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giovedì 3 luglio 2025

Recenesione Narrativa: NOTTE HORROR 90 a cura di Christian Sartirana.

Curatore: Christian Sartirana.
Anno: 2025.
Genere:  Antologia AA.VV. Horror.
Editore: Acheron Books.
Pagine: 356.
Prezzo: 16.00 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.

Le bollenti notti di estate tornano a mitigarsi con i brividi di Notte Horror. Christian Sartirana, deus ex machina del progetto griffato Acheron Books, raddoppia gli sforzi e, dopo l'eccellente Notte Horror '80, estrae dal cilindro Notte Horror '90. Stesso format (racconti ambientati in Italia, negli anni di riferimento), ma più polpa. Oltre la metà degli autori della prima antologia vengono confermati. Se ne va Claudio Vastano, sostituito da un nome altrettanto importante nel circuito del weird: Francesco Corigliano (non farà meglio). Scende in pista in prima persona anche il curatore Sartirana (buona prova), confermatissimi Simone Corà, Marco Crescizz, Andrea Cavaletto e lo scrittore di casa Germano “Hell” Greco, oltre alla scoperta del progetto Stefania Toniolo, a cui si aggiungono Michela Mosca e Paolo Prevedoni. I racconti passano da dodici a quindici, per un incremento complessivo di circa cinquanta pagine, a fronte di un prezzo di vendita congelato sulle 16 euro.

Il tema sono i film horror degli anni novanta, una decade non così ricca di capolavori, se messa a confronto col florido periodo degli anni '80. Come ogni cosa, tuttavia, non mancano eccezioni, quali l'eccezionale omaggio lovecraftiano, girato da John Carpenter, Il Seme della Follia, o la folle contaminazione tra noir, pulp e grand guignol Dal Tramonto all'Alba, ma anche i piccoli gioielli The Night Flier e Punto di non Ritorno, fino alle conferma di Clive Barker con Cabal e Candyman e al grande ritorno del genio Wes Craven col film simbolo della decade: lo slasher irriverente Scream. E poi ancora... i grotteschi Dellamorte Dellamore o L'Armata delle Tenebre, per chiudere con la saga Tremors. Tutti ingredienti recepiti dagli autori del lotto e confluiti, in modo più o meno originale, nell'antologia.

Personalmente, ma il curatore non è d'accordo col sottoscritto, il risultato finale è meno convincente del primo volume. Troppi autori si dimenticano di quello che era stato il punto di forza del progetto ovvero il suo svincolarsi dalle trame originali dei film e il suo indugiare sulla situazione italiana, in una sorta di omaggio a un epoca passata, forse rimpianta e, di certo, migliore della presente. La Guerra del Golfo, i pomeriggi in sala giochi a giocare con i videogames, le console sempre più all'avanguardia, le Notti Magiche di Italia '90, l'ascesa di Silvio Berlusconi, la Guerra nei Balcani, il processo al Mostro di Firenze, la scia di sangue dei delitti dell'Uno Bianca e molto altro ancora che non viene neppure accennato. Sono davvero pochi gli autori che riescono ad allinearsi ai cliché del primo volume (dove si parlava di Chernobyl, Aids, successi sportivi, giochi tipico dell'epoca e vhs). Tra questi vi è sicuramente Simone Corà, una vera e propria garanzia in questi progetti. Il classe 1982 assimila il substrato di Tremors per delineare un revenge dal sapore kinghiano. Una Mano Lava l'Altra, questo il titolo, è geniale per il suo giocare con la tematica “mani pulite” combinando la storia della politica nazionale (vaghi accenni a Di Pietro), ai riferimenti alla musica e calare il tutto in un piccolo caso di provincia, tra bustarelle, sindaci corrotti e desideri di vendetta che animano un ragazzino che scopre di avere strani poteri (un po' alla Carrie). Body horror, riferimenti che arrivano dal King di Incubi & Deliri (1993), penso al racconto The Moving Finger, e soprattutto azione continua, per una storia all'altezza del primo Notte Horror grazie al suo ammiccare senza copiare e agli interessanti dialoghi, con omaggi a un'epoca cadenzata dalle note del leader bello e dannato dei Nirvana Kurt Cobain.


Si conferma di alto livello anche Marco Crescizz, che apprende appieno la lezione di Quentin Tarantino, delineando una storia dal gusto pulp/crime story che, d'improvviso, affonda nel delirio gore più puro con putti killer, vampiri di howardiana memoria (penso a The Horror from the Mound) e centauri. Il titolo Una Faccenda di Piedi, Pistole e Polpette evoca certi film italiani anni '70, si veda Storia di Karatè, Pugni e Fagioli (1973), ma lo fa con attinenza al testo. Personalmente gli preferisco All'Inferno, I Paradisi che era presente nel primo volume, anche se è bene evidenziare che si tratta di due racconti di registro profondamente diverso, aspetto che eleva ulteriormente la versatilità di Marco Crescizz, autore di primissimo ordine, che meriterebbe il salto di categoria.


È molto valido, sebbene meno pulp e più teen horror, Il Signore dei Muri del “padrone di casa” Christian Sartirana. Si torna di nuovo nella provincia, buttando uno sguardo nel passato dell'autore, che evoca – se non ricordo male – i luoghi delle vacanze estive, a Caltanisetta. Lo spunto, molto lato, è Candyman anche se Sartirana, a differenza di Corà e Crescizz, sposa una dimensione più “aristocratica” e delicata dell'horror, trattando la storia in punta di dita senza sensazionalismi e con maggiore attenzione alla psicologia dei personaggi. Il soggetto è abbastanza originale, con qualche eco – non dichiarato - a La Sindrome di Stendahl (1996) di Dario Argento. Ambientazione siciliana, esaltata da dialoghi scritti in stile Camilleri (una soluzione, questa, adottata da diversi autori). Ci caliamo nel mondo dei writers rappresentato da adolescenti che si contendono le aree di una Caltanisetta decadente, marcando i muri dei quartiere con graffiti di riconoscimento come se si fosse nel Bronx. Un giorno ne appare uno del tutto nuovo, firmato da un entità che intende riscrivere la sfera di influenza sulle varie zone proponendosi quale nuovo leader. Bella la parte finale dove l'incubo, seppure suffuso, irrompe nella quotidianità dei ragazzi del posto. Deliziose anche le descrizioni dei murales.


Mi è piaciuto inoltre Un Buono Affare di Stefano Palumbo, scrittore finalista al Rill, che dichiara di prendere spunto da L'Avvocato del Diavolo (finale), quando invece il riferimento piuttosto evidente è Videodrome (1983). La persuasione televisiva, la dipendenza dai soldi e le difficoltà di far fronte ai disagi familiari, nella fattispecie riconducibili a genitori vecchi e malati che assorbono il tempo libero, mina la già flebile integrità psichica della protagonista. Storia in stile Ai Confini della realtà, impreziosita da una buona ricostruzione del periodo (i cartomanti alla televisione, il rito dell'estrazione del lotto sulla Rai e le televendite continue), tra i migliori in questo. Ottimo coinvolgimento del lettore.


Questi sono i miei quattro racconti preferiti, sicuramente al livello della prima antologia. Interessante, ma meno accattivante, Lo Schifo di Andrea Cavaletto, che riscrive Punto di non Ritorno in un'ottica intimista e introspettiva assai lontana dal weird. Due vigili del fuoco e un'agente di polizia irrompono nell'appartamento di una donna con gravi disagi psichici. Assai realistica la descrizione dell'ambiente degradato, tra cumuli di rifiuti e olezzo asfissiante, per quella che diventa una caduta nei sensi di colpa e nei rimorsi che caratterizzano i “sani” di mente. Mi ha ricordato il racconto Hoarder (Accumulatore) di Kealan P. Burke, inserito nell'antologia Shivers (Cut-Up Edizioni, 2018).


Decisamente più attinente al film di riferimento Francesco Corigliano, con La Collina di Tantalo. Le atmosfere sono quelle giuste, tuttavia, la sensazione, è che il racconto avrebbe beneficiato di uno sviluppo su una distanza più lunga e che, pertanto, resti incompleto. La costruzione ricalca quella de Il Seme della Follia, ma dimenticatevi i colpi di scena e gli sviluppi imprevedibili. Tutto procede in modo piuttosto telefonato pur chiudendosi in un epilogo interessante. Alla fine è una buona prova di stile. Resta forse un po' troppo enigmatico in alcuni snodi.


Simpatico il parodiistico Max vs la Legione dei Dannati di Daniele Daccò, un survival che gioca su una storia metacinematografica ambientata in una videoteca. Più Romero che Sam Raimi (L'Armata delle Tenebre), debole l'innesco.


A mio avviso, il livello cala con gli altri racconti, comunque ben presentati, ottimamente scritti ed editati. Furto con Squarto di Giulia Reverberi sembra guardare più a L'Isola del Dottor Moreau che a La Casa Nera. Lento nello sviluppo iniziale e non troppo calato nelle atmosfere anni '90, regala qualche buon momento di tensione nella seconda parte, in cui un gruppo di ladri si imbatte nella casa di un collezionista alquanto originale.


Paolo Prevedoni offre una gradita lezione nel costruire uno scambio di battute sul ruolo della narrativa horror e sulla natura dello scrittore nell'epoca moderna, presentando un evidente omaggio a Scream. Il suo Urla in Val Padana, pur se ben ben gestito sotto un profilo tecnico, è impersonale e sfuma in un epilogo deludente. La soluzione meta-narrativa non basta a salvarlo sul piano del soggetto molto in odore Panic Room.


Si conferma su livelli apprezzabili Stefania Toniolo, che comunque gioca su un soggetto meno potente di quello di Notte Horror '80, con Death Trap – Trappola Mortale. Anche qua ci sono marcati echi a Carrie, per un soggetto non troppo dissimile a quello di Corà, sebbene gestito (a livello di sviluppo trama) in modo peggiore e meno originale. Costruita su un'ottima prima parte, la storia tende a sgonfiarsi nella fase finale scivolando in un epilogo non proprio imprevedibile che sa di rivisto. Qualche vago eco al racconto The Keeper's Companion (“Il Custode”) dello svedese John Lindqvist (lo trovate nell'antologia Shining in the Dark della Independent Legions). Curioso notare come le storie della Toniolo abbiano sempre un'impronta maschile, spesso incentrate su giochi e gadget capaci di suscitare gli interessi maschili. Nella fattispecie tutto ruota attorno a un gioco su CD-ROM da fare girare sul Pc e che trasla la finzione nella realtà.


Valido, a tratti, il distopico Dita Lunghe di Germano Hell Greco, un body horror per nulla legato al periodo di riferimento (anni '90) e decisamente sbilanciato verso una dimensione fantascientifica. Coraggioso in alcuni spaccati erotici che toccano l'incesto. Anche in questo caso, avevo preferito il racconto di Notte Horror '80.


Violazioni di proprietà privata al centro del convenzionalissimo Puntata Pilota di Michela Mosca, un vero e proprio mockumentary su carta col solito manipolo di ragazzotti che pensano di fare un video-servizio all'interno di un vecchio manicomio abbandonato. Della serie Blair Witch Project (1999) che incontra Session 9 (2001). Scritto bene e da una buona penna, tende però a dimenticarsi, una volta letto, per il suo essere privo di distintività. Definirlo inflazionato è dir poco.


Non sfruttano la portata delle opere di riferimento Comincia per Emme, Serena Morte e Camionista Notturno dei vari Stefano Cucinotta, Fabiana Barletta e Demis Zampelli, che si limitano alla superficie delle loro ispirazioni (rispettivamente Cabal, Dellamorte Dellamore e The Night Flier) guardando alla componente prettamente horror piuttosto che ai contenuti di denuncia che caratterizzano i film omaggiati.

Cucinotta delinea una storia di tortura e vendetta, stile torture porn, senza scavare nel profondo dell'inquietudine e del senso di insoddisfazione che connaturava il protagonista di Barker. C'è qualche vago riferimento alla natura del diverso nel racconto della Barletta, che si concentra sulla parte meno interessante del film di Soavi (l'inizio) pur riuscendo a divertire in svariati punti (è il migliore tra tre). Zampelli sostituisce il Cessna di King con un camion agghindato allo stesso modo del racconto e con tante scene pressoché copiate dal racconto. Il suo è comunque uno dei migliori elaborati per il ritmo ma, al tempo stesso, taglia del tutto la sostanza della storia di King banalizzando la ragione d'essere del racconto.


In conclusione, pur avendola apprezzata meno di Notte Horror '80 (che invece ho amato), Notte Horror 90 è comunque una validissima antologia che conferma l'ottimo momento dell'horror italiano ingiustamente definito underground da qualche critico con la puzza sotto il naso. Dico sempre che la qualità di un'antologia la si nota analizzando nel dettaglio i racconti meno riusciti. E bene, in questa occasione, c'è da dire che i racconti meno convincenti si assestano su livelli apprezzabili, per cui Sartirana può dirsi ben contento del risultato finale anche se dovrà tirare un po' le orecchie a chi, per pigrizia, si è adagiato sui cliché di riferimento o a chi si è dimenticato (o ha sottovaluto) il contesto socio-culturale del periodo storico scelto. Il prezzo di 16,00 euro è ghiotto.

Spero che Sartirana insista in queste operazioni con la prospettiva di scegliere il sicuro, con i “magici” anni '70 al ritmo della discomusic e del 4 a 3 tra Italia vs Germania, oppure accettare la sfida del nuovo secolo tra zombie che corrono, torture porn e nuove frontiere orientali. Non ci resta che aspettare. 

 

Il deus ex machina Christian Sartirana.

 "Abbiamo barattato la buona narrativa con i cinepanettoni e i telefilm,e  quando internet si diffonderà capillarmente la situazione non potrà che peggiorare. L'immaginazione ha bisogno di essere nutrita, signor Prevedoni, gli scrittori non hanno a disposizione gli effetti specialiche stanno spopolando al cinema. La letteratura deve evolversi in manira diversa."

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