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lunedì 30 dicembre 2024

Recensione Narrativa: SHIVERS a cura di Richard Chizmar.

Curatore: Richard Chizmar.
Titolo Originale: Shivers VIII.
Anno: 2018.
Genere: Horror.
Editore: Cut-Up (2019).
Pagine: 338.
Prezzo: 18,90 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.  

Ennesima antologia che viene analizzata su queste pagine. Come è facilmente intuibile, amo queste tipologie di volumi, sebbene non sempre – come in questo caso – ne esca impressionato. Shivers, uscita negli States col titolo Shivers VIII, è una raccolta di ventitré racconti (ventisette nella versione originale) selezionati nel 2018 da Richard Chizmar, coautore di Stephen King di una serie di romanzi facenti parte della mini-saga Gwendy, e acclamato antologista d'oltreoceano nel campo del fantastico e del terrore. L'antologia fa parte di un progetto avviato nel 2002 che è finito sotto la luce dei riflettori ai Bram Stoker Awards, avendo ottenuto due nomination per la migliore antologia dell'anno nel 2002 (Shivers) e nel 2004 (Shivers III) senza poi riuscire a ripetersi e subendo il lavoro di altri colleghi di Chizmar (Ellen Datlow, su tutti).

La Cut-Up decide di importare l'ottava edizione, quando forse sarebbe stato opportuno valutare la possibilità di realizzare un the best of della serie (sempre se fosse stato possibile acquisire i diritti dei singoli racconti, soluzione certamente più complicata e onerosa), per la sola presenza di un inedito di Stephen King. Il volume infatti si apre con Squad D, una riscoperta risalente alla fine degli anni '70 mai finita in nessuna altra antologia. La scelta è dunque puramente commerciale e non c'è – almeno sulla carta – da dare torno all'editore visto che il solo nome di King dovrebbe garantire il successo di un libro. I completisti del Maestro del Maine infatti dovranno per forza comprare questo volume per poter leggere il racconto, dal momento che lo stesso non è stato incluso neppure nella recente You Like It Darker (2024). Ecco che Shivers ripercorre il cammino della precedente antologia Shining in The Dark (http://giurista81.blogspot.com/2023/12/recensione-narrativa-shining-in-dark.html), edita l'anno prima dalle Independent Legions sempre con un racconto di King ripescato dal passato.

Dunque un bel biglietto di presentazione, col nome STEPHEN KING che campeggia in alto in copertina. A differenza però di Shining in the Dark i nomi degli altri scrittori denotano subito la sensazione di trovarsi su un livello inferiore. Certo, ci sono nomi importanti, quali Richard C. Matheson, Laird Barron, il saggista Bev Vincent (Stephen King – La Guida Definitiva al Re), Jack Ketchum, la vecchia conoscenza “Urania” David Gerrold (qua la nostra recensione di un suo vecchio romanzo http://giurista81.blogspot.com/2017/03/recensioni-narrativa-superbestia-di.html), Bentley Little (vincitore del Bram Stoker Awards nel 1990 e definito “un discepolo di King”) e molti altri scrittori non conosciutissimi in Italia ma pluripremiati negli States.

Molte aspettative comunque, purtroppo disattese nel complesso e anche nei singoli racconti. Non ci sono dei capolavori all'interno di questa raccolta, bensì un livello sufficiente, senza capacità di modificare la storia del genere. L'orrore selezionato da Chizmar è un orrore che tende ad ancorarsi al quotidiano, tanto che in diverse storie compare nelle ultime pagine apparendo persino superfluo e fuori luogo, inserito giusto per trasformare nel genere fantastico un racconto che in realtà verte sul dramma sociale e che si sarebbe potuto mantenere tranquillamente in quel contesto (Alan Peter Ryan, Adam-Troy Castro, Darrell Speegle, Bruce McAllister, Kealan P. Burke, Bentley Little e Laird Barron). Dimenticate pertanto il weird, ma anche l'extreme horror. Chizmar si assesta sul mainstream horror, ma lo fa selezionando racconti che non hanno la forza di imporsi nel lungo periodo. Certo, ci sono storie più riuscite di altre, ma se pensiamo che un racconto come Squad D, di fatto non considerato neppure dal suo autore che non l'ha mai preso in considerazione per raccoglierlo nelle sue antologie, brilla tra i migliori del lotto, si può già ben intuire come il volume, forse, non sia poi proprio così riuscito. È pur vero che il livello non scende mai sotto l'indecenza, nonostante una traduzione che non convince del tutto, ma quando si vedono certi nomi non si può che confidare in un volume capace di fare la differenza se raffrontato con raccolte di fan, dilettanti o appassionati che – vi assicuro – non sono peggiori di questa (in altre parole, a mio modesto avviso, gli sono superiori).

A tenere a livello di guardia il tutto ci sono, oltre King, Richard C. Matheson, Daniel Braum (che non ha neppure una pagina wikipedia), Darrell Speegle (anche per lui nessuna pagina wikipedia) e in parte Ray Garton. Naufragano invece "luminari" del calibro di Laird Barron, Jack Ketchum e David Gerrold con storie confuse, frettolose o comunque non lineari nella struttura o deformanti nella caraterizzazione dei personaggi. Gli altri testi sono, per lo più, racconti drammatici (alcuni anche validi) o riproposizione di soggetti triti e ritriti tra zombie, fantasmi, vampiri, baubau e soprammobili maledetti. Insomma, deludente. Vediamo ora la recensione nel dettaglio.


LA RECENSIONE DETTAGLIATA

PROSSIMAMENTE

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