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sabato 6 aprile 2024

Recensione Narrativa: DECAMEROVIRUS a cura di Gianfranco De Turris.

Curatore: Giafranco De Turris.
Anno: 2022.
Genere:  Omnicomprensivo.
Editore: Homo Scrivens.
Pagine: 350.
Prezzo: 18.00 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.

Quattrocentesimo volume recensito su questo blog, dunque un'occasione speciale per presentare e commentare un'antologia al cui interno è inserito anche un mio racconto. Decamerovirus è la risposta dark al progetto mainstream della Garazanti Editore Andrà tutto Bene (2020), in un'ottica che definirei negativa al punto che gli autori sembrerebbero suggerire che, in realtà, "andrà tutto male". Gianfranco de Turris, una delle firme italiane più autorevoli nell'ambito del fantastico, raccoglie venti firme, pescando tra le voci più autorevoli della narrativa di genere autoctona. Ne viene fuori un progetto corale che guarda al Decamerone di Boccaccio per la sua struttura corale. Un Conte invita presso il suo castello in Friuli venti tra i più bizzarri e originali “antimoderni” di sua conoscenza (alcuni dei quali sono direttamente gli stessi scrittori). La struttura del progetto vede De Turris fungere da ventunesimo autore aggiunto, nel ruolo di coordinatore e di collante dei venti racconti raccolti. Il maestro introduce, di volta in volta, gli ospiti e, a termine racconto, commenta i testi, cercando di far emergere i risvolti e proponendo domande specifiche sui contenuti intrinseci delle storie. Siamo all'inizio dei lockdown del 2020. Il Conte N. pensa bene di ingannare il tempo radunando attorno a sé un nucleo di provetti narratori. Ogni giorno, due di questi, dovranno intrattenere gli altri con una loro storia, in un certo qual modo, legata al tema “epidemie”. Quasi tutti i racconti si caratterizzano per un piglio pessimista e politicamente scorretto. C'è chi attacca direttamente i politici, i virologi e gli affaristi, chi usa la via della metafora per rivolgersi alla contemporaneità e chi, ancora, parla di questioni parallele che ben si adattano al periodo legato all'insorgenza dell'emergenza sanitaria. Tutto questo per colpire nel segno senza filtri o timori reverenziali. Non manca infine chi se la prenda con l'idiozia dei complottisti e la credulità popolare. Insomma, ce n'è per tutti i gusti, fino a giungere a vere e proprie rimodulazioni di racconti classici (Poe e Bradbury) o di sottogeneri cinematografici (apocalissi zombi). Il mito di Boccaccio si tinge di oscuro e incontra quello della celebre sfida di Villa Diodati quando, nel 1816, un pugno di celebri scrittori - costretti a non uscire di casa da una tempesta - si sfidò dando vita a una serie di grandi classici della narrativa del terrore (Frankenstein su tutti).

Gli elaborati, di genere assai variegato, uniscono il fantastico alla realtà avendo sempre in comune un certo collegamento alla contemporaneità. Il fine non è il mero ed esclusivo intrattenimento. Si cerca infatti di stimolare riflessioni e offrire prospettive di visione ai lettori, peraltro sottolineate dai puntuali interventi del Conte. Si va dal surreale all'horror, trovando lo zoccolo duro nella fantascienza e nel giallo, con rimandi che giungono a toccare la religione.

Moltissimi i nomi noti, dai vincitori del Premio Italia Donato Altomare e Pierfrancesco Prosperi, passando per i vincitori del Premio Urania Francesco Grasso e Alessandro Forlani, quindi il candidato al Premio Strega Luigi De Pascalis e lo sceneggiatore cinematografico Antonio Tentori. Tra questi si conferma, come già avvenuto in altre antologie curate da De Turris, Andrea Gualchierotti. Lo abbiamo già apprezzato per il suo romanzo I Principi del Mare. Qua, lo scrittore romano, propone La Vita Continua, in tutta probabilità, il miglior racconto dell'antologia per contenuti e originalità. Si guarda al tema del giudizio universale di scuola pittorica, sebbene il testo non ricerchi la spettacolarità del momento ma si orienti, piuttosto, verso un epilogo beffardo in cui il mondo continua a vivere (in modalità burattini automatizzati) anche dopo la parusia. Bella gestione dei contenuti e magistrale risvolto finale, per una storia che non è mai telefonata e riesce a tenere in sospeso i lettori fino in fondo, al cospetto di un protagonista che si è isolato così bene, durante un'epidemia (forse quella in corso di covid), da esser sfuggito al più importante dei giudici. Notevole e con piglio “classico”.

Molto divertente è Elitropia del sarcastico Francesco Grasso che, attraverso un racconto che gioca sulle similitudini tra quanto avvenuto con gli aderenti ai movimenti no-vax, si diverte – parlando di altro – a punzecchiare i negazionisti.

Dietro a questi due racconti, di gran lunga i miei preferiti del lotto, segnalo due ottimi gialli. Il primo di questi è firmato dall'esperto Donato Altomare che, col suo La Nemesi della Spagnola, immagina il dispiegarsi di un'indagine che cerca di far luce sull'improvvisa comparsa, in epoca covid, del virus dell'influenza spagnola. Buona costruzione, con tanto di colpo di scena finale, che strizza l'occhio al giallo e sfrutta uno spunto, in parte, già letto nel romanzo La Fossa degli Appestati (1981) inserito nella collana Urania.

Decisamente più cupo e sinistro La Verità sul Caso Santi di Massimiliano Prandini in cui, sempre in epoca covid, è in corso un'indagine sull'omicidio di una conduttrice televisiva di una trasmissione sul modello di quelle di Mario Giordano. Tema del racconto è la gestione delle residenze sanitarie assistenziali per anziani. Se Altomare guarda a un romanzo Urania altrettanto sembra fare Prandini che parla di complessi isolati dall'esterno e al cui interno si cerca di arrivare a un'autosufficienza in modo da impedire al virus di penetrarvi. Una soluzione, quest'ultima, che rimanda al "complesso" del romanzo Virus Cepha (1981), apparso sempre nella storica serie fantascientifica griffata Mondadori.

Va sul surreale scanzonato Alessandro Forlani col bizzarrissimo Una Strana Notte. Attrraverso una destrutturazione degli elementi del racconto, si anticipa l'imminente arrivo del covid in una chiave profetica dai contorni onirici, in cui tutto sembra fuori contesto. Un incubo allucinato. Ogni elemento acquisisce valenza di simbolo ammonitore di quanto sta per accadere. Originale e spiazzante come nessun altro dell'antologia.

Non originalissimo ma gestito con gusto trasteverino La Banda del Viros di Max Gobbo, una divertente avventura criminosa di quattro ragazzi che, in una Roma falcidiata da un'epidemia (forse il covid), pensano bene di compiere atti di sciacallaggio. Verranno puniti, all'interno di una villa dei Parioli, dalla contrazione del male. Gobbo, riprendendo la lezione di Poe, personifica la morte nei panni di un vecchio dottore, ben vestito con un borsalino calcato in testa, che si palesa ai protagonisti offrendo loro un biglietto da visita. Storia semplice, ma dal gran ritmo e cadenzata da dialoghi romaneschi che ne tratteggiano un clima tamarro alla Tomas Milian versione "Monnezza".

Non manca il contributo fantascientifico, offerto da Pierfrancesco Prosperi e Ivo Scanner. Non previsto dal DPCM di Prosperi guarda alla tradizione sci-fi e, in particolare, a un racconto di Ray Bradbury (The Pedestrian). Una camminata notturna in una città deserta e in violazione delle normative istituzionali si trasforma in arresto - messo in atto da una volante automatizzata e robotica - per sospetta insanità mentale. Carino, ma gia' letto. Lo stesso può dirsi per il testo di Scanner, che gioca per parallelismi finalizzati a formalizzare una dura critica alla gestione covid. La Pandemia Parallela infatti è un racconto in apparenza fantascientifico, che strizza l'occhio al sottogenere dei mondi paralleli e delle realtà alternative per parlare di una misteriosa epidemia del 1968 a cui i governi dell'epoca, presi da altre emergenze, non ebbero tempo di dedicarsi. Ritornato indietro nel tempo, il protagonista fa in modo di accendere l'attenzione sulla questione, contribuendo all'istituzione di lockdown, obbligo di mascherine e informazione continua sulle televisione provocando un clima di paura generalizzata che porta a una serie di decisioni che stravolgono la politica internazionale alterando il futuro che oggi conosciamo. Un po' come fatto da Prosperi, Scanner scocca una sottile stilettata verso la gestione del covid, vedendo nel virus un mezzo utilizzato dai poteri forti per compiere ingerenze politiche strutturali.

Ancora più espliciti, sul punto, sono Emanuele La Rosa e I Guardiani della Salute, una fiaba allegorica che guarda agli accadimenti dell'epoca covid per il tramite di una leggenda avvenuta in un lontano passato. Il narratore ci parla di un'epidemia, partita da un mercato, che i medici riescono a placare divenendo dei veri e propri eroi, al punto da proporre una salata contropartita al re. Quest'ultimo viene costretto ad abdicare in loro favore. L'ascesa dei medici porta all'instaurazione di un regime in cui gli esperimenti sanitari saranno all'ordine del giorno.  Inquietante, pur nella sua semplicità (il virus si scoprirà esser stato ideato dagli stessi medici) apparentemente alleggerita da un epilogo farsesco e satirico.

A questi racconti aggiungo il “mio” Progetto Grippeschutzimpfung, con cui ho cercato di dar vita a un parallelismo tra l'epidemia sanitaria e l'ascesa delle dittature del novecento, in vista dell'ideazione di un virus in grado di colpire specifici gruppi etnici e rimodulare i governi d'Europa in vista di una nuova dittatura.

Questi appena indicati, metà esatta dell'antologia, sono i miei racconti preferiti. Tra gli altri segnalo l'action movie in salsa zombie Il Disinfestatore, del recentemente scomparso Errico Passaro. Niente di innovativo, con l'idea della trasformazione in rabid (chiaro omaggio a David Cronenberg) quale effetto collaterale di un vaccino utilizzato per arrestare la piaga epidemica. Una soluzione, quest'ultima, già vista nella saga Resident Evil. Un divertente esercizio di stile dunque come tale è L'Onda Scarlatta dell'Orrore di Antonio Tentori, una vera e propria riscrittura di The Masque of the Red Death di Edgar Allan Poe e, al tempo stesso, della sua trasposizione cinematografica diretta da Roger Corman (da cui arriva l'idea della protagonista lussuriosa dedita al satanismo nonché della morte che ne riproduce i medesimi lineamenti).

Seguono vie filosofiche Luigi de Pascalis, che guarda con sfiducia alla forza esorcizzante della letteratura al cospetto dei mali del mondo, e Vitaldo Conte con Eros Anima due Donne Ritrovate, un racconto freudiano che cerca di indagare sulle opportunità offerte dal lockdown, visto quale variabile in grado di far emergere l'interiorità dei singoli. Conte conduce la narrazione quale sorta di resoconto delle esperienze registrate dal protagonista che vertono sulla sfera dell'eros. Testo non certo di genere, ai limiti di un breve saggio esemplificato sotto la parvenza del racconto.

Rispolvera il “pericolo giallo” di inizio novecento Alessandro Paluan, con La Morte dal Cielo, che immagina il crollo del mondo occidentale e l'ascesa definitiva della Cina, mentre Claudio Foti con 33 d.c. vede dietro al collasso del sistema economico provocato dal covid l'azione subdola dell'intelligenza artificiale.

Optano per dei diversivi, all'apparenza slegati al tema portante dell'antologia, Alessandro Bottero, Enrico Rulli, Luca Ortino ed Emanuele Delmiglio.

In conclusione, venti racconti che cercano di affrontare la problematica legata alle restrizioni sociali dettate dall'emergenza covid, proponendo spunti di riflessione e immaginando possibili scenari futuri. Regnano il pessimismo, addirittura oltre agli effettivi strascichi lasciati nella società dal covid, e la sfiducia nelle istituzioni. Di maggiore presa al momento della sua uscita, resta un progetto destinato a ricordare uno dei periodi più bui e spiazzanti del recente passato.

"Solo e ancora, l'inganno salvifico della letteratura che è pur sempre l'unica arma in possesso dell'uomo per superare in qualche modo la limitatezza orrenda della vita."

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