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mercoledì 24 aprile 2024

Recensione Narrativa: PAURA NELLA CITTA' DEI RABBIOSI di Alessandro Falanga.

Autore: Alessandro Falanga.
Anno: 2023.
Genere: Horror.
Editore: PAV Edizioni.
Pagine: 84.
Prezzo: 12,00 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.  

2023 Fuga da Potenza, questo sarebbe potuto essere il titolo alternativo della novella con cui il potentino Alessandro Falanga rafforza un percorso creativo avviato nel 2020 dal romanzo breve Far from Dead e proseguito da Chi non Terrorizza si ammala di Terrore e, nel 2021, dall'antologia Bolidi. Il minimo comune denominatore tra tutti questi lavori è evidente e ben definito: la violenza di una società destinata a regredire agli istinti primordiali. Falanga, giornalista, recensore di cinema e scrittore classe 1985, è legato agli insegnamenti dell'horror sociale vedendo nel genere un veicolo per parlare attraverso metafore della contemporaneità. Ecco quindi la necessità di garantire continuità ai temi dei suoi precedenti lavori, rappresentati da batteri che trasformano le persone in famelici predatori, dalla regressione in un sistema sociale imbarbarito - in balia dei desideri più reconditi degli uomini - e retto da rigide divisioni in classi sociali, dove soprusi perpetrati da coloro che dovrebbero garantire l'ordine e violenze di ogni genere sono all'ordine del giorno. Un girone dantesco da cui si tenta di evadere, poco interessandosi delle conseguenze generali, per ricostruirsi altrove una vita all'insegna della speranza. Paura nella Città dei Rabbiosi si inserisce nel solco di queste narrazioni, presentando la novità di inscenare la follia nella città di Potenza.

Un improvviso morbo, di cui Falanga non specifica l'eziologia, rende i cittadini di Potenza delle creature idrofobe (occhi iniettati di rosso e schiuma alla bocca) che distruggono tutto quanto si pari loro di fronte. Sebbene il titolo del romanzo rimandi al primo capitolo della cosiddetta “Trilogia della Morte” di Lucio Fulci avviata nel 1980 da Paura nella Città dei Morti Viventi, i riferimenti arrivano da altri prodotti cinematografici quali The Crazies (“La Città Verrà Distrutta all'Alba”, 1973) di George A. Romero, Incubo sulla Città Contaminata (1980) di Umberto Lenzi e 28 Days Later (“28 Giorni Dopo”, 2002) di Danny Boyle. Non troviamo in azione degli zombi, bensì degli uomini, vulnerabili come qualsiasi comune mortale, plagiati e resi ingovernabili da un morbo che si trasmette con lo scambio di fluidi organici. Il contagio è esteso e fuori controllo. Manifesta i suoi sintomi nell'arco di pochi secondi dalla contaminazione, annullando la parte razionale degli uomini a totale beneficio di quell'animale e istintiva. I contaminati corrono, si nutrono di alimenti ordinari (aspetto innovativo), si aiutano tra loro, dormono e sono dotati di una forza abnorme al punto da rendere non consigliabile all'uomo di intraprendere un confronto corpo a corpo con loro.

L'autore procede per cenni, preferendo sfumare i dettagli e lasciare ai lettori il compito di intuire cosa sia successo. Scopriamo infatti all'epilogo che l'epidemia di rabbia si è verificata nella sola Potenza, debitamente isolata dal resto del mondo da un cordone di militari e dalla totale disconnessione da reti televisive, internet e circuiti telefonici. Non è dato saperne i motivi. Quello che è certo è che Potenza, quale novella Pripjat, è stata dimenticata dall'intera nazione. La soluzione ricorda un po' il film inglese Doomsday (2008) di Neil Marshall, sebbene il tutto si articoli in circa due anni di narrazione.

Lo sviluppo è dunque poco approfondito e avrebbe meritato una lunghezza superiore. Falanga sottovaluta inoltre il motivo per cui gli abitanti di Potenza tardino a comprendere di essere al centro di quello che pare essere un esperimento sociale (soluzione preferibile rispetto all'insorgenza di una vera e propria epidemia, vista la stanzialità della vicenda). Il protagonista, pur essendo inizialmente dotato di auto, non tenta di fuggire dalla città, ma persiste a vagarvi da vero e proprio randagio incarnando, in parte, lo spirito anarchico (in quanto non schierato in nessun gruppo sociale) tipico dei personaggi di John Carpenter (gli manca un pizzico di tamarraggine). Una scelta, quella di restare in città, mutuata anche da tutti gli altri superstiti che accettano quanto successo, cercando di riorganizzarsi al punto da espropriare un intero quartiere per ricollocarlo ai più facoltosi. Vengono per tale via a formarsi quattro grandi gruppi destinati a spartirsi il controllo territoriale della città,in nome della legge del più forte. Il concetto filosofico dell'homo homini lupus domina dunque senza compromessi, polverizzando secoli di insegnamenti giuridici. Militari degeneri, burocrati votati alla soddisfazione dei bisogni fisiologici, e futuristiche amazzoni combattono per le strade cercando di evitare i massivi attacchi dei rabbiosi, facendo degli stessi un ludico passatempo per vincere la noia (rimando ai redneck di Night of the Living Dead).

In questo contesto, Falanga cala una co-protagonista quasi kinghiana (penso alla bimba di Firestarter) dotata di una sorta di potere parapsicologo in grado di controllare e indirizzare i rabbiosi (vago rimando a L'Invasione degli Ultracorpi). La piccola sembra inoltre aver sviluppato una resistenza al morbo. Un vero e proprio portatore sano che, a livello subliminale, rievoca le problematiche del periodo di covid-19 (a cui forse si ricollega anche la decisione di strutturare la storia su un arco temporale di due anni). Quest'ultimo riferimento è peraltro sottolineato dall'egoismo generale che sottende alle scelte dei singoli (protagonista compreso).  Nessuno, in una situazione emergenziale, sembra valutare l'interesse collettivo focalizzandosi, piuttosto, sui propri fabbisogni calpestando tutto e tutti.

Pesa sul ritmo e sulla capacità di rapire l'attenzione dei lettori, ad avviso di questo recensore, la decisione di non ricorrere ai dialoghi. Falanga narra, riassume gli eventi, fa luce sul passato con un stile quasi saggistico, piuttosto che mettere in scena gli accadimenti. Fanno eccezione alcuni spostamenti da un quartiere all'altro e alcune avventure che hanno in comune l'assoluta assenza di spirito di solidarietà verso chi non è riconosciuto quale proprio simile. Il sospetto, i giudizi sommari e la pratica della tortura completano il quadro.

Punto di forza dovrebbe essere la scenografia urbana. L'autore intende omaggiare Potenza e, per questo, cita quartieri, vie, negozi e quanto possa essere utile a innescare nella mente dei lettori una sovrapposizione tra quotidianità e “apocalisse zombi”. La cosa è destinata a funzionare su chi effettivamente conosca le zone citate, ma si presta meno a solleticare la fantasia dei “forestieri”. Si ha infatti l'impressione che si dia per scontato che il lettore conosca Potenza, aspetto questo tutt'altro che ovvio. In altre parole, mancano delle pennellate che possano suggerire la fatiscenza o la decadenza dei luoghi, descrivendone le peculiarità e quanto prima li caratterizzasse, dando invece campo a una  visione d'insieme sprovvista di quell'emotività in grado di trasmettere il quid in più necessario a lasciare traccia nella memoria.

Sul versante formale si notano qualche refuso e alcuni periodi che, forse, sarebbe stato preferibile alleggerire. Niente di grave, sia chiaro. La lettura rimane sufficientemente scorrevole.

Dunque un'opera più cinematografica che letteraria, con dei limiti dovuti soprattutto a un plot ultra collaudato che innovativo certo non è. Evidente la passione di Falanga per una certa tipologia di cinema anni settanta e ottanta, quei cult che hanno in maestri quali George A. Romero e John Carpenter le maggiori figure di riferimento. Un po' di tamarraggine nel delineare il protagonista avrebbe elevato la storia, così come avrebbe potuto aiutarla un approfondimento sui motivi a fondamento dell'epidemia. Da non perdere per i cittadini di Potenza anche perché Paura nella Città dei Rabbiosi è stato definito "il primo horror zombie ambientato in Basilicata".

 
L'autore ALESSANDRO FALANGA a dx,
a sx la sua antologia BOLIDI.
 
"La chiave di tutto era Speranza; grazie al suo potere avrebbe potuto creare un varco in quel recinto e scappare, anche se questo avrebbe messo a rischio l'intera specie umana ma, in quel momento, a Luca non interessava ciò che sarebbe potuto capitare nel resto della nazione."

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