Autore: Laird Barron.
Genere: Horror.
Titolo originale: The Croning.
Anno: 2012.
Edizioni: Hypnos.
Prezzo: 17,90 euro.
Prezzo: 17,90 euro.
A cura di Matteo Mancini.
Il volume che esaminiamo in questa pagina ci permette di fare la conoscenza di Laird Barron, autore ancora di nicchia non troppo conosciuto in Italia eppure molto prolifico. Solo nell'ultimo anno ha dato alle stampe i volumi Swift to Chase, Man with no Name e X's for Eyes (quest'ultimo edito nel 2017 in Italia anche dalla Hypnos col titolo X per Occhi). Che si condiva o meno, è considerato negli Stati Uniti una delle più grandi promesse della nuova narrativa horror. Classe 1970, di origine e formazione alquanto curiosa, così come il suo presentarsi con una benda con un toppino calato sull'occhio destro a ricordare gli antichi pirati o, per gli amanti di sci-fi, lo Jena Plissken di 1997 Fuga da New York. Nato e cresciuto in Alaska, ex conduttore di slitte di cani poi pescatore sullo stretto di Bering, reinventato scrittore dopo essersi trasfertio a Washington dalla metà degli anni '90. Appassionato di poesia e di rock and roll, parte con i racconti con i quali, nel nuovo secolo, riceve una certa considerazione e riscuote svariati apprezzamenti che si traducono in premi importanti, tra i quali due edizioni dello Shirley Jackson Award.
The Croning è il suo secondo romanzo, scritto in un momento di crisi e prendendo al balzo un periodo di vacanza presso la casa del fratello, Jason, nel Montana. Lo completa in otto mesi nel 2012, miscelando in un unico progetto i generi più disparati: dall'heroic fantasy passando per il giallo e lo spionaggio e concludere con il cosmic horror. La piccola Hypnos di Andrea Vaccaro, casa editrice tra le più interessanti nell'ultimo decennio nell'ambito della narrativa fantastica, decide di scommettere su questo scrittore e acquista subito i diritti per la distribuzione sul territorio italiano. L'investimento si rivelerà quanto mai "indovinato", quanto meno dal punto di vista commerciale, dato che cinque anni dopo Vaccaro vende (credo di poter dire) i diritti alla Mondadori per la pubblicazione del testo in un numero della collana Urania Horror. Il romanzo esce così una prima volta nel 2012 col titolo La Cerimonia e viene ristampato nel luglio del 2017 dalla Mondadori, all'interno dell'ultimo volume della collana Urania Horror, come romanzo conclusivo di una raccolta edita col titolo Cerimonie Nere.
La pubblicazione sotto il marchio Mondadori rende più popolare il nome Barron che inizia così a circolare, in Italia, in un contesto se vogliamo più diffuso, sdoganandolo dal confine delle narrativa e dell'editoria di ultra nicchia, offrendo altresì la possibilità alla Hypnos di farsi conoscere da un maggior numero di persone. In seconda questione permette, per effetto di una distribuzione e di un volume di vendite molto più ampio, di abbattere il prezzo dell'opera che passa dai 17,90 euro iniziali ai 9,90 statuiti dalla Mondadori, con l'omaggio di due ulteriori opere da non perdere (tra cui la splendida antologia del polacco Grabinski da noi già analizzata in questo blog).
Veniamo ora all'analisi del romanzo. Rivisitazione in chiave moderna, soprattutto per lo stile linguistico e la struttura adottata, dell'orrore cosmico portato in auge da Howard Philips Lovecraft a inizi novecento. Laird Barron ripropone l'idea di una realtà umana sprovvista di un futuro trascendente (il futuro è caso mai orizzontale ovvero come possibilità di acquistare l'immortalità terrena), assoggettata, in buona parte inconsapevolmente, al controllo di creature che si spostano su un piano spazio-temporale grazie a dei portali, soprattutto caverne, che mettono in contatto il nostro mondo con l'altrove. Si tratta però di un altrove non dimensionale, lo definirei, piuttosto, concreto, verrebbe da dire universale e stellare, popolato da esseri che più dei veri Dei sono degli alieni mostruosi (“una razza che esiste ai margini dell'universo, chiamata dagli uomini I Figli dell'Antica Sanguisuga”), dalla forma vermiforme, dotati di capacità superiori alle umane e in grado di sostituirsi, sotto il falso involucro esterno, all'uomo stesso, un po' come visto in film quali L'Invasione degli Ultracorpi (di DON Siegel, da cui Barron prende in omaggio il nome del suo protagonista, non a caso cita direttamente il film nel testo), Astronaut's Wife, La Cosa o Essi Vivono (da cui arriva l'idea del Governo Ombra), al fine di controllare le vicende dell'alta società umana. Barron suggerisce, addirittura, una sorta di controllo mentale messo in atto da questi mostri per effetto di “un'aura che uccide piccole chiazze del cervello, come una radiazione che avvelena la mente, fino a far evaporare le memorie degli uomini.” Creature che sarebbero addirittura responsabili dell'estinzione dei dinosauri e di altri mondi, che si nutrono di bambini appena nati, ma anche dell'orrore e della disperazione dell'uomo (ricorda un po' certa narrativa di Clive Barker in questo) in una visione pessimista della condizione umana che richiama Thomas Ligotti. Barron, verosimilmente, ha voluto omaggiare il suo collega, predisponendo dei passaggi che sembrano presi a prestito dalla narrativa dell'asso di Detroit, oltre che a far gravitare il tutto su un plot ideale continuo del racconto L'Ultimo Banchetto di Arlecchino. Da quest'ultimo testo infatti arrivano le idee dell'antropologo in contatto con popolazioni indigene intente a effettuare strani rituali risalenti all'alba dei tempi, ma anche l'abusato tema dei sacrifici umani (che coinvolgono parenti delle precedenti donne sacrificate) e soprattutto la presenza di adepti che sembrerebbero umani ma poi mutano sembianze tornando alla loro vera natura che è quella di esseri striscianti alla stregua dei vermi. Chi decide infatti di collaborare con gli "alieni" (a quanto pare la vecchia regola del libero arbitrio regge pure in questa visione orrorifica fantastica), a completamento di un vero e proprio rito di iniziazione, diviene essere ibrido, un po' come quegli angeli/demoni citati da Ligotti nel sopraindicato testo.
Emblematico inoltre il passaggio finale in cui Barron traccia il sistema umano assimilandolo, di fatto, a quello di un acquario in cui guizzano i pesci gestiti e amministrati da esseri superiori. L'uomo non è creatura capace di amministrare il proprio mondo, sono altri a farlo in sua vece. “E realizzò, nel suo cupo momento di chiarezza, come i fili da marionetta delle sue spalle andassero estendendosi fino a brillare in pugno alla sua comatosa moglie; come ogni passo da lui fatto fosse l'andirivieni di una danza solo da lei condotta con piccoli strattoni su quei fili; come il proprio futuro gli riservasse altre di quelle danze. Il suo cosiddetto futuro, il suo cosiddetto passato... Spettacoli di marionette. Mia cara, chi è che tira i tuoi fili?” Vedete dunque come torna la figura metaforica della "marionetta" tanto cara a Ligotti, è per via di questo aspetto che alcuni hanno trovato delle analogie tra i due autori. Analogie non certo stilistiche. Laddovè Ligotti è poetico e aulico, l'altro è immediato e pulpeggiante.
Questo il contenuto del romanzo che ha una struttura non perfettamente riuscita e soprattutto diluita all'eccesso. Laird Barron, assai più di un autore come Stephen King (il che è tutto dire), si perde in caratterizzazioni eccessive, sotto trame da spy story che coinvolgono la CIA, la Nasa e gli agenti federali (manco si fosse in X-Files), teorie cospirazionistiche (stile organizzazioni segrete e governi ombra), con un'alternanza di capitoli che vanno dal passato al presente per sottolineare l'incapacità del protagonista di ricordare i fatti traumatici che lo hanno colpito. L'amnesia viene vista come una difesa, più o meno razionale, al cospetto dell'irrazionale. Dimenticare per non impazzire, cancellare per non vedere sgretolare le certezze impartite dall'educazione umana e trovarsi così perduti in un oceano di cui si ignorava l'esistenza. “L'amnesia è un meccanismo di autoconservazione. La coscienza valuta la minaccia posta da certi affronti alla sanità mentale, e decide di abbassare le luci e appendere il cartello con scritto FUORI SERVIZIO.”
The Croning è il suo secondo romanzo, scritto in un momento di crisi e prendendo al balzo un periodo di vacanza presso la casa del fratello, Jason, nel Montana. Lo completa in otto mesi nel 2012, miscelando in un unico progetto i generi più disparati: dall'heroic fantasy passando per il giallo e lo spionaggio e concludere con il cosmic horror. La piccola Hypnos di Andrea Vaccaro, casa editrice tra le più interessanti nell'ultimo decennio nell'ambito della narrativa fantastica, decide di scommettere su questo scrittore e acquista subito i diritti per la distribuzione sul territorio italiano. L'investimento si rivelerà quanto mai "indovinato", quanto meno dal punto di vista commerciale, dato che cinque anni dopo Vaccaro vende (credo di poter dire) i diritti alla Mondadori per la pubblicazione del testo in un numero della collana Urania Horror. Il romanzo esce così una prima volta nel 2012 col titolo La Cerimonia e viene ristampato nel luglio del 2017 dalla Mondadori, all'interno dell'ultimo volume della collana Urania Horror, come romanzo conclusivo di una raccolta edita col titolo Cerimonie Nere.
La pubblicazione sotto il marchio Mondadori rende più popolare il nome Barron che inizia così a circolare, in Italia, in un contesto se vogliamo più diffuso, sdoganandolo dal confine delle narrativa e dell'editoria di ultra nicchia, offrendo altresì la possibilità alla Hypnos di farsi conoscere da un maggior numero di persone. In seconda questione permette, per effetto di una distribuzione e di un volume di vendite molto più ampio, di abbattere il prezzo dell'opera che passa dai 17,90 euro iniziali ai 9,90 statuiti dalla Mondadori, con l'omaggio di due ulteriori opere da non perdere (tra cui la splendida antologia del polacco Grabinski da noi già analizzata in questo blog).
Nuovamente pubblicato all'interno
di un'antologia di romanzi
per la collana URANIA HORROR.
Veniamo ora all'analisi del romanzo. Rivisitazione in chiave moderna, soprattutto per lo stile linguistico e la struttura adottata, dell'orrore cosmico portato in auge da Howard Philips Lovecraft a inizi novecento. Laird Barron ripropone l'idea di una realtà umana sprovvista di un futuro trascendente (il futuro è caso mai orizzontale ovvero come possibilità di acquistare l'immortalità terrena), assoggettata, in buona parte inconsapevolmente, al controllo di creature che si spostano su un piano spazio-temporale grazie a dei portali, soprattutto caverne, che mettono in contatto il nostro mondo con l'altrove. Si tratta però di un altrove non dimensionale, lo definirei, piuttosto, concreto, verrebbe da dire universale e stellare, popolato da esseri che più dei veri Dei sono degli alieni mostruosi (“una razza che esiste ai margini dell'universo, chiamata dagli uomini I Figli dell'Antica Sanguisuga”), dalla forma vermiforme, dotati di capacità superiori alle umane e in grado di sostituirsi, sotto il falso involucro esterno, all'uomo stesso, un po' come visto in film quali L'Invasione degli Ultracorpi (di DON Siegel, da cui Barron prende in omaggio il nome del suo protagonista, non a caso cita direttamente il film nel testo), Astronaut's Wife, La Cosa o Essi Vivono (da cui arriva l'idea del Governo Ombra), al fine di controllare le vicende dell'alta società umana. Barron suggerisce, addirittura, una sorta di controllo mentale messo in atto da questi mostri per effetto di “un'aura che uccide piccole chiazze del cervello, come una radiazione che avvelena la mente, fino a far evaporare le memorie degli uomini.” Creature che sarebbero addirittura responsabili dell'estinzione dei dinosauri e di altri mondi, che si nutrono di bambini appena nati, ma anche dell'orrore e della disperazione dell'uomo (ricorda un po' certa narrativa di Clive Barker in questo) in una visione pessimista della condizione umana che richiama Thomas Ligotti. Barron, verosimilmente, ha voluto omaggiare il suo collega, predisponendo dei passaggi che sembrano presi a prestito dalla narrativa dell'asso di Detroit, oltre che a far gravitare il tutto su un plot ideale continuo del racconto L'Ultimo Banchetto di Arlecchino. Da quest'ultimo testo infatti arrivano le idee dell'antropologo in contatto con popolazioni indigene intente a effettuare strani rituali risalenti all'alba dei tempi, ma anche l'abusato tema dei sacrifici umani (che coinvolgono parenti delle precedenti donne sacrificate) e soprattutto la presenza di adepti che sembrerebbero umani ma poi mutano sembianze tornando alla loro vera natura che è quella di esseri striscianti alla stregua dei vermi. Chi decide infatti di collaborare con gli "alieni" (a quanto pare la vecchia regola del libero arbitrio regge pure in questa visione orrorifica fantastica), a completamento di un vero e proprio rito di iniziazione, diviene essere ibrido, un po' come quegli angeli/demoni citati da Ligotti nel sopraindicato testo.
Emblematico inoltre il passaggio finale in cui Barron traccia il sistema umano assimilandolo, di fatto, a quello di un acquario in cui guizzano i pesci gestiti e amministrati da esseri superiori. L'uomo non è creatura capace di amministrare il proprio mondo, sono altri a farlo in sua vece. “E realizzò, nel suo cupo momento di chiarezza, come i fili da marionetta delle sue spalle andassero estendendosi fino a brillare in pugno alla sua comatosa moglie; come ogni passo da lui fatto fosse l'andirivieni di una danza solo da lei condotta con piccoli strattoni su quei fili; come il proprio futuro gli riservasse altre di quelle danze. Il suo cosiddetto futuro, il suo cosiddetto passato... Spettacoli di marionette. Mia cara, chi è che tira i tuoi fili?” Vedete dunque come torna la figura metaforica della "marionetta" tanto cara a Ligotti, è per via di questo aspetto che alcuni hanno trovato delle analogie tra i due autori. Analogie non certo stilistiche. Laddovè Ligotti è poetico e aulico, l'altro è immediato e pulpeggiante.
Questo il contenuto del romanzo che ha una struttura non perfettamente riuscita e soprattutto diluita all'eccesso. Laird Barron, assai più di un autore come Stephen King (il che è tutto dire), si perde in caratterizzazioni eccessive, sotto trame da spy story che coinvolgono la CIA, la Nasa e gli agenti federali (manco si fosse in X-Files), teorie cospirazionistiche (stile organizzazioni segrete e governi ombra), con un'alternanza di capitoli che vanno dal passato al presente per sottolineare l'incapacità del protagonista di ricordare i fatti traumatici che lo hanno colpito. L'amnesia viene vista come una difesa, più o meno razionale, al cospetto dell'irrazionale. Dimenticare per non impazzire, cancellare per non vedere sgretolare le certezze impartite dall'educazione umana e trovarsi così perduti in un oceano di cui si ignorava l'esistenza. “L'amnesia è un meccanismo di autoconservazione. La coscienza valuta la minaccia posta da certi affronti alla sanità mentale, e decide di abbassare le luci e appendere il cartello con scritto FUORI SERVIZIO.”
Il risultato dello schema narrativo scelto da Barron, tuttavia, sortisce la controindicazione di un ritmo molto rallentato con “ingessamento” della storia, che ha dei momenti di una noia che definir mortale è dir poco. Una partenza subito in quarta marcia, con un prologo dal retrogusto fiabesco caratterizzato da una scelta linguistica che modernizza (non so quanto sia un bene) il taglio pulp di Robert Ervin Howard, si pensi alla serie Conan o Solomon Kane, catturando il lettore per effetto di sagaci venature erotiche, gran gusto per il weird (penso alle descrizioni dei tempi pagani o dei castelli dal sapore gotico) e lo splatter. Si tratta però di un fuoco di paglia su cui, in seguito, si innesca una trama gialla che sembra finire dopo un capitolo, quindi un'estenuante caratterizzazione dei personaggi con un background da spy story e con un protagonista smemorato che non sa neppure chi sia davvero sua moglie e perché lo abbia abbordato ai tempi dell'Università. Quest'ultima, esponente di una famiglia alquanto misteriosa e con conoscenze influenti, è un'antropologa che vaga per il mondo alla ricerca di conferme circa la teoria della terra cava, fervente sostenitrice dell'esistenza del c.d. piccolo popolo e ossessionata dalla ricerca di informazioni che possano permetterle di ricostruire il proprio albero genealogico. Per darvi un'idea pensate alla coppia costituita da Schwarzenegger e Jamie Lee Curtis in True Lies, con la seconda che ha una vita di facciata utile a coprire la vera vita, quella segreta, che sta invece alla base dei suoi lunghi viaggi e che è completamente ignorata dal marito. Prima di arrivare agli ultimi due capitoli sembra di leggere un romanzo di un giallista prestato alla narrativa fantastica, un qualcuno che non riesce a staccare dal suo convenzionale campo d'azione. Per fortuna arrivano gli ultimi capitoli a risollevare, di molto, il romanzo. Barron riesce a suscitare angoscia, sia grazie a pennellate atte a stimolare la paura del buio e degli spazi chiusi, sia toccando corde di un orrore esistenziale legato ai rapporti con le persone più care di un'intera vita. La famosa ansia che fa tremare i genitori pensando che possa succedere qualcosa di brutto ai figli. C'è persino una strizzatina d'occhio alla parabola biblica di Abramo e Isacco, con il nano malefico che chiede al protagonista di sacrificare la vita del nascituro nipotino per aver salva la propria ed estenderla fino al crepuscolo del mondo, mostrandogli quella che sarà la Terra dell'apocalisse finale (visione ballardiana niente male, stile la trilogia in cui è inserito Il Mondo Sommerso). Non è un caso che Barron abbia deciso di chiudere così il romanzo, dato che, a ragione (lo dico da sempre pure io), ha sostenuto nelle interviste che “la Bibbia sia il più grande libro di storie horror che sia mai stato scritto.”
Per chiudere mi sento di dover promuovere a metà questo The Croning, che è costruito su un plot buono, pur se molto derivativo, ma paga dazio per un'assurda mania di caratterizzazione che sembra aver rapito Laird Barron durante la stesura. Un atteggiamento che, a mio avviso, non sarebbe per nulla piaciuto a quel Howard Philips Lovecraft a cui viene accostato il nativo della splendida Alaska. Un'altra cosa che mi porta a promuovere a metà il lavoro è il linguaggio narrativo adottato. Barron non è molto equilibrato in questo. Parte in un modo pulpeggiante, prosegue in uno stile da giallo poi diviene classicheggiante per ritornare a un lessico sporco e volgarizzato da letteratura mainstreaming. Per rispondere a una domanda che mi è stata fatta, La Cerimonia è un libro da esaltare? “Ni”.
Per chiudere mi sento di dover promuovere a metà questo The Croning, che è costruito su un plot buono, pur se molto derivativo, ma paga dazio per un'assurda mania di caratterizzazione che sembra aver rapito Laird Barron durante la stesura. Un atteggiamento che, a mio avviso, non sarebbe per nulla piaciuto a quel Howard Philips Lovecraft a cui viene accostato il nativo della splendida Alaska. Un'altra cosa che mi porta a promuovere a metà il lavoro è il linguaggio narrativo adottato. Barron non è molto equilibrato in questo. Parte in un modo pulpeggiante, prosegue in uno stile da giallo poi diviene classicheggiante per ritornare a un lessico sporco e volgarizzato da letteratura mainstreaming. Per rispondere a una domanda che mi è stata fatta, La Cerimonia è un libro da esaltare? “Ni”.
Laird Barron.
"L'uomo della luna disse: Ragazzo mio, è una bella sensazione. E un nero sciame d'insetti si riversò dalla sua bocca e si disperse in un gelido vuoto senza limiti."
bel commento!
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RispondiEliminaLa ringrazio per la lettura...
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