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sabato 9 marzo 2024

Recensione Narrativa: LA STIRPE DELLA TOMBA a cura di Gerald W. Page.

Curatore: Gerald W. Page.
Titolo Originale: The Year's Best Horror Stories - Series V.
Anno: 1977.
Genere: Horror.
Editore: Siad Edizioni (1978).
Pagine: 290.
Prezzo: Fuori catalogo.

Commento a cura di Matteo Mancini.  
Prima pubblicazione in italiano di una raccolta della serie americana The Year's Best Horror Stories, una proposta editoriale che sarà ripetuta, a intervalli irregolari, dalla Newton & Compton negli anni '90 sotto titoli accattivanti che nulla avranno a che fare con quelli originali. Nella fattispecie viene proposto, sotto il titolo italiano “La Stirpe della Tomba”, il quinto volume della collezione. Si tratta di antologie collettive inizialmente curate da Richard Davis (1971-1975), quindi da Gerald W. Page (1976-1979) e infine da Karl Edward Wagner (1980-1994). Ventidue raccolte (meno di un quarto delle quali giunte in Italia) di narrativa contemporanea aventi l'intento, per ogni stagione, di proporre il meglio dei racconti “horror” (in senso ampio del termine) usciti su riviste e antologie nel corso della stagione. Un progetto importante e duraturo che ha coinvolto l'intero gotha (mancano Clive Barker, Lansdale, McCammon e Laymon) del movimento horror dei periodi di volta in volta interessati, con ospiti fissi quali Robert Bloch, Brian Lumley, Richard Matheson, Fritz Leiber, Ramsey Campbell, T.E.D. Klein, Robert Aickman, Basil Copper, Stephen King (presente in sei antologia), Joseph Payne Brennan, David Drake, Frank B. Long, Charles L. Grant, R.A. Lafferty, Tanith Lee, Lisa Tuttle, Manly W. Wellman, Dennis Etchison, Karl Edward Wagner, David Campton, David J. Schow, Thomas F. Monteleone, W. H. Pugmire, Simon Clark e molti altri.

La Stirpe della Tomba, edito nel 1978 da SIAD Edizioni, è la prima di queste antologie a comparire in Italia, sebbene sia preceduta da quattro ulteriori volumi mai giunti nelle nostre librerie. A essa, negli anni novanta, faranno seguito, secondo una scansione di uscita del tutto difforme rispetto alla cronologia americana, quattro ulteriori antologie: I Mille Volti del Terrore (VI Volume, Newton & Compton, 1994, qua la mia recensione https://giurista81.blogspot.com/2011/03/recensione-antologia-i-mille-volti-del.html), L'Orrore del Buio (XIII Volume, Newton & Compton, 1996, qua la mia recensione: https://giurista81.blogspot.com/2011/01/recensione-narrativa-lorrore-del-buio.html), Orrori e Incubi (VII Volume, Newton & Compton, 1998) Ai Confini dell'Orrore (XII Volume, Newton & Compton, 1999, qua la recensione: http://giurista81.blogspot.com/2013/07/recensione-narrativa-ai-confini.html).

Ciascuna di queste antologie si focalizzerà sui racconti usciti in un arco di tre anni. Nella fattispecie l'attenzione si concentra sulla stagione 1976, con l'eccezione di due racconti usciti nel 1975 e di tre inediti (datati 1977) pubblicati per la prima volta all'interno dell'antologia. Si tratta di storie di variabile lunghezza. Si va dalla novella a firma H.W. Munn di quarantacinque pagine alle nove pagine scarse del racconto di Jerry Sohl. Quattordici storie di qualità piuttosto omogenea e rappresentative di un fantastico molto variegato, in cui l'orrore (talvolta velato e neppure soprannaturale) è la matrice comune, miscelato al dramma esistenziale, alla fantascienza o all'heroic fantasy, ma anche al gotico, al grottesco e persino (in due casi) all'orrore lovecraftiano. Si tratta di una narrativa che persiste a essere legata agli insegnamenti del secondo dopo guerra, con un occhio a weird tales e dunque molto lontana (con una sola eccezione) alla corrente splatter-punk che una decina di anni dopo avrebbe rivoluzionato il genere, gettando le basi per la nascita dell'extreme horror. A ogni modo, ce n'è per tutti i gusti, con firme autorevoli quali Fritz Leiber, Robert Bloch, Tanith Lee, Charles L. Grant e Manly W. Wellman. Dei quattordici scrittori proposti solo tre sono misconosciuti in Italia: Glen Singer, Byron Arthur Cover e Robert Edmond Alter. Il caso vuole che proprio questi tre autori abbiano firmato tre tra i racconti più riusciti. Il livello generale è buono, con poche vette ma anche poche debacle. Tra tutti spicca il pluri antologizzato Belsen Express (qua alla prima pubblicazione in italiano) di Fritz Leiber, premiato nel 1976 al World Fantasy Award e al British Fantasy Society's August Derleth quale “migliore racconto dell'anno”. Note di merito anche per Karl E. Wagner e Robert Edmond Alter. Veniamo nel prosieguo l'analisi nel dettaglio.



RECENSIONE NEL DETTAGLIO

Impossibile non partire da Belsen Express, gioiello ultra premiato di Fritz Leiber che offre un chiaro esempio di quella narrativa che avrebbe segnato le coordinate a Richard Matheson prima e a Stephen King poi. Il suo è un horror psicologico che sconfina nel campo della paranoia e delle relative controindicazioni psico-somatiche, lasciando tuttavia aperto il campo a un fantastico latente e allusivo che richiama i precetti della legge d'attrazione. Un pendolare, letteralmente perseguitato dall'incubo dei campi di concentramento e, più in particolare, della Gestapo, cade preda delle sue stesse paure, finendo per materializzare lo spettro delle camere a gas. Pungolato da un compagno di viaggio, il protagonista si convince di essere perseguitato dai fantasmi dell'olocausto. Finirà intossicato dal monossido di carbonio rilasciato dal bus cittadino in un epilogo in cui Leiber lascia sospeso il tutto tra il dramma e il fantastico. Gran bel racconto che, come abbiamo anticipato, non necessita certo di presentazioni. Tra i vari volumi, verrà incluso nell'antologia enciclopedica Il Colore del Male.


Tra le sorprese del lotto si segnala Followers of the Dark Star (“Seguendo una Stella Nera”), secondo e ultimo racconto apparso in italiano di Robert Edmond Alter (in precedenza incluso in una delle antologie Hitchcock Presenta). La storia esce postuma, essendo l'autore già deceduto da dieci anni. Grande sense of wonder e spirito di avventura, agevolati dall'ambientazione sudanese e dal caldo torrido. Legione straniera, civiltà perdute, tesori sepolti e lande desertiche sono gli ingredienti di un'avventura dai tratti diabolici che, da una parte, richiama le storie di Robert Ervin Howard e, dall'altra, le tentazioni subite da Cristo in pieno deserto ad opera del demonio. Lo sviluppo della storia viene mutuato dai western incentrati sulla caccia a un tesoro nascosto ricercato da un gruppo di soggetti che, dopo aver cooperato, finiranno per spararsi contro per accaparrarsi l'intero bottino.


Non manca il pane per i denti anche per i fan degli orrori cosmici di matrice lovecraftiana. Lo sconosciuto Glen Singer, all'unica pubblicazione in italiano, col suo Harold's Blues (“Il Blues di Harold”) contribuisce a infoltire il ciclo apocrifo dei cosiddetti racconti sui grandi antichi. Strutturato nella forma di una finta intervista, il racconto svela i retroscena dei successi di un musicista talentuoso scomparso nel nulla all'apice del successo. Strane presenze, rituali invocati al ritmo di vocaboli alieni, improvvise sparizioni che suggeriscono il compimento di sacrifici umani e un successo inspiegabile venuto dal nulla. Singer plasma un palese tributo lovecraftiano, che omaggia Shub-Niggurath (nel testo si parla di Shubby Niggrath), in una variante del cosiddetto patto diabolico in salsa do ut des. Impossibile ritornare sulla retta via una volta compiuto il rituale iniziatico.


Orrori da Weird Tales anche per il veterano Joseph Payne Brennan, di cui si ricorda l'antologia recentemente pubblicata dalla Dagon Press “Il Custode della Polvere”. Il suo Long Hollow Swamp (“La Palude”) riprende il celebre “Slime”, da cui arrivano le ambientazioni paludose e la presenza di esseri “alieni” particolarmente voraci in grado di succhiare l'intera linfa vitale degli esseri viventi. Misterioso nella prima parte, dove sfrutta le ambientazioni paludose del New England stranamente disabitate da uccelli e altri animali, cade nel grossolano nella parte finale dove l'orrore da allusivo si palesa in tutta la sua potenza. Da qui arrivano tuttavia idee come quelle di Stephen King (grande estimatore di Brennan) per le “aramostre” che fuoriescono dalle acque in The Drawing of the Three (“La Chiamata dei Tre”).


Seguono la via delle stregonerie Tanith Lee e Manly W. Wellman. La prima, con Huzdra, ribalta gli stilemi del racconto gotico alla Dracula, da cui arriva l'idea del castello, del carro trainato dai cavalli, del sortilegio che porta i viandanti a chiedere riparo nella dimora di un conte (e della relativa moglie) e della notte di terrore susseguente a una cena sfarzosa. Un po' didascalico, con spiegazione degli antefatti e ribaltamento finale che ristabilisce giustizia ai danni dei villain, è un racconto ottimista in cui il bene trionfa sul male. Where the Woodbine Twineth (“Dove s'Arrampica il Caprifoglio”) di Manly W. Wellman miscela ghost story alla tematica della stregoneria, con un soggetto che ricorda la base su cui George A. Romero dirigerà Survival of the Dead (suo ultimo film). Due famiglie contrapposte si sfidano a colpi di pistola fin quando due loro rappresentanti decideranno di convolare a nozze. Decisiva sarà la casuale liberazione degli spiriti dei due capofamiglia, sotterrati insieme dopo essersi vicendevolmente uccisi in battaglia. Saranno proprio questi, materializzatesi al culmine di un confronto che vede al centro i due innamorati, a rivelare agli eredi di esser diventati amici nell'aldilà ordinando agli stessi di cessare le ostilità. Della pace ne farà le spese la strega del paese e il suo bizzarro cane (verosimilmente il diavolo).


Un anticipo di King, che confluirà in queste raccolte l'anno successivo con Children of the Corn (“I Figli del Grano”, 1977-78), lo offre Charles L. Grant con l'interessante When All the Children Call My Name (“Quando i Bambini Invocano il mio Nome”). Classico racconto alla Grant. Un poliziotto in pensione, di ritorno da una serie di viaggi in Europa, viene nominato custode di un parco giochi frequentato da bambini piccoli. La scelta del sindaco è dettata dall'intento di proteggere i bambini dai ragazzini più grandi che si divertano a bullizzarli. Ciò che il protagonista non sa è che, in coincidenza del suo arrivo in paese, all'interno del parco è stato ritrovato il cadavere di uno dei ragazzi più grandi. Avrà inizio una serie di morti sospette, tutte a danno dei più grandi. Sospeso tra giallo e fantastico, è un racconto che ben rappresenta Grant, con il suo piglio malinconico esaltato da un protagonista che rivanga il passato non riconoscendosi nelle nuove generazioni e nel suo nuovo ruolo di pensionato. Spicca inoltre un inquietante substrato fantastico, che non verrà pienamente svelato neppure all'epilogo. Siamo dalle parti di quei racconti alla The Midwich Cuckoos (“I Figli dell'Invasione”, 1957) di John Wyndham, con bambini che celano sotto la loro innocenza segreti diabolici inconfessabili (e non svelati).


Si orientano verso l'heroic fantasy Karl Edward Wagner e David Drake. Il primo propone, seppur sotto mentite spoglie fino all'epilogo, per la prima volta in Italia uno dei suoi personaggi principali e ritornanti: Kane. Nonostante il nome, che potrebbe rinviare a Solomon Kane, si tratta di un personaggio costruito sul Conan di Robert E. Howard. Sing a Last Song of Valdese (“La Ballata di Valdese”) è un sword and sorcery in piena regola, con tanto di spade e magia. Protagonista è “uno dei primi uomini condannati a vagabondare per l'eternità per un qualche oscuro gesto di ribellione contro il creatore dell'umanità stessa”. Ci troviamo in una taverna, immersa in una campagna attorniata da foreste che si dicono essere popolate da rapinatori e demoni. Tra gli astanti vi sono cacciatori di taglie, banditi, prelati, saggi e soggetti ognuno dei quali caratterizzato in modo opposto agli altri, oltre un taverniere che intrattiene gli ospiti, dopo cena, narrando di un omicidio avvenuto anni prima ai danni di due giovani amanti. È infatti in gioco un proposito di vendetta, sullo stile de Lo Straniero senza Nome. Wagner è piuttosto brutale nel descrivere le amputazioni e le torture riservate al ragazzo, trucidato dagli altri sei pretendenti alla mano della sposa (con tanto di evirazione). Il giovane, di ritorno da sette di anni studio presso una scuola segreta, era una sorta di mago legato a una divinità molto antica connessa al culto dei Sette Innominabili. Wagner parla di “protodei” e di una cosmogonia eretica che prevede effettiva immortalità dei corpi (anziché dell'anima), lamie e la possibilità di evocare spiriti ultraterreni. La storia dell'uccisione e l'antefatto, che vede lo strano prelato protagonista della storia aggredito da una ragazza di indicibile bellezza fungono da trampolini di lancio per la vendetta sovrannaturale che andrà in scena nelle ultime pagine della storia. Un incubo visionario, che si rivela tra i migliori elaborati dell'antologia. Non troppo dissimile, per contesto scenografico e credenze, è Children of the Forest (“Figli della Foresta”) di David Drake. Le ambientazioni divengono medievali, a dieci anni dal flagello della peste nera, ma con una caratterizzazione ben più antica. Siamo nella campagna tedesca, ai margini di foreste che si dicono infestate da demoni e troll. Effettivamente, un giorno, durante una battuta di caccia, la piccola figlia di una coppia di contadini viene rapita da una famiglia di strani ominidi che ricordano, per struttura e conformazione, lo yeti. Drake volge la storia verso un'avventura granguignolesca, cercando di ribaltare il rapporto tra buoni e cattivi. I veri mostri, come vedremo, non saranno i troll, ma gli insensibili uomini di alto lignaggio che si dilettano nella caccia e nei soprusi. Crudo nella descrizione delle scene di caccia. Piacerà sicuramente a Owl Goingback.


Una menzione particolare va infine spesa per il “folle” The Day it Rained Lizards (“Il Giorno che Piovvero Lucertole”) del misconosciuto Arthur Byron Cover. Oltre ad aver ispirato la copertina del volume, è una storia allegorica sui disagi adolescenziali che sfocia in un epilogo allucinante e allucinato, espressione di una narrativa del terrore che avrebbe preso piede solo anni dopo. Cover è dissacrante nel linguaggio (per l'epoca) e rompe gli schemi classici nella conseguenzialità della narrazione, entrando in un nonsense di matrice metaforica che sembra esser stato suggerito da un'indigestione di acidi. Protagonista è un disadattato delle scuole superiori, sebbene legga libri impegnativi e non sia certo uno stupido. Scorribande teppiste, bravate, provvedimenti disciplinari e un rapporto burrascoso con la fidanzata sono le premesse che portano all'improvvisa comparsa di una serie di lucertole richiamate da un varano che canta una melodia che provoca la discesa di un esercito di lucertole dal cielo (!?). Così come il protagonista ha compiuto danni, altrettanto faranno le lucertole, spingendo il nostro a vestire i panni dell'eroe, mentre la sua ragazza, ben prima dell'uscita della serie televisiva The Visitors, si trasformerà in un rettile antropomorfo. Folle e, a tratti, psicanalitico.


Questo, a mio avviso, il meglio dell'antologia. Le altre quattro storie hanno poco di horror. The Service (“Il Servizio”) di Jerry Sohl è un racconto drammatico dal retrogusto melò che tratta, bisogna dare atto con grandissimo anticipo sui tempi, il tema dell'eutanasia. Sohl, conosciuto in Italia soprattutto per i suoi romanzi di fantascienza (inclusi nella collana Urania), struttura il racconto nella forma di un dialogo tra due soggetti. Al centro vi è il ricordo di un amore lontano, rimpianto e sfumato per via di un incidente aereo, che riprende vigore nell'attimo della morte. Il passaggio all'aldilà diviene quindi un evento proiettato verso la felicità e l'incontro con gli amori di un tempo. Storia piuttosto classica. Anni dopo, scrittori come David Schow e Philip Fracassi pubblicheranno racconti simili (si veda l'antologia I Figli del Buio pubblicata da Independent Legions).


The Well (“Il Pozzo”) è una beffarda storia, ai limiti della farsa, in cui Henry Warner Munn propone, attraverso un narratore che si prende beffa del pubblico di ascoltatori (perpetrando durante la narrazione persino dei furti che rimandano a certi soggetti pittorici di Bosch), una tortura ai danni di un rajah scaraventato per sette anni in un pozzo di dieci metri dal fratello gemello intenzionato a prenderne il posto. Racconto lento, cadenzato dai vari tentativi del prigioniero, alimentato giornalmente dall'alto dai suoi aguzzini, di fuoriuscire dalla prigione e di ingegnarsi per costruire utensili con gli ossi degli alimenti degustati. Influenzerà Stephen King e Richard Laymon per opere quali Gerald's Game (“Il Gioco di Gerald”) e Into the Pit (“Nella Fossa”)


A Most Unusual Murder (“Un Delitto Molto Insolito”) segna il ritorno di Robert Bloch alla tematica relativa all'identità di Jack Lo Squartatore (una vera e propria ossessione per l'autore). Dopo aver già scritto il famoso Yours Truly, Jack The Ripper (1943) e in seguito il romanzo The Night of the Ripper (1984), a cavallo tra le due storie, Bloch propone questo strano miscuglio tra thriller, horror e fantascienza che ruota attorno alla misteriosa identità del più famoso serial killer dell'epoca “moderna”. Bene la prima parte, con la classica presenza del negozio d'antiquariato fantasma in cui il “nostro” recupera una valigetta medica che sospetta esser stata quella dello squartatore. Finale forzato, al punto da chiamare in causa la tematica fantascientifica dei viaggi nel tempo in modalità Ritorno al Futuro. Conclusione tanto imprevedibile quanto deludente. Di certo, non uno dei migliori Bloch.


Shatterday (“La Settimana di Novins”) di Harlan Ellison vede un uomo scoprire, a seguito di una chiamata telefonica diretta alla propria abitazione, di essersi sdoppiato in due entità. Al telefono, infatti, risponde il medesimo soggetto che ha chiamato. I due entreranno in competizione cercando di escludere l'altro dalla faccia della terra. Prevarrà la parte buona, proposta come usurpante, che avrà la meglio su quella egoista. Rivisitazione piuttosto curiosa de The Strange Case of Dr. Jekyll & Mr Hide.

 

CONCLUSIONE

Antologia gradevole e di rapida lettura, formata da un lotto qualitativamente omogeneo, seppur con pochissimi esempi di eccellenza narrativa. Da segnalare la variabilità di sfumature percepibili nella lettura orientate verso una contaminazione di generi utile a diversificare le varie soluzioni offerte.

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