Elenco

  • Cinema
  • Ippica
  • Narrativa
  • Pubblicazioni Personali

mercoledì 21 agosto 2024

Recensione Narrativa: LE NUOVE AVVENTURE DI BATMAN a cura di Martin H. Greenberg.

Autore: AA.VV..
Curatore: Martin H. Greenberg.
Titolo Originale: The Further Adventures of Batman.
Anno: 1989.
Genere:  Thriller - Spionaggio - Fantascienza.
Editore: Rizzoli (1991).
Pagine: 286.
Prezzo: Fuori catalogo.

Commento a cura di Matteo Mancini.

Operazione di marketing curata dal celebre antologista Martin H. Greenberg, una garanzia nel campo del giallo e della fantascienza americana. Il progetto viene completato nel 1989 in occasione dell'uscita nelle sale cinematografiche del Batman di Tim Burton, ma in Italia arriva due anni dopo quando nei cinema proiettano il secondo capitolo del dittico del regista. Quattordici racconti, che diventano dodici nell'edizione italiana (tagliati William Nolan ed Edward Wellen), a cui faranno seguito, tra il 1992 e il 1997, sei ulteriori antologie – mai giunte in Italia – dedicate, tra gli altri, alle avventure di Joker, Pinguino, Catwoman e soprattutto ancora Batman.

Il progetto è molto interessate e dall'indiscusso appeal. Purtroppo delude l'esecuzione, sebbene Greenberg raduni il meglio dei suoi scrittori tanto da ingaggiare mostri sacri della fantascienza quali Isaac Asimov (che morirà tre anni dopo), Robert Sheckley e Robert Silverberg, per non parlare di emergenti (di allora) del calibro di Joe Lansdale e di nomi “minori” assai conosciuti dai lettori della serie Urania quali Henry Slesar e Mike Resnick. Tante aspettative, disattese a fine lettura soprattutto per la scelta di trattare il genere da un'ottica diversa rispetto a quella che sarebbe stato lecito attendersi. Anziché giocare sulla componente fumettistica, sui colori e su personaggi sopra le righe, magari utilizzando i grandi nemici dell'uomo pipistrello, l'interesse passa sulla psicologia di Bruce Wayne, sui conflitti mentali di Batman che portano l'eroe, in più di un racconto (Sheckley, Slesar), a finire visitato dai medici (addirittura psichiatri), uno sconforto e una depressione che coinvolgerà persino Joker (Collins). Una scelta di umanizzare il personaggio, che suona sovente quale parodia sulla scia degli episodi televisivi degli anni '70 che depotenziarono il clima cupo della creazione di Bob Kane, un'atmosfera che sarebbe poi ritornata solo grazie a Burton prima e a Nolan poi. Si tentano inoltre inutili percorsi metanarrativi che cercano di proporre Bruce Wayne quale personaggio della realtà (Asimov) o di traslare Batman dalla cronaca nera (dunque anch'esso proposto alla stregua di un personaggio esistente) al cinema della Hollywood degli anni quaranta (Kaminsky). Paradossalmente manca quasi del tutto la dimensione fumettistica. Solo il racconto di Max Allan Collins (e in parte quello di Effinger), che arriva ad anticipare di decenni la creazione di Harley Quinn, sposa appieno lo stile dei fumetti e dei film da Burton in poi, rendendosi, per questo, tra i più esilaranti e divertenti della selezione. E' un'eccezione, poiché i celebri villain dell'uomo pipistrello sono pressoché del tutto assenti o, se ci sono, fanno giusto delle rapide comparse (Joker e Enigmista) se non appena menzionati senza mai vedersi (Pinguino). A ergersi a "deboli" rivali del "nostro" sono criminali convenzionali (ladri, ipnotizzatori, contrabbandieri di armi, sequestratori) tipici dei gialli e dei polizieschi, solo in due casi in maschera. Dominano, infatti, le storie poliziesche e spionistiche finendo, per tale via, col mettere in ridicolo l'eroe dell'antologia: Batman, con tutti i suoi gadget e i suoi prototipi, sembra un matto che se ne va in giro vestito da pipistrello aiutando il quasi pressoché immancabile ispettore Gordon. Prova a introdurre qualcosa di diverso Joe Lansdale, che vira la sua storia verso un horror grandguignolesco con un soggetto tutt'altro che originale che riprende l'abusata idea che vede lo "spirito" di Jack Lo Squartatore varcare la dimensione del tempo. Bello l'inizio della storia di Robert Sheckley che mostra la morte cruenta e orrorifica del Joker, salvo “perdersi” nel giallo fino a sconfinare in uno spionistico raffazzonato con al centro virus informatici, armi segrete e ologrammi utilizzati per ingannare il prossimo. Meglio allora la storia di Henry Slesar, tra i più ispirati del lotto, con un Batman versione “picchiatello” che dileggia sé stesso al fine di fuorviare una psichiatra dedita al crimine che intende utilizzare sieri e droghe per addormentare i protettori di Gotham e compiere i suoi crimini. Il tema delle droghe e dell'ipnosi torna nella storia di Goldsmith, un giallo assai quadrato (bella la parte nella casa degli orrori di un ipnotizzatore) e ben scritto, dove però Batman finisce in un ruolo secondario, scavalcato da un giornalista sedicenne (Robin in borghese) e dalla relativa indagine. Questo il meglio dell'antologia, per un'opera che si legge bene e volentieri, ma che lascia l'amaro in bocca. Tra i peggiori, addirittura, Isaac Asimov, con un racconto insulso metanarrativo dove Batman non è neppure presente e in cui il vero Bruce Wayne, ormai settantenne, rivela ai compagni di cena un vecchio episodio (del tutto banale) incentrato su un lapsus di un suo collaboratore e di come questo gli abbia insinuato dubbi sulla fedeltà dell'uomo. Bruttina anche la storia di Gorman su un giovane pazzo convinto che Batman gli abbia rubato la sua personalità, una storia dove "l'eroe" è del tutto in secondo piano e neppure menzionato (lo stesso avviene nel racconto di Resnick). Su tematica similare si muove Silverberg con un impostore di Batman, dedito ai furti e affetto da squilibri mentali.
 
I RACCONTI NEL DETTAGLIO CON SPOILER. 

Scendiamo nello specifico con l'analisi dei dodici racconti. Come anticipato non ci sono capolavori, così come sono davvero pochi (ma ci sono) i racconti da bocciare.

Il racconto che ho preferito, per la sua componente fumettistica, è The Sound of One Hand Clapping (Il Rumore di una Mano che Applaude) scritto non certo da uno degli scrittori di punta radunati da Greenberg. Porta infatti la firma di Max Allan Collins, una mezza dozzina di Gialli Mondadori all'attivo in Italia, famoso soprattutto per le novelization di Waterworld (1995), The Mummy (“La Mummia”, 1999) e di una serie di episodi della serie CSI – Scena del Crimine e Criminal Minds. L'autore fa leva sul suo passato da fumettista, negli anni settanta aveva ideato Quarry, per proporre lo spirito del fumetto di Bob Kane. The Sound of One Hand Clapping ha il merito di anticipare la love story tra Joker e Harley Quinn. Sia chiaro, siamo nel 1989 e il personaggio che sarà reso celebre al cinema da Margot Robbie non è ancora stato creato, ma Collins propone qualcosa di molto simile. Joker è infatti depresso, in cerca di una donna che possa riscaldargli il cuore. Perde così la testa per una giovane che compie delitti per ragioni di critica ecologica. La giovane, ribattezzata “Il Mimo” per la sua abitudine di dipingersi il volto con un fondotinta bianco, viene imprigionata e destinata all'Arkham Asylum, ma il “re dei buffoni” la libera durante il tragitto di trasferimento (bella scena action) e cerca di far tutto per conquistarne il cuore. Azione, ilarità e soprattutto taglio farsesco. Molto carino, con esilarante descrizione del quartier generale del Joker caratterizzato da poster di carte e gadget svariati. A mio avviso, è di gran lunga il miglior racconto dell'antologia per il suo offrire ciò che l'appassionato di Batman va cercando. Sorpresa.


Merita considerazione anche Bats (Pipistrelli) di Henry Slesar, scrittore conosciuto sia per i racconti brevi fantascientifici (un paio trasposti nella serie televisiva Ai Confini della Realtà) che gialli (presenza assidua nelle serie Ellery Queen's Mystery Magazine e Alfred Hitchcock's Mystery Magazine), ma anche per alcuni sceneggiati della serie Alfred Hitchcock Presenta e della CBS Radio Mystery Theatre. È stato insignito di un Edgar Award. Come sua abitudine, Slesar attinge dalla sua inclinazione per l'ironia per portare in scena un Batman afflitto dai conflitti interiori, al punto da destare preoccupazione in Alfred, lo storico maggiordomo. È proprio quest'ultimo a raccontare la storia, che vede un Batman consumato dai sensi di colpa per la morte di Robin, tanto da finire in cura da una psichiatra che utilizza la tecnica dell'ipnosi per curare i pazienti. Invece di migliorare, il nostro si rende protagonista di una serie di comparsate in pubblico che mettono in ridicolo la figura di Batman. L'uomo pipistrello appare d'improvviso in occasione di presentazioni o eventi mondani dileggiando la propria figura con frasi da ubriaco. Ora grasso, ora con un cappello che richiama il cappellaio matto di Alice nel Paese delle Meraviglie. Deriso dai giornali (parlano di “Batman picchiato di testa”) e inoperoso a fronte dell'esplosione del crimine, induce tutti a pensare che sia impazzito salvo rivelare, all'epilogo, una strategia calibrata che lo porterà  a portare a galla il complotto che stordisce l'intera città. Il “nostro” ha infatti dato vita a una messa in scena per portare allo scoperto la mente dietro alla quale ruota un gruppo di gangster che utilizzano l'ipnosi e gli psicofarmaci per intontire il capo della polizia, batman e il sindaco, così da condurre liberamente i traffici delittuosi. Belli i dialoghi iniziali tra Batman e la psichiatra (si scava sul passato dell'eroe, sulla morte dei genitori e sulle ragioni psicologiche per le quali si cela dietro una maschera), anche se è fin troppo evidente per tutti (meno i personaggi del racconto) che dietro la natura dell'eroe in maschera ci sia Bruce Wayne. Buoni inoltre i riferimenti all'attitudine dei giornali di attendere il momento propizio per denigrare l'eroe in declino. Bel racconto.


Una costruzione simile caratterizza l'elaborato del grande maestro Robert Sheckley, nome che non ha bisogno di presentazioni nel campo della fantascienza distopica per il suo essere stato – tra le altre cose - l'ispiratore dei cosiddetti Hunger Games. Anche Death of the Dreamaster (Morte del Maestro dei Sogni) propone un Batman allucinato e ossessionato dalla ricomparsa dei villain che ha sconfitto nel passato. Come struttura di soggetto, probabilmente, è il migliore racconto del lotto tanto che Greenberg gli conferisce l'onore di aprire l'antologia. Sheckley lavora sulla trama, propone snodi che consentono al racconto di passare dall'horror al giallo fino a concludersi in un intreccio da spy story a caratura internazionale. Bruce Wayne ha addirittura un'ulteriore personalità, oltre quella di Batman, e deve superare una crisi psicologica alimentata da qualcuno che riesce a fargli credere di essere affetto da allucinazioni. In realtà, dietro alle visioni si cela un qualcosa che opera all'esterno del cervello del protagonista.

Notevole l'inizio grandguignolesco, dove assistiamo alla morte del Joker. Da qui si dipana un'indagine che, attraverso una serie di indizi, svelerà un intrigo incentrato su una società di armi non convenzionali in trattativa col governo degli Stati Uniti. Avventura dunque d'impronta spionistica, sprovvista di super eroi e con qualche elemento fantascientifico. Non manca l'ironia (Batman in maschera che viene visitato dal medico). Non un capolavoro, ma di mestiere.


Un altro racconto che ottiene molti consensi tra i lettori è Subway Jack (Jack della Sotterranea) firmato da una delle giovani speranze (poi mantenute) dell'horror statunitense ovvero Joe R. Lansdale. Appena reduce da The Drive-In, Lansdale abbandona la sua tipica ironia per plasmare un vero e proprio horror truce e sanguinario, forse più in linea con Dylan Dog che Batman. Una serie di omicidi insanguinano la metropolitana di Gotham. A colpire è un killer sventratore che si accanisce sulle donne barbone. Tutto ruota su un oggetto totem (un rasoio) capace di richiamare da un'altra dimensione un demone (“Il Dio del Rasoio”) dalle zampe caprine e dai teschi come scarpe, che si muove indossando un cilindro. Lo spirito prende possesso di chi lo ha evocato e induce lo stesso a vibrare letali colpi di rasoio. Batman e l'ispettore Gordon saranno impegnati a fermare una carneficina che ricorda molto quella di Jack the Ripper, anche per l'abitudine del killer di lasciare messaggi scritti col sangue.

Penalizzato da inneschi tutt'altro che originali, è un racconto comunque ben narrato, molto violento e con un'atmosfera assai cupa. Non mancano alcuni sperimentalismi tecnici, come alcune parti scritte alla stregua di una sceneggiatura che si alternano al testo standard.


Dietro questi quattro racconti, a mio modo di vedere i migliori dell'antologia, vi sono un trio di storie sufficienti grazie alla discreta dose di azione. Tra queste piace soprattutto Command Performance (Esecuzioni a Comando) di Howard Goldsmith. Scrittore tra i meno noti dell'antologia (suoi racconti sono stati pubblicati in italiano in appendice a un volume Urania, in un paio di antologie della Mondadori e soprattutto in volumi della Garden Editoriale, compresa la serie Horror Story), propone un giallo assai ben gestito sia nell'intreccio, che negli sviluppi e nei dialoghi. Purtroppo manca del tutto la componente fumettistica e fantastica. Batman, addirittura è in secondo piano, sostituito da Dick Grayson – Robin – nei panni di un giornalista di sedici anni che decide di avviare un'indagine per venire a capo dello strano comportamento di una vecchia compagna di scuola fermata dalla polizia con l'accusa di furto. Al centro del mistero vi è un giro di droga e di furti su commissione compiuti da tossici manipolati da un ipnotizzatore che li usa per svaligiare gioiellerie. Storia quadrata, ben cadenzata da Goldsmith. Raggiunge il suo apice nello spettacolo di mentalismo condotto dal villain nonché nelle peripezie all'interno di un'abitazione trasformata in una vera e propria casa degli orrori sul modello di quelle dei lunapark. Debole e frettoloso l'epilogo (peccato).


Non male The Origin of the Polarizer (La Comparsa del Polarizzatore) di George Alec Effinger, valido autore sci-fi vincitore del Nebula e dell'Hugo. Ha il merito (insieme a Collins) di avvicinarsi alle atmosfere del fumetto. In prima battuta crea un villain di una certa forza, munito di maschera e costume. Una soluzione questa che potrebbe apparire logica per un'antologia su Batman, ma che invece nelle storie selezionate da Greenberg latita. Protagonista è un giovane studente a caccia di fondi per pagarsi le rette universitarie, particolarmente abile in congegni elettronici, che decide di darsi al crimine. Convinto (a ragione) di aver compreso le identità di Batman e Robin (non si capisce come in tutta Gotham nessuno riesca a identificarli), riesce a sabotare le attrezzature della coppia in modo da prendersi gioco di loro e mettere a segno un paio di furti. Buona l'azione, tra inseguimenti automobilistici e scazzottate, purtroppo il tutto viene rovinato da un finale dove l'antagonista – assai narciso – assume condotte assurde che lo portano a farsi prendere dai due eroi nonostante i tanti vantaggi acquisiti. Vista la conclusione, il fatto che si definisca un genio lascia a desiderare.


Un'altra storia giostrata sull'azione e su un soggetto piuttosto quadrato è Batman in Nighttown (Batman nella Città di Notte) del binomio Karen Haber e Robert Silverberg. Anche qua, con Silverberg, siamo alle prese con un colosso della fantascienza americana che non necessita di presentazioni, mattatore della serie Urania e non solo. Come avvenuto per Goldsmith, viene meno il taglio fumettistico e si assiste a una lotta tra Batman – vestito da demone rosso – e un usurpatore che si muove proprio nelle vesti di Batman. Tutto ha inizio a termine di una festa in maschera, tenuta presso la villa di Bruce Wayne, che si conclude col furto di una serie di gioielli. A compiere il colpo è stato un invitato sconosciuto vestito da Batman. Inseguimenti notturni, accessi in bettole tra prostitute e ricettatori fino al tragico epilogo dove emergerà la natura dell'impostore: un giovane disturbato che sognava di sostituirsi all'uomo pipistrello. Prova di mestiere, con ottime descrizioni ambientali (sia interne che esterne) che si dipana senza scivoloni ma anche senza momenti di particolare lustro.


Questi sette racconti sono il meglio dell'antologia che, per l'altra metà (due storie addirittura tagliate nell'edzione italiana) non entusiasma. Certo ci sono degli interessanti sperimentalismi. A esempio The Batman Memos (I Promemoria di Batman) di Stuart M. Kaminsky, scrittore alla prima pubblicazione in Italia, è costituito da una serie di promemoria che ricostruiscono il tentativo di un produttore della Hollywood dei primi anni quaranta di ottenere la liberatoria da Batman per portare in scena le sue avventure (evidentemente spacciate per casi di cronaca nera). Kaminsky inserisce sulla traccia principale una sottotraccia (debole) che verte sul rapimento di un'attrice, sotto contratto del produttore, che verrà liberata proprio dall'uomo pipistrello. Non male nel complesso, soprattutto per i risvolti metanarrativi, ma non certo per l'intreccio giallo (assai mediocre). Su questo spunto finale si muove anche “sua maestà” Isaac Asimov, forse il meno ispirato del lotto. Il suo Northwestward (Verso Nordovest) è un classico racconto del ciclo “I Vedovi Neri” di cui riprende tutte le caratteristiche del ciclo, peraltro riproposte dal nostro Bellomi per la sua serie Gli Enigmi del Club Pigreco. Bruce Wayne diviene un personaggio davvero esistente, ormai di settantenne, che ha ispirato il Batman dei fumetti. Dunque l'eroe mascherato nel racconto di Asimov non esiste, ma lo stesso non può dirsi di Alfred e della villa del magnate. In assenza di Batman, dunque, non resta che narrare nel corso di una cena un episodio del passato legato al comportamento di uno dei tanti dipendenti di Wayne, durante il trasporto di un gadget dall'inestimabile valore. Cosa si celava dietro il comportamento dell'uomo? Ai commensali il compito di risolvere il giallo (del tutto privo di interesse). Addirittura, a mio modesto parere, è il racconto peggiore dell'antologia.


Altri due racconti in cui Batman non viene menzionato sono Neutral Ground (Terreno Neutrale) di Mike Resnick e Idol (Idolo) di Ed Gorman. Nel primo il protagonista è il gestore di un piccolo negozio che rifornisce i personaggi in maschera della città. Si capisce di chi si sta parlando solo perché il racconto è inserito in un'antologia dedicata a Batman, altrimenti tutti i riferimenti risulterebbero incomprensibili. Si intuisce così che il primo cliente del protagonista è proprio Batman, mentre il secondo è L'Enigmista. Entrambi richiedono gadget e accessori personalizzati per i loro costumi. Tutto qua, senza risvolti narrativi. Assai poco per uno scrittore più volte apprezzato nella serie Urania. Similare, ma più contorto, è Idol (Idolo) di Ed Gorman – altro scrittore alla prima pubblicazione in Italia – strutturato in modo frammentario e incentrato su un ragazzo convinto di essere messo in ridicolo da un soggetto che si spaccia per lui stesso (intuiamo essere Batman, perché altrimenti la storia non avrebbe senso di essere stata selezionata). La salute mentale del giovane deflagrerà nel corso degli anni, al punto da indurlo a uccidere la madre e persino Batman che reputa essere un suo usurpatore. Farraginoso.


Struttura raffazzonata anche per il giallista Edward Hoch con l'action The Pirate of Millionaires' Cave (Il Pirata della Cala dei Milionari), che vede Bruce Wayne pensare bene di fungere da esca per sgominare una banda di pirati (!?) che assaltano gli yacht ormeggiati nella baia di Gotham. Decisamente inverosimile, seppur con qualche momento visionario di un certo spessore. Non all'altezza del suo autore.


CONCLUSIONI

Antologia sotto le attese, inutile girarci intorno. Visto il personaggio – forse all'epoca non ancora forte quanto lo è adesso – si poteva e si doveva fare meglio. Manca la fantasia nonostante il coinvolgimento di una squadra di primissimo piano. Si preferisce proporre soggetti giallo/polizieschi in cui la figura dell'eroe mascherato potrebbe tranquillamente essere sostituita da un ordinario detective o da un uomo d'azione. Sono rarissimi i contenuti in linea al fumetto (Collins, Effinger, in parte Sheckley, Lansdale e Slesar), sacrificati in favore di un taglio realistico. Rischia, per tali motivi, di deludere i fan del fumetto e dei film, nonostante i racconti siano di facile fruibilità e garantiscano sufficiente intrattenimento. Non è tra le migliori antologie curate da Greenberg.

 
La copertina originale.
  
Ancora oggi c'è della gente che ritiene Batman una specie di schizofrenico, con impossibili manie di grandezza. Altri invece pensano che Batman non sia altro che un'invenzione dell'immaginazione fervida di qualcuno. A Batman non importa nulla. Intende lasciare che i criminali di questo mondo continuino a vivere nel paradiso degli sciocchi, fino alla notte scura in cui vedranno l'ombra nera delle ali di pipistrello stagliarsi contro il cerchio della luna gialla.” (Henry Slesar).

Nessun commento:

Posta un commento