Autore: Emiliano Federico Caruso.
Anno: 2024.
Genere: Horror.
Editore: Dagon Press.
Pagine: 190.
Prezzo: 9.00 euro.
Perla nascosta nel catalogo Dagon Press, collana Narrativa Lovecraftiana, firmata dal giornalista romano Emiliano Federico Caruso. Abbiamo conosciuto Caruso in Weird Volume I dove ci aveva favorevolmente impressionato. Giornalista e narratore molto prolifico: dichiara di scrivere venti racconti all'anno. Ha condotto reportage in buona parte dell'Europa, recandosi persino a Pripjat, nei pressi delle centrale nucleare di Chernobyl. Collaboratore de Il Fatto Quotidiano, non nasconde la sua passione per il weird delle origini. Qua si conferma con una prova di carattere internazionale sotto tutti i punti di vista che, certamente, sarebbe piaciuta a Lovecraft. Notevole la struttura del testo, una vera e propria antologia circolare composta da tre racconti e da un quarto che funge da collante all'intera vicenda. Ne viene fuori un'opera dal taglio cinematografico/fumettistico, che ricorda certe soluzioni cinematografiche degli anni '60 messe al servizio di film a episodi, grazie al fortissimo fil rouge (echi di Dylan Dog) che si presta a essere sviluppato per dare seguito a una vera e propria serie. Il volume, peraltro, è corredato da moltissime illustrazioni pertinenti al testo che, oltre ad abbellire la fisionomia di Lovecraft dandogli un taglio da personaggio dei fumetti, aiutano a tratteggiare l'estro onirico e fascinoso dell'autore.
L'ìdea base è quella di un Howard P. Lovecraft passato a miglior vita e isolato – non poteva essere altrimenti – in un limbo tra realtà e finzione. È lui il Guardiano dell'Abisso che da il titolo al libro (e al racconto che funge da collante) ed è chiamato, per sua scelta, a proteggere il mondo degli uomini dal parto della sua mente e da quella degli artisti del macabro che, con le loro opere (narrative, cinematografiche e pittoriche), partoriscono mostri che travalicano la dimensione della fantasia per apprestarsi a irrompere nella realtà tramite il piano del limbo.
Caruso sposta dunque la componente soprannaturale dal contesto cosmico/fantascientifico di Lovecraft e da quello infernale proprio di altri autori di matrice cristana a un livello prettamente umano e svincolato da religioni. I mostri sono prodotto della mente degli uomini e solo quando vengono partoriti da soggetti particolarmente sensibili acquisiscono consistenza fisica.
Così vediamo HPL intervenire, aiutato da un'assistente alquanto particolare, per porre rimedio alle conseguenze connesse alla produzione artistica. Lui stesso deve ricorrere alla penna per depotenziare le creature, attraverso la realizzazione di opere di fantasia, per poi ucciderle in prima persona sul piano del limbo. Con tale geniale e originale escamotage, Caruso passa da un racconto all'altro omaggiando non solo Lovecraft (The Case of Charles Dexter Ward), ma anche Ambrose Bierce (The Damned Thing, 1898), Stephen King (The Outsider, 2018), Bram Stoker (Dracula, 1897), Ramsey Campbell (The Inhabitant of the Lake), Clive Barker (Hellraiser, 1986, con una specie di soluzione che richiama la scatola di Lemarchand, ma anche The Book of Blood), Arthur Machen (The Inmost Light) e lo fa con un'eleganza e un gusto pittorico sorprendente che arriva a richiamare alla memoria visioni di Zdzislaw Beksinki (palazzi ciclopici) e di Arnold Boecklin (L'Isola dei Morti).
A parte qualche incongruenza nel primo elaborato (il villain mutila il corpo del protagonista andando contro al suo reale interesse, che era quello di impossessarsi di quel corpo), intitolato Scritto sulla Carne, i racconti sono ben bilanciati e sviluppati ad ampio respiro. Il male trapela fin dall'inizio ma esplode solo nella parte finale, facendolo sempre con ampio dispiego di “effetti speciali”. Caruso è un maestro di sense of wonder, riesce sempre a creare scenari mozzafiato sia che si muova in contesti fantastici (l'altro mondo), sia che si trovi in Scozia o tra i canyon dell'India. Il primo racconto, probabilmente il più complesso ed esoterico in virtù dei costanti rimandi a grimori quali il De Vermiis Misteriis, il Necronomicon e il Cultes des Goules, fonde le tematiche lovecraftiane a Dracula (non morto che riposa nei sotterranei di una villa, manovrando segugi) e a Machen (essenza vitale dell'uomo racchiusa in un involucro – il filatterio - con possibilità di conquistare l'immortalità e proseguire nello studio).
Più votato all'azione cinematografica L'Incubo senza Nome, dove si passa dall'interno di una villa a scenografie esterne in pieno contesto naturalistico. Al centro dell'intreccio vi è il tentativo di riavviare una miniera d'argento improvvisamente abbandonata. Da notare, come già fatto nel primo racconto, l'abitudine dell'autore a fornire dettagli per tutto il corso del testo, soffermandosi su elementi che poi acquisiranno rilevanza all'epilogo. Nella fattispecie, dopo una serie di ritrovamenti, l'analisi del territorio porterà alla scoperta di un predatore trasparente ricoperto da una bava corrosiva. Contesto scenografico straordinario e mozzafiato, tra Boecklin (tempio che sorge su un isola rocciosa) e The Inhabitant of the Lake di Ramsey Campbell. Sviluppo cadenzato dall'attesa, con un ambiente boschivo circostante che rende opprimente l'intera narrazione fino al regolamento di conti finali, dove subentreranno Ambrose Bierce, Alien e il King della parte finale di The Outsider. Un gioiellino a tutti gli effetti.
Ci spostiamo nei canyon indiani – anche se si ha più la sensazione di essere sull''Himalaya con vaghi rimandi a Parasite Planet di Stanley Weinbaum – con Oltre le Mura di Kanath. Caruso utilizza lo stereotipo lovecraftiano dello studioso di religioni (già al centro del primo racconto) e di folklore locale, che parte all'avventura un po' come il protagonista di The Novel of the Black Seal di Machen. Accompagnato da un soggetto, che poi si ricollegherà ai personaggi del primo racconto dell'antologia così da dare una circolarità al testo, il professore si muoverà alla caccia di una civiltà perduta (ovviamente dedita al culto di divinità cosmiche) finendo per liberare inavvertitamente, dalle profondità della terra, una creatura tentacolare vorace di carne umana. Ben costruito e ben gestito, anche se meno qualitativo dei precedenti (sia chiaro, resta un grandissimo racconto).
Il finale del volume è dedicato alla traccia pilota, così come avvenuto per l'inizio, con Lovecraft che spiega il suo ruolo e rivela come si struttura il mondo ovvero attraverso una serie di dimensioni sovrapposte (il Piano abissale o della fantasia, il Piano del Limbo dove si muove il Lovecraft dell'antologia e il Piano della Realtà) e intercomunicanti, dove gli esseri possono passare da una dimensione all'altra attraverso specifici portali (idea base anche della serie The Lost Level di Brian Keene). I mostri sarebbero parti del piano abissale, esseri da esorcizzare attraverso gli stessi racconti che li generano e da eliminare nel piano del limbo prima che passino nel piano della realtà.
Sicuramente, tra i migliori volumi del catalogo Dagon Press. Piacerà a tutti gli ortodossi di Lovecraft e della letteratura del terrore di inizio novecento. Caruso è un grande scrittore weird, forse ancora troppo sconosciuto rispetto ad altri che non gli sono certo superiori. Buono il prezzo, ottima la confezione. Per Pietro Guarriello, editore della casa editrice, diciamo: di più, nin zò”.
L'autore Emiliano F. Caruso.
“Ogni tanto, diciamo una dozzina di volte per generazione, nasce un artista dalla fantasia così forte che le sue creazioni possono lasciare il piano abissale dove nascono, attraversare questo limbo dove ci troviamo ora, e arrivare sino al piano della realtà. Hai presente tutti quei casi dove, nel mondo reale, le persone credono di vedere fate, demoni, sirene o altro? Non sono visioni, ma creature reali, che grazie alla fantasia degli artisti hanno attraversato i piani dimensionali.”
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