Elenco

  • Cinema
  • Ippica
  • Narrativa
  • Pubblicazioni Personali

mercoledì 28 dicembre 2022

Recensione Narrativa: I RACCONTI DI DAGON di AA.VV.


Curatore: Piero Guarriello.
Introduzione: Fabio Calabrese.
Anno: 2018.
Genere:  Antologia AA.VV. Weird.
Editore: Dagon Press.
Pagine: 260.
Prezzo: 16.90 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.

Antologia da collezione per i cultori delle opere che proseguono nel solco tracciato dal Solitario di Providence. L'esperto Pietro Guarriello, deus ex machina della rivista Studi Lovecraftiani, raduna in anticipo sul Maestro Gianfranco De Turris (che proporrà qualcosa del genere un paio di anni dopo, in un'antologia formata da due volumi in cui avrò io stesso l'onore di esser presente) un lotto molto variegato e qualitativo di autori per allestire un progetto antologico dedicato al cosiddetto Cosmic Horror. I Racconti di Dagon infatti, a distanza di quasi trent'anni, da seguito alla raccolta Gli Eredi di Cthulhu (Solfanelli, 1990) a cura di Gianfranco De Turris, da cui arrivano alcuni autori con altri che ritroveremo nel successivo Il Ritorno dei Grandi Antichi (Delos, 2020).

Pur essendo un'edizione indipendente, uscita per la casa editrice Dagon Press, siamo alle prese con un lavoro ottimo sotto ogni versante che avrebbe meritato maggiore visibilità. I testi sono curati e ben editati nonché corredati da illustrazioni che accrescono la proposta. Guarriello schiera diversi autori che costituiscono la serie A del fantastico, con molteplici vincitori del Premio Italia, diluendoli con emergenti che si faranno valere nel corso degli anni, saggistici in versione narratori, nomi noti del circuito delle fanzine e persino un racconto di un ghost writer di cui non si conosce l'identità. Nessuno dei proposti è un debuttante o un autore da considerarsi uno scrittore della domenica. L'antologia in questione ha infatti natura di testo vero, sebbene molti scrittori siano di nicchia e per lo più sconosciuti al pubblico degli appassionati.

Il livello è estremamente omogeneo, con qualità piuttosto costante e rari casi di storie non riuscite. Manca un po' l'originalità, inoltre il gusto è un po' troppo derivativo, ma questo è un limite pressoché difficile da superare per un volume celebrativo dell'arte di uno scrittore caratterizzante quale H.P. Lovecraft.

Fabio Calabrese, di cui purtroppo manca un contributo letterario, introduce bene l'argomento e presenta, uno a uno, i vari racconti.

Se le antologie, sovente, sono caratterizzate da alti e bassi, qua si stenta a trovare racconti che surclassano gli altri, con solo un paio di storie deludenti. Tra i Maestri si annoverano le presenze di Donato Altomare, Errico Passaro, Nicola Verde, Claudio Foti, ma attenzione a non sottovalutare nomi meno noti eppure qua in condizione di rivaleggiare, soprattutto per lo stile e le assonanze con la penna del solitario. Autori come Fabrizio Valenza, Renzo Giorgetti, Marco Gordini e Pierluigi Della Minola riescono a regalare momenti di estrema tensione con qualità degna di uno scrittore internazionale. Va invece a Mauro Pennisi e al suo Il Look di Innsmouth l'elogio per aver realizzato il racconto più originale dell'antologia, grazie a un riuscito tentativo di ammodernamento delle tematiche lovecraftiane traslandole nella vita dei teenager del giorno d'oggi. Vediamo ora di seguito i vari racconti proposti e le loro caratteristiche. 

RECENSIONE NEL DETTAGLIO

I Racconti di Dagon è la dimostrazione pratica di quanto di buono ci sia in Italia nell'ambito della narrativa fantastica, senza troppo bisogno di Accademie e pubblicità. Sedici racconti proposti, di cui almeno tredici di ottimo livello, con i restanti tre, a parte uno, poco incisivi, per brevità, firmati da autorevoli firme del genere. Questo per dire che molti dei racconti più riusciti sono qua firmati da autori di fama minore, talvolta neppure più giovani.

Chi scrive queste righe non lo fa per amicizia o per regalare complimenti a chi, peraltro, non è da tempo nella sua lista delle simpatie. Questo per sottolineare che quanto vi apprestate a leggere è frutto di una reale convinzione e non già, come fa qualcun altro, di biechi calcoli opportunistici per strappare pubblicazioni o volumi in omaggio o magari tentativi di fare polemica, che peraltro dovrebbero sempre essere ben accetti poiché, come diceva uno scemo del villaggio, "l'importante è che se ne parli".

Bene, partiamo a presentare i racconti.

Tra tutti spicca, e non era affatto facile vista la qualità generale, l'eccellente La Gente della Marea firmato da Christian Sartirana, che io conosco soprattutto come recensore di libri (lo ricordo su club ghost), oltre che autore pubblicato in qualche antologia della meritoria weird book. La prova di Sartirana, qua, è da autentico Maestro del genere, con un racconto che avrebbe sicuramente meritato la pubblicazione su Weird Tales. A parte qualche banale e irrilevante refuso, l'artigiano rilegatore di libri (questa la sua professione) regala ai lettori un racconto che propone una metamorfosi ambientale piuttosto originale, immaginando una città sarda che per anni vive e si sviluppa come qualsiasi altra città salvo poi muoversi come se fosse la superficie di una conchiglia poggiata sopra il mare. Descrizioni ambientali evocative e affascinanti, tra sabbia e lingue di mare che si snodano per le strade di una città crollata alla maniera di una visione post-apocalittica. La tensione è progressiva e la rivelazione finale ottimamente gestita. Una piccola perla, poco da dire, purtroppo non premiata se non con la pubblicazione in questa ottima antologia.

Eccellente è altresì Sorgerà dall'Abisso di Marco Gordini, autore con una lunga frequentazione nelle fanzine, che miscela - in chiave metaforica - storia, giallo, riferimenti biblici (dagon e la bestia dell'apocalisse) e horror, con un lungo racconto nel racconto che unisce le ritualità lovecraftiane a quelle del cristianesimo, fino a incarnare Benito Mussolini nella bestia dell'apocalisse, tra preti terrorizzati e morti violente accertate in un paese di campagna dove le autorità, in quanto conniventi, preferiscono non avventurarsi.

Pazzesco, pur se ostico in alcuni passaggi che appaiono un po' leziosi, il visionario Il Creatore dei Mondi di un tale Paolo Poli, presumibile nome di copertura del vero autore (neppure Guarriello dice di sapere chi sia). Si tratta di un viaggio nelle profondità più siderali dello spazio, verso l'essere padre dell'universo. Una creatura tutt'altro che interessata alle vicende umane, che si muove come le mitologiche divinità che rimandano al pantheon olimpico. Uno scienziato, ideatore di un potentissimo visore, scruta oltre i confini delle umane possibilità, ben al di là della via Lattea e fino al punto in cui lo spazio è in continua espansione, vedendo tutto col dettaglio di un binocolo che scruta l'orizzonte terrestre. La pazzia sarà l'unica via di fuga, poiché le speranze umane saranno completamente distrutte dalla triste realtà esistenziale su cui si poggia la vita.

Questi sono, a mio avviso, i tre migliori racconti. Si badi bene, si sta parlando di veri e propri piccoli capolavori. Altri tuttavia hanno realizzato storie eccelse. Il semisconosciuto (non me ne voglia) Mauro Pennisi, col suo Il Look di Innsmouth, offre un ottimo esempio di ammodernamento delle tematiche lovecraftiane, facendo tesoro degli studi in psicologia, materia in cui è laureato. Un tentativo forse non esaltato dai puristi della letteratura lovecraftiana che io, invece, ho apprezzato molto. Introdotta da un notevole prologo dal retrogusto fantasy ambientato nel Paleocene, la storia sposta presto la sua ambientazione ai tempi moderni, all'interno di una scuola superiore in cui le ragazzine badano alla forma piuttosto che alla sostanza. Pennisi plasma l'ormai sempre più frequente tema della chirurgia estetica al tema del ritorno dei grandi antichi, qua impegnati a modellare, nel vero termine della parola, i propri adepti. Leggero di stile, ma estremamente accattivante. Eccellente la parte nel laboratorio del chirurgo, con un'evidente critica al "culto" dei corpi anteposto alla sostanza delle anime.

Sceglie, con grande tatto e conoscenza dei luoghi, contesti esotici l'eccellente Claudio Foti, nome che non ha bisogno di presentazioni tra gli appassionati, sebbene - a mio avviso - sia un autore un po' troppo sottovalutato. Il suo Fakarava tratta una metamorfosi di un uomo che, alimentato da strani pesci puliti dai locali (una sorta di santone tatuato e muscoloso, ma col volto di Franco Franchi!?) e somministrati crudi, si trasforma, giorno dopo giorno e tra incubi e dolori fisici, in un pesce. Eccellente la cornice ambientale e la ricostruzione degli usi locali. Siamo infatti in Polinesia, tra meduse killer e squali dalle pinne nere pronti ad azzannare i turisti incauti.

Simile, ma meno riuscito e più in linea a tematiche kafkiane, è Dentro la sua Carne del recentemente scomparso Elvezio Sciallis. L'erotismo subentra a contaminare il genere ed è l'unico racconto in cui avviene questo, con l'involuzione di una donna al rango di bestia. La giovane, ricercatrice scientifica, viene incaricata dalla FarmaThys di recuperare presso la casa di uno scienziato trucidato da un barbone ogni ricerca o brevetto non ancora consegnato. In un clima di isteria collettiva che avvolge la città di Nizza, la giovane protagonista finirà assuefatta dal clima delirante che pervade la villa del professore. Ai testi scientifici subentrano i volumi esoterici e magici nonché la convinzione che il ronzio degli insetti e il suono delle cicale, debitamente trattati, possano influenzare i comportamenti e le scelte degli uomini.

Un capolavoro stilistico lo confeziona il per me sconosciuto Pierluigi Della Minola, autore de La Casa Pallida. Connubio tra Poe e Lovecraft, a metà strada tra L'Orrore di Dunwich e La Caduta della Casa degli Usher, ha il limite di essere un racconto estremamente derivativo, che gioca sulle tematiche lovecraftiane delle relazioni tra consanguinei, dell'isolamento tra i boschi e della presenza di mostri che incombono nell'oscurità pronti a sconquassare la realtà. Della Minola rimodula il tutto in un'avventura da incubo degna delle opere dei prosecutori del ciclo di Cthulhu. La tensione c'è ed è molta, forse addirittura si tratta del racconto più terrificante dell'antologia. Purtroppo manca l'originalità. Le capacità dello scrittore, peraltro un classe '46, sono notevolissime.

Si va sul sicuro con Donato Altomare, nome storico e pluri premiato al Premio Italia anche nell'ambito della fantascienza, che tuttavia propone un racconto poco lovecraftiano, ma non per questo meno interessante. Di Notte, Viaggiando, infatti, è un bel mix di sottogeneri e archetipi del terrore, che prendono le mosse da un cliché piuttosto consolidato sulla scia del racconto di Stephen King Mrs. Todd's Shortcut (La Scorciatoia della Signora Todd). Padre e figlio, a bordo della loro automobile, prendono una scorciatoia per ridurre il tempo di marcia, ma si ritrovano con l'auto in panne in un ambiente isolato nel cuore di un'invalicabile foresta. Un luogo in cui entità infernali assumono il controllo dei corpi, un po' come ne L'Invasione degli Ultracorpi e ne prendono il posto in una vera e propria invasione silenziosa. Altomare suggerisce rimandi al genere zombie, poi vira verso un eccellente finale in odore di scritture bibliche, col diavolo (non lo chiama così ma si intuisce) che si appresta a dominare sulla terra, in un'ottica però diametralmente opposta a quella che sarebbe logico attendersi. Ottimo racconto.

Che dire poi di Lovecraft forever di Renzo Giorgetti, ricercatore e saggistica qua prestato con costrutto alla narrativa? Finzione e realtà si miscelano in una riscrittura del funerale di Lovecraft. Condotto all'obitorio in attesa dell'inumazione, la salma del celebre scrittore viene visitata da strani esseri alieni. Cuttle mutilation, alieni e figure assimilabili ai “magri notturni” accompagnano l'ultima notte del nostro, tra omicidi e originali furti. Narrato alla stregua di un collage fatto di articoli di giornale, verbali di polizia, deposizioni testimoniali, referti medici e pagine di diario, Lovecraft Forever centra il bersaglio e offre un buon intrattenimento. Quando si dice saper prendere il cervello di un scrittore...

Nicola Verde, altra firma autorevole pubblicata su Mondadori, trasferisce i Miti di Cthulhu in Sardegna, con un racconto storico-antropologico intitolato Il Fiato della Bestia. Gli ingredienti sono quelli del Maestro, tra bizzarre maschere carnevalesche, tavolette su cui sono incisi segni di un alfabeto sconosciuto e divinità aliene dalla forma antropomorfa, eppur dotate di caratteristiche ittiche. Realtà e incubo si mischiano e si compenetrano, mentre coloro che gli autoctoni chiamano sos mannos attendono sotto i nuraghi. Un ricercatore cerca di venire a capo del mistero, ma dovrà vedersela con i guardiani di un altro mondo.

Tavolette evocative sono al centro degli intrecci di almeno altri due racconti, a mio avviso meno riusciti. Uno di questi è La Pietra Grigia di Francesco Brandoli. Saggista di qualità, Brandoli propone un dilatato elaborato dallo stile lovecraftiano che gioca con visioni dantesche (si cita il cocito), pseudobiblia e una strana pietra capace di proiettare mentalmente il protagonista verso una realtà ulteriore e incombente, dove gli uomini sono ridotti al rango di dannati. Carino, ma meno articolato di altri.

Su coordinante simili si muove il più inflazionato (per tematiche e struttura) Lapis Niger di Davide Galati, che gode di un ottimo inizio all'insegna del pessimismo, dove la conoscenza apre una visione di morte sovrana che domina la bellezza e ogni primizia della vita. Il prologo, tuttavia, si perde in un sviluppo centrale, pur se esposto con un certo gusto culturale, dove si presenta il “solito” rituale di evocazione delle forze oscure poi interrotto dall'eroe di turno giunto a salvare la ragazza amata.

Più legato ad Arthur Machen è Il Visitatore di Fabrizio Valenza, che propone una sorta di inversione dei canovacci legati al piccolo popolo dello scrittore gallese. Se in Machen esponenti di un'altra realtà subentravano in quella umana, qua avviene l'opposto. A interferire con il mondo dei protagonisti è un prete finito, senza riuscire a comprendere il perché (probabilmente richiamato da un sortilegio), in un mondo altro dove si compiono sacrifici umani in onore di antiche divinità.

Questi sono i tredici racconti che mi hanno più colpito. Tra i tre meno incisivi, a mio avviso, ci sono quelli di due grandi scrittori: Errico Passaro e l'emergente Luigi Musolino, solitamente eccellente, e qua un po' svogliato, con un elaborato frettoloso che viene annichilito dalla concorrenza. Il suo Trasporti Eccezionali è una fiammata scritta in un'ora di impegno, con una creatura ittica, dalle forme antropomorfe, alla guida di un autocarro su cui, un po' come in un celebre racconto di Anders Fager, si trova un mostro pronto a riprendere possesso della terra, se non fosse per l'incidente provocato dall'idiota di turno che centra in pieno il mezzo. Esercizio di stile, carino ma nulla più.

Va sullo sperimentale Errico Passaro, firma ultra premiata, con Fungi, un tentativo di mettere in prosa un incubo lirico lovecraftiano, dove emergono le idee un po' razziste dell'autore e la propensione all'incubo.

L'ideale maglia nera, quale peggior racconto (non me ne volete), va a Luca Limatola e a Il Giorno della Festa, un racconto che palesa difficoltà sia stilistiche che contenutistiche. Il soggetto è modesto e trito e ritrito, un misto tra Stephen King (penso a I Figli del Grano) e L'invasione degli Ultracorpi. Una coppia di fidanzati si perde per le lande statunitensi e finisce in un paese campagnolo dove finirà per essere sacrificata dai cittadini che bramano di impossessarsi dei loro corpi. Si prova a giocare la carta dell'extreme horror, ma non funziona. Punteggiatura discutibile, periodi eccessivamente lunghi. Un racconto palesemente amatoriale, che meriterebbe, come minimo e ad avviso dello scrivente, un lavoro di editing per poter riuscire a essere al livello del resto dei racconti.


In chiusura I Racconti di Dagon è una delle migliori antologie italiane che mi è capitato di leggere nell'ultimo periodo. Purtroppo penalizzata da una visibilità contenuta e, forse, dall'essere monotematica (ma questo potrebbe essere anche un punto di forza), ha tuttavia il punto di forza di presentare una selezione ben curata sia dal versante stilistico che contenutistico. Di certo, uno dei migliori lavori curati da Pietro Guarriello che meriterebbe di aver maggiore visibilità, così da promuovere operazioni del genere puntualmente soffocate dall'importazione di autori esteri non poi così superiori (a mio modo di vedere). Imperdibile per i lovecraftiani, garantisce il Mancho.

Il gentleman Pietro Guarriello,
curatore dell'antologia.

"Coloro che sono eterni, e sanno di esserlo, non danno scampo al tempo e vedono, fissano, in tal modo ogni cosa: il loro sguardo vaga dall'ovunque e la loro presenza può mantenersi a noi lontana. Ed essi sanno schioccare verso una direzione, e la vibrazione vola, vola lontano su quel bagliore, finché, fermata infine la corrente, là sarà il loro sguardo, e appariranno i limiti del nostro mondo. "

Nessun commento:

Posta un commento