Anno: 1927.
Genere: Horror.
Editore: Dagon Press (2024).
Pagine: 246.
Prezzo: 15,90 euro.
Commento a cura di Matteo Mancini.
Ottima proposta della Dagon Press che riscopre un romanzo uscito per la prima volta negli Stati Uniti nel 1927 con menzione d'onore nel celebre saggio Supernatural Horror in Literature di Howard P. Lovecraft. Il Solitario di Providence dedicò un breve cenno al testo, sei righe appena in cui, pur non reputando troppo “sapiente ed equilibrato” il tutto, definì The Place Called Dagon “una cupa storia, di un angolo appartato del Massachusetts, assai efficace”.
In effetti il lavoro di Herbert Gorman, giornalista dell'Herald Tribune e del Times noto soprattutto come biografo di scrittori classici (Joyce e Hawthorne) e recensore di narrativa, riesce a creare atmosfere molto inquietanti e avvolgenti seppure allusive. Nonostante il titolo e le ambientazioni del New England possano fare pensare a Lovecraft, non siamo alle prese con un cosmic horror. The Place Called Dagon è piuttosto un romanzo sulla stregoneria, quello che oggi definiremmo un folk horror alla The Witch (2015), pellicola cinematografica diretta da Robert Eggers. È l'ambientazione rurale, marcia e umida, la vera protagonista della vicenda. Ci troviamo nell'immaginifica Marlborough (come le sigarette), un piccolo villaggio composto da contadini sospettosi e schivi con i forestieri. Gorman chiama in causa grimori di sulfurea provenienza, discendenti dei profughi di Salem e un telaio di soggetto in cui la banale quotidianità maschera una vita segreta fatta di rituali, sabba e culti dionisiaci in onore di Satana (proprio lui). Ecco che si entra nell'alveo dell'horror di estrazione cattolica, con un plot che anticipa, più che Lovecraft (ricordato per il substrato fatto da una popolazione chiusa in odore di accoppiamenti incestuosi), la narrativa di Dennis Wheatley (1897-1977). Il romanzo infatti è assai simile al celebre The Devil Rides Out (“Il Battesimo del Diavolo, ”1935) – qua la mia recensione https://giurista81.blogspot.com/2021/08/recensione-narrativa-il-battesimo-del.html – e ai romanzi popolari tipici della narrativa di Libero Samale (alias Frank Graegorius). Abbiamo infatti la presenza di un giovane dottore, originario di un'altra città, che indaga sulla popolazione locale finendo per essere preda dei corteggiamenti di due donne contrapposte (l'ingenua e debole santarellina da una parte, la carismatica e provocante diabolica dall'altra). Tutti i fili della storia sono tuttavia tirati da un villain di crowleyniana memoria (che cerca di teorizzare un nuovo credo basato sul culto della volontà fino a proporsi quale nuovo Dio) dedito ai riti magici e allo studio di una sconfinata biblioteca incentrata sull'occulto (con tanto di titoli citati, un po' come in Italia aveva fatto nel 1921 Hakim De Medici col suo Gomoria). "Non c'è il male e non c'è il bene ma un solo scopo e quello scopo è il dominio della volontà sulla materia, il potere di regolare il tempo con l'esercizio della volontà" (insomma non troppo dissimile dall'adagio di Aleister Crowley "fai tutto ciò che vuoi"). Anche l'epilogo della storia è in linea con il famoso romanzo di Wheatley grazie a un crescendo finale in cui c'è da salvare la giovane santarellina dal sacrificio satanico nel corso di un sabba. Niente di nuovo, dunque, se letto al giorno odierno, ma interessante per l'epoca.
Gorman paga qualcosa sul piano della gestione della storia. Pur se elegante e interessato a filosofeggiare sui misteri della vita e dell'occulto proponendo la contrapposizione tra sopranormale e soprannaturale, fatica nel gestire la narrazione per effetto di un'impostazione spiccatamente teatrale fatta di ambientazioni interne e di lunghi dialoghi in cui si spiega quanto successo in passato. Ne viene fuori un romanzo molto verboso, gestito ad ampissimo respiro con alcune banalità tipiche della narrativa da edicola (il protagonista che si innamora della ragazza di turno dopo un giorno di conoscenza e le giura amore eterno). Solo la parte finale e l'inizio sono caratterizzate dai giusti ritmi e da un'atmosfera capace di suscitare tensione. Resta comunque un ottimo romanzo, utile a tracciare le coordinate di una tipologia di orrore (quello occulto ed esoterico) che ai giorni nostri, purtroppo, è andato sempre più a sparire a beneficio di storie banali e di effettacci da bassa macelleria (si veda l'hardcore horror) o di un uso "volgare" e sociale del genere. I rimandi a streghe, processi di Salem e teste di caproni di baphomettiana memoria imperano e aiutano a fare guadagnare punti nella scala dei giudizi dei tradizionalisti, così come riescono a garantire alcuni risvolti voodoo (le bamboline trafitte da spilloni) e qualche cenno alla narrativa gialla (un omicidio irrisolto). Piacerà agli amanti dell'occulto. Bene ha fatto Dagon Press a proporlo per la prima volta al pubblico italiano.
La traduzione, del valido Bernardo Cicchetti, non è esente da refusi (ma ci si può passare sopra). Deludenti, anche rispetto ad altri libri dell'editore, le illustrazioni interne rappresentate da foto alquanto anonime. Calibrata, invece, la copertina. Consiglio l'acquisto.