Autore: Valerio Evangelisti
Anno: 2003.
Genere: Western.
Editore: Mondadori.
Pagine: 370.
Prezzo: 15.00 euro.
Antracite è un tuffo nel passato. Lessi il
romanzo parecchi anni fa –
insieme a un'altra mezza dozzina di romanzi dell'autore (tre dei quali presi in occasione della riscossione di un premio ottenuto in un concorso narrativo in cui, dopo aver ottenuto la Menzione al Premio Delfino, arrivai secondo). La firma è quella del Grande Maestro del fantastico italiano di fine secolo:
Valerio Evangelisti. Non ho usato deliberatamente l'articolo indeterminativo, poiché non si sta parlando di una delle eccellenze, bensì - a mio avviso - del top assoluto nel settore. "Se c'è un autore pulp, in Italia, sono io, nel senso più letterale del termine" diceva a chi lo intervistasse.
Evangelisti è poco presente su queste pagine, trovate le recensioni di Picatrix (https://giurista81.blogspot.com/2010/08/recensione-narrativa-picatrix-la-scala.html) e Cherudek (https://giurista81.blogspot.com/2018/09/recensione-narrativa-cherudek-di.html), per il semplice motivo che l'ho letto anni fa, quando non avevo ancora aperto il blog. Per fortuna sono riuscito a ritrovare diverse recensioni d'annata, così da rivederle e proporle qua. Scrittore pazzesco, tradotto anche all'estero, celebre per l'infinita saga dell'inquisitore Eymerich e per il romanzo - da lui non amato e scritto su commissione - sulla vita di Nostradamus (Magus). E' stato soprattutto un intrattenitore colto, maestro nel mischiare il genere a tematiche di impronta sociale – non a caso era impegnato politicamente – e soprattutto nell'adottare una cifra stilistica facilmente riconoscibile e molto rara da trovare nei colleghi. Uno scrittore dunque autoriale, capace di farsi valere all'estero (era apprezzatissimo in Francia), tanto da essere divenuto un vanto per la nazione e i cultori di fantastico made in Italy. Ex funzionario presso il Ministero delle Finanze, Evangelisti è salito agli onori delle cronache molto tardivamente, a quarant'anni suonati, grazie alla vittoria nel Premio Urania che lo portò, contro ogni previsione, a vendere 15.000 copie (il doppio del secondo romanzo più venduto nella stagone da Urania). Un successo per molti (non me ne vogliano) non idoneo a consentire il vero e proprio salto di categoria, ma in grado di fare esplodere il "fenomeno Evangelisti" tanto da indurlo in meno di dieci anni a diventare un mattatore prima della serie Urania e poi delle librerie, dove campeggiava in modo massivo nella sezione fantascienza, sebbene i suoi romanzi fossero omnicomprensivi, un cocktail tra generi, dove fantastico, storico e horror erano sovente prevalenti alla componente fantascientifica.
Proprio dall'horror nacque la sua spinta alla narrativa. Raccontò, dopo l’ennesimo concorso
universitario non superato, di aver deciso di abbandonare la storiografia (suo campo di elezione) per scrivere un romanzo dell’orrore. Queste le sue parole:
"passai in rassegna tutte le figure tipiche dell’horror cinematografico
per scegliere quale inserire nella trama che avevo in mente: vampiri,
licantropi, mummie ecc. Conclusi che di tutti i personaggi dei film
horror uno solo aveva avuto scarse trasposizioni letterarie:
l’inquisitore."
Un grande, forse il più grande del fantastico italiano del novecento e della prima decade del duemila.
Oggi analizziamo un romanzo atipico nella sua produzione che, sebbene sia stato pubblicato anche nella collana Urania, non ha nulla di fantascientifico né di soprannaturale. Antracite è la punta apicale della trilogia dedicata a Pantera, un misterioso pistolero mezzosangue dedito alla stregoneria e al Palo Mayombe. Già apparso nell'antologia Metallo Urlante, il personaggio di Pantera - il cui nome è un dichiarato tributo al noto e omonimo gruppo heavy metal - è figlio dei western leoniani di cui il romanzo è evidente tributo.
Evangelisti da sfogo alla sua vena satirica e al suo interesse sociale, combinando divinamente il messaggio da veicolare. Pantera viene ingaggiato da una banda di terroristi irlandesi (Molly Maguires) con il compito di infiltrarsi tra le file delle organizzazioni legate ai capitalisti e ai partiti politici progressisti per eliminare talpe e personaggi indesiderati.
Ne deriva una storia di intrighi, tradimenti, spionaggi, lotte di classe e sparatorie, il tutto calato in una cornice ambientale malsana dove il progresso (rappresentato da ferrovie e miniere) avanza imperturbabile. Per il vecchio west e per la piccola proprietà terriera c'è sempre meno spazio, un po' come in C’era una volta il West di Sergio Leone.
Tra gli aspetti innovativi, viene
meno la costruzione tipica dell'autore orchestrata su tre distinti
piani temporali (passato, presente e futuro) connessi tra loro da un
leitmotiv. La struttura infatti è lineare e classica. Scompare del tutto
anche la componente fantastica, sebbene vi siano vaghi riferimenti al
rito del Palo Mayombe (con tanto di pentolone magico), a vantaggio di un’opera più matura e più
concentrata sulla ricostruzione del periodo storico. Prende per tale via piede
un western appartenente - non poteva essere differente con un autore come Evangelisti - a quel sottofilone che, cinematograficamente parlando, veniva ricondotto al cosiddetto tortilla western e e che aveva in Tepepa, Vamos a Matar Companeros
(esplicitamente citato dall’epilogo) e Giù la Testa i film
più rappresentativi.
Chiarissime le frecciate scoccate alla
società americana, strali che non si esauriscono al periodo di
riferimento, ma si proiettano fino alla società odierna. Impossibile non ricordare che la patria della democrazia sia nata all'insegna del sangue e della violenza, aspetti che troppo spesso qualcuno tende a dimenticare proponendosi quale dispensatore di pace e di civiltà.
Di
particolare rilievo le caratterizzazioni dei personaggi, con un
Pantera che sembra una commistione tra il personaggio interpretato da
Clint Eastwood in Per un Pugno di Dollari (fa il doppio gioco
tra due bande rivali) e il Charles Bronson di C'era una Volta il
West, anche se con un atteggiamento più guascone e con una
brillantezza intellettuale superiore rispetto alle ispirazioni
leoniane. Un unico neo potrebbe esser individuato
nell’eccessivo impiego di personaggi secondari: ce ne sono davvero
tanti, al punto che, ogni tanto, si finisce con il restare spiazzati
sebbene ognuno di essi sia tratteggiato in modo molto curato.
Lo
stile è scorrevolissimo, la lettura piacevole. Il formato tuttavia è poco commerciale. Evangelisti evita di ammiccare agli appassionati di pulp e, ancor meno, ai cultori del fantastico. Antracite è un romanzo storico d'azione. Dialoghi e
descrizioni qualitativi, con momenti indimenticabili, come le
colline di antracite che ardono nella notte.
In definitiva, un
libro adatto per chi cerchi un’opera diversa dal solito e soprattutto per coloro che apprezzano gli Spaghetti western politicizzati.
Sconsigliato a chi voglia dedicarsi a romanzi di esclusivo
intrattenimento (troverebbero l’opera lenta e noiosa) e a coloro
che lo dovessero acquistare con il solo intento di gustarsi un’opera
dalle forti componenti fantastico/orrorifiche (resterebbero delusi).
È uscito in almeno tre edizioni: la più economica (prezzo euro 3,60) è l’edizione facente parte della collana Urania (n. di uscita 1507), dove – lo ripeto – è del tutto fuori tema; poi c’è l’edizione della Mondadori - Strade Blu, che è la più onerosa (prezzo 15,00 euro); infine, l’edizione più facilmente reperibile che è distribuita, al prezzo di 8,40 euro, per la “Piccola Biblioteca Oscar Mondadori”.
Il finale omaggia il celebre film di Sergio Corbucci.
"La democrazia è uno strumento implacabile, perché è tutto fatto di eccezioni ai suoi principi."
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