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domenica 19 novembre 2023

Recensione Saggi: LA CORTA NOTTE DELLE BAMBOLE DI CARTA di Davide Rosso.

Autore: Davide Rosso.
Anno: 2022.
Genere:  Saggio sociologico su fotonovelle erotiche.
Editore: Novilunio Stampe Amatoriali.
Pagine: 92.
Prezzo: 22.29 dollari americani.

Commento a cura di Matteo Mancini.

Nuovo esperimento della Novilunio Stampe Amatoriali, collettivo fuori dagli schemi e dai salotti della narrativa altolocata dietro al quale si celano i talentuosi Daniele Vacchino e Davide Rosso, la coppia dark di scrittori vercellesi che abbiamo imparato a conoscere su questo blog con il dittico Ritualis (Il Foglio Editore) e lo sperimentale mix di foto e testi costituito da Oro Sommerso. Altri titoli analizzati sono stati inoltre l'eccellente giallo La Strega del Ritano (di Daniele Vacchino) e l'antologia circolare Parla coi Morti (di Bruno Vacchino). Il libro che oggi ci troviamo a sezionare è un saggio alquanto atipico e anti-commerciale che deve il suo titolo a una pellicola gialla diretta nel 1971 dal regista Aldo Lado (“La Corta Notte delle Bambole di Vetro”). Davide Rosso si propone di far luce su una galassia eclissatasi da quasi cinquant'anni, gettando uno sguardo sull'estinto mondo dei fotoromanzi proto-pornografici italiani. Titoli, numeri, attrici, sottogeneri, tematiche, “trame”, scenografie, compensi e persino foto vengono scandagliate e proposte a beneficio dei rarissimi lettori oltranzisti che non si fermano a quanto il mercato contemporaneo può offrire. Non aspettatevi però un volume convenzionale, poiché la penna dotta, sinuosa ed elegante di Rosso si muove per scavare sotto la superficie del mero prodotto divulgativo. Inusuale fin dal formato (28 x 21,5 cm), La Corta Notte delle Bambole di Carta è un testo breve (novanta pagine circa) che va oltre la superficie dei vari Le Vampire del Sesso (1974-1975), ¾ d'Ora (1973-1974), Boccaccio 2000, Intimità Erotiche Illustrate, Passioni Perverse fino alle più esplicite e oltraggiose Clyto, Playtime e New Tanga, proponendosi di addentrarsi in una complessa indagine sociologica oltre la quale sedimenta un certo tipo di cultura ancor oggi esistente.

È lo stesso Davide Rosso, in premessa, a delineare il proprio intento, originariamente orientato all'editoria horror e poi virato sull'erotico estremo. “volevo mescolare quei materiali con la storia politica e sociale di quegli anni, di quel paese, di quell'Italia... e arrivare fino ai giorni nostri.” E così ecco fare capolino, tra un'uscita e un'altra, la cronaca nera di allora, tra brigatisti, anni di piombo, attentati e delitti del mostro di Firenze, fino agli eventi del G8 di Genova dove la violenza si presenta da ambo i lati dello schieramento. Rosso va oltre le apparenze, cerca una matrice psicologica che connaturerebbe i lettori di queste riviste, ma anche coloro che si trincerano dietro fini più o meno nobiliari (la lotta politica, la difesa delle legge di uno stato o il controllo della popolazione), così da far emergere un inconscio collettivo che è assuefatto alla violenza e che riconosce in essa l'unico linguaggio veramente compreso e proprio. “Il sesso e la società sono strettamente connessi” scrive l'autore “capire come veniva rappresentata la sessualità in queste riviste può dirci molto su quegli anni, su come eravamo e su cosa siamo ora”. Un approccio, evidentemente, ancora moderno. È di questi giorni la notizia di cronaca nera dell'omicidio di Giulia Cecchetin, la giovane ventiduenne uccisa dal suo fidanzato a poche ore dalla laurea in ingegneria. L'ennesimo omicidio perpetrato da giovani fidanzati che ricorda quello compiuto da Alberto Stasi. Studenti universitari, volti puliti e insospettabili, insomma i bravi ragazzi della porta accanto dietro i quali si alza il velo dell'inconfessabile, dei misteri più reconditi che non si possono riferire senza urtare il pudore e l'etica civile. L'idea di possesso, la pretesa di fare tutto ciò che si vuole non riconoscendo le altrui scelte. Proprio dietro queste parvenze di presunta normalità si cela il mister Hyde che cede sotto le tentazione della forza bruta e dell'egoismo, cancellando l'onore e la cultura del Dottor Jekyll. L'egoismo, il piacere personale, la mercificazione dei corpi di donne utilizzate a mo' di manichini di carne e ossa. Non c'è alcun sacrificio o concessione all'altro né, tanto meno, la volontà di fondersi in quel qualcosa di superiore che gli alchimisti identificano nella completezza e perfezione rappresentata dall'essere androgino. Questo emerge dallo studio delle fotonovelle degli anni settanta e in questo risiede anche la sostanza della pornografia. Mera proposta di corpi privi di anima, esecuzione per interposta persona di fantasie mortificanti e irrealizzabili, ma anche sostituzione idealizzata in un confronto con l'altro sesso che non richiede interazione e dunque non conosce l'onta del giudizio e con esso del rigetto e dell'allontanamento. È la cancellazione della persona e delle anime in favore della soddisfazione, nella fattispecie carnale, senza nulla concedere all'altro, che si trasforma in un mero strumento a disposizione dei voleri del protagonista. È l'esaltazione dell'egoismo, la riduzione al rango di oggetto di chi (donna) deve sottostare al comando del dominatore, anche quando da schiava (slave) diventa padrona (master). Di amore manco a parlarne. Così ecco il campionario di torture e depersonificazioni che dal campo sessuale si riproduce (e non necessariamente si diffonde, poiché cambiando l'ordine degli addendi il risultato non cambia) anche in altri ambiti, riconoscendosi nella prepotenza di chi vuol imporre un proprio credo o in chi utilizza la maschera della legalità per sopraffare il prossimo, ben oltre al limite imposto dal ruolo. “Il sesso e i corpi mostrati su queste riviste sono lontani dalla pia illusione di una pornografia libertaria al servizio della donna. I corpi delle modelle sono carne da macello, burattini senza identità disponibili e rotti a tutto.”

Tra le varie riscoperte operate da Davide Rosso, manna per il feticismo dei collezionisti, si segnala un numero (datato 18 dicembre 1973) della serie ¾ d'Ora che potrebbe addirittura aver ispirato uno dei più simbolici omicidi del Mostro di Firenze, quello del tralcio di vite lasciato inserito nella vagina della vittima (nella rivista si parla di un gambo di rosa al posto della vite).

Qual'è allora la conclusione a cui giunge il saggio? Semplice: “Questo paese, il nostro, è unificato da pulsioni non troppo nascoste per la violenza, un'inerzia fascista nel non riconoscersi nel dolore degli altri se non attraverso il sopruso e l'umiliazione di chi è più debole.”

In conclusione La Corta Notte delle Bambole di Carta, dietro a un lavoro di ricerca di matrice divulgativa, è un saggio concepito per pochi eletti, difficile da piazzare e proporre sul mercato per il suo concentrarsi su una tipologia di pubblicazioni da edicola soppiantate nel corso degli anni dalle videocassette e stigmatizzate dall'ipocrito perbenismo di certe classi sociali. Un mondo e una produzione celati negli anfratti di armadi destinati a non aprirsi al pubblico, fino a essere negati e dimenticati. È lo stesso Rosso a rendersene conto quando scrive “all'inizio pensavo di scrivere qualcosa su queste riviste per passare tutto ai blog con cui collaboro, poi ho capito che non avrebbero mai pubblicato pezzi sul porno o sull'erotismo...” A distanza di anni l'argomento resta tabù, una testimonianza sociale (perché se certi prodotti si propongono sul mercato significa che qualcuno li compra) non adeguatamente scandagliata e compresa, eppure estesa e presente, sotto altra luce, nella cronaca nera di tutti i giorni. Non a caso, alle porte del primo quarto di secolo, sta per affermarsi anche in Italia quell'hardcore horror da tempo in auge negli Stati Uniti e qua rigettato da un mercato protetto dalla pratica della censura. Qualcosa, forse, sta per cambiare, ma la sua comprensione resta ancora prerogativa di pochi.

 

Un numero che ha, forse, ispirato il Mostro di Firenze.

Una coppietta appartata in auto, in aperta campagna... mentre i giovani si amano nello spazio angusto dell'auto ecco la figura di un maniaco in maglietta e pistola... Minacciandoli con l'arma il pazzo li costringe a fare sesso sotto i suoi occhi... poi prende il gambo di una rosa e ordina al fidanzato di infilarlo nella vulva di lei. Dopo il maniaco... spara alla testa del fidanzato...


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