Autore: Carlo Lucarelli.
Anno: 2003.
Genere: Antologia (Giallo, Horror e Fantascienza).
Editore: Einaudi.
Pagine: 370.
Prezzo: 14.00 euro.
Antologia monstre del mio “scopritore” (se di scoperta si può parlare) Carlo Lucarelli pubblicata, nel 2003, all'apice della sua notorietà, dopo i successi degli anni novanta (vincitore del Premio Tedeschi nel 1993 con Indagine non Autorizzata e, nel 1996, del Premio Scerbanenco con Via delle Oche) ottenuti dalla serie Ispettore Coliandro (che sarà trasposta anni dopo nel serial televisivo diretto dai Manetti Bros) e da romanzi quali Lupo Mannaro (1994), Almost Blue (1997) e L'Isola dell'Angelo Caduto (1999), senza dimenticare i riscontri favorevoli garantiti dalla conduzione sulla Rai del programma Blu Notte – Misteri Italiani (1999-2009), vero e proprio appuntamento immancabile per gli appassionati di cronaca nera italiana tanto da fare di Carlo Lucarelli uno dei volti più noti della televisione (con tanto di imitatori). Associato al criminologo e psichiatra Massimo Picozzi, Lucarelli è stato uno dei primi scrittori/giornalisti ad analizzare in televisione le figure dei serial killer, cercando di garantire un approccio scientifico allineato agli stilemi degli indagatori americani. Un'intuizione che ha contribuito a lanciare una vera e propria moda sulla tematica, alimentata da saggi divulgativi - spesso scritti a quattro mani - come Compagni di Sangue (1998), Serial Killer. Storie di Ossessione Omicida (2003), Scena del Crimine. Storie di Delitti Efferati e di Investigazioni Scientifiche (2005) e Tracce Criminali. Storie di Omicidi Imperfetti (2006) sempre proposti con un linguaggio semplice e orientativo rivolto a una categoria eterogenea di lettori. Un vero e proprio faro illuminante per chiunque fosse a caccia di storie malate, perverse, legate alla storia criminologica italiana e non solo a essa. Lucarelli è stato ed è ancora un grandissimo comunicatore dai modi flemmatici e dalla postura studiata a tavolino. Voce ammaliante, sempre alla ricerca di metafore cinematografiche funzionali a rendere avvolgente il racconto, tra sagome cartonate e giochi di luce. Impossibile dimenticarlo.
Un nome, a inizio duemila, in rampa di lancio nel panorama crime e del giallo italiano, al punto da essere attenzionato da Dario Argento ed essere coinvolto, dopo il successo ottenuto da Alex Infascelli con la trasposizione (premiata con un Ciak d'Oro) di Almost Blue (2000), nella stesura della sceneggiatura del film Non ho Sonno (2001).
Un curriculum importante che porta Il Lato Sinistro del Cuore a caricarsi di attese che, per buona parte, verranno deluse. Lucarelli guarda al suo passato, probabilmente ai racconti degli inizi (penso anni ottanta), quando partecipava a concorsi narrativi o proponeva racconti finalizzati a pubblicizzare un prodotto alimentare o altro. L'Einaudi gli concede carta bianca e lo scrittore tributa il proprio passato (emblematico il ricordo della vittoria del mondiale del 1982 con il comico, ma modestisssimo, La Notte in cui mio Nonno Diventò un Lupo Mannaro) senza operare una vera e propria selezione dei racconti, tendendo piuttosto a pubblicare tutto. Vengono così proposti cinquantatré racconti, molti dei quali fulminei e gestiti da una a cinque pagine. Poche sono le storie davvero articolate. Sebbene la scrittura e con essa la lettura siano scorrevoli, molto materiale è contenutisticamente acerbo, riflettendo la natura di uno scrittore alle prime armi. Ci sono racconti (Amore e Spaziatura I, Il Racconto) addirittura sperimentali, privi di una trama, che rispondono a un tentativo metaletterario di giocare tra la gestione delle battute e il testo o tra questo e la sua ideazione.
Le tematiche sono molto variegate. Si spazia dal giallo classico all’horror, passando - almeno per un paio di racconti - alla sci-fi (Etienne) senza tralasciare incursioni nel genere comico-grottesco e nel noir. Insomma, ce n’è per tutti i gusti. Evidenti le tematiche ricorrenti, quali i flashback sul passato legato ai ricordi (probabilmente provenienti dai racconti del nonno) della seconda guerra mondiale (esaltazione della resistenza partigiana/comunista contrapposta all'infamia fascista, ne sono un'evidenza Comunisti e Los Fucilados), il gusto per l'erotismo spesso e volentieri di matrice esotica in cui l'uomo è un feticista destinato alla dannazione (La Domestica, Cornelius, Francisca) o alla ritorsione (Come uno Zombie), una curiosa anticipazione dell'ideologia woke (abbiamo due racconti con indagatori e poliziotti omosessuali o che comunque intrattengono rapporti con trans, tanto che uno dei racconti presta il proprio titolo a quello dell'antologia, mentre l'altro si intitola Il Giorno di San Valentino), la spiccata predisposizione per l'horror iperbolico (Julian, L'Uomo che Uccideva i Sogni e Il Silenzio dei Musei), ma anche per le sperimentazioni radiofoniche che ricordano il celebre scherzo di Orson Welles a cavallo tra le due grandi guerre (Radiopanico) e poi il tributo alla cucina emiliana (Cucina, Troppo Piccanti), l'ossessione per i paradossi temporali (Domani, Chi va Piano, Tempo), l'insistenza sulle sostituzioni di persona che determinano delle sliding doors a volte letali (Carissimo Oskar) e a volte provvidenziali (Telefono Sostitutivo) e infine la cronaca nera caratterizzata dall'azione di uomini dello Stato che hanno scelto la devianza al posto della fede nella patria, tra sette sataniche (Tenda Nera), attentati terroristici di matrice fascista (Omissis 25) e collusioni mafiose (Cornelius). Sono questi, a grandi linee, le idee attorno alle quali Lucarelli propone i suoi racconti. Non mancano ovviamente storie gialle proposte con stile beffardo ed elementi orrorifici impliciti deducibili con la corretta interpretazione del testo (Garganelli al Ragù della Linina), risoluzioni di vecchi delitti in cui viene omaggiato Edgar Allan Poe (L'Appartamento), indagini assurde votate al grottesco con crimini impossibili (in Delitto di Natale si scopre un omicidio commesso da Babbo Natale poi fuggito al seguito delle sue renne volanti; in Tiro Mancino, un ladro, dotato di due mani sinistre, riesce a convincere che il soggetto immortalato dalle telecamere non può essere lui perché le prove indicano che a commettere il colpo è stato un destrorso, salvo poi scoprire che il sospettato ha un fratello gemello dotato di due mani destre; in Moby Dick, un paziente di una clinica psichiatrica di nome Acabbi è ossessionato dalla balena bianca di Melville e uccide con una forchetta di plastica un uomo di duecento chili vestito tutto di bianco che ha visto passeggiare nel parco) o situazioni tali che portano persino all'assoluzione di un vecchio gerarca nazista tornato sul teatro dell'eccidio da lui stesso perpetrato allo scopo, un po' come Gian Maria Volonté in Un Indagine su un Cittadino al di sopra di Ogni Sospetto, di farsi condannare (Reinhardt Klotz).
Come è facile intuire, l’enorme quantità di racconti abbassa la media generale dell’opera. Tanti elaborati risultano bruttini, altri fiacchi e altri ancora prevedibili o scritti per mero esercizio. Tuttavia, vi sono dei gioielli che meritano di essere letti e che stranamente esulano dal genere tanto amato dall’autore (cioè il giallo). Vediamo nel dettaglio quali sono i racconti più riusciti.
La volta in cui fui selezionato da Lucarelli.
Acquistai questa antologia alla Libreria Libraccio di Pisa circa venti anni fa, per sette euro, in versione usata, con una macchia di senape che negli anni è ormai diventata irrintracciabile. Era il periodo in cui leggevo spesso Carlo Lucarelli, soprattutto saggi ma anche novelle, tanto che ebbi persino la fortuna di essere scelto da lui (!!) al mio debutto narrativo (arrivai al mio solito al terzo posto), scrivendo un finale di un racconto che aveva scritto a quattro mani con Matteo Bortolotti. Non amai in modo particolare l'antologia, di cui curai una breve recensione per il sito scheletri, sebbene fui colpito soprattutto da due racconti che, a distanza di venti anni, continuavano a vivere nella mia memoria (cosa non da poco).
La perla dell'antologia è indubbiamente il folle Julian, non a caso riproposto dalla Cut-Up, nel 2024, in versione fumetto, adattato da Stefano Fantelli. Si tratta di un racconto grandguignolesco iperbolico, ambientato nella Francia del 1793. Un deputato francese viene condannato alla ghigliottina, ma durante l’esecuzione la testa gli viene mozzata così velocemente da impedire agli impulsi nervosi di comunicare la morte al cervello. La testa rimane pertanto cosciente e inizia un lungo pellegrinaggio che la conduce da una fossa comune infestata dai topi al tavolo degli esperimenti del dottor Frankenstein, il tutto passando dai laboratori medici, circhi, spettacoli del grandguignol e passioni necrofile inconfessabili. Gioiello, che consente all'autore di giocare su scenografie, usi d'epoca e soprattutto dissacrare con intelligenza il genere horror.
Se Julian è il miglior racconto del lotto, quello che avrei voluto annoverare nella mia produzione è Radiopanico. Una storia semplice, cadenzata con maestria eccezionale, giocando sui dialoghi tra un Dj, rinchiuso in una stanza davanti al poster di Nek, e una serie di radioascoltatori che telefonano in redazione impressionati dalla straordinaria lucentezza della luna. Tra una serie di titoli che omaggiano il nostro satellite naturale, la situazione precipita quando un sedicente astronomo svela che il sole è andato in supernova e che, dall'altro capo del mondo, la terra è ridotta in cenere. La fine del mondo, pertanto, è arrivata. Non resta che attendere quindici minuti. Lucarelli omaggia senza nascondersi lo scrittore sci-fi Larry Niven e il racconto Incostant Moon (“La Luna Incostante), salvo sgonfiare il tutto all'epilogo, virando in modo secco verso una leggenda del mondo del cinema e il suo capolavoro radiofonico. Roba da pazzi o, meglio ancora, che fare impazzire. Il racconto, infatti, è un evidente omaggio all'esperimento sociale, non si sa all'epoca quanto voluto (l'autore scriveva i monologhi al Presidente degli Stati Uniti), condotto il 30 ottobre del 1938 via radio da Orson Welles, in occasione dello spettacolo radiofonico incentrato su The War of the Worlds (“La Guerra dei Mondi”) di Herbert G. Wells. Welles che cita Wells. Si scrivono in modo diverso, ma si pronunciano allo stesso modo. Uno scherzetto che costò all'attore e regista americano un'accusa di procurato allarme come ben ha spiegato lo stesso Carlo Lucarelli nello speciale per Dee Giallo.
Altre due perle sono gli erotici Il Gatto ed Etienne. Il primo è un racconto in cui una donna - abbandonata dal fidanzato - instaura una relazione particolare con un gatto che, ogni sera, le cammina sul balcone del terrazzo e le scivola nel letto. Zoofilia allo stato puro. L'idillio avrà tuttavia un epilogo tragico quando la protagonista si rimetterà assieme al fidanzato. Qui Lucarelli abbandona la farsa ironico e umoristica, per chiudere in modo davvero triste e di effetto. Verte invece sulla fantascienza neurologica a sfondo cyberpunk Etienne. Il soggetto ricorda passaggi alla Dreamscape (1984) o alla Total Recall (“Atto di Forza”), con soluzioni “potenzialmente” riprese dai vari eXistenZ (1999), Matrix (1999) e Nirvana (1997). Lucarelli affonda ancora nell’erotico (ingrediente sovente presente in questi racconti), allestendo un programma di sesso virtuale infettato da un virus che uccide i clienti. L’infezione consiste nell’apparizione, durante i giochi erotici, di una donna dalle forme libidinose, che uccide i partner esaudendo le loro più recondite e inconfessabili fantasie erotiche, fino a farli collassare dal piacere. I progrmmatori ricorreranno a un energumeno soprannominato King Kong ma, tra la bella e la bestia, vincerà la bella (e senza rivincita, altrimenti non sarebbe la bella).
Altro racconto di qualità è l'horror Il Silenzio dei Musei, che propone il sottotema dei personaggi che dai quadri si materializzano nella realtà, fuoriuscendo dalla cornice di riferimento. L'ambientazione si sposta all'interno di un museo dove dei ladri hanno avuto la cattiva idea di compiere un furto. Il delitto viene sventato da un insolito guardiano: il protagonista del dipinto Il Boia, che porta con sé le teste delle vittime per conservarle nella cesta che si tiene alle spalle. Discreta ghost story dalla potente atmosfera.
Queste sono, a mio modo di vedere, le cinque perle dell'antologia, nessuna delle quali ascrivibile al giallo o al noir. La cosa potrebbe sorprendere, eppure proseguendo nell'analisi constatiamo come la componente horror sia molto presente e spesso più efficace e indicata alla brevità dei racconti proposti. In La Morte è un Maestro Tedesco, ambientato in un campo di concentramento nazista, entrano in azione i licantropi. Lucarelli gestisce una tensione crescente alla distanza, cela la natura dei mostri con indizi che suggeriscono la via ai lettori smaliziati (la presenza dello zingaro, i cerchi protettivi disegnati a terra, la musica incessante dei violini) fino all'epilogo (tragico) rivelatore. Protagonista è un quartetto di musicisti reclutato tra i prigionieri del campo per ravvivare una serata di gala della Gestapo. Le ragazze invitate, che ballano e scherzano con gli ufficiali, finiranno sbranate dai lupi mannari. Pur se limitato nel soggetto (tema che è stato di seguito utilizzato anche da Rob Zombie per il trailer fake di Grind House), Lucarelli gioca col lettore, allude e garantisce un buon ritmo senza scendere nel volgare.
Divertentissimo L'Omino coi Baffi che sembra uscito dalla penna di Stephen King. Al centro della narrazione c'è uno iettatore che provoca indirettamente incidenti e disgrazie rivolgendo, a chi sta lavorando o sta per compiere una data azione, la semplice frase “eh si, si, si... Sembra facile...” Simpatico il finale, dove l'attentato studiato per eliminare lo strano personaggio che trasuda una magia dai tratti infernali finisce per ritorcersi contro chi lo ha organizzato, col nostro che canzona il malintenzionato con l'immancabile adagio “eh si, si, si... Sembra facile...”
Giocano con l'horror gli erotici La Domestica e Come uno Zombie. Il primo è un racconto ben costruito, con un protagonista di quattordici anni che fantastica sulla nuova domestica proveniente da Capo Verde, raccontando a scuola di intrattenere una relazione inconfessabile con la neo assunta. Il racconto potrebbe essere perfetto per un Harmony o per Confidenze, ma a tenere la penna eretta è Carlo Lucarelli e la storia prende sviluppi inattesi ai cuor leggeri. Così, quando i due ragazzi restano soli in casa, perché i genitori del protagonista devono recarsi al funerale di una parente, non arriva alcuna focosa notte d'amore, ma prende forma un epilogo squisitamente horror in cui trovano collocazione i vari indizi disseminati nel corso del testo (si parla di voodoo, maledizioni e riti di riduzione in schiavitù). Bella costruzione, ma forzato nel movente (perché la domestica ha scelto proprio quel ragazzo?) e con un epilogo narrativamente coerente ma debole sul piano realistico. A ogni modo è un valido racconto che, senza difetto finale, sarebbe potuto essere annoverato tra le storie più riuscite del lotto. Lavora in modo opposto Come uno Zombie che suggerisce fin da subito la componente horror salvo virare alla fine verso un'altra forma di sottomissione: il ricatto. Meno difficile da scrivere e più coerente sul piano concettuale.
L'Uomo che Uccideva i Sogni è un pezzo onirico, che mi ha un po' ricordato il recente racconto La Bambola (2024) di Pier Francesco Grasselli. Tutto ruota attorno a un protagonista che finisce per prediligere (fino a intossicarsi di sonniferi) la dimensione del sogno notturno (dove può compiere qualsiasi forma di nefandezza provandone eccitazione erotica) alla realtà. Interessante verificare come Lucarelli ribalti gli ingredienti di base di Nightmare di Wes Craven, a cui viene reso un omaggio iniziale soffermandosi su un primo piano di Freddy Krueger che passa alla tv.
Ancora horror, seppure meno articolato, con C'è un Insetto nel Muro, un racconto di genere fantastico fulmineo ultra derivativo, tipico di uno scrittore alle prime armi, che guarda a The Outsider di Lovecraft (e a un precedente racconto di Edgar Allan Poe) e un pizzico a La Metamorfosi di Kafka. Manca qualcosa per giustificare l'involuzione che porta il protagonista alla mutazione in un mega insettone (forse qualcosa di ingerito durante una festa). Non dissimile L'Ombra sul Muro, breve storia di valenza orrorifica con un ragazzino intimorito da un'ombra sul muro dalla forma della testa di un diavolo. Finale stereotipato dove il protagonista scopre di aver avuto paura di un'ombra prodotta dai soprammobili e altri oggetti della nonna, salvo non accorgersi che qualcosa di diabolico si cela davvero in quell'ombra. Pressoché identico, con l'irrazionale che trova spiegazione razionale salvo poi piegarsi al sovrannaturale, è Ottobre, in cui due ragazzini per sottrarsi dalla vendemmia finiscono per nascondersi in una cantina che si dice essere infestata dal fantasma di una ragazzina. La diceria soverchia la ragione e quanto di narrato diventa reale, quantomeno nella mente di chi interpreta. Ma dietro ogni leggenda già sapete cosa si nasconda.
Con Il Libro Lucarelli prova a riscrivere, non senza ironia graffiante, il sottogenere dei libri maledetti. Due giovani sposi, che utilizzano i libri come soprammobili, acquistano un libro sulla base delle sue dimensioni, senza neppure preoccuparsi del suo contenuto. Il volume, infatti, è perfetto per riempire lo spazio vuoto rimasto nella libreria che è stata loro donata dai parenti. Il libro, tuttavia, è un volume usato ed è stato maledetto dalla donna che lo aveva avuto in dono. Provoca infatti degli strani effetti che arrivano a indurre in catalessi la moglie del protagonista. Per poterla risvegliare, il “nostro” dovrà aprire il testo e studiarne il contenuto (è un libro di cucina), sebbene il mistero sia legato alla dedica che si legge sul frontespizio. Ai limiti della parodia, ma intelligente.
Vedete
dunque che quasi
un terzo di antologia è incentrata o gioca sul fantastico di matrice
horror,
piuttosto che sulle tematiche per le quali è conosciuto Carlo
Lucarelli che, tuttavia, non possono mancare. Immergiamoci allora
nei gialli e nei noir dove, come vedrete, il macabro
e gli spunti fantastici saranno ingredienti ricorrenti.
Sono storie tutt'altro che commerciali. In questi racconti il poliziotto è marcio, il politico colluso con la mala, il Vaticano trama nell'ombra e i carabinieri spesso sono contrapposti tra loro, tra i buoni di qui e i cattivi di là. Due sono le storie più riuscite e note tra le tante proposte. Garganelli al Ragù della Linina risente degli studi criminologici di Carlo Lucarelli, tanto che nel clima di ilarità che domina il racconto, quasi integralmente ambientato in un'osteria di un paese della provincia romagnola, va in scena un'indagine, tra sindaco, consiglieri e il nuovo comandante di stazione dei carabinieri per venire a capo del mistero culinario che lascia tutti spiazzati. Clima da commedia all'italiana, una roba da Beppone e Don Camillo, se non fosse che alla direzione c'è sempre lui: Carlo Lucarelli. E così ecco emergere strani indizi, che il lettore più attento non perderà tempo a riconnettere sulla giusta sintonia con echi a personaggi quali Fritz Haarmann, Nikolaj Dzhurmongaliev o, se vi aiuta di più, a Ed Gein e Albert Fish (che certe cose le hanno fatte davvero e nessuno, prima di scoprire gli ingredienti, mai è andato a lamentarsi, anzi...). C'è infatti un ingrediente segreto nel ragù che manda fuori di testa, qualcosa che è stato recuperato in clima di guerra, quando il cibo latitava... ma di cosa si tratterà? Tra una risata e l'altra, vuoi vedere che...? Il Comandante dei Carabinieri non riesce a resistere (peraltro come già programmato dai due protagonisti) e si sfocia in orrore modalità allusiva, tipo le tre città della Lombardia di cui nessuno sa fornire il nome della terza. Seppure tutto messo davanti al lettore, quanto accaduto resta sfumato e sta al lettore comprendere il come del ragù. Forse un po' lento nella preparazione (c'è una catena di omicidi disseminata nel tempo), in vista di un epilogo shock assai bene confezionato. È subito dietro la mia top five e guida la mia top five crime.
L'altro racconto più noto, peraltro amatissimo da una mia collega che si diletta nella scrittura, è La Tenda Nera. Qui comincia a uscire il marcio delle forze dell'ordine. Ne Il Lato Sinistro del Cuore sono prevalenti gli agenti deviati e/o corrotti. Non c'è spazio per eroi che piacerebbero tanto alla televisione di stato o alle istituzioni. Tutt'altro. Qui però c'è ancora lotta tra due fazioni. Un'indagine oscura che parte dai gatti e si gonfia, ancora una volta tra una risata e l'altra, in un caso oscuro, in odore di organizzazione segreta, forse addirittura satanica che ha il suo simbolo in una strana tenda nera. Un prete esorcista cerca di mettere sulla giusta strada il nuovo Comandante di stazione, ma muore misteriosamente (evidente omaggio al finale de L'Esorcista). Chi voleva parlare cambia versione. Il male però, più che all'esterno, sembra essere all'interno della stazione dei carabinieri, anche i colonnelli ne sono toccati. Si innesca un vero e proprio conflitto tra buoni e cattivi. Finale cupo, con epilogo beffardo per un racconto dal potenziale forse non pienamente espresso. Il regista Luciano Manuzzi lo pesca da Nero Italiano e ne trae uno sceneggiato televisivo che esce su Rai 2 nel febbraio del 1996, con Luca Barbareschi e la ex miss Italia Anna Kanakis. Niente di memorabile.
Gode di ottima costruzione Cornelius, forse il migliore per intreccio. Insieme ai due sopramenzionati e ai cinque miei top, è tra i migliori testi dell'antologia. Costruzione da giallo, anche se non in versione whodunit. Qui ci si chiede cosa succederà, tra gesuiti in collusione con servizi segreti e alti prelati con il vizio per le belle ragazze. Tutto viene studiato a tavolino e tutto si svolge secondo programma, da perfetto orologio svizzero. Bella costruzione. Il villain, un gesuita agli ordini del Vaticano specializzato in lavori sporchi, torna nell'affascinante ma non eccelso Jubileo. Qui la longa manus del vaticano deve intervenire per coprire un segreto che sconvolgerebbe la gestione del Giubileo in corso: il papa che si muove tra i fedeli è una controfigura, perché il vero papa è morto. Per la guardia svizzera che è a conoscenza del segreto non c'è scampo. Bella la parte nei sotterranei del Vaticano al servizio di una trama che avrebbe potuto prendere pieghe alla Dan Brown ma, purtroppo, non lo fa.
Molto carino Reinhardt Klotz, una sorta di Indagine su un Cittadino al di sopra di ogni Sospetto, con un gerarca nazista, scomparso nel nulla, che ritorna sul luogo dell'eccidio per farsi condannare senza tuttavia riuscirci.
Cattivo e crudo il drammatico È Notte e sembra che Faccia Ancora più Freddo, dove una retata condotta dai fascisti a caccia di ebrei celati nelle abitazioni non consente alla spia di turno di salvare la propria moglie affetta da un male incurabile. Forse la storia più triste e cattiva dell'antologia.
Attrazioni fisiche pericolose per il racconto che da il titolo alla raccolta: Il Lato Sinistro del Cuore, che ricorda molto da vicino la seconda parte del film La Sindrome di Stendahl. Un investigatore privato, celerino radiato per omicidio colposo (ancora poliziotti marci, sembra che Lucarelli abbia un rapporto conflittuale con le forze dell'ordine), viene ingaggiato da una ragazza molto attraente che non perde tempo a rivelarsi per quel che è: un transessuale. L'investigatore è chiamato a risolvere l'enigma dell'uomo che, ogni notte, appare nella camera della cliente, intento a guardarla. L'indagine si dipana tra strani incidenti stradali e tentati omicidi capitati ai precedenti fidanzati del transessuale che nel frattempo ha una tresca col protagonista. Chi è il misterioso molestatore? Il principale sospettato (un ex fidanzato) viene trovato impiccato, infine, seppur prevedibile, la soluzione si materializza e l'indagatore si troverà davanti a un dilemma: denunciare oppure... Da annoverare nella top ten.
Sono gialli di qualità, soprattutto per come viene risolto l'enigma prospettato, Il Conte ed Eleonora. Il primo è tra i gialli più riusciti, sebbene si chiuda con un finale tipico per Lucarelli ovvero il protagonista che scopre il mistero legato a una scena del delitto intricata ma, dopo aver svelato il tutto al responsabile, decide di graziarlo. Più qualitativo Eleonora (completa la mia top ten), più o meno concepito alla stessa maniera sebbene con tocco allusivo, che sfrutta la sensibilità particolarmente sviluppata di un ragazzino cieco (qualcosa del genere, seppure giostrato sull'udito piuttosto che sul tatto, si leggerà in Almost Blue) per ricostruire l'identità nascosta di un killer e monetizzare quanto scoperto ottenendo un riconoscimento economico per evitare la denuncia.
L'idea dei Carabinieri deviati torna alla carica con Omissis 25, questa volta orchestrata attorno al clima di terrore degli anni ottanta legato al gladio. Ancora una volta si assisterà a un confronto tra Carabinieri buoni e Carabinieri cattivi, vinceranno i primi ma a quale prezzo?
Poliziotti corrotti al centro del beffardo (ed efficace) Il Giorno di San Valentino in cui Lucarelli gioca con il lettore, illudendolo di raccontare una storia fantastica dalla prospettiva di un uomo defunto che ricorda il giorno in cui è morto. Il finale, in chiave metaforica, consente al racconto di distinguersi e riscrive sotto diversa ottica quanto si era dato per scontato. Di cattivissimo gusto e con gravi problemi di verosimiglianza (specie alla fine storia) Nero, dove addirittura il poliziotto è marcio tanto da essere uno psicopatico che trucida coppiette per frustrazione dopo essere andato in bianco con la collega.
Carissimo
Oskar è
un distopico che rievoca il dramma dei campi di concentramento (anche
se sembra più di essere in un carcere di massima sicurezza) con un
tocco orwelliano che fa del paradosso il suo punto di forza.
Costruito su uno spunto pressoché identico, ovvero quello di un
soggetto che si finge un altro e alla fine lo diventa (nel caso di
Oskar simulando la scrittura di un detenuto defunto), è Telefono
Sostitutivo dove
un telefono di cortesia diviene fonte di telefonate alquanto
bizzarre, tra femme
fatale,
spacciatori inviperiti e attentatori che cercano tutti una persona
diversa dal possessore del telefono, finendo però per identificarla
con lo stesso. Più riuscito di Carissimo
Oskar
per quel tocco che lo renderebbe perfetto per un episodio di Ai
Confini della Realtà.
Interessanti altri due racconti che ci fanno riflettere su quanto siano rilevanti le notizie riservate e personali che non vorremmo fare emergere, specie quando divengono alternative alla scelta di denunciare o meno un crimine di cui si è stati testimoni. Lo vediamo con Stazione Ostiense e Roma non far la Stupida Stasera, due crime story dall'epilogo pressoché identico e ingrediente di fondo costituito dall'egoismo dei protagonisti che preferiscono evitare di denunciare un omicidio di cui sono stati – a diverso modo – testimoni, pur di coprire le loro scappatelle amorose. Più riuscito, tra i due, Roma non far la Stupida Stasera, se non altro per il taglio giallo e per la rivelazione finale (abbiamo un procuratore della Repubblica che si emoziona nell'intercettare abusivamente le coppiette al Gianicolo, finendo per ascoltare un omicidio di un serial killer). Emozioni ed eiaculazioni uditive anche con Quinto Piano, Interno B, un erotico sullo stile de La Finestra sul Cortile (o se preferite Piedipiatti, con la vecchietta “arrapona”) che si chiude con l'arresto di un ricercato. Una buona gestione dei tempi, per una storia che non decolla mai e che, alla fine, è mediocre.
Divertenti
sono invece i racconti sui paradossi temporali. Domani
propone un inseguimento, tra scali e voli aerei, finalizzato ad
arrestare un incensurato sospettato di avere collusioni mafiose. Il
fuso orario vanifica il mandato d'arresto, in quanto la data di
emissione dell'atto non è allineata al calendario rendendo impossibile il
documento che sarà spendibile solo il giorno successivo... Medesimi
ingredienti ma gestiti in modo più beffardo per Chi
va Piano, dove
la frenesia dell'inseguimento da parte dei Carabinieri supera
l'effettiva velocità del bandito (non a caso chiamato “Lumegha”)
che si trova a inseguire chi gli da la caccia. Divertissment.
Tempo
giostra
su tematiche simili senza incidere.
Tra gli altri racconti meritano giusto un cenno L'Appartamento e Il Giudice. Sono storie sull'ossessione di soggetti in pensione (un poliziotto nel primo caso, un giudice nel secondo) convinti che dietro la scomparsa di una donna o la morte di una ragazzina, avvenuta decenni prima, si celi un omicidio compiuto da un dato sospettato. Nel primo caso Lucarelli piazza un omaggio evidente a Edgar Allan Poe.
Cerca e trova l'azione Francisca, ambientato a Trinidad, dove una seducente mulatta balla inosservata in un bar dove è a caccia di nuovi amanti. La giovane infatti viene ignorata da tutti, perché è la fidanzata di un malavitoso che si nasconde nella giungla. Chi la guarda, viene uccisa dall'uomo. Un giorno, in paese, arriva un maestro che pare non preoccuparsi degli avvertimenti del poliziotto del posto. Western caraibico.
Comunisti
e
Los
Fucilados rivelano
– penso di potere azzardare – la passione politica di Lucarelli,
andando a esaltare la componente eroica di chi subisce pestaggi
dall'autorità senza rivelare i nomi dei compagni. Sulla stessa
lunghezza d'onda ma disincantato e disilluso Photoricordo,
dove la passione per gli ideali di sinistra viene corrotta e dominata
dall'imperante capitalismo.
Di cattivissimo gusto il pornazzo (inutile) con epilogo splatter Un Chien Andalou che mi ha ricordato la canzoncina sconcia “Oh Susanna”, quella che dice: eravamo nella valle con le palle ciondolon...
Allucinato Blue Suede Shoes che culmina nell'omicidio del protagonista.
Il resto è più che trascurabile, con apertura e chiusura dell'antologia dedicata a due sperimentazioni stilistiche.
CONCLUSIONI
Più di una ventina di racconti da salvare, con due perle (Julian e Radiopanico), una dozzina abbondante di buoni racconti (Il Silenzio nei Musei, Il Gatto, Etienne, Garganelli al Ragù della Linina, Cornelius, La Tenda Nera, Il Lato Sinistro del Cuore, Eleonora, Reinhardt Klotz, Telefono Sostitutivo, L'Uomo che Uccideva i Sogni e Il Conte) e una mezza dozzina di racconti interessanti (L'Omino con i Baffi, Il Giorno di San Valentino, La Domestica, Domani, Omissis 25 e L'Appartamento), seguiti da altrettanti sufficienti (Francisca, È Notte e sembra che faccia più Freddo, Jubileo, Carissimo Oskar, Ottobre e Roma non far la Stupida Stasera). Dunque ventisei racconti da salvare su cinquantatré, poco meno della metà se facciamo un calcolo aritmetico. Va tuttavia considerata la generosità di Lucarelli che ha proposto anche storie di una pagina o di pochissime pagine, quasi a operare intermezzi tra un elaborato e l'altro. È chiaro che il giudizio finale ne risente, andando ad abbassare la valutazione che si sarebbe potuta dare con una rosa più concentrata di racconti. Vediamola allora da un'altra prospettiva ovvero quella di poter inserire in libreria più racconti di Lucarelli senza rischiare di vedere tagliare proprio uno dei pezzi a noi più graditi. Promuoviamo allora il volume che, non a caso, ho riletto dopo venti anni dalla prima lettura. E se non c'è due senza tre, non mi resta che darvi appuntamento per la pensione, morte permettendo.