatti scopriranno che ciascun uomo è avvolto da un aura che ne rappresenta la salute, gli stati d'animo e le esperienze passate. King, non a caso, non perderà occasione per intavolare (suo vero e proprio marchio di fabbrica) l'ennesimo romanzo parapsicologico, con personaggi in grado di leggere il passato, ipnotizzare il prossimo attraverso il contatto fisico così da ottenerne ciò che vogliono, dare suggerimenti per guarire la salute degli altri e interferire sul futuro sapendo quanto si verificherà di lì a qualche anno. Tutte cose che i lettori di King hanno già sperimentato decine e decine di volte. Dunque un romanzo che presenta le stigmate del “Re”, ma che soffre di un'eccessiva lungaggine che rende tanti e troppi capitoli soporiferi.

Il finale, tra i più commoventi concepiti da King, è giustamente reputato tra i più efficaci della sua produzione.

Convince di più nelle sue componenti drammatiche anziché in quelle horror e fantastiche, che sono comunque presenti e che raggiungono il loro apice nella discesa nella tana di Atropo (uno delle tre parche, qua versione maschile), in un'accozzaglia di oggetti appartenuti a individui morti (tra cui il ragazzino di Pet Semetary) o prossimi al decesso di cui, alla stregua di un serial killer feticista, il folletto ama contornarsi.

Da leggere per i fan del “Re”. Per chi invece non avesse letto o conosca poco la narrativa di Stephen King, consiglio di rivolgersi verso altri romanzi.

 
 
"Di tutte le cose che compongono la nostra vita a tempo determinato, il sonno è certamente la più bella."

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