Autore: Stephen King.
Titolo Originale: Firestarter.
Anno: 1980.
Genere: Fantascienza / Mad Doctor / Poteri Paranormali.
Editore: Sperling & Kupfer.
Pagine: 408.
Prezzo: 10,90 euro.
Recensione video a cura di Matteo Mancini. https://www.youtube.com/watch?v=wFjl3ACu1bs&t=122s .
Commento a cura di Matteo Mancini.
Sesto romanzo "ufficiale", non contando quelli firmati Richard Bachman e facendo riferimento alla cronologia di pubblicazione in Italia, nella lunga carriera di Stephen King. Scritto nel 1980, giunto in Italia con due anni di ritardo, viene considerato dai più come la prima battuta di arresto nella produzione dello scrittore del Maine (dopo seguirà un evidente calo qualitativo, da cui però lo scrittore del Maine si saprà riprendere alla grande). Arriva infatti dopo cinque dei principali romanzi di King ovvero Carrie, Le Notti di Salem, Shining, L'Ombra dello Scorpione e La Zona Morta. Dunque materiale di confronto non certo facile per questo L'Incendiaria che comunque non sfigura troppo. King fonda, potremmo quasi dire, le tematiche di Carrie incentrate sulla "maledizione/benedizione" di un'adolescente (nella fattispecie più bambina, ma con caratterizzazione quasi da adulta) dotata di poteri paranormali che cerca di contenere con la convizione, in caso contrario, di commettere peccato, con spunti già affrontati sia con La Zona Morta che con L'Ombra dello Scorpione. Spiccano infatti i poteri di chiaroveggenza del padre della piccola protagonista (qua dotato anche di poteri mentali alla maniera del successivo Scanners di Cronenberg, per intenderci, ovvero tali da annullare la volontà altrui e assoggettarla alla propria), ma soprattutto il ruolo deviato della scienza incapace di contenere i propri esperimenti, mettendo a serio rischio (nella fattispecie potenziale, ne L'Ombra dello Scorpione reale) la sicurezza dello stato. Dunque il peccato, con accezione religiosa, come freno inibitore e ultima barriera protettiva per soffocare le proprie pulsioni e le proprie inclinazioni (tematica che arriva da Carrie). I poteri paranormali devono esser castrati, piuttosto che visti quali speranze per incanalare le qualità verso obiettivi non distruttivi e, soprattutto, liberi e non determinati dalla supervisione di poteri istituzionali. Una visione pessimista quanto realista, basti fare un parallelo con tutte le scoperte scientifiche che nascono sotto i migliori auspici e poi vengono convertite per finalità militari o comunque legate ai concetti di dominio, controllo e manipolazione mentale (tutti aspetti affrontati in questo L'Incendiaria).
King, a differenza di altre opere, parte in quarta, usando poi l'espediente del flashback per spiegare i fatti che fungono da premessa alla vicenda. Così assistiamo fin da subito a un lungo inseguimento ai danni di un giovane padre e della sua piccola bambina di sette anni, braccati da un auto verde condotta da agenti più o meno segreti al soldo di un'organizzazione denominata La Bottega. Un'istituzione, quest'ultima, legata al Dipartimento Ricerche Scientifiche con la finalità di promuovere ricerche funzionali a garantire la sicurezza nazionale. Tutto ha inizio con un esperimento che prende una piega inattesa e cruenta e che King spiega nel corso del romanzo, in modo da scegliere una struttura con tensione subito presente anziché crescente al procedere della narrazione. Scopriamo infatti che il ragazzo che fugge con la bambina ha partecipato volontariamente (dietro la promessa di ducento dollari), alcuni anni prima, insieme ad altri undici studenti, a un esperimento. A sei di questi studenti è stata iniettata dell'acqua, mentre ad altri sei è stato somministrato un farmaco in corso di studio: il Lot Six. Questo Lot Six altro non è che un allucinogeno capace di amplificare le capacità mentali delle persone a cui viene somministrato, al punto da far sorgere sotto la sua influenza poteri paranormali. Si parla di telecinesi, influenzamento mentale, chiaroveggenza, telepatia e via dicendo. Il problema sono le controindicazioni, che si rivelano potenzialmente mortali o tali da squilibrare definitivamente la sanità mentale del paziente, ma soprattutto tali da interferire, modificandolo, sul patrimonio cromosomico degli stessi. Solo tre dei soggetti in questione riescono a sopravvivere, due di questi finiscono addirittura per l'innamorarsi e generare una figlia che si rivelerà mutante ovvero capace di esercitare un potere mentale fortissimo, attraverso il quale appiccare incendi senza alcun sforzo o disagio fisico (pirocinesi).
Questo il soggetto centrale su cui si innesca una storia triste, in cui King dimostra ancora una volta una grande sensibilità nel caratterizzare i personaggi. In particolare tratteggia il profilo di una piccola innocente, a cui viene strappata l'infanzia, vista dagli scienziati come un fenomeno da baraccone da indirizzare a scopi militari e dalle persone comuni come un mostro da evitare, sospeso tra la stregoneria e lo scherzo di natura. Fa male leggere le parti in cui il padre, per difendere la figlia, parla di una bimba affetta da un handicap paragonabile ad altri più comuni ma non tale da giustificare l'atteggiamento ostracista di tutti coloro che ne vengono a conoscenza. "Non è un mostro!" urla a chi punta l'indice inquisitore.
Dunque la solitudine, la sensazione di essere una creatura demoniaca pur non avendo quasi libero arbitrio, i mille sensi di colpa (ivi compreso quello di aver causato indirettamente la morte della propria madre) e il sospetto altrui, quale prezzo da pagare per delle qualità maledette che trasformano un'innocua biondina di otto anni in pericolo pubblico per il mondo intero. Un pericolo pubblico che ha pur sempre il cuore e l'innocenza di una bambina, a suo modo, dolce, che ama gli animali e che chiede solo coccole e amore, ma che finisce per diventare una vera e propria arma in mano a una scienza deviata, cinica ed egoista, che crea mostri nel nome del progresso, calpestando valori come famiglia, amicizia e rispetto della vita altrui.
Bella soprattutto la concitata prima parte del romanzo, in cui si respira pura azione, sicuramente preferibile alla parte centrale dove l'autore passa all'analisi psicologica dei personaggi, sacrificando la componente di genere. Così nella prima parte conosciamo subito la potenza della piccola Charlie, che sbaraglia un vero e proprio plotone di arroganti agenti governativi imparando a controllare sempre più il proprio potere, mentre nella seconda parte abbiamo come apice il capitolo in cui un vecchio sicario indiano, mascherato sotto le sembianze di domestico, rompe la cortina di apaticità dietro la quale si è trincerata Charlie, ormai privata della compagnia del padre (segregato in un'altra cella), guadagnandone la fiducia, col vecchio trucco della comprensione dei problemi altrui mettendo a nudo le proprie debolezze e i propri drammi passati, favorendo così l'immedesimazione della piccina. Finale apocalittico e cattivo (Charlie scopre di esser stata tradita anche da colui che considerava il suo unico amico), con King che vede, forse in modo un po' ottimista, la carta stampata delle testate giornalistiche quale unica fonte di salvataggio per sottrarsi dal controllo scientifico/militare o comunque da una situazione di disagio determinata dal sistema che circonda i deboli di turno. Una speranza che però non è poi così forte, perché in più occasioni, nella lettura del romanzo, assistiamo a operazioni di cover up e di depistaggio informativo, con i "cattivi" che chiamano addirittura in causa attentati terroristici per coprire altre e ben più meschine verità.
Un romanzo dunque piacevole, forse sforbiciabile in più punti, a causa della mania di King di abbondare nelle descrizioni sul passato dei vari protagonisti (si vedano i ricordi nella casa di famiglia del nonno di Charlie), da annoverarsi nel genere fantascientifico. I poteri sovrannaturali, infatti, vengono giustificati da una chiave di lettura pseudo-scientifica e non hanno alcuna origine ultraterrena. Non manca qualche venatura splatter, in qua e in là, ma pur sempre di mero contorno e non certo predominante. Alla fine il romanzo trasmette tristezza, piuttosto che orrore o adrenalina. King fa immedesimare il lettore nella piccola Charlie costretta a far male alle persone che ha intorno per legittima difesa. Un testo che, ne sono sicuro, piacerà soprattutto alle fan di King di sesso femminile, per il loro innato istinto protettivo verso i figli.
Gustose le parti col padre di Charlie che finisce per avere in balia gli scienziati che pensavano di averlo adeguatamente sedato con dei farmaci studiati per attutirne i poteri mentali. King offre così uno spunto interessante, dove suggerisce che la manipolazione mentale, una specie di brainstorming provocato mentalmente con comandi secchi e precisi (si parla di "spinta"), apre delle porte nel subinconscio dei manovrati da cui fuoriescono paure e ossessioni paranoiche che alla fine costeranno molto care ai malcapitati. Non aggiungo altro per non rovinare la lettura.
Si segnala che nel 1984 la Universal ha prodotto un onesto e piuttosto fedele adattamento intitolato in Italia Fenomeni Paranormali Incontrollabili. Visione non male, ma sceneggiatura ampiamente sforbiciata rispetto al romanzo, con inevitabile perdita pressoché totale dell'ottimo lavoro di caratterizzazione fatto da Stephen King. Peccato che questo film sia stato tolto di mano a John Carpenter, che già aveva il contratto in mano, per una ragione che dir becera è dir poco. La Universal, infatti, si era convinta che Carpenter non fosse un regista in grado di gestire una pellicola come Fenomeni Paranormali Incontrollabili semplicemente perché il suo precedente film, l'immenso La Cosa, aveva fatto flop al botteghino (per colpa del parallelo ET di Spielberg). Così si è dovuto assistere alla bestemmia di vedere bruciato un grande maestro come John Carpenter da un anonimo Mark Lester scelto per prenderne il posto. Inutile dire che chi ha optato per una simile conclusione è degno di finire preda del potere distruttivo della piccola Charlie McGee.
PS: Una piccola nota personale, ma la trovo divertente. Nel corso della lettura King offre un omaggio diretto a Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo col padre di Charlie che, comodo in poltrona, se ne sta a guardare il film di Spielberg. Ebbene, più che a Spielberg, per la base del soggetto, si potrebbe quasi dire che King si sia ispirato all'altro film, quello meno famoso, interpretato dal piccolo Cary Guffey ovvero Uno Sceriffo Extraterrestre... Poco Extra e Molto Terrestre uscito un anno prima rispetto alla stesura di Firestarter. Proprio come la piccola Charlie, il piccolo H725 finirà coinvolto in una storia simile e non certo perché riesce a far accendere i fagioli al grande Bud semplicemente facendogli fuoriuscire una fiammella dall'apice del pollice, schizzato fuori dal palmo della mano, alla maniera di Stanlio...
"Le piace, pensò Andy provando qualcosa di molto simile all'orrore. E' per questo che la teme tanto? Perché le piace?"
King, a differenza di altre opere, parte in quarta, usando poi l'espediente del flashback per spiegare i fatti che fungono da premessa alla vicenda. Così assistiamo fin da subito a un lungo inseguimento ai danni di un giovane padre e della sua piccola bambina di sette anni, braccati da un auto verde condotta da agenti più o meno segreti al soldo di un'organizzazione denominata La Bottega. Un'istituzione, quest'ultima, legata al Dipartimento Ricerche Scientifiche con la finalità di promuovere ricerche funzionali a garantire la sicurezza nazionale. Tutto ha inizio con un esperimento che prende una piega inattesa e cruenta e che King spiega nel corso del romanzo, in modo da scegliere una struttura con tensione subito presente anziché crescente al procedere della narrazione. Scopriamo infatti che il ragazzo che fugge con la bambina ha partecipato volontariamente (dietro la promessa di ducento dollari), alcuni anni prima, insieme ad altri undici studenti, a un esperimento. A sei di questi studenti è stata iniettata dell'acqua, mentre ad altri sei è stato somministrato un farmaco in corso di studio: il Lot Six. Questo Lot Six altro non è che un allucinogeno capace di amplificare le capacità mentali delle persone a cui viene somministrato, al punto da far sorgere sotto la sua influenza poteri paranormali. Si parla di telecinesi, influenzamento mentale, chiaroveggenza, telepatia e via dicendo. Il problema sono le controindicazioni, che si rivelano potenzialmente mortali o tali da squilibrare definitivamente la sanità mentale del paziente, ma soprattutto tali da interferire, modificandolo, sul patrimonio cromosomico degli stessi. Solo tre dei soggetti in questione riescono a sopravvivere, due di questi finiscono addirittura per l'innamorarsi e generare una figlia che si rivelerà mutante ovvero capace di esercitare un potere mentale fortissimo, attraverso il quale appiccare incendi senza alcun sforzo o disagio fisico (pirocinesi).
STEPHEN KING
con la piccola DREW BARRYMORE
scelta dalla Universal per interpretare
la piccola Charlie McGee nell'adattamento di
FIRESTARTER.
Questo il soggetto centrale su cui si innesca una storia triste, in cui King dimostra ancora una volta una grande sensibilità nel caratterizzare i personaggi. In particolare tratteggia il profilo di una piccola innocente, a cui viene strappata l'infanzia, vista dagli scienziati come un fenomeno da baraccone da indirizzare a scopi militari e dalle persone comuni come un mostro da evitare, sospeso tra la stregoneria e lo scherzo di natura. Fa male leggere le parti in cui il padre, per difendere la figlia, parla di una bimba affetta da un handicap paragonabile ad altri più comuni ma non tale da giustificare l'atteggiamento ostracista di tutti coloro che ne vengono a conoscenza. "Non è un mostro!" urla a chi punta l'indice inquisitore.
Dunque la solitudine, la sensazione di essere una creatura demoniaca pur non avendo quasi libero arbitrio, i mille sensi di colpa (ivi compreso quello di aver causato indirettamente la morte della propria madre) e il sospetto altrui, quale prezzo da pagare per delle qualità maledette che trasformano un'innocua biondina di otto anni in pericolo pubblico per il mondo intero. Un pericolo pubblico che ha pur sempre il cuore e l'innocenza di una bambina, a suo modo, dolce, che ama gli animali e che chiede solo coccole e amore, ma che finisce per diventare una vera e propria arma in mano a una scienza deviata, cinica ed egoista, che crea mostri nel nome del progresso, calpestando valori come famiglia, amicizia e rispetto della vita altrui.
Bella soprattutto la concitata prima parte del romanzo, in cui si respira pura azione, sicuramente preferibile alla parte centrale dove l'autore passa all'analisi psicologica dei personaggi, sacrificando la componente di genere. Così nella prima parte conosciamo subito la potenza della piccola Charlie, che sbaraglia un vero e proprio plotone di arroganti agenti governativi imparando a controllare sempre più il proprio potere, mentre nella seconda parte abbiamo come apice il capitolo in cui un vecchio sicario indiano, mascherato sotto le sembianze di domestico, rompe la cortina di apaticità dietro la quale si è trincerata Charlie, ormai privata della compagnia del padre (segregato in un'altra cella), guadagnandone la fiducia, col vecchio trucco della comprensione dei problemi altrui mettendo a nudo le proprie debolezze e i propri drammi passati, favorendo così l'immedesimazione della piccina. Finale apocalittico e cattivo (Charlie scopre di esser stata tradita anche da colui che considerava il suo unico amico), con King che vede, forse in modo un po' ottimista, la carta stampata delle testate giornalistiche quale unica fonte di salvataggio per sottrarsi dal controllo scientifico/militare o comunque da una situazione di disagio determinata dal sistema che circonda i deboli di turno. Una speranza che però non è poi così forte, perché in più occasioni, nella lettura del romanzo, assistiamo a operazioni di cover up e di depistaggio informativo, con i "cattivi" che chiamano addirittura in causa attentati terroristici per coprire altre e ben più meschine verità.
Un romanzo dunque piacevole, forse sforbiciabile in più punti, a causa della mania di King di abbondare nelle descrizioni sul passato dei vari protagonisti (si vedano i ricordi nella casa di famiglia del nonno di Charlie), da annoverarsi nel genere fantascientifico. I poteri sovrannaturali, infatti, vengono giustificati da una chiave di lettura pseudo-scientifica e non hanno alcuna origine ultraterrena. Non manca qualche venatura splatter, in qua e in là, ma pur sempre di mero contorno e non certo predominante. Alla fine il romanzo trasmette tristezza, piuttosto che orrore o adrenalina. King fa immedesimare il lettore nella piccola Charlie costretta a far male alle persone che ha intorno per legittima difesa. Un testo che, ne sono sicuro, piacerà soprattutto alle fan di King di sesso femminile, per il loro innato istinto protettivo verso i figli.
Gustose le parti col padre di Charlie che finisce per avere in balia gli scienziati che pensavano di averlo adeguatamente sedato con dei farmaci studiati per attutirne i poteri mentali. King offre così uno spunto interessante, dove suggerisce che la manipolazione mentale, una specie di brainstorming provocato mentalmente con comandi secchi e precisi (si parla di "spinta"), apre delle porte nel subinconscio dei manovrati da cui fuoriescono paure e ossessioni paranoiche che alla fine costeranno molto care ai malcapitati. Non aggiungo altro per non rovinare la lettura.
Si segnala che nel 1984 la Universal ha prodotto un onesto e piuttosto fedele adattamento intitolato in Italia Fenomeni Paranormali Incontrollabili. Visione non male, ma sceneggiatura ampiamente sforbiciata rispetto al romanzo, con inevitabile perdita pressoché totale dell'ottimo lavoro di caratterizzazione fatto da Stephen King. Peccato che questo film sia stato tolto di mano a John Carpenter, che già aveva il contratto in mano, per una ragione che dir becera è dir poco. La Universal, infatti, si era convinta che Carpenter non fosse un regista in grado di gestire una pellicola come Fenomeni Paranormali Incontrollabili semplicemente perché il suo precedente film, l'immenso La Cosa, aveva fatto flop al botteghino (per colpa del parallelo ET di Spielberg). Così si è dovuto assistere alla bestemmia di vedere bruciato un grande maestro come John Carpenter da un anonimo Mark Lester scelto per prenderne il posto. Inutile dire che chi ha optato per una simile conclusione è degno di finire preda del potere distruttivo della piccola Charlie McGee.
Una scena del film
FENOMENI PARANORMALI
INCONTROLLABILI.
PS: Una piccola nota personale, ma la trovo divertente. Nel corso della lettura King offre un omaggio diretto a Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo col padre di Charlie che, comodo in poltrona, se ne sta a guardare il film di Spielberg. Ebbene, più che a Spielberg, per la base del soggetto, si potrebbe quasi dire che King si sia ispirato all'altro film, quello meno famoso, interpretato dal piccolo Cary Guffey ovvero Uno Sceriffo Extraterrestre... Poco Extra e Molto Terrestre uscito un anno prima rispetto alla stesura di Firestarter. Proprio come la piccola Charlie, il piccolo H725 finirà coinvolto in una storia simile e non certo perché riesce a far accendere i fagioli al grande Bud semplicemente facendogli fuoriuscire una fiammella dall'apice del pollice, schizzato fuori dal palmo della mano, alla maniera di Stanlio...
"Le piace, pensò Andy provando qualcosa di molto simile all'orrore. E' per questo che la teme tanto? Perché le piace?"
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