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venerdì 30 settembre 2016

Recensioni Narrativa: 1984 di George Orwell.



Autore: George Orwell.
Anno: 1948.
Genere: Fantascienza socio-economica / Post-Atomico.
Editore: Oscar Mondadori.
Pagine: 312
Prezzo: 9,90 euro.

A Cura di Matteo Mancini.
Nineteen Eighty-Four è il capolavoro firmato, a fine carriera, dall'inglese Eric Arthur Blair, meglio conosciuto con lo pseudonimo George Orwell, terminato nel 1948 ed uscito nel 1949. Si tratta di uno dei romanzi distopici per eccellenza, capace di fare la storia della narrativa, del cinema (si pensi a film come Matrix, Brazil, Equlibrium o V per Vendetta) e di influenzare il nostro presente con l'idea del telecontrollo divenuto quasi realtà consolidata ed enstrinsecata, in ambito televisivo, da tramsissioni quali Il Grande Fratello (che riprende il nome proprio dal Orwell). Un'opera dunque capace di vivere nel tempo, pur non essendo la prima sull'argomento. Evidenti le relazioni con romanzi del calibro di Noi (1921) di Evgenij Ivanovic Zamjatin, ma anche col precedente romanzo allegorio-satirico scritto dallo stesso Orwell e uscito col titolo Animal Farm (1945). Un'intelaiatura di per sé interessante, per i poteri connessi allo sviluppo tecnologico, ma che viene uilizzata dall'autore per tracciare una feroce critica al modello sovietico accusato, a ragione, di annientare l'individualità a vantaggio della collettività e soprattutto di aver un atteggiamento finalizzato al controllo e all'orientamento di ogni aspetto della vita comune, fino a giungere a negare e rimodulare i dati oggettivi della storia allo scopo di atrofizzare le capacità di pensiero dei cittadini. Un romanzo visionario che disegna un incubo capace di sconfinare, nella sua parte terminale, nell'orrore puro, ma anche un testo, a suo modo didattico, che funge da occasione per riflettere sulla forza di influenzamento mentale che l'apparato mass mediatico nonché i detentori del potere politico sono capaci di estrinsecare al fine di illudere i cittadini e indirizzarli a comportamenti non frutto di una reale e libera informazione, ma di un piano predeterminato indispensabile per giungere agli obiettivi richiesti dai centri di potere.
Dietro al romanzo ci sono il genio (perché tale deve definirsi, per l'epoca e per la capacità di visione confermata dal responso dettato dal futuro) e le esperienze di uno scrittore inglese, nato in India nel 1903 e appartenente a una famiglia della borghesia medio-alta connessa ad attività burocratiche nelle colonie inglesi.
Idealista nel corretto significato del termine, convinto socialista, Orwell non tardò a far emergere il suo spirito guerrigliero e avventuroso dopo una prima tranquilla parte di esistenza. Dopo essersi diplomato in Inghilterra e aver vissuto alcune esperienze deludenti, come il periodo di sei anni di arruolamento nell'Indian Imperial Police (si dimetterà in quanto deluso e in netto contrasto con gli atteggimenti repressivi dell'amministrazione britannica in Oriente e in particolare con i metodi di interelazione dei coloni a danno degli indigeni), trascorse una prima parte di vita all'insegna dell'avventura e dell'ispirazione politica, vivendo spesso in condizioni di indigenza. Dapprima lavapiatti a Parigi, poi commesso in una libreria e persino insegnante in una scuola elementare privata, pubblicò alcuni saggi e aneddoti autobiografici quali Senza un Soldo a Parigi e a Londra (1933) e Giorni in Birmania (pubblicato a New York, dopo il rifiuto degli editori inglesi timorosi di incappare in una querela, nel 1934) prima di partire come volontario impegnato nella guerra civile spagnola. Si iscrisse così al P.O.U.M. ("Partito Operaio di Unificazione Marxista) per combattere contro Francisco Franco, ferito alla gola da un cecchino fu costretto a ritornare in patria a seguito della dichiarazione di illegalità del POUM da parte delle autorità repubblicane. Ritornato in patria pubblicò Omaggio alla Catalogna (1938), una delle sue migliori opere, in cui iniziò a prendere le distanze dal comunismo sovietico, portando a galla le lotte intestine perpetrate dagli stalinisti spagnoli a danno di anarchici e lealisti.
Per placare i primi problemi che poi lo porteranno alla morte, sfociando nella tubercolosi, si trasferì in Marocco per poi cercare di arruolarsi nell'esercito britannico per recitare il proprio ruolo attivo nella lotta al nazismo. Scartato, per problemi di salute, riparò allora nelle milizie territoriali della Home Guard da cui si allontanò a fine '43 per andare a ricoprire il ruolo di direttore del settimanale di sinistra Tribune e poi di annunciatore della BBC. Trascorse gli ultimi anni di vita in Scozia, a Jura, dove, dopo aver scritto La Fattoria degli Animali (che andò incontro a grossi problemi nel trovare sfogo editoriale, per il suo scagliarsi aspramente contro il comunismo sovietico, alleato all'epoca con l'Inghilterra contro il nazifascismo), iniziò a lavorare su 1984. Ultimò l'opera nel 1948, ma gli sopravvisse poco più di un anno morendo di tubercolosi, nel gennaio del 1950, ad appena quarantasei anni.

GEORGE ORWELL.

Romanzo complesso, maturo e soprattutto citato, ancora oggi, nei testi di psicologia e di mentalismo, a testimoniare dunque la potenza degli argomenti toccati, più o meno consapevolmente, da Orwell in Nineteen Eighty-Four. Siamo nel futuro, rispetto all'uscita del romanzo, dove viene suggerito un passato in cui sono state sganciate una serie di atomiche che hanno stravolto il mondo come noi oggi lo conosciamo, portando le varie nazioni ad annullarsi in tre grandi potenze: l'Oceania (che comprende Stati Uniti, Australia, Africa del Sud e Inghilterra), l'Eurasia (Europa più Russia) e l'Estasia (Cina, regioni al di sotto della stessa, Giappone, Mongolia e Tibet). Le tre super potenze sono in perenne guerra tra di loro, o quanto meno questo viene fatto credere ai cittadini dell'Oceania che sentono parlare di guerra ma non la vivono mai, se non sottoforma di alcuni attentati assimilabili a quelli che si vivono al giorno d'oggi in relazione alle schegge impazzite riconducibili al terrorismo islamico.
Tutto è retto da una propaganda continua sul modello degli insegnamenti, quanto a metodi, di Goebbels (quindi con stravolgimento dei dati oggettivi, distruzione dei libri ostili e riscrittura degli stessi al fine di fare emergere una realtà favorevole al partito), ma evoluta da un sistema di telecontrollo talmente sviluppato da prevedere l'obbligo per gli uomini di partito di disporre nelle proprie abitazioni di televisori che trasmettono 24 ore su 24, che non si possono spegnere e che al contempo riprendono la vita comune dei singoli permettendo alla Psicopolizia di controllarli in ogni istante.
A capo del sistema c'è un dittatore che nessuno conosce e che si sostanzia in una serie di manifesti che tappezzano le vie della città di Londra con la scritta "IL GRANDE FRATELLO TI GUARDA." Sotto questa figura astratta sta il Parito Interno, quindi il Partito Esterno e infine il Prolet ovvero l'85% della popolazione. Il 15% quindi, ovvero l'apparato burocratico più quello dirigenziale, va sotto il nome di Socing  che è il nome dell'unico partito che regge l'intera società. Non vi è alcuno spazio per gli oppositori, eccetto per un fantomatico ribelle di nome Goldstein che vive nell'ombra, apparendo solo nei monitor in pubblica piazza (con tutti che gli tirano ortaggi e lanciano offese allo scopo di screditarne il pensiero), e che è a capo di una presunta Fratellanza che ha la natura di un'organizzazione segreta e che, più verosimilmente, funge da specchietto per allodole utilizzato dalla psicopolizia per portare allo scoperto, attraverso l'impiego di agenti provocatori, i cittadini ribelli e farli sparire nel nulla dopo tremende torture nei sotterranei della città.
Una società dove viene completamente disintegrata ogni libertà, dove la popolazione non deve esser pensante ma passiva. A tal fine il Socing impone l'utilizzo di una neolingua semplificata e impoverita nel lessico poiché, come avrà modo di dire Gianrico Carofiglio in La Manomissione delle Parole, "l'abbondanza delle parole e la molteplicità dei significati sono strumenti del pensiero che ne accrescono la potenza e la capacità critica." Il cittadino modello diviene così un soggetto che non si domanda mai la ragione delle cose che gli capitano attorno e che accetta ogni cosa che gli viene detta dal partito (anche se in aperto contrato con quanto affermato il giorno precedente), in modo acritico e immediato e soprattutto convinto. "Il partito diffida di persone troppo intelligenti, di coloro che sanno esprimersi con troppa chiarezza." Il socing non si accontenta di avere l'obbedienza, ma pretende devozione al punto da aver introdotto reati quali lo psicoreato ovvero il semplice e puro pensiero contrario alla volontà del partito. Il semplice delirare nel sonno, esprimendo frasi in contrasto con l'indirizzo del Socing equivale a dire condanna a morte o deportazione nei sotterranei dove viene operato un vero e proprio lavaggio del cervello, poiché chi si dissocia cade subito vittima di una diagnosi di pazzia ("solo le menti disciplinate possono vedere la realtà... e solo qualsiasi cosa che il partito ritiene vera è vera... tanto che 2 + 2 qualche volta fa cinque, qualche altra tre e qualche altra ancora quattro o tutte e tre i risultati insieme, è il partito a dire quale è il risultato corretto non la matematica"). Un mondo dove si incentiva e si premia lo spionaggio, sia attraverso microfoni sparsi ovunque sia attraverso assunzione di informazioni da persone informate sui fatti ivi compresi i familiari (la cui fedeltà al partito deve essere superiore a quella della famiglia).
Il linguaggio del partito è semplcie, gioca su slogan fatti da parole in apparente contrasto: "LA GUERRA è PACE", "LA LIBERTA' E' SCHIAVITU'" o "L'IGNORANZA E' FORZA".
L'apparato burocratico ruota poi attorno a quattro Ministeri uno dei quali, quello della Verità, è incaricato di riscrivere la storia, permanentemente, per adeguarla ai dettami del momento del partito. La stessa letteratura del passato è stata completamente distrutta e riscritta in neolingua e, se serve, trasformata in qualcosa che contraddice quel che era prima. Ne emerge quindi un contesto dove il passato viene di continuo violentato e trasformato in una menzogna che diviene realtà. Si può così negare l'esistenza di personaggi realmente esistiti e affermare l'esistenza di altri mai esistiti. Ed è proprio in questo ministero che lavora il protagonista della storia: il trentanovenne Winston Smith.

Dalla trasposizione cinematrografica
"NELLA STANZA 101 C'E' LA COSA PEGGIORE DEL MONDO:
VARIA DA INDIVIDUO A INDIVIDUO."

Winston incarna la figura del ribelle sognante che cerca di trovare una via per ribaltare il sistema, poiché è convinto che il mondo precedente alla guerra era diverso rispetto a quello attuale in cui si cerca di convincere i cittadini di vivere nel miglior sistema possibile, impedendo però ogni forma di reale sviluppo. E' l'amore per una donna, vietato dal regime quando non ha una mera finalità di procreazione, a spingerlo in modo definitivo al grande passo, finendo vittima di un agente provocatore che lo convincerà di essere membro di una fratellanza segreta (tanto che i membri non si conoscono tra loro) che lotta nell'ombra contro il regime (al fine di portare la conoscenza) e che invece è un alto ufficiale della psicopolizia. Condotto nei sotterreani del Ministero dell'Amore, Winstor subirà un lungo periodo di torture, fisiche e mentali, che lo porteranno a subire una vera e propria riprogrammazione mentale. Orwell, in quest'ultima parte, che è minore rispetto alla più lenta parte iniziale, colpisce allo stomaco il lettore proponendo dei momenti di alta crudeltà. "Il potere consiste nel fare a pezzi i cervelli degli uomini e nel ricomporli in nuove forme e combinazioni di nostro gradimento" spiega al protagonista l'alto ufficiale tra una frattura e un'iniezione. "Riesci a vedere che tipo di mondo stiamo creando? Un mondo di paura, di tradimenti e di torture, un mondo che diventerà più spietato  man mano che si perfezionerà. La nostra società è fondata sull'odio... Se vuoi un simbolo figurato del futuro, immagina uno stivale  che calpesta un volto umano!"
Il pessimismo di Orwell, che tratteggia quella che da tutti viene definito un pamphlet antisovietico, diviene di un nero talmente forte da non poter esser scalfito da nessuna luce illuminante. "Il partito ricerca il potere esclusivamente per i suoi propri fini. Il bene degli altri non interessa affatto, interessa solo il potere." Nessuno può ribaltare questo dato di fatto, l'incubo a occhi aperti di Orwell non ammette nessuna possibilità di riscatto: i prolet, ovvero la popolazione, non potranno mai rendersi conto della propria potenza e dunque non potranno mai ribellarsi essendo assimilabili a pecore che hanno bisogno di un pastore che li compatti.

Siamo quindi alle prese con un romanzo asfissiante, claustrofobico, che evidenzia in modo chiaro e netto gli orrori delle forme totalitarie capaci di trasformare la vita in un inferno ipocrita in cui, se contrari alle volontà del potere, si negano i dati oggettivi e gli accadimenti storici pretendendo, allo stesso tempo, di convincere i cittadini ad accettare quali realtà delle falsità accettate dal partito.
La seconda parte del romanzo è un po' lenta, ma si riscatta alla grande nel terzo e conclusivo capitolo. Orwell qua fa la storia della fantascienza, apre le menti sul tema della manipolazione perpetrata sistemanticamente e scientemente dai regimi totalitari e lancia un chiaro atto di accusa evidenziando come i sistemi totaltari portino alla regressione delle capacità umane, lavorando su un lento ma costante processo volto a castrare le potenzialità piuttosto che stimolarle a far sì che seguino le loro inclinazioni più naturali.
Da avere in biblioteca e da far leggere a scuola per far sviluppare, laddove vi sia una necessità, un culto della llibertà di pensiero e dell'onestà intellettuale quali forme necessarie per dar vita a una società stimolante e propositiva che cresca, di anno in anno, in vista dei valori che vadano oltre le mere esigenze del potere e che rispondano a giustizia e lealtà. In assenza di giustizia e lealtà non si può sperare di costruire rapporti veri né di far crescere un popolo. Non è un caso se i protagonisti del romanzo abbiano perso entusiasmo e passioni, riducendosi ad automi che lavorano e attendono notizie dal fronte, bevendo alcolici (il Gin della Vittoria) e rispettando orari e incombenze in modo freddo e distaccato.

IL GRANDE FRATELLO TI GUARDA:
E' il cartellone che campeggia sulle vie di Londra
per ammonire i cittadini dal rischio di commettere
reati ivi compresi quelli del pensiero.

"Il comandamento dei vecchi regimi dispotici era: TU NON DEVI.
"Il comandamento di quelli totalitaristi era: TU DEVI.
"Il nostro  comandamento è: TU SEI."