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venerdì 22 marzo 2024

Recensione Narrativa: MAGNIVERNE di Maurizio Cometto.

Autore: Maurizio Cometto.
Anno: 2018.
Genere: Fantastico - Orrore.
Editore: Edizioni Il Foglio.
Pagine: 310.
Prezzo: 16,00 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini

A distanza di tredici anni dalla nostra ultima lettura, Maurizio Cometto torna ospite di queste pagine e lo fa ripartendo da dove lo avevamo lasciato. Magniverne, antologia di cinque racconti e una novella aventi in comune l'ambientazione, prosegue il percorso qualitativo dell'autore nell'ambito di un fantastico interessato da marcate venature horror.

Cometto sposta lo scenario della narrazione dalla Torino di Cambio di Stagione (qua la nostra recensione https://giurista81.blogspot.com/2011/10/recensione-narrativa-cambio-di-stagione.html) all'immaginifica Magniverne, una località agreste nella campagna torinese. Alla maniera di Philip Fracassi e della sua Sabbath (si veda la novella Commodore pubblicata da Independent Legions, qua la nostra recensione: http://giurista81.blogspot.com/2024/01/recensione-narrativa-commodore-di.html), si tracciano i contorni di un paese di “frontiera”, sospeso tra il mondo quotidiano e una dimensione ulteriore che travalica il mistero della morte. I protagonisti delle avventure sono sempre ragazzini oppure adulti che regrediscono, stimolati dal ritorno a Magniverne, ai tempi di un'infanzia traumatica.

Impossibile non pensare a novelle quali Stand by Me e It di Stephen King, passando dai romanzi e dai racconti incentrati sull'adolescenza di Charles L. Grant (tra tutti si ricorda La Carezza della Paura di cui qua trovate la recensione http://giurista81.blogspot.com/2024/01/recensione-narrativa-la-carezza-della.html) fino al recentissimo The Black Lord di Colin Hinckley (qua la recensione http://giurista81.blogspot.com/2024/02/recensione-narrativa-black-lord-di.html). Magniverne si inserisce perfettamente in questo alveo del fantastico, sebbene il suo autore dica di essersi ispirato a Ray Bradbury e Julio Cortàzar. A tenere banco sono gli amori giovanili non corrisposti, le prove di coraggio, le leggende popolari sui luoghi maledetti (casolari abbandonati divenuti dimora di fantasmi, sentieri maledetti lungo i quali si sono impiccati alcuni ragazzi e boschi infestati dallo spettro di un boscaiolo impazzito), gli atti di bullismo (al centro di Un Ragazzo Solitario), l'incomunicabilità familiare (L'Uomo Invisibile), l'impossibilità di avere un futuro degno di tal nome per coloro che non si decidano di lasciare Magniverne (idea molto kinghiana) e, non da ultimo, i rimpianti per ciò che sarebbe potuto essere e invece non è stato. A tutto questo Cometto aggiunge la componente fantastica rappresentata da una Magniverne sommersa, vuoi sottoterranea vuoi subacquea sotto la superficie del fiume Labironte (nella Sabbath di Fracassi abbiamo il lago), che funge da vero e proprio riflesso negativo di quella emersa. Una dimensione in cui sopravvivono, sotto forma di sirene e tritoni (racconto Magniverne Sommersa), le anime dei cittadini trapassati (che una volta all'anno, nel giorno di pasqua quando la vita vince sulla morte, “rapiscono” i viventi per condurli nel mondo subacqueo) o dove si muovono i corrispettivi malefici (sotto forma di ombre, topi e talpe) dei cittadini che tramano di emergere in superficie per prendere il posto dei vivi (aspetto che riesce in Via da Magniverne e L'Uomo Invisibile, ma fallisce nel fiabesco Il Costruttore di Biciclette).

Il fantastico irrompe nel quotidiano e ha una duplice valenza: da una parte quella di affascinare i lettori con un innegabile sense of wonder (marcatissimo ne Il Costruttore di Biciclette e in Magniverne Sommersa), dall'altra di veicolare un sottotesto più profondo che dal fantastico torna a guardare alla quotidianità.

Cometto sembra scrutare con una certa nostalgia nel suo passato (giochi in cortile, omaggi allo sport, passeggiate in bicicletta, aneddoti scolastici), quasi come se le storie (un po' come avviene per il protagonista dell'eccezionale Ritorno a Magniverne) avessero una qualche natura psicanalitica in cui l'elemento fantastico rimanda a un qualcosa di pratico. Il rapporto con Magniverne è un rapporto di odio-amore; il paese è solo in apparenza un luogo ameno, tanto che assume, a poco a poco, i tratti di un purgatorio che assorbe i suoi cittadini e li perseguita per tutta la vita minacciando di sostituirli col loro "negativo".

Lo stile di Cometto è essenziale, privo di fronzoli o di velleità artistiche. Non si bada, in altri termini, a impressionare i lettori con terminologie ricercate o espressioni poetiche, piuttosto si utilizza un lessico semplificato che, a poco a poco, costruisce trame che prendono il tempo loro necessario per calare i lettori dalla quotidianità al fantastico.

Il livello dell'antologia è eccellente. Vi sono un paio di gioielli, senza che si percepisca un crollo di livello negli altri racconti. Vediamoli nel dettaglio.


RECENSIONE NEL DETTAGLIO

Il Costruttore di Biciclette è una fiaba nera, già pubblicata nel 2006 quale romanzo a sé stante dal Foglio Letterario di Piombino - addirittura introdotto da Valerio Evangelisti (purtroppo qua non viene riproposta la prefazione). Qui si delinea la caratteristica di Magniverne quale paese di “frontiera” sospeso tra due mondi. Da una parte abbiamo la realtà quotidiana e dall'altra la seconda faccia di una medesima medaglia. Non a caso si parla di “Magniverne” e di “Anti-Magniverne”. Nell'episodio in questione le due dimensioni si sovrappongono, grazie a un congegno a carrucola rappresentato da una speciale bicicletta la cui pedalata provoca l'innalzamento e l'apertura dell'altro mondo. A fungere da motore e sprono necessario ad azionare il meccanismo fantastico è l'amore non corrisposto che porta un ragazzino a scaricare la propria “frustrazione” sulla bicicletta. Il giovane corre in su e in giù lungo le strade di un paese che si trasfigura e muta persino forma in un allucinatorio viaggio nel fantastico. A differenza degli altri racconti, nel Costruttore di Biciclette la “realtà” si deforma, deflagra destrutturandosi. Sogno e realtà si confondono portando la narrazione ben oltre gli steccati del realismo magico. Cometto cerca e trova il sense of wonder, rappresentato da una nebbia di pece che sommerge il paese facendo calare sulla stesso un buio impenetrabile. L'intervento di un prete e di alcuni cittadini di Magniverne porta alla luce il mistero che determina gli strani accadimenti, rappresentati anche da un'infestante invasione di topi e talpe che incarnano l'animo oscuro degli stessi abitanti della cittadina. Il processo inverso, agendo in modo contrario sulla bicicletta connessa allo strano fenomeno, ripristinerà il tutto, favorendo l'intervento risolutore di gatti e civette. Una storia dunque che, per certi versi, fa il paio con Predatori dall'Abisso di Ivo Torello, sostituendo il cosmic horror con un orrore che si cela dietro il velo della banalità quotidiana. È un Cometto non ancora maturo, tuttavia (e si noti che, già allora, Evangelisti non perse tempo a definirlo il suo autore di fantastico preferito). Non tutti i passaggi sono chiari, molto viene lasciato all'immaginazione dei lettori e vi sono diversi sviluppi narrativi in cui si suggeriscono viaggi astrali non ben giustificati (a nostro modo di vedere). Alla fine la potremmo definire un'avventura di formazione con elementi horror e fantastici che non scadono nell'effettaccio.


L'Uomo Invisibile è un esempio di realismo magico. Il fantastico è soffuso (suggerito ma non palesato), penetra, in chiave metaforica, nelle famiglie per sottolineare quell'incomunicabilità che spesso è preludio allo scioglimento dei legami. Qui, un Cometto che appare molto più maturo (sebbene il racconto originale sia datato 1997), cela dietro l'apparente quotidianità un mistero fantastico. Parabola della solitudine e della depressione, viste quali protagoniste della mutazione degli uomini, sostituiti dall'ombra di loro stessi. “Quando quelli dell'altra parte vengono a Magniverne, tutto cambia, perché portano con sé la maledizione che c'è di là... La maledizione degli uomini perduti... Quelli che sentono la solitudine. Quelli che vorrebbero andarsene per sempre.”


Magniverne Sommersa è l'autentico gioiello dell'antologia. Un piccolo capolavoro in cui il sense of wonder tocca vette eccelse. Questa volta in chiave acquatica, torna il leit motiv dell'antologia caratterizzato dal rapporto tra “Magniverne” e “Anti-Magniverne” con le due dimensioni che si toccano e si sovrappongono. Al posto delle ombre, in azione abbiamo i defunti di Magniverne che si mostrano nelle forme di sirene e tritoni che puzzano di pesce marcio. La storia procede attraverso tre racconti di episodi lontani nel tempo che una nonna, al momento di andare a letto, rivela al nipote nei periodi festivi dell'anno. Molto mystery, tanta attesa che non viene delusa culminando in una parte finale memorabile e complessa. Amori lontani, rimpianti e sensi di colpa fanno da sfondo a una vicenda magica, in cui, una volta all'anno – il giorno di Oasqua ovvero “festa in cui la morte è sconfitta e la vita incontra ciò che sta oltre” - i morti rapiscono i vivi per condurli nella Magniverne sommersa in un processo inverso rispetto alla cristiana ascensione verso il regno dei cieli (qua si fluttua sopra la cittadina completamente immersa dalle aque e l'ascesa verso la superficie riconduce al mondo terrestre).


Via da Magniverne è un inquietante ghost story che ruota attorno al tema delle prove di coraggio adolescenziali. Semplice, ma efficace e, al tempo stesso, coinvolgente. Grandissimo pathos, che rimanda alla memoria a quelle storie ispirate a L'Invasione degli Ultracorpi in cui un qualcosa di straordinario (che sia un alieno, un'ombra o un demone) prende possesso dell'involucro esterno attraverso i quali gli uomini si manifestano nella società e muta carattere e comportamento.


Sono invece legati al passato Un Ragazzo Solitario e Ritorno a Magniverne. Protagonisti sono adulti fuggiti da ragazzini da Magniverne che hanno rimosso un evento traumatico del loro passato. In entrambi i casi, tale evento emergerà a poco a poco, complice il ritorno al paese, sconvolgendo irrimediabilmente le menti dei due protagonisti. Le storie sono due eccezionali esempi di realismo magico, specie la seconda che allude, con una qualità invidiabile e l'artificio delle sedute psicanalitiche regressive, alle storie sul boogeyman o sul mostro in stile teen horror americani (penso ai film soprattutto di Wes Craven) senza cadere nel banale e sfumando il tutto così da far coesistere, quali possibili ricostruzioni alternative, ghost story e thrilling.


CONCLUSIONE

Antologia eccezionale, poco da dire, che rispolvera gli inizi invidiabili del Foglio Letterario di Piombino, una casa editrice che nella prima decade di secolo era sicuramente tra le migliori nel campo della narrativa fantastica e horror proponendo una serie di scrittori in erba che hanno poi fatto successo (Luca Barbieri, Lorenza Ghinelli, Maurizio Cometto, Luigi Boccia, Nicola Lombardi e altri ancora). Magniverne è l'ennesima dimostrazione di talento di uno scrittore che, in Italia, dovrebbe essere sulle bocche di tutti gli appassionati di fantastico con venature horror e che invece fatica a imporsi pur avendo, negli ultimi anni, trovato una sua dimensione (anche come responsabile di collana) al servizio di Delos Digital. Chapeau e sinceri complimenti.

 
 La copertina originale de
"Il Costruttore di Biciclette."

Di storie ce n'erano tante, tutte diverse e insieme poco uguali. Varianti di un'unica storia che era sempre la stessa. Quella di creature nascoste in fondo al Labironte, o di fantasmi imprigionati nel vecchio mulino, o di esseri deformi che vivevano in qualche casolare. Creature e fantasmi che erano i morti di Magniverne, o la loro parte nascosta, quella inconfessabile.”

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