Autore: Valerio Evangelisti
Anno: 2002.
Genere: Western / Fantascienza / Horror.
Editore: Einaudi.
Pagine: 220.
Prezzo: 11.00 euro.
Libro letto parecchi anni fa, ideale seguito di Metallo Urlante, a cui farà seguito il più complesso e politicizzato Antracite (qua la mia recensione https://giurista81.blogspot.com/2025/07/recensione-narrativa-antracite-di.html) a completare la trilogia di Pantera, il pistolero di colore esperto di palo-mayombe. Valerio Evangelisti struttura il romanzo nel suo modo classico di narrare storie ovvero dividendolo in tre parti intrecciate e giostrate su piani temporali diversi. Abbiamo il passato, ambientato nel far west; il presente, caratterizzato dal prologo e dall’epilogo con fatti che si svolgono in centro America; e un futuro (3.000 d.C.) che si alterna col passato, dipingendo una Terra distrutta e preda di violenze di ogni tipo.
Il
cuore del romanzo (nonché parte preponderante) è costituito dalle
vicende western in cui si trova coinvolto Pantera. Tradito da chi gli aveva
commissionato un assassinio, il “nostro” si troverà costretto a
cooperare con coloro che avrebbe dovuto uccidere, ovvero un gruppo di
sanguinari sudisti. Presto, però, il messicano stringerà un accordo
con un militare affetto da licantropia, una prostituta irlandese e un
decrepito indiano, per ribellarsi al gruppo e ritornare in città al fine di
vendicarsi.
La storia parte lentamente, ma cresce alla distanza;
scendendo in un vortice di violenza che sconfina nel pulp
(evirazioni, espressioni politicamente scorrette e vari tocchi
grotteschi).
Notevoli le pennellate oniriche, in cui vediamo lupi mannari imbracciare fucili e spiriti dal volto animale stagliarsi nel cielo notturno.
La vera forza del romanzo sta nel tessuto che si cela sotto la superficie delle cose. Evangelisti non si limita a fare intrattenimento, ma fa ruotare il soggetto sul raffreddamento dei rapporti intepersonali. Veicola il messaggio per mezzo del metallo che contamina la carne come il licantropo che ha il ferro nelle vene o l’eroina del futuro che se ne va in giro con parti metalliche impiantate nella sottocute. Il raffreddamento dei rapporti genera violenza e questa produce orrore. Terrificante, da questo punto di vista, la strage degli yankee e soprattutto quella che si svolge in futuro, nei nidi della Terra. Gustosi e tipicamente sci-fi i riferimenti alla schizofrenia di gruppo, vista come una distorsione psichica popolare determinata da contesti ambientali in cui l’unica forma di relazione è la violenza. Non mancano frecciate alla società americana e una citazione a Blade Runner quando, nella parte finale, si parla di androidi.
In definitiva un pulp che condensa tutti i generi di intrattenimento, miscelando western a fantascienza (ci sono androidi e si parla di viaggi lunari), ma anche horror (licantropi e demoni) e fantasy (riti magici, corse su strade attorniate da lupi bianchi), senza dimenticare la componente allegorica tesa a far riflettere il lettore più attento.
Ottime le caratterizzazioni costituite da un pugno di soggetti l’uno più interessante dell’altro.
Lo stile scorrevole rende accattivante la lettura, nonostante l'articolazione della vicenda su tre piani temporali diversi.
Black Flag è dunque da consigliare a chi intenda andare oltre al commerciale, senza però annoiarsi con storie pesanti e poco affascinanti. Meno maturo e più votato all’intrattenimento rispetto al successivo Antracite, resta comunque un bel libro.
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