Autore: Robert Sheckley.
Titolo Originale: Victim Prime.
Anno: 1987.
Genere: Fantascienza Distopica.
Editore: Mondadori, collana Urania (n.1041).
Pagine: 144.
Commento a cura di Matteo Mancini.
Dal doppio di King, celato Bachman, veniamo all'ispiratore Sheckley con questo Victim Prime, non certo un capolavoro, avendo più la natura di un divertisment incentrato su tematiche e su uno stile caro a una delle più grandi penne della fantascienza americana del secolo scorso: Robert Sheckley, appunto. Definito "Il Virtuoso della Derisione" nel volume Bibbia de I Maestri della Letteratura Fantastica, edizione Edipem, Sheckley in questo piccolo romanzo uscito nel 1987, subito pubblicato nella collana Urania per poi divenire nel corso degli anni un "Classico" tanto da esser ristampato nel 2000, da piena dimostrazione del nomignolo che gli è stato affibbiato. Un vero e proprio maestro di satira, ma non solo di questa. Definito da molti "caustico", "maestro del paradosso", in sintesi mente geniale.
Scrittore originario dell'Europa orientale, Polonia per la precisione (anche se su alcuni fonti si legge Russia), ha modificato il suo nome americanizzandolo da Shekowsky a Sheckley. Origini polacche, ma nazionalità interamente americana. Nato nella città della nuova mela, New York, nel 1928, il giorno dopo il sottoscritto ovvero il 16 luglio (l'ho battuto di una... giornata). Diplomato nel 1946 alla Columbia High School e subito partito per arruolarsi nell'esercito nella campagna di Corea, nella veste di furiere, ma soprattutto di chitarrista e di redattore di una testata giornalistica un po' alla Joker di Full Metal Jacket.
Laureato dopo questa esperienza, passa a intraprendere la carriera di operaio metallurgico con la fissa però per la narrativa. Evade allora dalle ristrettezze economiche e mentali della professione, grazie a un Giudizio Universale (1951) condiviso da tutti, soprattutto dai suoi lettori, e orientato a farne uno scrittore professionista. Inizia così, grazie a questo racconto, a invadere le riviste - benedetta sia l'America per questo - di fantascienza e di fantastico (una cosa che in Italia continua a essere una Chimera e non certo per i "cuori che sperano" tanto per richiamare Gianni Morandi e coloro che suonavano la chitarra che dava sempre la stessa nota). In particolare è il treno offerto da Galaxy (capitanato da un certo Gold il cui nome era già tutto un programma) a farlo conoscere in giro per i paesi di lingua inglese. Adotta anche svariati pseudonimi tra i quali Lang (non certo il Fritz del primo e più famoso film di sci-fi) con i quali lancia della bordate paragonabili a quelle di Clubber, ironia allo stato puro, dove è palese una feroce, ma intelligente, nonostante il contorno a volte buffo e farsesco, critica ai costumi della società capitalistica e agli atteggiamenti ipocriti dei poteri forti. Nonostante questo, in pochi anni, lo conoscono tutti e diviene una delle penne più apprezzate del circuito anche perché, tra le molte cose, a esempio lo spettacolare Uccello da Guardia (che gioca su un sistema a spirale di controllo e autocontrolli da parte della polizia), scrive un racconto breve che farà storia e che decreterà la nascita di un sottogenere: La Settima Vittima. Ritorneremo qui di seguito su questo racconto e sull'importanza che ha avuto, peraltro coinvolgendo anche un regista italiano di un certo calibro, Petri, che realizzò un film sviluppando il tema di Sheckley in quel di Tirrenia (città italiana del cinema per eccellenza, che sarebbe dovuta esser la Hollywood di Italia).
Dunque autore dissacrante, ma disponibilissimo con tutti, in rapporto di amicizia e di interesse proprio con l'Italia, dove, nonostante i suoi modi schivi e riservati, è apparso molteplici volte in conferenze e incontri, donando interviste anche ad appassionati e a riviste più o meno amatoriali.
Abile in egual misura nel destreggiarsi tra il romanzo e il racconto breve, ci preme qua ricordare la sua antologia A.A.A Asso, con le 3A seguite dal carico, dove si leggono racconti esilaranti che fanno inizialmente piegare in due dalle risate, ma poi fanno riflettere e comprendere che Sheckley è uno dei più grandi maestri del genere per saper affrontare tematiche tragiche e proporle in chiave allegra, con senso del ritmo e gusto per il genere, tenendo la noia lontana anni luce e facendo sorridere e coinvolgere. Cosa chiedere di più? Amatissimo, non a caso, anche dal cantautore Guccini. Scopiazzato a destra e a manca, non da ultimo da Stephen King e dal suo discreto Running Man - L'Uomo in Fuga (ottimo omaggio allo scrittore New Yorkese in linea al suo stile). Lo possiamo considerare il perfetto erede dell'"amaro" Bierce, uno che faceva parte di una famiglia, per così dire, di serie A, dato che a ogni figlio scattava il proverbiale A.A.A. cercasi il nome per il nuovo fratello che puntualmente iniziava per A (dieci in tutto, mi pare, più l'uno del portiere, di cui all'asso, se me lo passate). Dunque un autore che apre le porte a colleghi quali Bob Shaw, Howard Fast e Lafferty, tanto per fare dei nomi. Fantascienza a braccetto con l'ironia e la satira, per plasmare, sotto le sembianze della buffonata, dei capolavori che fanno riflettere ed evidenziano i limiti sociali, allo scopo di far attivare le menti e svegliarle dal torpore delle consuetudine e dall'atrofizzazione cercata da chi invece conduce una politica diversa da quella che dovrebbe guidare chi sceglie la professione di "scrittore". Sheckley dunque come Autore e non mero narratore, giustamente insignito del titolo di Author Emeritus da Science Fiction and Fantasy Writers of America nel 2001.
Veniamo ora al romanzo.
Prima di passare a Vittime a Premio è indispensabile parlare della fonte di ispirazione. Sheckley si autocita, si concede degli automaggi e, per certi versi, sviluppa il suo racconto La Settima Vittima, strizzando in modo deciso l'occhiolino all'Italia citando apertamente il film di ELIO Petri La Decima Vittima, uscito nel 1965, e persino Django (un personaggio, secondario, si chiama proprio così). A tal proposito, riporto stralci dell'intervista offerta da Sheckley a Franco Enna e inclusa nel volume Il Meglio della Fantascienza Vol.1, in cui è inserito anche un curioso racconto, intitolato Il Giullare del Re di tale Jack Matcha (che famoso certo non era), in cui si preannuncia la venuta di un tale Steven King in lotta con un giullare che si chiama Feste (anagrammando STEFE con resto di N. titolo peraltro di un racconto di King inserito in Al Crepuscolo) ben prima che Stephen King uscisse col suo Carrie. In questa intervista, posta a prefazione del volume antologico, Sheckley parla del film di Tirrenia. Assicura tuttavia di non voler scrivere le sceneggiature dei film, perché ciò gli porterebbe via troppo tempo togliendolo della sue altre occupazioni ovvero la scrittura dei libri. Ricorda inoltre che, alle prime armi, scriveva in continuazione riposandosi solo per due ore e che voleva arrivare al punto da essere esausto.
Dicevamo La Settima Vittima come fonte di ispirazione. Un racconto breve di portata monumentale, che ha delineato un vero e proprio sottogenere: quello della Guerra & Spettacolo. Dunque opere in cui si parla di combattimenti, inseguimenti e guerre rigorosamente riprese dalle telecamere e vendute agli spettatori, in spettacoli concepiti quali valvole di sfogo della violenza e vie per attaccare il pubblico ai monitor in una sorta di reality show dove chi perde muore (con buona pace di King che si accontenta a dire "Chi Perde Paga"). Dunque un racconto vecchio, scritto nel 1953, ma precursore che ha dato il là a una serie di epigoni, alcuni dei quali cult assoluti. Lo possiamo senz'altro definire come l'antenato degli Hunger Games. Tematica dunque che non è stata affatto anticipata da Stephen King con La Lunga Marcia e L'Uomo In Fuga (quest'ultimo debitore proprio de La Settima Vittima), cosa che viene detta dagli affezionati allo scrittore del Maine, ma ha in Sheckley il suo padrino più accreditato come dimostra anche il successivo Il Prezzo del Pericolo (1958) che ne ricalca temi e contenuti. E quali sono i temi e i contenuti di queste due storie? Semplicissimo. Si tratta di una caccia all'uomo televisiva con dei concorrenti che partecipano, ben pagati, in spettacoli televisivi in cui incarnano il ruolo di vittima o di carnefice in uno scontro che avviene in piena città e che include qualunque possibile soluzione. Da questi racconti colse linfa vitale, per primo, Mack Reynolds con i suoi Mercenario e Guerra Totale, del biennio 1963-64, in cui riduceva questi conflitti all'interno di un'area ben delimitata, sempre con le telecamere a filmare il tutto. Un'idea quest'ultima che sarà ripresa dai realizzatori del film L'Implacabile (1987, anno di uscita di Vittime a Premio) come correttivo al più sheckliano L'Uomo in Fuga di Bachman/King (fonte dichiarata di ispirazione). E poi che dire del celebre Rollerball Murderes (1973) di William Harrison, base del successivo film Rolleball (1975), capolavoro assoluto del genere e, a sua volta, fonte di ispirazione per Gary K. Wolf e il suo Boston 2010 XXI Supercoppa (1975) che proporremo su queste pagine prestissimo? Con questi due titoli si assiste al passaggio del concetto Guerra & Spettacolo in ambito sportivo. La battaglia non è più nelle vie urbane né in zone delimitate, ma diviene vero e proprio sport, ovviamente violentissimo e seguitissimo dal pubblico. A coda di tutto questo movimento arriva King, sotto pseudonimo Bachman, a sfornare due romanzi di buon livello, ma non certo innovativi, e che abbiam citato sopra nonché recensito prima di questo romanzo.
Vittime a Premio di Sheckley arriva circa dieci anni dopo i romanzi di Bachman/King, a trattare un tema già abusato, con la conseguenza di riproporre situazioni già viste e già lette. Il romanzo non deve certo esser letto per il soggetto, peraltro molto diluito e con capitoli che sembrano racconti buttati dentro tanto per far brodo e caratterizzare, anche oltre il dovuto, il contenuto in cui viene inscenata l'ennesima caccia all'uomo tra predatore e preda, proprio come introdotto dal racconto che funge da pietra miliare: La settima Vittima. Cosa c'è allora che lo rende buono? Facile: c'è Sheckley con la sua ironia dissacrante a rendere il tutto non spassoso, ma incredibile! Ma veniamo alla sinossi.
Ci troviamo negli Stati Uniti dell'anno 2092. Il mondo, in un quadro da romanzo di derivazione post atomica, è una landa ormai desolata, piegata dalla desertificazione, dall'inquinamento, dalle radiazioni e infine da virus mortali. "L'America era un terra avvelenata dove i disastri chimici e radioattivi erano irreparabili." La povertà è ormai così dilagante che il sindaco di una cittadina dello stato di New York (Keene Valley) pensa bene di spedire un proprio cittadino (Harold Erdman) a Esmeralda, un'isola appartenuta alle Bahamas acquistata da un società multinazionale (facente capo a Berna) che l'ha trasformata in una terra del vizio, per partecipare a uno spettacolo ben remunerato e spartire con lo stesso le vincite offerte dallo spettacolo. Questa Esmeralda è una sorta di Las Vegas del futuro, caratterizzata però in modo grottesco e provocatorio. Turisti facoltosi, depravati e personaggi alla ricerca del brivido giungono da ogni angolo del mondo per partecipare a feste a base di sesso, alcool e droghe, ma anche per iscriversi a giochi violenti in cui viene legittimato l'omicidio o semplicemente per giocare d'azzardo. Il piatto forte di attrazione è la Caccia, uno spettacolo trasmesso dalle televisioni in cui vanno in scena vari scontri, uno contro uno, tra i partecipanti iscritti in un apposito albo e ammessi previo superamento di un esame fisico. Questi scontri si verificano per le vie urbane, a rischio di passanti e cittadini (se si uccidono terzi si viene assoggettati a delle penalità), e si concludono sempre con la morte di uno dei due partecipanti. Non è ammesso allontanarsi dall'isola, pena noie con la polizia, finché non si uccide l'avversario. Il vincitore beneficia di un premio in dollari e sono anche previsti premi sottoforma di attestati e coppe. Il tutto viene filmato e trasmesso in uno spettacolo con un moderatore, tale Gordon (definito Maestro di Cerimonie dell'Huntworld Show), che introduce la messa in onda alla Dan Peterson con il suo "Amici sportivi... Questo sì che è il giorno giusto per un massacro! Vero o no?" e ancora: "Ooh, guardate un po' quanto sangue! E' un finale da inferno! Sentite che applausi!"
Per agevolare il compito, ogni "cacciatore" dispone di un "battitore", dallo stesso ingaggiato e remunerato, che funge da "navigatore" e preparatore, orchestrando trappole in cui sorprendere l'avversario e predisponendo piani d'azione. Il protagonista ingaggia un italo americano, tale Mike Albani originario di Castellamare (col padre che a lavorato a PROVIDENCE, città natale di un certo Lovecraft), e inizia la sua prima avventura di caccia, finendo subito scelto per il main event della stagione: il Grande Duello. In che cosa consiste questo duello? Gli organizzatori della manifestazione, ogni anno, scelgono, tra i vari contendenti impegnati nelle varie caccie che vanno in scena per le vie urbane, una coppia di rivali che avranno il privilegio di scontrarsi, con modalità scelte di anno in anno dagli organizzatori, in un'arena che riproduce il Colosseo di Roma. Il tutto si svolge in un palinsesto più ampio, chiamato la Festa dei Saturnali (che vorrebbe scimmiottare gli spettacoli dell'antica Roma), davanti a migliaia e migliaia di spettatori assiepati sugli spalti in un meeting che prevede una serie di massacri con tanto di clown suicidi, scontri mortali con auto, moto e sparatorie di ogni specie. Per ogni attrazione c'è una sola costante: chi perde muore, ma entra comunque nella gloria grazie all'immortalità offerta dai videonastri.
Romanzo dunque dai temi cruenti e duri, ma che Sheckley stempera con un'ironia di fondo geniale e divertente che trasforma la violenza in una farsa.
La prima parte del romanzo è funzionale a tracciare la situazione ambientale del mondo. Assistiamo ai pericoli che il protagonista incontra per spostarsi dal Nord America alla Florida, incontrando banditi che ricordano i pirati dell'ottocento e che assaltano i bus come gli indiani facevano con le diligenze. Bello il passaggio in salsa romeriana (riferimento a Zombi), in una landa in cui il deserto ha ingoiato le conquiste del novecento, con un villaggio regredito ai sistemi medievali ma ancora mentalmente legato ai vecchi "riti" capitalistici estrinsecati da una struttura, un tempo centro commerciale, ridotta a un mercato di oggetti inutili e non funzionali, che vengon comprati semplicemente per ripetere l'atto che sta alla base del mercato. Si tratta di parti di romanzo che hanno la funzione di allungare il soggetto e che potrebbero benissimo vivere di vita propria (così come si potrebbero benissimo togliere senza che ciò comporti qualcosa ai fini della storia). Simpaticissime poi le caratterizzazioni degli usi di Esmeralda con momento clou caratterizzato da un controllo stradale della polizia in cui viene ribaltata del tutto (in modo da criticare, forse, l'eccessiva severità dei controlli di polizia stradale) la logica dei controlli dela realtà contemporanea. Il codice della strada di Esmeralda non ha la funzione di garantire la sicurezza stradale, ma di incentivare i pericoli per rendere più elettrizzante l'esperienza di guida. Vediamo infatti un poliziotto multare il battitore del protagonista per aver aver violato i limiti minimi di velocità e non aver aumentato la velocità nei pressi di una curva pericolosa oltre ad aver l'auto con tutti gli equipaggiamenti funzionanti. Esilarante leggere frasi del genere: "il poliziotto lo guardò dal finestrino, accertandosi che non avesse la cintura di sicurezza allacciata (pena altro verbale... Albani tornò in fretta in città, infrangendo abbastanza regole da soddisfare il poliziotto più zelante)".
E che dire del presentatore di questi spettacoli che così presenta l'Huntworld Show: "Il programma che certi governi hanno tentato di mettere al bando perché pensavano che voi telespettatori aveste bisogno di venire protetti dall'assistere in diretta a carneficine oneste e veritiere, e che vi sareste accontentati dei fasulli spettacoli polizieschi che i vostri studi cinematografici continuano a produrre. Ma voi non gliel'avete permesso e per questo mi inchino di fronte a voi"? Passaggi esilaranti ma che fanno riflettere, ahimè, su quanto il potere delle richieste commerciali possa giungere a calpestare quelli che sono i principali diritti umani che non possono considerarsi disponibili neppure col consenso dell'avente diritto e che, nelle storie di Sheckley, si vanno a superare ponendo l'attenzione sul fatto che i partecipanti hanno dato il loro consenso rendendo pertanto giustificata anche la loro morte nel corso dello spettacolo stesso. Poco importa poi sapere che questi soggetti, spesso, si trovano costretti a partecipare, perché attratti dal denaro (sporco) offerto dagli organizzatori, vuoi per far fronte a problemi personali o, addirittura in questo romanzo, di un'intera comunità ridotta alla fame dallo stesso sistema che poi contempla questi giochi. Ed ecco quindi stoccate di rilievo sociale con un razzismo e uno snobbismo che viene ben etichettato da questa frase: "Solo ai poveri avrebbe dovuto esser concesso di uccidersi vicendevolmente, dato che i ricchi erano troppo preziosi per poterli sacrificare."
Romanzo quindi che si legge in una giornata, che non è innovativo ma prosegue la via della fantascienza distopica avviata dal precedente (di circa 30 anni) La Settima Vittima, con un piglio esilarante, quasi comico, ma di una comicità nera. Il volume Urania, uscito il primo febbraio del 1987, si chiude con una pagina che pubblicizza l'uscita di un volume intitolato I Libri di Bachman che include La Lunga Marcia e L'Uomo in Fuga, ovvero i due libri che abbiamo recensito prima di questo e che sono stati scritti, nonostante lo pseudonimo, da quello scrittore che sembra esser stato preannunciato dal racconto di Jack Matcha, inserito ne Il Meglio della Fantascienza Vol.1 a cura di Franco Enna (dove per prefazione c'è l'intervista di Sheckley che parla del film che si sta facendo in Italia per mano di Petri), ovvero un testo con un protagonista pungolato da un giullare che altro non è che il suo doppio... Così si chiude questo racconto: Ora King finalmente sapeva chi fosse, in realtà il giullare. Era STEVEN KING."
Scrittore originario dell'Europa orientale, Polonia per la precisione (anche se su alcuni fonti si legge Russia), ha modificato il suo nome americanizzandolo da Shekowsky a Sheckley. Origini polacche, ma nazionalità interamente americana. Nato nella città della nuova mela, New York, nel 1928, il giorno dopo il sottoscritto ovvero il 16 luglio (l'ho battuto di una... giornata). Diplomato nel 1946 alla Columbia High School e subito partito per arruolarsi nell'esercito nella campagna di Corea, nella veste di furiere, ma soprattutto di chitarrista e di redattore di una testata giornalistica un po' alla Joker di Full Metal Jacket.
Laureato dopo questa esperienza, passa a intraprendere la carriera di operaio metallurgico con la fissa però per la narrativa. Evade allora dalle ristrettezze economiche e mentali della professione, grazie a un Giudizio Universale (1951) condiviso da tutti, soprattutto dai suoi lettori, e orientato a farne uno scrittore professionista. Inizia così, grazie a questo racconto, a invadere le riviste - benedetta sia l'America per questo - di fantascienza e di fantastico (una cosa che in Italia continua a essere una Chimera e non certo per i "cuori che sperano" tanto per richiamare Gianni Morandi e coloro che suonavano la chitarra che dava sempre la stessa nota). In particolare è il treno offerto da Galaxy (capitanato da un certo Gold il cui nome era già tutto un programma) a farlo conoscere in giro per i paesi di lingua inglese. Adotta anche svariati pseudonimi tra i quali Lang (non certo il Fritz del primo e più famoso film di sci-fi) con i quali lancia della bordate paragonabili a quelle di Clubber, ironia allo stato puro, dove è palese una feroce, ma intelligente, nonostante il contorno a volte buffo e farsesco, critica ai costumi della società capitalistica e agli atteggiamenti ipocriti dei poteri forti. Nonostante questo, in pochi anni, lo conoscono tutti e diviene una delle penne più apprezzate del circuito anche perché, tra le molte cose, a esempio lo spettacolare Uccello da Guardia (che gioca su un sistema a spirale di controllo e autocontrolli da parte della polizia), scrive un racconto breve che farà storia e che decreterà la nascita di un sottogenere: La Settima Vittima. Ritorneremo qui di seguito su questo racconto e sull'importanza che ha avuto, peraltro coinvolgendo anche un regista italiano di un certo calibro, Petri, che realizzò un film sviluppando il tema di Sheckley in quel di Tirrenia (città italiana del cinema per eccellenza, che sarebbe dovuta esser la Hollywood di Italia).
Dunque autore dissacrante, ma disponibilissimo con tutti, in rapporto di amicizia e di interesse proprio con l'Italia, dove, nonostante i suoi modi schivi e riservati, è apparso molteplici volte in conferenze e incontri, donando interviste anche ad appassionati e a riviste più o meno amatoriali.
Abile in egual misura nel destreggiarsi tra il romanzo e il racconto breve, ci preme qua ricordare la sua antologia A.A.A Asso, con le 3A seguite dal carico, dove si leggono racconti esilaranti che fanno inizialmente piegare in due dalle risate, ma poi fanno riflettere e comprendere che Sheckley è uno dei più grandi maestri del genere per saper affrontare tematiche tragiche e proporle in chiave allegra, con senso del ritmo e gusto per il genere, tenendo la noia lontana anni luce e facendo sorridere e coinvolgere. Cosa chiedere di più? Amatissimo, non a caso, anche dal cantautore Guccini. Scopiazzato a destra e a manca, non da ultimo da Stephen King e dal suo discreto Running Man - L'Uomo in Fuga (ottimo omaggio allo scrittore New Yorkese in linea al suo stile). Lo possiamo considerare il perfetto erede dell'"amaro" Bierce, uno che faceva parte di una famiglia, per così dire, di serie A, dato che a ogni figlio scattava il proverbiale A.A.A. cercasi il nome per il nuovo fratello che puntualmente iniziava per A (dieci in tutto, mi pare, più l'uno del portiere, di cui all'asso, se me lo passate). Dunque un autore che apre le porte a colleghi quali Bob Shaw, Howard Fast e Lafferty, tanto per fare dei nomi. Fantascienza a braccetto con l'ironia e la satira, per plasmare, sotto le sembianze della buffonata, dei capolavori che fanno riflettere ed evidenziano i limiti sociali, allo scopo di far attivare le menti e svegliarle dal torpore delle consuetudine e dall'atrofizzazione cercata da chi invece conduce una politica diversa da quella che dovrebbe guidare chi sceglie la professione di "scrittore". Sheckley dunque come Autore e non mero narratore, giustamente insignito del titolo di Author Emeritus da Science Fiction and Fantasy Writers of America nel 2001.
Veniamo ora al romanzo.
ROBERT SHECKLEY
in quel di Genova.
Prima di passare a Vittime a Premio è indispensabile parlare della fonte di ispirazione. Sheckley si autocita, si concede degli automaggi e, per certi versi, sviluppa il suo racconto La Settima Vittima, strizzando in modo deciso l'occhiolino all'Italia citando apertamente il film di ELIO Petri La Decima Vittima, uscito nel 1965, e persino Django (un personaggio, secondario, si chiama proprio così). A tal proposito, riporto stralci dell'intervista offerta da Sheckley a Franco Enna e inclusa nel volume Il Meglio della Fantascienza Vol.1, in cui è inserito anche un curioso racconto, intitolato Il Giullare del Re di tale Jack Matcha (che famoso certo non era), in cui si preannuncia la venuta di un tale Steven King in lotta con un giullare che si chiama Feste (anagrammando STEFE con resto di N. titolo peraltro di un racconto di King inserito in Al Crepuscolo) ben prima che Stephen King uscisse col suo Carrie. In questa intervista, posta a prefazione del volume antologico, Sheckley parla del film di Tirrenia. Assicura tuttavia di non voler scrivere le sceneggiature dei film, perché ciò gli porterebbe via troppo tempo togliendolo della sue altre occupazioni ovvero la scrittura dei libri. Ricorda inoltre che, alle prime armi, scriveva in continuazione riposandosi solo per due ore e che voleva arrivare al punto da essere esausto.
Dicevamo La Settima Vittima come fonte di ispirazione. Un racconto breve di portata monumentale, che ha delineato un vero e proprio sottogenere: quello della Guerra & Spettacolo. Dunque opere in cui si parla di combattimenti, inseguimenti e guerre rigorosamente riprese dalle telecamere e vendute agli spettatori, in spettacoli concepiti quali valvole di sfogo della violenza e vie per attaccare il pubblico ai monitor in una sorta di reality show dove chi perde muore (con buona pace di King che si accontenta a dire "Chi Perde Paga"). Dunque un racconto vecchio, scritto nel 1953, ma precursore che ha dato il là a una serie di epigoni, alcuni dei quali cult assoluti. Lo possiamo senz'altro definire come l'antenato degli Hunger Games. Tematica dunque che non è stata affatto anticipata da Stephen King con La Lunga Marcia e L'Uomo In Fuga (quest'ultimo debitore proprio de La Settima Vittima), cosa che viene detta dagli affezionati allo scrittore del Maine, ma ha in Sheckley il suo padrino più accreditato come dimostra anche il successivo Il Prezzo del Pericolo (1958) che ne ricalca temi e contenuti. E quali sono i temi e i contenuti di queste due storie? Semplicissimo. Si tratta di una caccia all'uomo televisiva con dei concorrenti che partecipano, ben pagati, in spettacoli televisivi in cui incarnano il ruolo di vittima o di carnefice in uno scontro che avviene in piena città e che include qualunque possibile soluzione. Da questi racconti colse linfa vitale, per primo, Mack Reynolds con i suoi Mercenario e Guerra Totale, del biennio 1963-64, in cui riduceva questi conflitti all'interno di un'area ben delimitata, sempre con le telecamere a filmare il tutto. Un'idea quest'ultima che sarà ripresa dai realizzatori del film L'Implacabile (1987, anno di uscita di Vittime a Premio) come correttivo al più sheckliano L'Uomo in Fuga di Bachman/King (fonte dichiarata di ispirazione). E poi che dire del celebre Rollerball Murderes (1973) di William Harrison, base del successivo film Rolleball (1975), capolavoro assoluto del genere e, a sua volta, fonte di ispirazione per Gary K. Wolf e il suo Boston 2010 XXI Supercoppa (1975) che proporremo su queste pagine prestissimo? Con questi due titoli si assiste al passaggio del concetto Guerra & Spettacolo in ambito sportivo. La battaglia non è più nelle vie urbane né in zone delimitate, ma diviene vero e proprio sport, ovviamente violentissimo e seguitissimo dal pubblico. A coda di tutto questo movimento arriva King, sotto pseudonimo Bachman, a sfornare due romanzi di buon livello, ma non certo innovativi, e che abbiam citato sopra nonché recensito prima di questo romanzo.
Vittime a Premio di Sheckley arriva circa dieci anni dopo i romanzi di Bachman/King, a trattare un tema già abusato, con la conseguenza di riproporre situazioni già viste e già lette. Il romanzo non deve certo esser letto per il soggetto, peraltro molto diluito e con capitoli che sembrano racconti buttati dentro tanto per far brodo e caratterizzare, anche oltre il dovuto, il contenuto in cui viene inscenata l'ennesima caccia all'uomo tra predatore e preda, proprio come introdotto dal racconto che funge da pietra miliare: La settima Vittima. Cosa c'è allora che lo rende buono? Facile: c'è Sheckley con la sua ironia dissacrante a rendere il tutto non spassoso, ma incredibile! Ma veniamo alla sinossi.
Sul set di TIRRENIA de LA SETTIMA VITTIMA
Ursulona con un FUCSIA SHOCKIN
punta il Mastro.
Ci troviamo negli Stati Uniti dell'anno 2092. Il mondo, in un quadro da romanzo di derivazione post atomica, è una landa ormai desolata, piegata dalla desertificazione, dall'inquinamento, dalle radiazioni e infine da virus mortali. "L'America era un terra avvelenata dove i disastri chimici e radioattivi erano irreparabili." La povertà è ormai così dilagante che il sindaco di una cittadina dello stato di New York (Keene Valley) pensa bene di spedire un proprio cittadino (Harold Erdman) a Esmeralda, un'isola appartenuta alle Bahamas acquistata da un società multinazionale (facente capo a Berna) che l'ha trasformata in una terra del vizio, per partecipare a uno spettacolo ben remunerato e spartire con lo stesso le vincite offerte dallo spettacolo. Questa Esmeralda è una sorta di Las Vegas del futuro, caratterizzata però in modo grottesco e provocatorio. Turisti facoltosi, depravati e personaggi alla ricerca del brivido giungono da ogni angolo del mondo per partecipare a feste a base di sesso, alcool e droghe, ma anche per iscriversi a giochi violenti in cui viene legittimato l'omicidio o semplicemente per giocare d'azzardo. Il piatto forte di attrazione è la Caccia, uno spettacolo trasmesso dalle televisioni in cui vanno in scena vari scontri, uno contro uno, tra i partecipanti iscritti in un apposito albo e ammessi previo superamento di un esame fisico. Questi scontri si verificano per le vie urbane, a rischio di passanti e cittadini (se si uccidono terzi si viene assoggettati a delle penalità), e si concludono sempre con la morte di uno dei due partecipanti. Non è ammesso allontanarsi dall'isola, pena noie con la polizia, finché non si uccide l'avversario. Il vincitore beneficia di un premio in dollari e sono anche previsti premi sottoforma di attestati e coppe. Il tutto viene filmato e trasmesso in uno spettacolo con un moderatore, tale Gordon (definito Maestro di Cerimonie dell'Huntworld Show), che introduce la messa in onda alla Dan Peterson con il suo "Amici sportivi... Questo sì che è il giorno giusto per un massacro! Vero o no?" e ancora: "Ooh, guardate un po' quanto sangue! E' un finale da inferno! Sentite che applausi!"
Per agevolare il compito, ogni "cacciatore" dispone di un "battitore", dallo stesso ingaggiato e remunerato, che funge da "navigatore" e preparatore, orchestrando trappole in cui sorprendere l'avversario e predisponendo piani d'azione. Il protagonista ingaggia un italo americano, tale Mike Albani originario di Castellamare (col padre che a lavorato a PROVIDENCE, città natale di un certo Lovecraft), e inizia la sua prima avventura di caccia, finendo subito scelto per il main event della stagione: il Grande Duello. In che cosa consiste questo duello? Gli organizzatori della manifestazione, ogni anno, scelgono, tra i vari contendenti impegnati nelle varie caccie che vanno in scena per le vie urbane, una coppia di rivali che avranno il privilegio di scontrarsi, con modalità scelte di anno in anno dagli organizzatori, in un'arena che riproduce il Colosseo di Roma. Il tutto si svolge in un palinsesto più ampio, chiamato la Festa dei Saturnali (che vorrebbe scimmiottare gli spettacoli dell'antica Roma), davanti a migliaia e migliaia di spettatori assiepati sugli spalti in un meeting che prevede una serie di massacri con tanto di clown suicidi, scontri mortali con auto, moto e sparatorie di ogni specie. Per ogni attrazione c'è una sola costante: chi perde muore, ma entra comunque nella gloria grazie all'immortalità offerta dai videonastri.
Romanzo dunque dai temi cruenti e duri, ma che Sheckley stempera con un'ironia di fondo geniale e divertente che trasforma la violenza in una farsa.
La prima parte del romanzo è funzionale a tracciare la situazione ambientale del mondo. Assistiamo ai pericoli che il protagonista incontra per spostarsi dal Nord America alla Florida, incontrando banditi che ricordano i pirati dell'ottocento e che assaltano i bus come gli indiani facevano con le diligenze. Bello il passaggio in salsa romeriana (riferimento a Zombi), in una landa in cui il deserto ha ingoiato le conquiste del novecento, con un villaggio regredito ai sistemi medievali ma ancora mentalmente legato ai vecchi "riti" capitalistici estrinsecati da una struttura, un tempo centro commerciale, ridotta a un mercato di oggetti inutili e non funzionali, che vengon comprati semplicemente per ripetere l'atto che sta alla base del mercato. Si tratta di parti di romanzo che hanno la funzione di allungare il soggetto e che potrebbero benissimo vivere di vita propria (così come si potrebbero benissimo togliere senza che ciò comporti qualcosa ai fini della storia). Simpaticissime poi le caratterizzazioni degli usi di Esmeralda con momento clou caratterizzato da un controllo stradale della polizia in cui viene ribaltata del tutto (in modo da criticare, forse, l'eccessiva severità dei controlli di polizia stradale) la logica dei controlli dela realtà contemporanea. Il codice della strada di Esmeralda non ha la funzione di garantire la sicurezza stradale, ma di incentivare i pericoli per rendere più elettrizzante l'esperienza di guida. Vediamo infatti un poliziotto multare il battitore del protagonista per aver aver violato i limiti minimi di velocità e non aver aumentato la velocità nei pressi di una curva pericolosa oltre ad aver l'auto con tutti gli equipaggiamenti funzionanti. Esilarante leggere frasi del genere: "il poliziotto lo guardò dal finestrino, accertandosi che non avesse la cintura di sicurezza allacciata (pena altro verbale... Albani tornò in fretta in città, infrangendo abbastanza regole da soddisfare il poliziotto più zelante)".
E che dire del presentatore di questi spettacoli che così presenta l'Huntworld Show: "Il programma che certi governi hanno tentato di mettere al bando perché pensavano che voi telespettatori aveste bisogno di venire protetti dall'assistere in diretta a carneficine oneste e veritiere, e che vi sareste accontentati dei fasulli spettacoli polizieschi che i vostri studi cinematografici continuano a produrre. Ma voi non gliel'avete permesso e per questo mi inchino di fronte a voi"? Passaggi esilaranti ma che fanno riflettere, ahimè, su quanto il potere delle richieste commerciali possa giungere a calpestare quelli che sono i principali diritti umani che non possono considerarsi disponibili neppure col consenso dell'avente diritto e che, nelle storie di Sheckley, si vanno a superare ponendo l'attenzione sul fatto che i partecipanti hanno dato il loro consenso rendendo pertanto giustificata anche la loro morte nel corso dello spettacolo stesso. Poco importa poi sapere che questi soggetti, spesso, si trovano costretti a partecipare, perché attratti dal denaro (sporco) offerto dagli organizzatori, vuoi per far fronte a problemi personali o, addirittura in questo romanzo, di un'intera comunità ridotta alla fame dallo stesso sistema che poi contempla questi giochi. Ed ecco quindi stoccate di rilievo sociale con un razzismo e uno snobbismo che viene ben etichettato da questa frase: "Solo ai poveri avrebbe dovuto esser concesso di uccidersi vicendevolmente, dato che i ricchi erano troppo preziosi per poterli sacrificare."
Romanzo quindi che si legge in una giornata, che non è innovativo ma prosegue la via della fantascienza distopica avviata dal precedente (di circa 30 anni) La Settima Vittima, con un piglio esilarante, quasi comico, ma di una comicità nera. Il volume Urania, uscito il primo febbraio del 1987, si chiude con una pagina che pubblicizza l'uscita di un volume intitolato I Libri di Bachman che include La Lunga Marcia e L'Uomo in Fuga, ovvero i due libri che abbiamo recensito prima di questo e che sono stati scritti, nonostante lo pseudonimo, da quello scrittore che sembra esser stato preannunciato dal racconto di Jack Matcha, inserito ne Il Meglio della Fantascienza Vol.1 a cura di Franco Enna (dove per prefazione c'è l'intervista di Sheckley che parla del film che si sta facendo in Italia per mano di Petri), ovvero un testo con un protagonista pungolato da un giullare che altro non è che il suo doppio... Così si chiude questo racconto: Ora King finalmente sapeva chi fosse, in realtà il giullare. Era STEVEN KING."
La nuova edizione Urania,
nella sezione classici, con
la risposta a chi rivedicava una copertina
maggiormente fica.
"Forse mi aspettavo di vedere la gente correre per le strade come in quel film che avevano girato (a Tirrenia) prima che la Caccia diventasse legale... La Decima Vittima".
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