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sabato 16 marzo 2024

Recensione Narrativa: PREDATORI DALL'ABISSO di Ivo Torello.

Autore: Ivo Torello.
Anno: 2012-22.
Genere: Weird - Orrore cosmico.
Editore: Edizioni Hypnos.
Pagine: 480.
Prezzo: 16,90 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini

Il miglior romanzo weird da moltissimi anni a questa parte” assicurava Pietro Guarriello, studioso e appassionato della narrativa lovecraftiana in Italia nonché referente della casa editrice indipendente Dagon Press. Predatori dall'Abisso, romanzo di esordio di Ivo Torello, è, in effetti, un solidissimo esempio del weird delle origini. In occasione del primo decennale della prima uscita, sempre per Hypnos nel 2012, Ivo Torello ha dato alle stampe una vera e propria extended version del romanzo. Quattrocentottanta pagine circa, nel formato 17x13 della collana Impronte, che segnano un ritorno alle origini, dopo gli “sperimentalismi” de La Casa delle Conchiglie (2018) e la serie degli strani casi di Ulysse Bonamy. Qua trovate le mie recensioni: https://giurista81.blogspot.com/2018/06/recensioni-narrativa-la-casa-delle.html / https://giurista81.blogspot.com/2020/05/recensione-narrativa-la-gorgiera-della.html / https://giurista81.blogspot.com/2020/12/recensione-narrativa-lharem-delle.html

Innegabile firma più autoriale nell'ambito del weird italiano (termine che va giustamente stretto all'autore), al punto da essere salito, non con poche polemiche da parte di una certa frangia di ultras di lettori e aspiranti scrittori, a ricoprire il ruolo di curatore della rivista Hypnos, Torello propone qua il suo romanzo più in linea con la tradizione weird. Già conosciuto agli addetti ai lavori da oltre un ventennio, nonostante un'età relativamente giovane (classe 1974), Torello è l'unico autore, insieme allo scrittore Mondadori Dario Tonani (undici volte vincitore del Premio Italia), ad aver vinto più volte il Premio Lovecraft (due successi tra il 2000 e il 2003). Affermazioni che lo avevano portato sotto la lente di ingrandimento di Franco Forte, l'ormai storico direttore – tra gli altri – della collana Giallo Mondadori, salvo poi preferire prendere vie più intellettuali e ideologiche disancorate dalla produzione di mero ed esclusivo consumo commerciale. È bene dunque evidenziare la caratura dello scrittore con cui abbiamo a che fare, peraltro già palesata dalla maestria stilistica e dagli intrecci mai banali delle sue opere che, sovente, guardano a quel mondo occulto di cui oggi si è quasi smarrita la via preferendo soluzioni ereditate dal cinema piuttosto che dalla tradizione esoterica.

Torello è un talento poliedrico. Incisore, scultore, fotografo, illustratore, cultore d'arte e persino musicista. Una versatilità che ha trovato nella letteratura il campo d'esaltazione. Fortuna ha voluto, per gli appassionati di weird, che il genere fantastico sia il veicolo preferito da Torello per proporre la propria visione e la propria interpretazione della letteratura. Lovecraft è stata la partenza da cui, a poco a poco e infischiandosene dei compromessi e delle ipocrisie, ha sempre più personalizzato la propria versione verso un intellettualismo che trova, soprattutto, nella cultura letteraria ottocentesca francese la sua principale fonte di ispirazione.

Predatori dall'Abisso, tuttavia, resta legato al “primo periodo” dell'autore, quello più squisitamente weird. Il cosmic horror (quello vero ovvero quello legato agli insegnamenti dei grandi maestri di inizio novecento) domina assoluto, sebbene miscelato a un'ironia di fondo (soprattutto nei dialoghi) che ne stempera il pessimismo al punto (a differenza di Lovecraft) da superarlo. Un'altra innovazione che si respira, pur essendo la storia ambientata in Scozia, è il piglio folk che rimanda al mondo agreste nostrano, una sorta di “gotico padano” alla Pupi Avati. Definire il romanzo “lovecraftiano” è dunque riduttivo e, in parte, superficiale. Pur pescando da racconti quali From Beyond e in modo più lato a The Cats of Ulthar (i felini saranno infatti i grandi protagonisti della vicenda), altri autori partecipano a delineare gli ingredienti del testo. Tra questi vi sono Joseph Payne Brennan, con racconti quali Slime e Long Hollow Swamp (i mostri in azione sono molto simili), il grande Valerio Evangelisti con Picatrix (passaggio sulla terra di creature provenienti dall'universo, oltre che legame tra i pazzi ricoverati in manicomio e gli eventi interstellari che portano alla comparsa di creature dall'altrove) e frangenti che rimandano a Night of the Living Dead (protagonisti che si asserragliano all'interno di abitazioni dopo aver inchiodato tavole di legno a finestre e porte) e The Shadow of the Beast di Robert E. Howard (la parte della prima aggressione all'interno della abitazione). La struttura del testo, decisamente corale per l'aggiungersi continuo di personaggi che cooperano nel tentativo di risolvere l'intrigo interstellare, ricalca quella del giallo di indagine a matrice occulta. Scienza, o meglio ancora zoologia (da evidenziare il grosso studio compiuto per rendere credibili i dialoghi tecnici in cui si addentrono i personaggi), astronomia e occultismo (lunga sequela di grimori, pseudobiblia, presenza di un fantomatico mazzo di tarocchi, cosiddetto del diavolo, che riproduce una serie di creature leggendarie e persino una macchina astrologica riconducibile agli studi di Cornelio Agrippa) concorrono per venire a capo di un mistero che oggi definiremmo criptozoologico e che sarà destinato per la sua particolare natura, anche una volta risolto, a essere celato per ragioni di ordine pubblico.

Torello conduce i lettori, alla maniera di uno scrittore di primissimo piano di Weird Tales, nelle Highlands (anche se il romanzo prende le mosse a Londra), a Kirsdale (luogo di fantasia), nel 1890. Una serie di razzie a danno di vacche, cavalli, pecore e successivamente di contadini allarma le autorità. Quale misteriosa bestia, che agisce solo di notte, è responsabile di tali scempi? Le vittime vengono ritrovate dilaniate, essiccate e totalmente private di sangue (“la povera bestia era stata letteralmente prosciugata, il corpo scarnificato in più punti. Sembrava che non contenesse più una goccia di sangue”). Il tutto sembra essersi innescato a seguito di alcuni scavi condotti, in concomitanza del passaggio di una data cometa, da un paleontologo (“uno scienziato isolato dal mondo accademico per la peculiarità dei suoi studi”) ritrovato sventrato sul posto. Intanto, negli archivi custoditi nella chiesa locale viene rinvenuto il resoconto di una serie sospetta di decessi, addebitati a una misteriosa pestilenza che si sarebbe manifestata a Kirsdale nel 1602. A tale data risalirebbe inoltre un curioso quadro che immortala una lotta all'ultimo sangue tra creature demoniache e l'uomo. Torello, nel tratteggiare il dipinto, rimanda in modo evidente a celebri opere d'arte quali Il Trionfo della Morte di Buffalmacco e soprattutto al capolavoro La Caduta degli Angeli Ribelli di Pieter Bruegel il Vecchio. La stessa natura zoomorfa e complessa delle creature, che verranno a poco a poco delineate e mostrate per quel che sono, rivela una combinazione di caratteristiche proprie di esseri diversi proprio come avviene nell'immagnario degli artisti fiamminghi cinquecenteschi (Bosch su tutti).

Saranno un pittore amatoriale solito disegnare animali e bestiari (probabile omaggio al grande Albrecht Durer) e un docente di zoologia e sistematica all'Università di Edimburgo, un individuo un po' bizzarro che si definisce “collezionista di mostri”, a venire a capo del mistero, dopo una lunga indagine e una serie di apparizioni e aggressioni. Un plot molto coinvolgente che propone due personaggi azzeccati, in linea con gli stilemi degli indagatori dell'occulto nati sulla scia dei successi di Sherlock Holmes, che ritroveremo ne Le Creature della Follia (2023).

Grandissimo fascino, sense of wonder da vendere, tensione piuttosto costante e punte di puro terrore culminano in un epilogo visionario che fa di Predatori dall'Abisso un raro “capolavoro” weird italiano. Torello apprende a pieni voti la lezione di H.P. Lovecraft per rappresentare il sottogenere cosmic horror alla maniera del Maestro. Sbagliato però ritenere Predatori dall'Abisso un testo “lovecraftiano” in senso stretto. Non vi è infatti nulla di legato ai “Grandi Antichi” né una visione cupa e nichilista, restando invece sempre aperta una via per la salvezza dell'uomo in un'ottica di conflitto interdimensionale tra creature contrapposte.

I contenuti, sebbene accattivanti e “popolari”, sono complessi e colti. Torello, pur lasciandosi prendere la mano in alcuni dialoghi troppo contemporanei (penso all'infermiere che, per dileggio dell'interlocutore, sostiene - durante un incendio - di non stare a grattarsi le palle) e spesso conditi da espressioni di scherno, trova l'equilibrio tra uno stile forbito e, al tempo stesso, fluido e immediato che rende la lettura molto spassosa e mai pesante (non come altri autori vezzeggiati a livello internazionale che si concedono alla poesia in testi di narrativa, appesantendo ritmo e dinamicità con inutili virtuosismi). Inoltre cerca di dare sostanza alla vicenda. Introduce infatti una serie di dialoghi funzionali a stimolare la riflessione del lettore sui misteri dell'universo, sulla limitatezza della specie umana (“l'effimero, insignificante pensiero umano non può nemmeno sfiorare la forma dell'universo, figuriamoci ciò che contiene”) e sui limiti della scienza, rappresentata come una conoscenza in perenne evoluzione e dunque costretta a inseguire un universo sfuggevole e pertanto non addomesticabile (“Io penso che alla scienza continui a mancare una visione d'insieme, oltre alla necessaria modestia di chi, per prima cosa, ammette di conoscere ben poco dell'infinito che circonda i nostri poveri sensi”). Vengono poi accennate questioni (casi bizzarri o rimandi a opere letterarie di fantasia) che non verranno via via accantonate, facendo cenno a esperienze straordinarie avvenute in altre occasioni quasi a voler riservare l'eventualità di tornarci sopra in successive opere. Interessante anche il tentativo di analizzare i presunti usi locali, attraverso un abbozzo di dialetto autoctono e un tentativo di mettere in scena tradizioni locali quali fuochi della miseria, gusti culinari e capi di vestiario dell'epoca. Non mancano inoltre occasioni per lanciare strali contro la società, in un parallelo che dal passato vuol colpire la contemporaneità nostrana. Così abbiamo un giornalista arrivista che cerca di descrivere gli accadimenti da un'ottica falsa e criminalistica (distorsione dell'informazione), poiché la gente vuole il sangue. “La gente se ne infischia di mostri e bestiacce. Desidera la crudeltà umana sopra ogni altra cosa, compresa la verità: non potete nemmeno immaginare quanto se ne bea! E io voglio fare carriera... e per arrivarci servono assassini e storie torbide di vendetta, di soldi e di sesso.” Un'analisi cinica che, tuttavia, rappresenta la quotidianità, basti vedere gli speciali televisivi che vengono messi in piedi in fretta e furia al verificarsi di stragi familiari o di omicidi truculenti (la violenza piace, a quanto pare). Lo stesso si potrebbe dire dello sfogo di un oste che, poco dopo aver assistito a una rivolta sedata a colpi di manganello dalle guardie, invece di calarsi nei panni dei più deboli, da perfetto emblema dell'egoismo, afferma di non capire perché si debbano tenere in vita dei ricoverati in un ospedale psichiatrico. “Non servono a niente e sono anche pericolosi. Andrebbero sterminati come i topi.”

In conclusione Predatori dall'Abisso è un must per tutti gli appassionati di cosmic horror, trattato con competenza e cultura, grazie a continui rimandi alla tradizione dell'occultismo occidentale sebbene poi, alla fine, tutto si risolvi in un'indagine criptozoologica che mostrerà tutti i limiti della scienza umana, ruotando sulla concretezza di creare un varco dimensionale tra il nostro mondo e le creature di un lontano universo. In altre parole, Torello entra con questo romanzo nell'alveo di opere quali Saturnring (1920) di Gustav Meyrink, From Beyond (1934) di Lovefraft, Long Hollow Swamp (1976) di Brennan (da cui arriva l'idea degli invertebrati/molluschi succhiasangue che si palesano di notte e si muovono a gran velocità, un po' come avverrà in The Drawing of the Three di Stephen King) e Picatrix (1998) di Valerio Evangelisti. Vi assicuro, soprattutto per le prime trecento pagine e gli ultimi tre capitoli (la restante parte tende un po' a tornare su sé stessa), Predatori dall'Abisso è una delle migliori opere weird uscite in Italia, probabilmente la migliore cosmic horror story, peraltro con una struttura narrativa e dei contenuti convenzionali (nelle opere successive Torello cercherà sempre più di personalizzare i contenuti) in osssequio a quanto siano abituati i lettori della narrativa dei grandi maestri weird. Lunga vita alla narrativa di Ivo Torello, a prescindere dalle opinioni personali e dalle diverse impostazioni filosofiche che contribuiscono a rendere più interessanti le discussioni, variegando i punti di vista e stimolando i ragionamenti dei singoli (piuttosto che delle masse). Se vi piace il weird letterario: leggete Torello.


L'autore  
IVO TORELLO

La conoscenza è una spirale su cui possiamo camminare per un po', domanda dopo domanda dopo domanda, senza la benché minima possibilità di giungere a conclusioni definitive.”

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