Elenco

  • Cinema
  • Ippica
  • Narrativa
  • Pubblicazioni Personali

mercoledì 22 novembre 2023

Recensione Narrativa: FOLKVILLE - CRONACHE DA UNA CITTA' LEGGENDARIA di Giancarlo Marino.

Autore: Giancarlo Marino.
Anno: 2018.
Genere:  Horror / Grottesco.
Editore: Homo Scrivens.
Pagine: 346.
Prezzo: 18.00 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.

Soltanto ciò a cui si crede può essere reale. Tutto può essere reale se si ha fede in esso.” Su tale mantra si fonda il romanzo fiume del docente napoletano di scrittura creativa Giancarlo Marino. Già in attività da oltre quindici anni, il trentanovenne Marino vanta un Premio Speciale Carver, ottenuto nel 2018 con l'antologia E Pensare che C'Entravamo Tutti, segnalandosi spesso per essere un autore piuttosto elegante e brioso con un'evidente passione per la narrativa del terrore interconnessa all'avventura e agli scenari esotici.

Folkville è una vera e propria summa del backgroud dell'autore e del suo modo di concepire la narrativa. Potremmo definire il volume un perfetto rappresentante di quanto si possa incontrare nella variegata produzione di Marino, un complesso di volumi (circa una decina) che comprendono la saggistica e la poesia.

Al centro del progetto risiede un atto di amore per i fumetti dei supereroi, il cinema di Tim Burton, il weird di Lovecraft e i gadget dei nerd infervorati dai giochi di ruolo. Ne viene fuori un romanzo sperimentale, a matrice horror/weird (si parla di alchimia, organizzazioni segrete, mutaforme, precognizioni), che mette in scena una serie di revenant del mondo delle leggende metropolitane. Marino anticipa sul mercato nostrano l'uscita del classico di Roger Zelazny Notte di Ottobre, edito in Italia nel 2020 dalle Edizioni Hypnos (ma scritto nel 1993), rendendo più espliciti i richiami ai personaggi emblematici e archetipici. “Ogni fatto o personaggio descritto in questo romanzo è figlio dell'invenzione di qualcun altro” avverte Marino prima dell'apertura del primo capitolo. Il chupacabra, l'uomo falena, bigfoot, i coccodrilli albini, una sorta di Candyman (rimando allo slasher ispirato da un racconto di Clive Barker) e, ancora, babbi natale assassini, autostoppisti fantasma, cavalieri erranti sprovvisti di testa, dermadatteri e ragni radioattivi si incontrano in un calderone che non sa bene quale registro seguire e che propone sempre qualcosa di ulteriore e folle bombardando il lettore.

Marino è un narratore di razza, lo si comprende bene dalla lettura di quest'opera. Sa come creare tensione, sa avvincere e spaventare, ma sa anche far ridere, dissacrare e smorzare i toni di un'avventura che non si prende sul serio imboccando sovente la via della parodia. L'impressione è che Marino non abbia creduto troppo nel progetto, pensando, in tutta probabilità (e a torto), che solo una proposizione del medesimo in salsa farsesca avrebbe potuto rendere il tutto accettabile dal pubblico. È un po' come se lo stesso autore, in fondo in fondo e facendo il verso ad alcuni personaggi utilizzati, non abbia creduto che la sua “favola macabra” potesse essere reale e potente. Non a caso, in rete, si leggono interviste rilasciate dallo stesso autore in cui dichiara: “Sono uno scettico disincantato e non riesco a prendere troppo sul serio la materia letteraria di cui mi occupo, per quanto a volte sia tragica o scarsa”. Peccato, davvero, perché le parti squisitamente weird sono notevoli e regalano anche sorrisi senza, per forza di cose, scendere nel grottesco. Il romanzo è molto denso, quasi a dare l'impressione di esser stato allestito cucendo tra loro una serie di racconti originariamente indipendenti e scritti in periodi e umori diversi. Ne succedono di tutti i colori, da pestilenze letali, passando per ragni vomitati da internet e ancora diavoletti di prosciutto (!?) che cannibalizzano gli uomini scarnificando i volti e via con strani effetti esplosivi prodotti dal mix tra caramelle e coca-cola (mi vengono in mente le Mentos), lagune infestate da anaconda famelici o sotterranei labirintici in cui crollano le fondamenta fino ad arrivare ai flashback che vedono in azione una tribù africana di ominidi votati a una divinità felina dalla forma di pantera. Il tutto è tenuto unito dal leitmotiv della ricerca che vede per protagonista un giovane e strambo (guida un Maggiolone alimentato da crema di arachidi!?) titolare di una fumetteria (ubicata in Elm Street, piuttosto che in Craven Road, giusto per chiamare in causa Nightmare) impegnato a ricercare la fidanzata scomparsa nel nulla. Non si contano le citazioni, spesso e volentieri dichiarate, e i giochi sui nomi dei personaggi (tra tutti Stevenson). Esilarante è la scelta di battezzare un razzista, che odia i neri e guida gli hovercraft, col nome di Howard Phillips (cosa vi ricorda?).

Sullo sfondo delle varie follie in cui il protagonista finisce per imbattersi, prende piede il fulcro centrale della vicenda. Pare infatti che a Folkville tutte le leggende tornino misteriosamente a rivivere, sebbene siano minacciate da un canide dalla pelle di rettile che distrugge gli esseri leggendari per impedire che mito e realtà si contamino. Quest'ultima creatura è il mitico chupacabra, un mostro che pratica un foro nella pelle della vittima e da essa succhia via sangue e organi. Marino propone il chupacabra in modo piuttosto originale, quale forma di licantropia avente la funzione di riequilibrare un sistema uscito fuori dal controllo della natura (“Egli interviene ogni volta che la nostra realtà e quella degli spiriti si incrociano, per ristabilire i confini violati”).

Tanta, tanta, carne al fuoco, probabilmente troppa. Marino perde spesso (ad avviso di questo recensore) il termometro della situazione, passando da commedia a farsa comica per tornare al sense of wonder e persino all'orrore grandguignolesco. Non sempre il tutto viene gestito in modo ottimale, sebbene il romanzo non sia mai noioso. Manca dunque un'omogeneità che possa rendere saldi i contenuti, scongiurando i diametrali cambi di registro che, alla fine, fanno un po' storcere il naso. A ogni modo, lo sottolineamo di nuovo, sono indubbie la qualità dell'autore, di recente uscito, sempre per Homoscrivens, con un progetto più contenuto di natura lovecraftiana che spero di recuperare presto: Le Oscure Acque (2023).

A chi consigliare allora Folkville? Indubbiamente a chi cerca un prodotto sperimentale (in alcune parti Marino cerca addirittura la commistione tra la sceneggiatura di un fumetto e la scrittura discorsiva del romanzo, non a caso i capitoli di quest'ultimo sono chiamati “tavole”) e a chi è un cultore delle leggende metropolitane. Notevoli alcuni capitoli squisitamente weird (la parte nella laguna) e buona parte della seconda parte del romanzo (le parti ambientate in Africa e la lotta finale tra uomo falena e chupacabra). Tra alti e bassi, consigliabile e adorabilmente folle.

 
L'autore Giancarlo Marino.
 
"Soltanto chi non crede all'esistenza di una leggenda è in grado di fermarla."

Nessun commento:

Posta un commento