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mercoledì 26 settembre 2012

Recensione Narrativa: TUTTO QUEL NERO (Cristiana Astori)




Autore: Cristiana Astori.
Anno di uscita: 2011.
Genere: Thriller.
Editore: Giallo Mondadori
Pagine: 306.


Commento Matteo Mancini

E' un romanzo "cinematografico", se mi passate il termine, quello che la giovane Cristiana Astori propone al pubblico del Giallo Mondadori dopo esser già apparsa su due antologie (Eros & Thanatos e Anime Nere Reloaded) della collana formate da vari giallisti della nostra penisola.

La prova della scrittrice piemontese è convincente, azzarderei esaltante per gli appassionati - come il sottoscritto - della cinematografia di genere degli anni '70 e non solo.
Il plot non è dei più originali, ma è ben sviluppato e da vita a un soggetto assai diverso dai canonici gialli. Ne viene fuori un thriller con forti contaminazioni horror grazie all'introduzione di possessioni (non diaboliche, anticipo), fantasmi e deliri onirici che oscillano tra la realtà e la pazzia. La Astori non si scorda neppure di impreziosire le sue pagine con qualche pennellata di erotismo, comunque ben dosato e mai volgare.

Tutto ruota attorno a un cortometraggio, Un Dià en Lisboa, girato in Portogallo da un piccolo regista e che ha come protagonista l'attrice culto Soledad Miranda, celebre per le sue apparizioni negli horror erotici del regista Jesus Franco. Si tratta di un lavoro dal sapore profetico visto che la Miranda perderà la vita alcuni anni dopo proprio sulla stessa strada in cui viene girato il corto, inoltre tutti coloro che hanno preso parte a esso così come alla pellicola Un Giorno a Lisbona (realizzata con l'introduzione del corto all'interno di un film di maggior respiro con una controfigura della Miranda come protagonista) sono morti o scomparsi.
L'opera è così considerata maledetta e scatena l'interesse dei c.d. cacciatori di pellicole. Individui poco raccomandabili che ricordano il Dean Corso de La Nona Porta - per fare una citazione cinematografica - con la differenza che cacciano pellicole perdute piuttosto che libri.
In questo contesto una giovane ragazza, dal passato oscuro, viene convinta da un misterioso cliente e da una faraonica offerta economica a cercare la pellicola, anche perché è stata da poco lincenziata dal lavoro di cameriera.

L'Astori, tra Torino e Estoril (città in cui viene ambientata la vicenda), sviluppa lentamente il soggetto, mischiando la narrazione con frammenti di film e ricordi o aneddoti di personaggi realmente esistiti alcuni dei quali trascinati nelle vicende del romanzo come delle guest star chiamate a un prestigioso cammeo. Così leggiamo delle ossessioni di Jess Franco per l'attrice feticcio perduta, della prudenza del critico spagnolo Carlos Aguilar, dell'affascinante Cristopher Lee, del regista naif Cavallone e ancora del folle mago Aleister Crowley, del poeta portoghese Pessoa e altri ancora fino ad arrivare a lei, la vera e unica protagonista della vicenda: SOLEDAD MIRANDA.

La forza del romanzo, oltre che nello stile sobrio e assai scorrevole, risiede proprio negli elementi cinematografici. L'Astori si diverte a citare (non copiare, si badi bene) sequenze di film dichiarandolo deliberatamente e a dispensare omaggi a destra e a manca. I riferimenti più marcati vanno al film La Nona Porta di Roman Polanski (peraltro citato direttamente, con alcune curiosità su alcuni attori)da cui viene mutuata l'idea del detective a caccia di opere rare e, soprattutto, al film Angel Heart da cui viene ripresa l'idea dell'indagatore ingaggiato da un cliente diabolico che decide di rivolgersi a lui con l'intento, non dichiarato, di fargli emergere un fatto traumatico legato al passato e rimosso dal professionista.

Così il lettore viene travolto dalle ossessioni e dalle visioni della protagonista, una giovane che somiglia alla Miranda al punto da finire con il veder sovrapposta la propria personalità e il proprio corpo a quelle dell'attrice spagnola fino a vivere avventure e scene che avevano visto per protagonista proprio quest'ultima (non si contano i riferimenti, il più evidente va al balletto di Vampyros Lesbos). Ma può anche deliziarsi con le ricerche dei coprotagonisti, dei ragazzi ben caratterizzati (bellissimo il profilo del cinico cacciatore di pellicole, che sfoccia un occhio di vetro motivando l'handicap ogni volta con una storia diversa e che è all'estenuante ricerca di un inedito del regista Cavallone per il quale è disposto a compiere furti e aggressioni girando con stivali e colt tanto da finire per essere chiamato col nome di Ringo in memoria dei western di Tessari), o con le atmosfere torbide del locale Blue Velvet dove si aggirano maghi e ninfomani tentatrici.

Se le prime due parti del romanzo sono quasi d'atmosfera e destinate, per gli aneddoti e gli omaggi, agli appassionati dei B-Movie piuttosto che agli appassionati del giallo classico o dell'azione, la terza parte assume una decisa accelerazione. Sono proprio in quest'ultima porzione che si concentrano i vari assassinii. A quest'ultimo riguardo è interessante notare come le vittime siano assuefatte dai loro stessi vizi e passioni, preferendo la morte piuttosto che darsi alla fuga, quasi come se restassero incantati dai loro stessi sogni. Così un ragazzo rimane ipnotizzato dal volto di una seducente comparssa che appare inquadrata in primo piano solo nella versione originale di un erotico di cui resta solo una copia e di cui il giovane è entrato in possesso; un produttore pazzo, invece di darsi alla fuga, resta ad ammirare il rogo che avvolge una donna mezza nuda legata a una trave imprecando per non avere con sè una telecamera, un pilota di rally va incontro alla morte per cercare l'incidente a effetto, un regista si spara alla testa per non deludere il suo pubblico, la protagonista del romanzo decide di emulare la fine della Miranda perché si convince di essere lei stessa la Miranda e via dicendo.
Il finale poi è decisamente imprevedibile con un epilogo che ricorda un po' alcune sequenze di A Prova di Morte di Quentin Tarantino e le storie sugli snuff movie. Tra le altre citazioni cinematografiche ricordo inoltre Incubo Mortale di John Carpenter, Il Conte Dracula e Il Diavolo di Akasawa di Jess Franco nonché il corto maledetto (che esiste davvero) En Dià a Lisboa.

Dunque un romanzo che farà la gioia degli appassionati di Jess Franco e della Miranda, ma anche dei cinefili di genere. A conclusioni diverse, forse, potrebbero invece giungere gli affezionati del giallo classico vista una prima parte piuttosto lenta nello svolgersi dei fatti (tali lettori, peraltro, non possono cogliere e godersi tutte le strizzate d'occhio dell'Astori). Per quel che mi riguarda lo segnalo tra i migliori lavori della scrittrice. Voto: 7.5


Qua potete assistere alla presentazione del volume, con aneddoti e curiosità. http://www.youtube.com/watch?v=jmR0k-SOuNQ