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giovedì 12 dicembre 2024

Recensione Narrativa: ESECRANDA VOL 9 a cura di Circolo Culturale Esescifi

Autore: AA.VV. a cura di Circolo Culturale Esescifi.
Anno: 2024.
Genere: Horror.
Editore: Indipendente.
Pagine: 434.
Prezzo: 22.00 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini

Tappa da affrontare per chi intenda tastare il polso della narrativa del terrore in Italia e far luce su un sotterraneo svincolato dai filtri delle case editrici. Un volume fondamentale per scoprire nomi nuovi e allargare le conoscenze di un contesto, assai troppo spesso, esterofilo. Non cadete nell'errore di considerare il volume un'opera di serie B, Niente affatto. Ormai arrivato alla nona edizione, il concorso Esecranda curato dal Circolo Culturale Esescifi ha raggiunto un livello tale da poter esser considerato uno degli eventi aggregativi in grado di raccogliere il meglio degli autori horror non ancora griffati dal titolo di professionisti.

Venticinque storie, più un fumetto fulmineo, che testimoniano il livello eccelso ormai raggiunto da chi non fa della scrittura un vero e proprio lavoro (guai però chiamarli "scrittori della domenica" ne andrebbe della propria intelligenza). La qualità del lotto, specie se si considera che la selezione è legata alla partecipazione di un'unica edizione (peraltro divenuta semestrale), è a dir poco sorprendente. Di venticinque storie almeno una mezza dozzina sono ai livelli di opere di caratura internazionale (la verità è questa, non è che gli italiani siano poi così inferiori degli americani medi), altri otto sono buoni, quindi ne abbiamo altri cinque più che sufficienti, mentre gli altri sei, pur se meno riusciti, si aggirano attorno alla sufficienza.

Personalmente (un po' come quando mangio la pizza partendo dal girotondo della crosta) ho letto l'antologia al contrario, sfruttando la scelta di presentare i racconti in funzione del loro piazzamento ovvero dalla prima posizione all'ultima. Devo dire che fin da subito la qualità non ha tardato a manifestarsi. Non vi sono scrittori grezzi o improvvisati, limite solito di questa tipologia di raccolte. Persino i racconti meno riusciti (per soggetti troppo derivativi) hanno un loro perché e hanno la capacità di intrattenere.

Esecranda Vol. 9 è un'antologia curata in ogni aspetto, ben editata (rari i refusi) e offre una singola raffigurazione per ogni racconto che cerca di riassumerne i contenuti. A spiccare è lo stile generalizzato di straordinario livello. La qualità di scrittura, sul versante tecnico, è alta ed è un biglietto da visita un po' di tutti i selezionati. Pochi bassi, molta qualità per un horror che abbraccia tutti i sottogeneri lasciando fuori l'hardcore horror (di cui non si sente la mancanza) e, in buona parte, il cosmic horror. A voler trovare dei difetti, infatti, latitano un po' sia il sense of wonder (e questo è un peccato) che il grandguignol (comunque presente in svariati testi). Spazio allora all'orrore tradizionale dal retrogusto gotico con corvi, cimiteri infestati, casolari, vampiri, casi di morte apparente o interi villaggi abbandonati, amori perduti, bambole maledette, fatture preparate da streghe ma anche e in modo più particolare l'orrore sociale (zombi compresi), il distopico e the last but not least il folk horror. Costante è la qualità nonché il blasone di molti scrittori tutti, bene o male, qualificati da riconoscimenti che vanno dalle finali conquistate in selezioni quali Urania Short, Premio Kipple, Premio Hypnos, Premio Rill, con tre diplomati all'accademia di Alessandro Manzetti (la penna più celebre e osannata, dopo la scherzosa definizione di Flavio Troisi, alla Sagra del Cicatiello), alle collaborazioni col Maestro Gianfranco De Turris e il regista Luigi Cozzi e ancora scrittori della “scuderia” di Pietro Guarriello (Dagon Press). Insomma, il meglio dell'horror italiano in rampa di lancio passa da queste coordinate. Perché, dunque, non dare fiducia a questo testo che, seppur non proprio economico, garantisce diverse ore di coinvolgimento con le sue 430 pagine?

Vediamo ora i racconti, uno per uno, procedendo – un po' per gioco – con quella che è la nostra personale graduatoria. Sia chiaro, si tratta di opinioni personali e si ribadiscono i complimenti a ciascuno dei venticinque autori coinvolti poiché, come già espresso, non vi sono racconti impresentabili o scritti male.

Pronti ad allacciare le cinture e via con la classifica di questo recensore, attenzione però agli spoiler. 

LA CLASSIFICA DEL MANCHO

Posizione 25:  Ultimo Spettacolo di Salvatore Di Sante. E' il racconto ultimo classificato e a buon ragione (no che sia una ciofeca, non fraintendete). Horror moderno, un po' alla Charles L. Grant, verrebbe da definire cinematografico (come lo stesso autore pare voler suggerire proponendo come momento centrale la visione cinematografica in un cinema di fortuna in mezzo alla foresta dove poter limonare in libertà!?) che gioca con l'immaginario - tipicamente americano - dei ragazzini scomparsi. Avete presente le scene dei film in cui si vedono affissi alle cantonate i volti dei ragazzini scomparsi o le foto dei manifesti che svolazzano gonfiati dal vento? Questo è il mood della storia che gioca, altresì, con l'artificio del loop che si ripete di personaggio in personaggio. Protagonista, nel ruolo di villain, è una ragazza adolescente particolarmente avvenente giunta come nuova allieva in una scuola superiore. Fin da subito oggetto di desideri dei ragazzini, la giovane sembra nutrire una predilezione per gli sfigati. Epilogo prevedibile per una storia scritta sufficientemente bene ma troppo impersonale per colpire e restare scolpita nel tempo. L'autore ha molteplici pubblicazioni alle spalle. Di certo non è il suo miglior lavoro. 

 

Posizione 24: Marchiato dal Destino di Francesca Caizzi, nientemeno che una “docente di scrittura creativa”, curatrice e correttrice di bozze. Schema narrativo non troppo dissimile rispetto al racconto di Di Sante. Ancora una volta siamo alle prese con un horror “moderno” di ambientazione scolastica. Aumenta il grandguignol e vi sono trovate interessanti particolarmente carine. Non cambia l'artificio del loop e il taglio prettamente cinematografico alla The Ring (2002) di Koji Suzuki, per intenderci. Preludio della morte di chiunque ne entri in possesso non è tuttavia il rinvenimento di una videocassetta, bensì l'apparire di un tarocco (ovviamente “La Morte”) molto particolare in grado di provocare a chi ne entri in possesso la stessa sorte che viene allo stesso riservata. Se pertanto la carta viene stralciata il suo detentore finisce macellato, se invece viene arsa il detentore finirà bruciato e via dicendo. Cosa farà pertanto il protagonista per non finire morto? Si può davvero arginare l'ineluttabilità del destino? Basso in classifica (per il merito degli avversari), ma già sufficiente. Ventunesimo classificato.


Posizione 23: Il Ventriloquo di Silea, nome d'arte di Alessia Piemonte nel cui curriculum si legge “ha vinto premi internazionali”. Piuttosto sinistro, gioca sull'immaginario – non certo originale – della bambola realizzata attraverso l'imbalsamazione del corpo di un giovane ragazzino morto per causa violenta. Impiegata in spettacoli circensi da un mago irrispettoso, la bambola troverà il modo di animarsi, grazie all'arte magica di un collega del ventriloquo, così da poter manifestare in modo alquanto violento il proprio pensiero circa la condizione che relega l'anima all'interno di un fantoccio. L'epilogo ricorda, pur se privo di ironia, le sequenze del film La Bambola Assassina (1988). Diciassettesimo classificato.


Posizione 22: Occhio per Occhio e Malocchio di Fabio Losacco, scrittore classe 1961. Cresce la qualità dei testi, con una sorta di vendetta incrociata tra due colleghi di lavoro filtrata dalle capacità magiche di una fattucchiera centenaria. Bella la cornice fiorentina e il taglio poliziesco che si inserisce sul canovaccio horror. Manca un po' di originalità e fa un po' sorridere (mi veniva in mente Jerry Calà in Abbronzatissimi) l'idea del bambolotto punzecchiato da spilloni che trasmette dolori lancinanti alla vittima designata dal rituale. Guadagna qualche punto sul finale un po' a sorpresa. Ventiduesimo classificato.


Posizione 21: La Comunione di Valentino Dorè di Emanuele Di Filippo, autore pubblicato tra gli altri da Weird Book. Più drammatico che horror e non ascrivibile al genere fantastico (per questo penalizzato), con una prima parte lenta che cresce in vista di un finale perverso che strizza l'occhiolino, seppur in modo non volgare, alla vicenda Armin Meiwes e al racconto Survivor Type (“L'Arte di Sopravvivere”, 1989) di Stephen King o al film The Menu (2022) di Mark Mylod. Ingrediente fondamentale del testo è il mix tra malattia terminale e perversione narcisistica di uno chef tanto borioso da sognare di deliziare il proprio palato con una carne molto particolare. Ben scritto, è tra i più interessanti tra i racconti reputati – dalla graduatoria – di seconda fascia. Ventiquattresimo classificato.


Posizione 20: La Vecchia Fornace di Demis Zampelli. Altro testo di impostazione cinematografica, in buona parte kinghiano (non a caso l'autore si manifesta fan del “re”), che introduce l'archetipo del baubau stile Freddy Krueger miscelandolo alla tematica dei luoghi infestati. Il racconto, infatti, ruota sul ricordo di tre ragazzini, ormai divenuti adulti, e del loro incontro durante una scorribanda adolescenziale all'interno di un edificio abbandonato con un'entità soprannaturale che li perseguiterà per il resto della loro vita. Poche novità, ma nonostante questo apprezzato dalla giuria: quattordicesimo classificato.

 

I PIÙ CHE SUFFICIENTI


Posizione 19: La Solitudine di un'Anima Abituata alle Ferite di Marco Scaldini, forse la penna più professionale del gruppo con pubblicazioni presso Rizzoli e molteplici altri editori. Classe 1960, presenta qua un testo ottimamente scritto, alquanto onirico e visionario incentrato sulla figura del ghost writer. Ottima la caratterizzazione del personaggio (una ragazza che ha visto naufragare il sogno di diventare una scrittrice) per un testo che, rispetto agli altri fin qui trovati, segna un evidente stacco di qualità. Purtroppo – sarà un problema di questo recensore – il racconto, dopo una prima parte in cui ironizza sui committenti tipici di un ghost writer, penetra in una realtà alternativa (tema delle dimensioni parallele stile I Langolieri) in cui tutti gli incubi della protagonista si materializzano, tipo un T-REX che scorazza nel parcheggio di un outlet (super citazione alla scena del bagno di Jurassic Park) o zombi puzzolenti che circondano la classica auto che non entra in moto. Poco quadrato, a tratti parodistico, ma apprezzato "generosamente" dalla giuria che lo colloca in ottava posizione.


Posizione 18: La Città che non c'è Più di Flavio Deri, firma tra le più conosciute tra gli estimatori del Solitario di Providence. Il buon Flavio, qua, gioca sull'esercizio di stile, presentando quello che in ambito cinematografico verrebbe definito un mockumentary ovvero un falso documentario. Racconto furbo, che miscela geografia Toscana (escursione sulla via Francigena, dalle parti di Volterra, durante i lockdown), tradizione storica e un epilogo horror che rimanda alle civiltà perdute e ai loro misteri. Costruzione crescente, con pochi vertici di tensione e un limite: come fa il protagonista a fare una diretta internet se, a un certo punto, il cellulare non ha più campo? Sedicesimo classificato.


Posizione 17: Layla di Alberto Arecchi. Bel racconto per trequarti, con grande atmosfera e gusto per il soprannaturale di matrice occulta. Sedute spiritiche e grimori sono gli ingredienti su cui si fonda il testo che viene chiuso da un finale tirato via e poco articolato. Frettoloso, poteva esser sviluppato meglio. Quindicesimo classificato.


Posizione 16: Leggere attentamente le avvertenze dell'amico Carmine Cantile, altra firma pubblicata sulle pregiate antologie Weird Book. Torna la tematica della bambola maledetta, sebbene con un piglio più originale (tuttavia il bambolotto è meno caratterizzato del testo di Silea) e intrecciato all'affascinante tema dei negozietti di antiquariato in cui è possibile acquistare di tutto. Verve sarcastica, anche se abbastanza truculenta, ironizzando sulla tematica dei giocattoli di importazione esotica che riservano rischi mortali per i ragazzini. Carino. Undicesimo classificato.


Posizione 15: Postscriptum di Marco Bertoli, altra firma esperta che conta pubblicazioni in oltre 260 antologie (non a caso è un geologo in pensione). Sottovalutato dai giurati, che lo hanno relegato in ventitreesima posizione, è un racconto che riesce a far fruttare un soggetto altrimenti banale grazie a uno stile narrativo molto ricercato e aulico nonché a un colpo di scena finale che ne raibilita il giudizio. Ambientato nel 1799, propone una storia di vendette zombie a tinte gialle con qualche rimando anche al tema della sepoltura prematura. Molto divertente. 

 

I RACCONTI BUONI

Posizione 14: Il Villaggio e la Soglia di Enrico Ravasio, già vincitore del Premio Esecranda. A tratti eccellente, è un distopico di ambientazione futuristica miscelato a un horror che velatamente sembra occhieggiare – per contenuti (non per stile) – a Lovecraft. Buona la costruzione iniziale, con rimandi persino a The White People di Arthur Machen (i balli di due donne nel bosco con una creatura “altra” che copula con loro), rimane tuttavia troppo ermetico pur suggerendo un contenuto di critica sociale legata a un governo fintamente liberale. Richiede un impegno maggiore da parte del lettore che, sicuramente, finirà col rivalutarlo in seconda e terza rilettura. Decimo classificato.


Posizione 13: Penelopè far Lieta di Carlo Salvoni. Altro testo criptico di tenore metaforico. Ha il pregio di essere originale e di tentare di lanciare messaggi di critica sociale. Sceglie tuttavia la via del racconto ermetico dai toni un po' psichedelici. Come per il testo di Ravasio, è un distopico ambientato in un futuro in cui dalla terra, anziché crescere la vegetazione, spuntano ossa. Qualche caduta di stile in qua e in là (il cannibalismo) compensata da immagini potenti (la scrofa che allatta le nuove generazioni fameliche) e da un epilogo romantico. Qualitativo. Tredicesimo classificato.


Posizione 12: Il Pa di Roberto Risso. È il racconto vincitore del concorso e porta la firma di uno degli scrittori di punta dell'accademia di Manzetti, non a caso pubblicato in Horror Academy vol.2. Ottimamente scritto e soprattutto buono per il background legato alla cultura americana, realtà conosciuta dall'autore stesso che insegna italiano presso la Clemson University nella Carolina del Sud. Il racconto infatti ironizza sul rapporto “malato” che gli studenti americani hanno col macabro e la morte violenta dovuta al compimento di brutali omicidi o di rituali satanici. Una fascinazione che li porta a parlare della questione come di una partita o di un film da suggerire agli amici fino a bramare di entrare in possesso di gadget da custodire in collezioni private o su cui scherzare. Ottimo spunto, dunque, che Risso riesce a trasmettere al lettore, nonostante il “veicolo” del fantastico che utilizza – a livello di soggetto – sia modesto. Uno dei tanti figli del diavolo adesca vittime per i pasti di Satana e della relativa progenie. Lo stile è quello di pellicole quali Non Aprite quella Porta con la particolarità di sostituire i serial killer degenerati con dei veri e propri demoni deformi. C'è del buono, ma anche una parte centrale appesantita e lenta. Inizio, un po' gratuito, versione torture porn pur senza esagerare nelle nefandezze. Nell'antologia, c'è di meglio sebbene sia stato scritto dannatamente bene.


Posizione 11: Piripicchio Dice di Giuliano Cannoletta. Stile e abilità nel tratteggiare i personaggi prevalgono su un soggetto che non brilla per originalità né offre “fascinazione fantastica”. La costruzione è crescente, strutturata attorno agli orrori familiari sepolti nel passato di un trittico di fratelli. La morte del padre è l'elemento scatenate necessario a far deflagrare il male per il tramite di un gioco da tavolo diabolico che li costringe, uno a uno e per gradi, a rivelare i loro segreti. Sapiente gestione dei tempi narrativi, sebbene l'autore si faccia prendere più dalle cesellature grandguignol che dal mystery legato al gioco. Secondo classificato.


Posizione 10: Guardami negli Occhi di Massimo Costante, altro discepolo di Alessandro Manzetti (pubblicazione anche per lui in Horror Academy Vol. 2). Grande atmosfera gotica, ambientazione cimiteriale e tocco delicato in odore di romanticismo. Niente di particolarmente originale, ma trattazione da veterano del genere. Cosa c'è dopo la morte? Esiste davvero un paradiso oppure si è condannati a vagare sulla terra senza esser visti dagli altri? L'anima di una giovane ragazza morta da secoli vaga nel cimitero in cui è sepolta finché non decide di palesarsi a colei che le ricorda il perduto amore. Delicato. Sottovalutato dai giurati. Diciottesimo classificato.


Posizione 9: Benvenuto a Bordo di Matteo Russolillo. Racconto quadrato degno di essere utilizzato quale modello di riferimento in un corso di scrittura creativa. Gestito alla perfezione, sia nei tempi narrativi sia nella delineazione dei personaggi. È forse il racconto che più di tutti, dall'inizio alla fine, incolla il lettore portandolo a sfogliare le pagine senza accorgersi di leggere per le sue atmosfere e alcuni momenti che ricordano le feste ectoplasmatiche di Shining. Estremamente fascinoso, propone una ghost story che paga un finale loop poco giustificato e soprattutto un soggetto impersonale di puro ed esclusivo intrattenimento in odore di dejà vù. Lo stile, tuttavia, è da narratore navigato. Nome da tenere d'occhio. Dodicesimo classificaoto.


Posizione 8: Le Notti di Case Bosazza di Andy dei Fiori. Altro testo finito in basso in classifica che, tuttavia, riesce a intrattenere come spetta a un racconto di evasione di matrice fantastica. Pura evasione anche qua, dunque, utilizzando i topoi letterari del genere come la figura del detective dell'occulto e del villaggio dannato per effetto di un anatema lanciato da una strega condannata a essere murata viva per i suoi rituali. Molto bello e d'atmosfera, in particolare l'apparizione della strega. Peccato per la parte poliziesca e il tentativo di depistaggio del tutto inverosimile messo in atto da due ragazzini che mi ha ricordato – per l'errore commesso - Opera di Dario Argento (non è possibile non rendersi conto se un uomo sia o meno precipitato dall'alto). Diciannovesimo classificato.


Posizione 7: Mimi dei Corvi di Paolo Bertoglio, terzo e ultimo “legionario” di Manzetti. È il racconto che più di tutti ho alzato di classifica, facendogli guadagnare tredici posizioni. Ventesimo per i giurati, nonostante una trama abbastanza originale e un'ambientazione degna di un folk horror che guarda velatamente a The Terror di Arthur Machen e a The Raven di Edgar Allan Poe. Horror di struttura gialla, orchestrato sulle indagini di una ragazza che non ha accettato l'improvvisa scomparsa del padre dicendosi convinta che sia stato ucciso da uno degli indisciplinati allevatori di mucche che vengono a invadere la vallata ogni estate. Come per Opera di Dario Argento, avranno un ruolo determinante nella vicenda i corvi. Finale dal retrogusto stregonesco che consente alla storia di passare dal giallo/drammatico (con animali killer) al fantastico puro. Uno dei miei preferiti.

 

I RACCONTI NOTEVOLI


Posizione 6: Perle di Davide Emanuele, il “campione” uscente del Premio. Ghost story pulp con action e grandguignol come piacerebbe ai produttori hollywoodiani. Ambientazione alla Shutter Island, in un ospizio costruito su un'isola in piena notte battuta dalla pioggia con una giovane infermiera e un novantenne ex galeotto che se ne va in giro con un mitragliatore celato nella custodia del violino. Partenza lenta, parte centrale horror ed epilogo pulp con tanto di sarcasmo e splatter. Tamarro, ma divertente. Nono classificato.


Posizione 5: Il Girotondo Disperato dei Mostri di David Fragale. Assoluto trip psichedelico, con momenti onirici potenti ma non sempre facili da seguire per effetto di una struttura volutamente frammentaria dovuta al tema dei cosiddetti sogni lucidi. Fragale si diverte a citare i numi tutelari del weird italico (Andrea Vaccaro, Lucio Besana, Corigliano e Musolino) a cui storpia i nomi, facendo comunque modo che siano facilmente riconoscibili e, al tempo stesso, omaggia Lovecraft e Danilo Arona (citato indirettamente Malapunta) plasmando un delirio che sembra uscito dall'antologia Saggezza Stellare, tra mostri alla StairshipTroopers, sogni lucidi e un epilogo ambientato nientemeno che a Stonehenge. Particolare e visionario, con punte di intelligente parodia. Quinto classificato.


Posizione 4: Biotechnic Meat & Fish di Matteo Mancini. Difficile commentare un proprio racconto (l'ha scritto questo recensore), diciamo che si tratta di un dichiarato omaggio al body horror che, al tempo stesso, si propone di operare una critica sociale legata alla potenza massmediatica e alla capacità della pubblicità di orientare le scelte dei consumatori facendo degli stessi degli zombi incapaci di autodeterminarsi. Finale cattivissimo in stile George A. Romero (omaggi anche a John Carpenter, Lovecraft, King e David Cronenberg). Come per Fragale non mancano sarcastiche frecciatine ai numi tutelari questa volta dell'hardcore horror italico. Sesto classificato.


Posizione 3: Non Vogliono Rimanere Morti di Cristiano Fighera (firma Hypnos Edizioni) è una vera e propria perla che omaggia L'Estate dei Morti Viventi di John A. Lindqvist. Racconto claustrofobico e dai tratti metaforici, coinvolge dalla prima all'ultima pagina. Un uomo vaga in un mercato molto particolare che si svolge su area pubblica. I commercianti sono afflitti dai ricordi personificati delle persone più care e non sanno come continuare a vivere funestati da un fardello per loro troppo soffocante. Per questo motivo c'è chi cerca di vendere brandelli di arto, chi il proprio figlio defunto ritornato dall'oltretomba e chi la propria moglie. Bella variante sul tema degli zombi. Notevole. Finale triste e calibrato. Complimenti. Settimo classificato.


Posizione 2: La Morte Innamorata di Emanuele Arciprete. Racconto strutturato su due parti. Pesante la prima, che gioca su un taglio decadentista con tanto di rimandi a Percy Shelley e Lord Byron che, improvvisamente, vira in una direzione assai più pimpante legata al Settimo Sigillo di Bergman con un dialogo continuo tra un poeta a caccia dell'ispirazione che lo possa far emergere dall'anonimato e la morte stessa imprigionata in un corpo per effetto di un rituale magico. Notevoli i dialoghi. Puro gioiello che cresce alla distanza. Quarto classificato.


Posizione 1: Nell'Erebo dell'”Ufo” Orfeo Patranel (due e insignificanti righe in biografia) che realizza un vero e proprio capolavoro che gioca sul tema del “sogno lucido” (come Fragale) per penetrare da vivo nel regno dei morti. Eccezionale e potente dal punto di vista visivo. Tanta roba il finale claustrofobico. Terzo classificato.


CONCLUSIONE

Potete dunque intuire quanto Esecranda vol. 9 sia un libro che ogni appassionato del genere dovrebbe recuperare, se non altro per finanziare e stimolare i curatori a proseguire in un cammino che, ne sono certo, segnerà ulteriori miglioramenti qualitativi. Testo notevole, perfetto anche agli editori per scoprire nomi nuovi su cui scommettere e potente vetrina per chi scrive sebbene, purtroppo, i lettori siano sempre pochi e i colleghi cerchino sempre di coltivare il proprio orticello denigrando il lavoro degli altri così da fare Esecranda Vol. 9 un'opera quasi inosservata dai recensori appassionati del genere. Da scoprire. Complimenti a tutti, a partire dai curatori.

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