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martedì 28 novembre 2023

Recensione Narrativa: L'ANNO DELLE VOLPI di Cristiano Demicheli.

Autore: Cristiano Demicheli.
Anno: 2022.
Genere: Realismo Magico / Elementi comici.
Editore: Edizioni Hypnos.
Pagine: 332.
Prezzo: 16,90 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.  

Cristiano Demicheli torna nelle lande dell'immaginifica Val Lemuria e, più nello specifico, spia per un anno le avventure, i passatempi e soprattutto gli sproloqui dei cittadini dell'altrettanta immaginaria Tolengo (rappresentata con cura maniacale, con tanto di nomi di strade, case e vie). Pur se formalmente atemporale, è in ballo la vita di campagna e gli usi di un'Italia degli anni settanta (ormai morta e sepolta), quando il bar era il fulcro dei passatempi e il luogo di aggregazione sociale (altro che internet o città). Ne viene fuori una sorta di commedia che sarebbe perfetta per essere rappresentata, grazie ai dialoghi (in parte in dialetto locale) sopra le righe e alla forte componente di ilarità, in contesto teatrale. Sebbene quasi tutto il romanzo sia ambientato all'interno del bar di un albergo, cuore di ogni discorso è la Val Lemuria, con i suoi boschi, le sue nebbie pressoché perenni, gli animali (il pappafugo, il chimello, le case viventi e via dicendo) degni di entrare a rimpinguare gli elenchi degli studiosi di criptozoologia e le sue leggende (il “piccolo popolo” dei Cecini, gli specchi parlanti, i doppelganger e le gesta di un arto fantasma - coperto di setole da porco - che infesterebbe una camera dell'albergo in cui hanno luogo gli incontri dei cittadini).

L'Anno delle Volpi si propone dunque quale sequel dell'antologia Cronache dalla Val Lemuria (qua la nostra recensione http://giurista81.blogspot.com/2022/07/recensione-narrativa-cronache-dalla-val.html), ma lo fa in una forma e in una struttura totalmente diversa e forse meno apprezzabile dalle masse. Già da par suo poco incline alla narrativa commerciale, Demicheli se ne discosta ulteriormente plasmando un romanzo corale dalla sostanza sperimentale per il suo tentativo di miscelare alla narrativa un saggio fantastico a matrice folkloristica. In parole semplici, per struttura (non per contenuti), il volume ricorda Moby Dick di Melville con le continue frammentazioni che sospendono la narrazione a beneficio di divagazioni sulle usanze e sui trascorsi storici locali. Demicheli forgia per tale via una sorta di almanacco dinamicizzato, non a caso il sottotitolo è Un Armanacco da Val Lemuria, cadenzato dalle vicende, in verità banali, dei protagonisti che, tra una panzana e un'esagerazione, se le raccontano al bar davanti a una bevuta, a un piatto di cibo tipico o nel corso di una partita a buscaggin-a (gioco di carte del posto). Non vi è pertanto una trama vera e propria, poiché nella vita stessa non ve ne è una. Viene pertanto scelto un approccio che potremmo definire documentaristico per il suo indagare sulla vita del posto per un anno. “Sarà un anno da vorpi” afferma a inizio romanzo il cantastorie locale (un cazzaro, alla stregua del Piero cantato da Cristicchi, che dice di aver avuto un flirt con Anita Ekberg e di esser andato a pesca con Hemingway), per far riferimento a un anno di miracoli e prodigi. I suoi concittadini, dodici mesi dopo, diranno piuttosto che “è stato un anno schifoso”. In effetti non accade niente di veramente fantastico, tanto che L'Anno delle Volpi, pur se pubblicato dalla casa editrice Hypnos, è un finto romanzo fantastico, orientandosi, piuttosto, dalla parti del realismo magico.

I “nostri” commentano i fatti che, di volta in volta, si verificano in paese, quali l'arrivo di un forestiero, la nascita di un amore passeggero, l'arrivo di un nuovo dottore o la morte improvvisa di un concittadino, tra gelosie, derisioni, litigi e scommesse. Interessanti alcuni passaggi più profondi dove si parla di matrimonio (“Ogni coppia, presto o tardi, fronteggia l'assurdità della sua esistenza e, se sopravvive allo choc, trova una strategia per andare avanti: c'è chi nasconde i problemi sotto il tappeto, chi si coalizza contro un nemico comune, chi pianifica tutto fin nei minimi particolari, chi si vota ai figli. L'obiettivo è uno solo: restare insieme”), dell'ineluttabilità del tempo (“il tempo passa lo stesso, anche se fingi di ignorarlo, anche se non carichi l'orologio. E finirà per te allo stesso modo che per tutti gli altri: alla fine tutti gli orologi smettono di ticchettare”) e del mistero della morte e di ciò che ci attende dopo.

Punto di forza sono le caratterizzazioni dei personaggi (tra i quali due figure ricalcate su Peppone e Don Camillo), ma anche lo stile aulico e curato nel dettaglio, tanto da comprendere latinismi, detti, proverbi locali, modi di dire e persino la riproduzione di documenti di archivio esaltati da un linguaggio seicentesco. In tale contesto e non di frequente, si inseriscono alcune narrazioni in terza persona di presa fantastica, se non fosse che chi le narra è il primo a dichiararsi bugiardo.“Nel bar dell'albergo di Cap confluivano tutti i pettegolezzi di Tolengo, le dicerie, le maldicenze; a volte, le diverse versioni di una stessa vicenda si incontravano al bancone, tra un frizzantino e un punch al rum, e da questo convegno nasceva una versione completamente nuova”. Ecco dunque la storia di uno specchio che riproduce l'animo di chi vi si riflette, il racconto di un'osteria che in tempo di guerra serviva una carne genuina ottenuta dall'allevamento di vermi alimentati con carne umana, l'avventura di una donna che vive una seconda vita smaterializzandosi nel corso del sonno e, ancora, una casa vivente che scorrazza per i boschi a fare mattanza come in un celebre racconto di Clive Barker, oltre che il mito dei Cecini (una sorta di folletti che vivono nel sottosuolo e ricordano molto quelli di Arthur Machen) e le loro lotte contrapposte al santo patrono locale in grado di contenerli a seguito di un patto raggiunto col diavolo (per indisponibilità a trattare di Dio!?).

Come se non bastasse, si aggiungono a corredo del tutto una serie di rimandi di valenza saggistica attraverso i quali si parla degli usi, della cucina, delle coltivazioni e delle variazioni meteorologiche che cadenzano l'alternarsi delle stagioni nella Val Lemuria. Non a caso, il romanzo è strutturato in dodici capitoli ciascuno dei quali dedicato a un mese.

Ne viene fuori un volume curioso ed estremamente elegante, dai ritmi ragionati, forse un po' pesante nella sua parte centrale e più riuscito negli ultimi capitoli. Demicheli lascia trapelare alcune idee persino di presa politica (“i guardiacaccia, come tutti gli sbirri, sono nemici della povera gente”), ma soprattutto offre interessanti riflessioni che portano il testo a oltrepassare l'ambito della narrativa per accedere alla letteratura vera e propria.

E' opportuno evidenziare, per correttezza, che sebbene non si segua la logica classica del romanzo (inizio, sviluppo, fine) ci sono comunque dei collegamenti e dei richiami funzionali a fare da collante. Da notare, sotto quest'ultimo punto di vista, il balletto finale delle volpi che sembra suggerire che il vero anno delle volpi sarà quello successivo, poiché un anno da volpi è quello che si verifica ogni cinquant'anni, quando “i cecini arrivano con i violini e i pifferi e le volpi ballano tutta la notte”. Il romanzo si chiude proprio con un ballo di volpi.

Comicità, grottesco, fanta folklore e una tecnica magistrale sono gli ingredienti di un romanzo sperimentale in cui il fantastico è meramente suggerito e supposto a livello di leggenda agreste. Non proprio commerciale, è indicato a chi apprezza il lessico curato e virtuoso nonché le commistioni tra comicità e horror. Demicheli conferma le eccezionali doti di virtuoso della penna e il suo interesse alle contaminazioni tra weird e comicità, qua in gran lunga prevalente sul primo. Sicuramente molto più autoriale rispetto al più canonico Cronache dalla Val Lemuria, con una volontà di proporre, tra una storia e l'altra, un volume sugli usi e costumi di una paesino di montagna che non esiste se non nella fantasia del suo autore. Curiosamente nostalgico.

 
L'autore e il suo primo volume sul mostro di Firenze.

"In provincia la verità è solo una delle tante articolazioni della leggenda."

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