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domenica 22 giugno 2014

Festival di LA SERRA del 27 giugno 2014 + Recensione cinematografica: IL DIABOLICO DOTTOR SATANA - Gritos en la Noche (Regia di Jess Franco)





Regia e Sceneggiatura: Jess Franco.
Produttore: Sergio Newman e Marius Losoeur (Francia-Spagna)
Anno: 1963.
Interpreti principali: Howard Vernon, Conrado San Martin, Diana Lorys, Ricardo Valle,
Colonna Sonora: José Pagàn, Antonio Ramirez Angel.
Durata: 82 min.
Giudizio Mancini: ***1/2

Commento di Matteo Mancini
Antipasto in vista del Festival de LA SERRA, località sita in provincia di Pisa nei pressi di San Miniato, che si terrà venerdì e sabato prossimi venturi e che sarà dedicato a due registi culto come DARIO ARGENTO e JESS FRANCO. Nella serata di venerdì girandola di ospiti niente male, tra i quali ho l'onore di figurare anche io grazie all'invito dell'amico IVO GAZZARRINI (sceneggiatore di vari lungometraggi firmati IVAN ZUCCON e distribuiti sul mercato anglo-americano), con la scrittrice di gialli Mondadori CRISTIANA ASTORI, lo sceneggiatore ANTONIO TENTORI (tra l'altro fresco autore della sceneggiatura di Dracula 3D diretto da Dario Argento) e l'esperto cinefilo nonché regista e montatore PIERPAOLO DAINELLI che tutti gli appassionati ricorderanno per le sue splendide presentazioni lancio dei film proiettati nella rassegna I B-MOVIE DI TVR, storica emittente fiorentina. Potrebbe inoltre esserci una sorpresa da mille e una notte, SERGIO STIVALETTI (numero uno a livello nazionale, ma anche internazionale, per quel che riguarda il reparto effetti speciali e make up) infatti potrebbe essere presente alla manifestazione proprio venerdì. Nel corso delle serate saranno proiettati molteplici film di entrambi i registi, per Jess Franco l'orientamento dovrebbe essere costituito dal seguente lotto: Vampyros Lesbos, She Killed in Ecstasy, Paroxismus e Erotikiller - La Comtesse Noire,  riservista Il Conte Dracula (pellicola girata a TIRRENIA).

Prima però di analizzare e vedere questi film, gli ospiti e il sottoscritto parleranno della figura di Jess Franco, regista madrileno morto a Malaga qualche anno fa e insignito del Goya alla carriera dopo anni di critiche e censure. Regista fertilissimo, in virtù di oltre duecento film girati in una carriera cinquantennale, collaboratore di Orson Welles, con cui tentò di portare in scena il Don Chisciotte di Cervantes (pellicola mai conclusa) e infine maestro dell'horror caratterizzato da una forte impronta erotica. Personalmente lo ricordo anche come pioniere dello spaghetti western, in qualità di co-sceneggiatore di Joaquìn Romero Marchent e del mitico José Mallorquì, con Il Coyote (1954) e La Giustizia del Coyote (1954) poi seguiti da Zorro il Vendicatore (1961). Simpaticissimo, perseguitato dal Vaticano che riteneva blasfemi i suoi film e dal regime fascista ispanico che lo odiava per altri motivi (costringendolo, di fatto, a fare il globe trotter), fervente anarchico (atteggiamento caratteriale che lo portò ad allontanarsi da Towers, il produttore con cui fece i suoi migliori film grazie a buoni budget), esperto di musica Jazz e soprattutto umile al punto da sostenere di non amare nessuno dei suoi film, il cinema di Jess Franco si sintetizza in una frase dallo stesso riferita al presentatore livornese Ruffini: "Io penso che l'erotismo, l'espressionismo e l'onirismo vadano insieme meravigliosamente." Jess Franco è stato poi un grande conoscitore di narrativa fantastica e non solo di questa. Due, in particolare, gli scrittori più volte chiamati in causa dalla produzione del regista: SAX ROHMER (da cui ha estrepolato entrambi i personaggi più importanti dello scrittore anglo-irlandese ovvero Fu Manchu e Sumuru) e il MARCHESE DE SADE.
Sul punto sarà certamente d'aiuto un'altra scrittrice: la piemontese CRISTIANA ASTORI, che sicueramente parlerà dei suoi due gioiellini ispirati proprio alle figure di Jess Franco e Soledad Miranda (cioè l'attrice musa del regista, insieme alla moglie Lina Romay) nonché a Dario Argento. Sto parlando, chiaramente, dei due romanzi pubblicati circa un paio di anni fa sulla collana Mondadori intitolati Tutto quel Nero e Tutto quel Rosso.

A inizio articolo ho parlato di antipasto e allora spazio al vassoio contentente la prima prelibatezza che, di fatto, da avvio alla produzione del nostro. Gritos en la Noche ovvero Urla nella Notte, distribuito in Italia con il poco appropriato Il Diabolico Dottor Satana, è il film con cui Jess Franco approda al cinema fantastico dopo aver già diretto quattro pellicole sospese tra commedia e musicarello.
Franco scrive e dirige la pellicola tra il 1961 e il 1962 dando vita a uno dei primi importanti horror dell'Europa continentale. In questo Franco viene preceduto dal nostro Riccardo Freda, il quale con I Vampiri (1956) e L'Orribile Segreto del Dr. Hichcock (1962) aveva dato avvio a un filone, quello dell'horror gotico, e da Mario Bava che aveva impressionato tutti con La Maschera del Demonio (1960) interpretato dall'irlandese Barbara Steele (la dark lady per eccelenza). Di lì a poco irromperà poi un altro grande ovvero Antonio Margheriti che debutterà nel genere, firmandosi Anthony Matthews (in seguito adotterà lo pseudonimo Anthony Dawson) con Danza Macabra (1963).

Torniamo però alla pellicola, una piccola co-produzione franco-ispanica che segue la scia tracciata da Freda e Bava senza subire troppo sotto il profilo qualitativo. Franco, anche a causa dell'anno di lavorazione, gira in bianco e nero strizzando un occhiolino a Murnau (il riferimento va a Nosferatu), ma al contempo dando origine a una sceneggiatura moderna e coraggiosa per l'epoca. Siamo infatti alle prese con un horror che plasma vari sottogeneri, dando vita a un prodotto interessante. Franco attinge sia da Dracula che da Frankenstein e addiruttura da Lo Strano Caso del Dr. Jekyll e di Mr. Hyde. E' proprio Stevenson l'autore a cui il regista sembra ispirarsi maggiormente. La storia infatti ha una costruzione da poliziesco/thriller, con un poliziotto (Conrado San Martin, lo ritroveremo in alcuni spaghetti western come All'Ombra di una Colt) che indaga sua una serie di donne scomparse. Protagonista dei rapimenti è un mad doctor, il dottor Orlof, interpretato dal glaciale svizzero Howard Vernon (il quale diventerà un attore feticcio del regista), che agisce coadiuvato da un gigante (Ricardo Valle) affetto da una lesione al cervello (è persino cieco) e che è una via di mezzo tra Dracula (infatti morde al collo le vittime) e Frankenstein (il volto è deturpato e le movenze sono impacciate). Quest'ultimo, tra l'altro, si scoprirà essere un ex assassino dichiarato morto dal professore, il quale lo ha invece soggiogato al suo volere per sfruttarne la forza. Il movente degli omicidi ha una connaturazione fantascientifica ispirata (si potrebbe dire copiata) piuttosto marcatamente dalla pellicola francese Occhi senza Volto (1960) di Georges Franju. Il Dottor Orlof, infatti, uccide le ragazze per prelevare la pelle necessaria a ricostruire il volto della figlia (Diana Lorys) rimasta sfigurata nel corso di un esperimento scientifico. La follia dell'uomo lo porterà a praticare incisioni (non mostrate nella versione da me visionata) a prigioniere ancora in vita, tenute legate a delle catene nelle segrete di una sorta di magione gotica. Lo script è molto quadrato, rispetto ad altri del regista, così come la regia è piuttosto convenzionale, con Franco che sembra voler richiamare alla memoria l'espressionismo tedesco (peraltro riuscendoci con alcune sequenze tese) nel tentativo di unirlo al nascente horror gotico italiano. Ne deriva un'ambientazione da primi del novecento, dove al posto delle auto ci sono carrozze trainate da cavalli, castelli, cripte e via dicendo.

L'erotismo è ancora assente e si sostanzia solo in alcuni atteggiamenti galanti di Vernon, il quale seduce ad arte le giovani prede con l'intento di usarle per i suoi biechi esperimenti. E' invece già presente quell'alone malinconico che accompagnerà buona parte della produzione di Jess Franco. Sia lo psicopatico di turno che il suo assistente sono personaggi tristi, quasi abbandonati al loro destino. Il primo cerca di ricostruire ciò che ha perduto costruendosi un sogno che non può far altro che tramutarsi in un incubo (arriva persino a uccidere la compagna); l'altro vaga come un automa fino a ribellarsi al suo padrone, quando troverà il cadavere dell'unica donna che lo ha trattato con amore, cercherà infine di portare in salvo la figlia di Orlof ma sarà abbattuto dalla polizia che invece pensa stia per compiere un altro omicidio. Momenti embrionali di poetica macabra di Franco, che poi da spazio all'intreccio poliziesco. A quest'ultimo riguardo Franco piazza una simpaticissima sequenza, piuttosto comica, con San Martin costretto a vedersela con un gruppo di testimoni convinti della propria idea circa il profilo fisico dell'assassino. Il problema è che i vari commenti sono spesso l'uno contrastante con l'altro, con l'addetto alla stesura dell'identikit costretto a modificare di continuo lo schizzo. Emerge inoltre una vaga vena sarcastica del regista, che meleggia la polizia facendo risolvere il caso grazie all'intervento di un ubriacone accanito di vino e alla fidanzata (sempre la Lorys che interpreta due ruoli) del protagonista, una curiosa che si mette a indagare per conto proprio fino a farsi rapire dal ricercato e a cui il poliziotto a fine film dirà: "Sei il miglior poliziotto che ci potrebbe essere..."

Come ho detto il titolo italiano, piuttosto furbo, è poco appropriato ed è ben diverso da quello originale. Il riferimento al Satana è connesso alla dichiarazione di un testimone che descriverà il rapitore seriale come "un uomo con gli occhi di Satana". La scelta invece de "Il Diabolico Dottore" vuole invece essere un omaggio a un regista amatissimo da Franco, ovvero Fritz Lang, il quale nel 1960 aveva girato Il Diabolico Dottor Mabuse.

Jess Franco sarà così legato al soggetto da riproporlo più volte e con risultati buoni come nel caso de I Violentatori della Notte (1988), horror in cui spingerà il piede sul versante dello splatter mettendo in scena forse il miglior cast artistico di tutta la sua produzione.

Dunque un inizio promettente che spianerà la strada a Jess Franco nel genere, dapprima con l'horror hitchcockiano Miss Muerte (1965), poi con la spy-story Le Carte Scoperte (1965), entrambi cosceneggiati con Jean-Claude Carrière, fino ad arrivare a sposare l'horror all'erotico a partire da Necronomicon (1966), titolo lovecraftiano ma poi sviluppato in modo assai personale, opera che lo porterà a legarsi al produttore inglese Harry Allan Towers con The Blood of Fu Manchu (1967).

Vi aspetto il 27 prossimo a La Serra: non mancate.

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