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venerdì 11 luglio 2025

Recensioni Cinematografiche: JURASSIC WORLD - LA RINASCITA di Gareth Edwards.

Produzione: Patrick Crowley e Frank Marshall.
Soggetto e Sceneggiatura: David Koepp.
Regia: Gareth Edwards.
Fotografia: John Mathieson.
Colonna Sonora: Alexandre Desplat.

Interpreti Principali: Scarlet Johansson, Mahershala Ali, Jonathan Bailey, Rupert Friend, Manuel Garcia-Rulfo...
Durata: 133 min.

Commento Matteo Mancini.

Settimo capitolo della saga Jurassic Park / Jurassic World, colossale prodotto commerciale nato nel 1993, dalla penna dello scrittore Michael Crichton, sotto l'egida di Steven Spielberg, firma sui primi due capitoli e produttore esecutivo degli altri. Il settimo capitolo è all'insegna delle origini della serie. Torna alla sceneggiatura David Koepp, sceneggiatore dei primi due capitoli e regista di un certo successo (si pensi agli adattamenti da Richard Matheson, Stir of Echoes – Echi Mortali, o da Stephen King, Secret Window). Koepp apporta esperienza e garantisce di evitare scivoloni troppo marcati. Stiamo parlando di uno degli autori più autorevoli di Hollywood nell'ambito dei cosiddetti blockbuster, con alle spalle successi quali La Morte ti fa Bella (1992) di Robert Zemeckis, Carlito's Way (1993), Mission Impossible (1996) e Omicidio in Diretta (1998) di Brian De Palma, Panic Room (2002) di David Fincher, Spider-Man (2002) di Sam Raimi, Angeli e Demoni (2009) e Inferno (2016) di Ron Howard, La Guerra dei Mondi (2005) e Indiana Jones e Il Regno del Teschio di Cristallo (2008) di Steven Spielberg. Dunque uno sceneggiatore molto ambito dai migliori registi di intrattenimento di Hollywood, con una capacità di muoversi anche nelle maglie del B-Movie, come testimoniano pellicole come Arma non Convenzionale (1990) di Craig Baxley o L'Uomo Ombra (1994) di Russel Mulcahy. Dunque una perfetta alchimia tra gusto per i prodotti commerciali di serie A e la graffiante serie B di impronta pulp.

Steven Spielberg, la cui presenza occulta edulcora il prodotto dagli effetti splatter (che qua sarebbero stati indicati), gli affida il compito di rilanciare un franchise andato in declino con i vari Jurassic World – Il Regno Distrutto (2018) e Jurassic World – Il Dominio (2022), obiettivamente i più coraggiosi per scrittura dell'intera serie ma anche i meno riusciti.

Koepp riparte dalle origini senza inventare niente e senza cercare innovazioni narrative. Si punta tutto sulla semplicità. Predispone un soggetto classicissimo che prevede una missione, affidata a un manipolo di mercenari, di andata e ritorno da un'isola off limits infestata dai dinosauri (sull'esempio de Il Mondo Perduto). Curioso vedere come Koepp azzeri quanto costruito dai due precedenti capitoli. Non vi è possibilità di interazione tra uomini e dinosauri. Viene spiegato che i grandi rettili periscono alle latitudini diverse dall'equatore segnando, di fatto, una dichiarazione di fallimento da parte dei produttori dei due capitoli precedenti che avevano lavorato in direzione opposta, col tentativo (centrato) di rianimare il “giocattolone” ritornando alle origini. Ne esce fuori un copione non troppo dissimile a quello di Jurassic Park III (2001) che si muove sulle coordinate tracciate da film come Kong - Skull Island (2017) di Jordan Vogt-Roberts. Koepp caratterizza alcuni personaggi principali: la militare Zora Bennett (una sexy Scarlett Johansson in un ruolo da eroina sui modelli delle varie Sigourney Weaver, Rhona Mitra, Kate Beckinsale e Mila Jovovich), lo scienziato “socialista” Henry Loomis (affidato al simpatico Jonathan Bailey), il cinico ed egoista Martin Krebs (Rupert Friend) e un gruppetto costituito da una famigliola che si ritrova nel punto sbagliato al momento sbagliato. Fungono da completamento altri personaggi meno caratterizzati, tra i quali il caposquadra Mahershala Ali, duplice vincitore del premio oscar. Niente di pindarico. I personaggi sono stereotipati, ma funzionali al luna park orchestrato da Gareth Edwards, regista abituato a muoversi tra animatronics e robot giganti (qua, per fortuna, non c'è solo computer grafica) dopo l'esperienza maturata sul set di Godzilla (2014). Un finale in vena di perbenismo melenso e una critica ipocrita (visto i nomi dei soggetti coinvolti in produzione) al sistema capitalistico al soldo delle grandi multinazionali farmaceutiche cercano di dare un fondo e un peso specifico al background di una vicenda che, in realtà, è una grande avventura cadenzata da una tensione pressoché onnipresente e sorretta da effetti speciali quanto mai pazzeschi. Eccezionale, tra l'altro, la cura nei dettagli, dai peli che si notano tra le zampe di un titanosauro al dettaglio di un occhio di Mososauro che guarda dall'interno dell'acqua la preda che si muove oltre la superficie.

A parte un paio di momenti riservati alla caratterizzazione dei personaggi (con i dialoghi a tenere banco), Edwards punta tutto sul ritmo e sulle citazioni cinematografiche che sono davvero copiose. Tanti gli omaggi a Spielberg. Tutta la prima parte è un tributo sbandierato a Jaws, con tanto di scene e battute ricalcate (la Johansson a prua col fucile pronto a sparare sul Mosasauro, i movimenti di macchina scelti da Edwards che segue l'imbarcazione lanciata sulla scia del rettile, il mosasauro che addenta un componente dell'equipaggio e si allontana tenendolo in bocca a pelo d'acqua come lo squalo con Quint). Omaggi poi per L'Orca Assassina (il mosasauro che salta sulla barca, la tipa che scivola verso l'acqua alla maniera di Bo Derek), il primo Jurassic Park (il prologo; lo striscione iniziale che cade dall'alto; la scena con gli uccelli modificati ricalcata su quella con i Raptor nella cucina del primo capitolo; quella con i titanosauri ricalcata sulla prima apparizione dei brontosauri nel primo capitolo), Il Mondo Perduto (scena del T-Rex che “slingua” incagliato tra due rocce), Jurassic World (presenza di dinosauri modificati geneticamente), Alien (il mostro modificato geneticamente che debutta in questo capitolo ha una testa modellata sulla creatura di Giger), Skull Island (elicottero abbattuto dal mostro modificato geneticamente), Paradise Beach (un parasaurolophus mezzo decomposto su cui hanno banchettato altri dinosauri) e addirittura Gremlins (con un cucciolo di dinosauro tenuto nello zainetto da una ragazzina) e Predator (scena dell'elicottero incagliato tra gli alberi con le medagliette dei militari penzolanti). Infinita la sfilata dei dinosauri, credo mai così numerosi, con grandi ritorni (favolose le sequenze col T-REX e quelle con gli Spinasauri, qua tutte e due le razze provette nuotatrici!?) e gradite novità, tra le quali spicca il Quetzalcoatlus che nidifica in una sorta di tempio rimando al dio serpente piumato atzeco. Gestito alla perfezione anche il Mosasauro, mai così convincente nella serie e presentato come una sorta di balenottera azzurra.

Insomma, siamo alle prese con un vero e proprio lunapark che farà impazzire grandi e piccini affezionati alla serie, risollevando un franchise che era in declino. Il limite del progetto è costituito da un copione fin troppo collaudato, che niente azzarda restando costantemente in comfort zone. La sceneggiatura è essenziale. Niente di più che sufficiente. Spiccano la regia, una certa ironia nei dialoghi (brava la Johansson, che combina fisicità a un certo approccio scanzonato aiutato da un umorismo in vena di freddure british) e soprattutto degli effetti speciali da oscar (penso che sia stata messa una seria ipoteca sul prestigioso premio). La musica convince quando va a riprendere il vecchio sound di John Williams, qua arrangiato in più mood.

Che altro aggiungere? Penso si possa definire il migliore tra i Jurassic World, secondo solo a Jurassic Park e, probabilmente anche per essere uscito ventiquattro anni dopo, a Jurassic Park 3 (meno convincente, però, nel soggetto rispetto al lavork di Koepp).

Eloquente il responso del botteghino che lo ha già proiettato, dopo la prima settimana di presenza nelle sale, al primo posto per incassi stagionali nella prima settimana di permanenza nelle sale con un introito che ha già superato il budget del film. E se il buon giorno si vede dal mattino, è plausibile attendersi l'incasso più elevato della stagione cinematografica. Non male, per una serie in crisi. Posso testimoniare, a fine proiezione, gli applausi del pubblico rimasto soddisfatto dalla visione. Operazione rinadcita riuscita.

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