Nelle foto di cui sopra, rispettivamente dall'alto in basso, Bruno MATTEI e il sottoscritto in compagnia del volume L'ULTIMO ARTIGIANO di Gordiano Lupi e Ivo Gazzarrini (sceneggiatore del regista Ivan Zuccon), a cui ho partecipato come coautore per la sezione western.
Testo e domande a cura di Matteo Mancini.
Ho
di nuovo l'estremo piacere di ospitare sulla pagine del mio blog
l'amico nonché grande esperto di B-Movie Pier Paolo Dainelli. Sono
ormai passati quattro anni dalla bella intervista che mi rilasciò su
Jess Franco ed è dunque arrivato il momento di bissarla con un
regista molto vicino al regista spagnolo, sia per avervi collaborato
a inizio carriera sia per molteplici similitudini nel percorso
cinematografico. Inoltre l'occasione si rende quanto mai ghiotta
dovendo io stesso parlare, al fianco di Antonio Tentori, Federico
Frusciante e Ivo Gazzarrini, di questo regista nel prossimo Festival
FI-PI-LI che si terrà in via Terreni, a Livorno, il 25 aprile p.v.
Sto parlando ovviamente di BRUNO MATTEI.
Mattei
ha molti punti in comune con Franco, soprattutto per la capacità di
girare in tempi stretti film di genere a basso budget, spesso con
inserti erotici spinti e forte uso dello splatter tanto da andare
incontro a sequestri giudiziari e censure più o meno marcate. La caratteristica
specifica di Mattei, tuttavia, è quella di cercare sempre di fare
film di imitazione rifacendosi, a volte pedissequamente, ai
capolavori commerciali hollywoodiani dei vari periodi storici. Lasciamo però che sia Pier
Paolo a parlarci di questo ultimo artigiano del cinema di genere
nostrano dei tempi che fu.
M.M.:
Pier Paolo, innanzi tutto ti saluto e ti ringrazio per aver accettato
questa intervista. Prima di iniziare con le domande sulla carriera di
Mattei, sapendo che l'hai conosciuto di persona, puoi dirci qualcosa
su di lui che ti ha colpito, magari un aneddoto sul vostro incontro,
un profilo sull'uomo e sul regista?
P.D.: Conservo un ricordo di Mattei davvero molto bello. Dal momento che ci siamo conosciuti non ci siamo mai mollati per quasi due giorni. Bruno era un fiume di parole. Ricordi e aneddoti si susseguivano senza posa in una narrazione sempre brillante e piena d'ironia. Ancora oggi, a distanza di anni, su tutto domina il ricordo della sua modestia, quella modestia che è tipica dei grandi. I lavoratori del cinema, quelli veri, non hanno bisogno di parlare del loro lavoro tracciando improbabili agiografie. Per Bruno ogni ricordo era qualcosa di divertente e per ogni film di cui mi parlava, ne ricordava sempre la storia produttiva, profitti o perdite che fossero. Ed è probabilmente per questa sua attenzione al lato “alimentare” che la carriera di Mattei è durata così tanto, passando dal dipartimento del sonoro, al montaggio, al direttore di doppiaggio e alla regia. Rimasi sorpreso quando scoprii che Bruno Mattei era stato il direttore del doppiaggio di Jeeg robot d'acciaio!!!
M.M.: Non viene spesso ricordato a dovere, ma Mattei, come molti suoi colleghi, viene dalla gavetta. Ha fatto il montatore e inoltre ha curato la versione italiana di molte pellicole provenienti dall'oriente, dagli Stati Uniti e da mezza Europa come il western erotico belga Les Aventures Galantes de Zorro (1972) di Gilbert Russel e il greco Armida, il Dramma di una Sposa (1969) che molti gli attribuiscono anche come regia.
P.D.: Conservo un ricordo di Mattei davvero molto bello. Dal momento che ci siamo conosciuti non ci siamo mai mollati per quasi due giorni. Bruno era un fiume di parole. Ricordi e aneddoti si susseguivano senza posa in una narrazione sempre brillante e piena d'ironia. Ancora oggi, a distanza di anni, su tutto domina il ricordo della sua modestia, quella modestia che è tipica dei grandi. I lavoratori del cinema, quelli veri, non hanno bisogno di parlare del loro lavoro tracciando improbabili agiografie. Per Bruno ogni ricordo era qualcosa di divertente e per ogni film di cui mi parlava, ne ricordava sempre la storia produttiva, profitti o perdite che fossero. Ed è probabilmente per questa sua attenzione al lato “alimentare” che la carriera di Mattei è durata così tanto, passando dal dipartimento del sonoro, al montaggio, al direttore di doppiaggio e alla regia. Rimasi sorpreso quando scoprii che Bruno Mattei era stato il direttore del doppiaggio di Jeeg robot d'acciaio!!!
M.M.: Non viene spesso ricordato a dovere, ma Mattei, come molti suoi colleghi, viene dalla gavetta. Ha fatto il montatore e inoltre ha curato la versione italiana di molte pellicole provenienti dall'oriente, dagli Stati Uniti e da mezza Europa come il western erotico belga Les Aventures Galantes de Zorro (1972) di Gilbert Russel e il greco Armida, il Dramma di una Sposa (1969) che molti gli attribuiscono anche come regia.
P.D: Bruno
per anni ha lavorato presso l'ufficio edizioni della FILMAR curando
la versione italiana di film come “Le Cinque Chiavi del
Terrore”, “Il Diabolico Dottor Satana” di Jess Franco, “La
Vendetta del Vampiro” e moltissimi altri. Per quanto riguarda
“Armida”, secondo quanto dichiarato da Mattei in
più di un'intervista, la regia è la sua e rappresenta anche il suo
debutto dietro la macchina da presa. In realtà è il film "Emanuelle
e Francoise - le Sorelline" a essere il remake di un
film greco che secondo Mattei in Italia non avrebbe ottenuto il visto
di censura. Mattei e Massaccesi si divisero i compiti: Mattei diresse
il primo tempo, Massaccesi il secondo. Per quanto riguarda i film di
kung-fu, un aneddoto che mi colpì molto è che siccome da Hong Kong
arrivavano tradotti in inglese solo i dialoghi dei film, i nomi degli
attori in cinese venivano inventati di sana pianta per la
translitterazione in caratteri occidentali, creando non pochi
problemi ai futuri studiosi del genere. Notevole fu il lavoro di
montaggio per i film di Jess Franco. La versione italiana de "Il
Conte Dracula" è sicuramente la più efficace per
l'uso delle musiche tra tutte quelle approntate nei vari paesi in cui
fu distribuito. Mattei mi raccontò che per questo film collaborò a
stretto contatto con il geniale compositore Bruno Nicolai e quindi la
versione italiana de "Il Conte Dracula" è quella
che ne rispecchia al meglio le intenzioni. Mattei tra l'altro si è
distinto per aver tagliato nella versione italiana il finale di
“Paroxismus”. Quando gli chiesi perché, lui candidamente
mi rispose:”Non mi piaceva!”.
M.M.:
Hai ricordato, poco sopra, le collaborazioni con Jess Franco. Non è
curioso leggere dalla rivista Notturno certe dichiarazioni di Mattei
il quale afferma: “Franco era un pazzo. Le cose più brutte sono
gli pseudo fantascientifici, come Frankenstein contro
l'Uomo Lupo”, ma i film con
Lina Romay sono ancora peggiori"...? Qualche maligno delle nostre parti non
potrebbe sussurrare: guarda che roba... della serie “cencio dice male di
straccio”?
P.D.:
In realtà quando Mattei mi parlò di Franco ne sottolineò la
personalità sicuramente eccentrica ma evidenziando anche le geniali
peculiarità cinematografiche. Inoltre Mattei esprimeva giudizi
severi prima su di sé e poi sugli altri. Franco è sicuramente più
autore ma Mattei è stato certamente uno dei più scaltri montatori
di tutta la settima arte. A chi mai sarebbe mai venuto in mente di
cucire insieme tre telefilm della serie UFO e uscire nei
cinema incassando un miliardo (dell'epoca!)? A lui comunque dettero
solo i soldi per le sigarette..
M.M.:
Se il primo film che ti ha fatto conoscere Jess Franco aveva come
protagonista Sumuru, personaggio femminile nato dalla penna
dell'anglo-irlandese Sax Rohmer, da cui Franco trasse anche la sua
serie dedicata a Fu Manchu, qual'è il primo film che ricordi di aver
visto di Bruno Mattei e che effetto ti fece la visione?
P.D.:
Lo ricordo come fosse ora.. Ero in un negozio di videoregistratori
(siamo nel 1986 ed erano la moda del momento) e i commessi stavano
facendo delle prove con la videocassetta di "Virus".
Rimasi talmente colpito dalle poche scene viste che noleggiai subito
la vhs. Fu amore a prima vista! Solo dopo qualche ricerca (internet
non esisteva) scoprii il nome del vero regista e iniziai a dare la
caccia a tutti i suoi film nei videonoleggi. Poco dopo riuscii a
vedere al cinema "L'Altro Inferno" e "Rats
Notte di Terrore". Tutti film che amo moltissimo e che
dimostrano una conoscenza delle dinamiche cinematografiche, secondo
me, non comuni. L'inizio di "Virus" con l'incidente
al modulo Antares, il monologo allucinato di Paola Montenero ne
"L'Altro Inferno" e il ritrovamento del messaggio
videoregistrato in "Rats" sono momenti realmente
efficaci. Per non parlare del finale di Rats con il quale,
citandolo in chiusura nel tema per l'esame di maturità, presi uno
dei voti più alti di tutta la scuola. Quando lo raccontai a Bruno,
rise a crepapelle..
M.M.:
Venendo ad affrontare la carriera registica di Mattei, facciamo
subito la conoscenza di un altro regista assimilabile al duo
Franco-Mattei: Joe D'Amato, il quale lancerà Mattei alla regia.
Anticipo inoltre che la carriera di Bruno Mattei, seppur
indirettamente grazie alla stretta collaborazione che stringerà nei
primi anni '80 con Claudio Fragasso, andrà a intrecciarsi con quella
di un quarto regista che, a mio avviso, ha una fortissima
connessione, per sviluppo della carriera e tematiche cinematografiche
affrontate, con i quattro sopracitati, mi riferisco a Mario Bianchi.
A
tuo avviso, che differenze ci sono tra i vari Franco, Mattei,
D'Amato, Bianchi e Fragasso, tutti registi assai longevi, costretti a
lavorare con budget miseri e appassionati di horror e di erotismo,
con incursioni, più o meno volute, nel porno?
Non
trovi, a esempio, che Jess Franco e Joe D'Amato fossero molto più
portati all'erotico rispetto a Bruno Mattei?
P.D.:
Farei subito un distinguo a parer mio fondamentale. Mattei, a
differenza di tutti gli altri, era un montatore. Chi si occupa di
montaggio conosce perfettamente i meccanismi basilari della
narrazione cinematografica: gli stacchi. Regole semplici come
l'anticipazione del taglio del fotogramma che però sono la base
affinché tutta la macchina cinema funzioni. Mattei mi parlava di
schemi da seguire nella costruzione della narrazione e di tempi,
tutte attenzioni che sono più di un montatore che di un regista. Non
per nulla i migliori risultati li ha ottenuti in collaborazione con
Fragasso, regista dotato di una gran tecnica, ma sicuramente meno
legato a certi schemi. D'Amato era un autore, pur rifiutando di
esserlo e sicuramente a modo suo, ma soprattutto era uno strepitoso
direttore della fotografia, tra i migliori che abbiamo mai avuto in
Italia. Per tutti però vale una considerazione: spinti dalla
necessità di lavorare con mezzi e tempi limitati dovevano sfruttare
al massimo il loro ingegno per riuscire a confezionare prodotti in
grado di essere competitivi sul mercato. E se a distanza di decenni
siamo ancora qui a parlarne, qualcosa hanno sicuramente lasciato.
Riguardo a Bianchi l'ho sempre considerato un onesto artigiano.
Riguardo all'attitudine di Mattei per l'erotico, penso che il
confronto sia impari. Franco ha dalla sua una poetica originalissima
legata a questo genere mentre Massaccesi poteva contare sulla sua
straordinaria abilità fotografica.
M.M.:
Il primo film di un certo interesse girato da Mattei, anche se c'è
chi afferma che lo abbia diretto Joe D'Amato, è il delirante
Emanuelle e Francoise le Sorelline (1975).
Sono gli anni de L'Ultima Casa a Sinistra (1972) di Wes Craven e Mattei confeziona una sorta di rape & revenge per interposta
persona tra i più sadici e perversi mai visti. Che ci dici al
riguardo e come lo presenteresti se tu dovessi lanciarlo nella tua
serie “I B-Movie di Tvr”?
P.D.:
"Emanuelle e Francoise le Sorelline" ha due anime,
quella più malinconica e trasognata del primo tempo e quella
decisamente più estrema e al limite, del secondo tempo. Stando a
quanto mi raccontò Mattei la spiegazione è che lui diresse il primo
tempo e D'Amato/Massaccesi il secondo. Dovessi presentarlo, anche se
reputo difficoltoso un suo passaggio in Tv, punterei sicuramente
l'attenzione sulla disperazione che permea tutto il film, sul
beffardo destino che spetta al protagonista trasformato da carnefice
a vittima. In definitiva un film davvero triste con un inizio che
senza utilizzare immagini forti riesce a essere crudele quanto la
parte centrale, dove quello che appare sullo schermo si spinge
davvero al limite.
M.M.:
Dopo un debutto interessante, seppur spinto agli eccessi, Bruno
Mattei si dedica all'erotismo perverso. In quattro anni, tra il 1976
e il 1980, gira una decina di pellicole, molte delle quali dei falsi
mondo movie con Laura Gemser, oltre a far debuttare Cicciolina in un
erotico puro e affrontare un genere a te caro: il nazi-erotico, con
due titoli violentissimi, considerati dei cult
del genere. Che ci dici di questo periodo e puoi spendere due parole
di introduzione, per i non addetti, sul mondo movie e sul
nazi-erotico?
P.D.:
I mondo movie devono la loro definizione al primo grande
successo che definì il genere, "Mondo Cane" (1962)
di Gualtiero Jacopetti. Si tratta di film in cui si gira il mondo
alla scoperta di eventi e spettacoli raccapriccianti, in grado di
colpire allo stomaco gli spettatori anche partendo dal pretesto che
tutto quanto è mostrato è vero. Il nazi-erotico, definizione
coniata da un addetto del ministero dello spettacolo o come meglio
definito da Davide Pulici, Erosvastica, è quel genere che,
prendendo a pretesto la denuncia di quanto avveniva nei campi di
sterminio nazisti durante la seconda guerra mondiale, mostrava orrori
di ogni tipo conditi con abbondanti dosi di sesso. Considerato uno
dei generi più infami di tutta la settima arte, c'è da sottolineare
che spesso quello che risalta e che ne diluisce gli eccessi è
l'aspetto fumettistico. Il genere nacque anche in questo caso sulla
scia del successo di altri film: il canadese "Camp 7"
e "Salon Kitty" di Brass. Mattei frequentò entrambi
i generi. I mondo movie furono per Bruno quasi una conseguenza
naturale del suo ruolo di montatore, dato che questo filone era per
la stragrande maggioranza formato da materiale di repertorio da
assemblare in sala di montaggio, magari collegandolo con parti girate
ad hoc. Bruno ricordava divertito che su un giornale era uscito un
articolo che diceva che "Le Notti Porno nel Mondo"
era stato girato senza allontanarsi dal quartiere di Roma del
Tiburtino Terzo. Riguardo agli erosvastica, Mattei mi disse che lo
sbaglio del suo "Kz9 Lager di Sterminio" fu
proprio quello di affrontare l'argomento "seriamente",
abbandonando l'aspetto fumettistico. Questa scelta fu duramente
punita in sede di censura con la bocciatura del film. L'altro
erosvastica di Mattei, "Casa Privata per le SS",
è molto più blando anche se non privo di analisi interessanti.
M.M.:
Nel 1980 Bruno Mattei gira in contemporanea due film molto diversi
tra loro, sfruttando le medesime location e andando a toccare il
tonaca movie.
Probabilmente sono i migliori film della prima decade di carriera del
regista: La Vera Storia della Monaca di Monza
e L'Altro Inferno.
Nel primo, inoltre, si può ammirare come protagonista una gradita
conoscenza del cinema bis italiano: Zora Kerova. Che puoi dirci?
P.D.:
La procedura del back
to back,
ovvero dei due film girati contemporaneamente, era tipica del peplum
degli anni sessanta (dove il secondo film veniva definito di
"recupero") e Mattei, in stretta collaborazione con
Fragasso (tanto da poterlo considerare un co-regista), gira due film
di assoluto interesse che condividono in parte lo stesso cast. A tal
proposito è
doveroso ricordare la recentemente scomparsa Franca Stoppi, attrice
dotata di notevoli capacità espressive. "L'Altro
Inferno"
è davvero un'opera singolare che propone un mix di elementi
provenienti da tutti gli horror di maggior successo degli anni
settanta. Il tutto è confezionato con una disinvoltura davvero
incredibile ma proprio questo compendio di tanti spunti provenienti
da film diversi, rendono la visione de “L'Altro
Inferno”
difficilmente dimenticabile.
M.M.:
Il 1980 è anche l'anno di uscita di quello che è il maggior
successo commerciale di Mattei: Virus.
Una pellicola non priva di difetti, ma che è tutt'oggi ricordata e
apprezzata da registi come Quentin Tarantino. Quale è secondo te il
motivo di tanto interesse?
P.D.:
Mentre Romero nei suoi film ha sempre volutamente tralasciato il
motivo per cui i morti tornano in vita, Mattei e Fragasso ce lo
spiegano e la motivazione che ci forniscono è
un delirio da film culturalmente impegnato, abilmente contaminato con
le più azzardate teorie complottistiche: per risolvere il problema
della fame nel mondo, quale miglior trovata che creare un virus che
spinga la gente a divorarsi a vicenda?
Visivamente
notevole è l'immensa centrale immersa nel niente, popolata dai morti
viventi. La paura ancestrale del cannibalismo portata in un contesto
altamente tecnologico è sicuramente una trovata funzionale. Altro
punto a favore del film è l'interpretazione decisamente sopra le
righe di Franco Garofalo che apporta momenti ironici davvero riusciti
che oltretutto mettono alla berlina l'intero genere, tanto che a uno
zombi che tenta di azzannarlo, rivolge la domanda:"Preferisci
l'ala o la coscia?"
Altro
elemento che contraddistingue “Virus” è lo splatter, qui
davvero esasperato, eccessivo e abbondante, senza dimenticare
l'utilizzo delle stesse musiche dei Goblin che già tanto avevano
contribuito alla riuscita della versione di "Zombi"
rimontata da Argento.
M.M.:
Dopo aver toccato un po' tutti i generi legati all'erotismo malato,
Mattei non può esimersi dal trattare anche il c.d. Women
in Prison dirigendo due
pellicole gemelle violentissime e sanguinolenti che ripropongono la
bella Laura Gemser protagonista.
Se in occasione di Franco avevamo speso due parole su Soledad Miranda, questa mi pare l'occasione per parlare di quest'altra regina del cinema bis, legata soprattutto a Joe D'Amato ma che io ricordo sempre, anche in vesti caste ne I Due Superpiedi quasi Piatti, al fianco di Terence Hill... che ci dici? Hai qualche aneddoto da regalarci?
Se in occasione di Franco avevamo speso due parole su Soledad Miranda, questa mi pare l'occasione per parlare di quest'altra regina del cinema bis, legata soprattutto a Joe D'Amato ma che io ricordo sempre, anche in vesti caste ne I Due Superpiedi quasi Piatti, al fianco di Terence Hill... che ci dici? Hai qualche aneddoto da regalarci?
P.D.:
Laura Gemser viene sempre ricordata da tutti come una persona
squisita che, nei momenti in cui aspettava la preparazione delle
scene, se ne stava tranquillamente in disparte. Nonostante le parti
da eroina del sesso che ha sempre portato sullo schermo, la sua vita
privata è
sempre stata dominata da un assoluto amore per il suo compagno,
l'attore Gabriele Tinti. Non per niente dopo la scomparsa di Tinti,
la Gemser ha diradato drasticamente la sua attività fino a ritirarsi
dalle scene. Joe D'Amato aveva una vera e propria ammirazione per
questa attrice e pur di averla con sé durante le lavorazioni dei
suoi film, le affidava l'incarico di costumista. Da ricordare che la
Gemser fu scelta come protagonista di "Emanuelle
Nera"
di Albertini, dopo che era stata notata in una piccola parte nella
serie originale di Emmanuelle.
M.M.: Dopo il tentativo di rinverdire il peplum con un trio di pellicole di livello inferiore due delle quali con riferimenti al cinema di Brass e di Borowczyk, Mattei gira quello che so essere un tuo cult personale (e che io espongo in DVD originale nella mia videoteca): Rats, Notti di Terrore, con il grande Ottaviano Dell'Acqua per una volta protagonista. Come lo presenteresti questo film e cosa hai da dirci al riguardo?
P.D.:
Ricordo ancora i manifesti di "Rats"
che, a rotazione, fecero il giro di tutti i cinema della provincia di
Firenze, fu l'ultima volta che vidi cartelloni di una produzione
italiana di genere esposti... Si tratta quindi di un film che davvero
segna la fine di un'epoca. Successivamente le produzioni italiane di
genere si sposteranno in blocco nelle Filippine alla ricerca di costi
più bassi,
seguendo le orme del precursore Margheriti. "Rats"
parte da un'idea di Mattei decisamente originale: rielaborare "La
Notte dei Morti Viventi"
sostituendo gli zombi con i ratti, proiettando inoltre il tutto tra
qualche migliaia di anni. Il risultato, nonostante i tempi e i mezzi
limitati, è notevole, l'atmosfera di minaccia che permea tutto la
vicenda è palpabile e il finale sfodera una trovata talmente
allucinante da valere tutto il film. Inoltre “Rats”
evidenzia un valore produttivo superiore al solito perché a Mattei
fu permesso di girare sui set ancora in piedi utilizzati da Sergio
Leone per il suo "C'era
una Volta in America".
I topi, invece, non erano altro che cavie immerse nella tinta nera.
Mattei rideva come un matto quando raccontava che quelle cavie
avevano formato delle colonie che ancora infestano gli stabilimenti
della De Paolis dove il film fu girato.
M.M.:
Abbiamo detto che Mattei era un abile sfruttatore delle mode del
momento, ma è anche vero che ha cercato di ridare linfa a generi
morti. Già abbiamo detto del peplum, ma a metà anni '80, spinto dal
produttore Di Girolamo, fa ancora di più andando a girare due
western a genere ormai morto. A mio avviso, però, Bianco
Apache e Scalps sono
i due film più quadrati dell'intera opera matteiana legati
soprattutto alle tematiche revisioniste lanciate negli anni '70 da
Soldato Blu. Anche se
non credo che tu sia un patito di western, li hai visti?
P.D.:
I western di Mattei sono un qualcosa fuori tempo massimo, come se
qualcuno li avesse tirati fuori da un congelatore. L'unico aspetto
che li lega al periodo in cui sono stati effettivamente girati sono
le scene splatter che nei western fanno un certo effetto. Per il
resto li trovo due film effettivamente risolti in modo compiuto.
M.M.:
Dopo la parentesi western e l'imminente crisi del nostro cinema di
genere, Mattei si sposta nelle Filippine dove, a fine anni '80, gira
una serie di rambo movie
a mio avviso difficilmente salvabili e con protagonisti muscolari
pessimi, a cui aggiunge copie spudorate di famose pellicole
hollywodiane come l'invedibile Robowar con
un alieno killer che sembra uscito dal film Il
Replicante. Tornato in
Italia gira a Latina e a Venezia quello che, forse, è il suo peggior
horror: Terminator II – Shocking Dark
che nonostante il titolo è la copia spudorata di Aliens.
Cosa si salva di questo nutrito gruppo di pellicole, secondo te? C'è
qualche film che ti sentiresti di consigliare.
P.D.:
Mi sono sempre divertito a guardare questi titoli con una formula:
guardiamo come si possono rifare a costo vicino allo zero film dal
budget milionario come Terminator
o Alien!
E il cinema fatto così
diventa quasi una specie di gioco che personalmente mi affascina.
"Shocking
Dark",
per esempio, ha dalla sua uno dei migliori lavori di direzione della
fotografia (opera di Riccardo Grassetti) che sia mai stato fatto in
un film di Mattei. Non dimentichiamoci mai che questi film si trovano
distribuiti in DVD in giro per il mondo, andate a cercare i film
italiani di oggi e venite a dirmi cosa trovate..
M.M.:
Credo meriti una domanda a parte il film Zombi 3 che
Mattei ultimò insieme a Fragasso subentrando in corso di lavorazione
a Fulci. Tutti parlano malissimo di questa pellicola, a mio avviso
invece, se la si considera nel lotto dei film di Mattei, non è
affatto la peggiore, ma si assesta subito dietro le più riuscite. Ha
un buon ritmo, un bel prologo e ci sono sequenze degne di nota, come
gli zombi che avanzano nell'acqua, che anticipano certe sequenze
romeriane.
Sei anche te tra i disfattisti o
la poni subito dietro a Virus e Rats, parlando degli horror di
Mattei?
P.D.:
Amo follemente Zombi
3. E
le parti che amo di più
di questo film sono proprio quelle dirette da Mattei e Fragasso.
Fulci, per questo tipo di produzioni, aveva un approccio troppo
autoriale e inoltre in quel periodo soffriva di gravi problemi di
salute. Trovo riuscitissimo il lavoro di montaggio nella sequenza di
apertura, quando l'elicottero insegue il fuggitivo con la valigetta
contenente il Death
One. E
come dimenticare l'arrivo dei soldati all'albergo, in una sequenza
dal ritmo serrato accompagnata dalle belle musiche di Stefano
Mainetti. In definitiva un horror d'azione dal ritmo sostenuto e
impreziosito dal tocco macabro di Fulci che si nota in molte
sequenze, prima fra tutte quella della piscina.
M.M.:
Con l'arrivo degli anni '90, Mattei interrompe la collaborazione con
Fragasso. Lo storico collaboratore passa a dirigere una serie di
horror, a mio avviso inguardabili, il nostro invece entra in quello che è
il suo peggior momento della carriera. Tra il 1990 e il 2002, gira
una dozzina di pellicole un po' thriller e un po' erotiche stile Nove
settimane e 1/2, usando spesso
come attore protagonista Antonio Zequila (conosciuto dal grande
pubblico come “er mutanda”
de L'isola dei famosi).
Ti confesso di conoscere poco questa fase, c'è anche un ulteriore
copia spudorata come il monster movie
Cruel Jaws, ma non
credo ci siano film da salvare. Che ci dici, ne hai visto qualcuno
degno di nota?
P.D.:
A parte "Cruel
Jaws"
che è più un
lavoro di rimontaggio fatto a spese de "L'Ultimo
Squalo"
di Castellari, tutto il resto fa parte della serie di pellicole
realizzate per Ninì Grassia e anche se l'aspetto predominante
dovrebbe essere l'erotico, in più di un'occasione ecco che spunta il
giallo con connotazioni horror, come ne "Gli
Occhi Dentro".
M.M.:
Nel nuovo secolo, seguendo Jess Franco nella scelta di optare per il
digitale, Mattei torna al suo genere di elezione: l'horror.
Quest'ultimo periodo, forse, è il più interessante del regista,
quanto meno per l'impegno e il tentativo di rilanciare generi ormai
morti. Supportato da Gianni Paolucci, prima di girare un trio di
erotici di bassa lega, confeziona per il mercato homevideo l'ennesimo
film di imitazione a immagine e somiglianza dei film in voga
all'epoca (Snuff Killer), ma soprattutto due cannibal movie nella
giungla filippina e uno tra gli horror più originali della
produzione matteiana:
La Tomba. Doppiaggi pedestri e interpretazioni ai limiti
dell'amatorialità penalizzano fortemente queste pellicole, ma è
indubbia la passione di Mattei. Le hai viste e che ne pensi?
P.D.:
Intanto parliamo del fatto che "Belle
da Morire"
diventò un
successo nel mondo dell'home video tanto da generare anche un sequel
e che questo risultato spinse Mattei a tentare anche la carta di
generi un po' meno facili. Bruno mi disse che queste produzioni erano
realizzate con ritmi velocissimi, tanto che piazzava la macchina in
mezzo alla giungla e semplicemente girandola da una parte e
dall'altra, filmava tutti i primi piani del film. Senza contare i
furti: solo ne "La
Tomba"
ci sono parecchie scene prese di peso da "L'Armata
delle Tenebre"di
Sam Raimi. Inoltre in questa fase della sua carriera Mattei aveva
rinunciato a montarsi personalmente i suoi film e purtroppo si nota.
M.M.:
La fiducia di Paolucci e l'arrivo di un collaboratore come Antonio
Tentori, a mio avviso il migliore tra quelli avuti in tutta la
carriera da Mattei, permettono al nostro di girare tre tra i suoi
migliori lavori in assoluto. Per un bizzarro gioco del destino sono
le sue ultime tre opere peraltro neppure tradotte in italiano,
davvero una mancanza imperdonabile. Mi riferisco al women in prison
The Jail e ai due
zombie movie girati nelle filippine. Cosa ne pensi?
P.D.:
Conobbi Mattei proprio nella fase precedente la realizzazione di
questi film e lui ne parlava con entusiasmo. In effetti il recupero
dei generi, fatto con l'aiuto di uno storico del cinema come Tentori,
poteva essere una grande occasione. Purtroppo non molto tempo dopo,
Mattei è
morto. I film che rimangono non fanno altro che testimoniare quello
che Bruno ha dimostrato durante tutta la sua carriera: l'abilità non
comune di realizzare pellicole proponibili sul mercato
internazionale, prodotte con costi irrisori.
Una qualità sicuramente derivante dalla capacità di girare solo
l'essenziale per il funzionamento di una sequenza, sfruttando la sua
grande abilità di montatore.
M.M.:
Abbiamo parlato di Paolucci e di Tentori, non posso quindi non chiederti,
visto il coinvolgimento di entrambi i nomi, cosa ne pensi di Dracula 3D,
ultimo horror di Dario Argento. Non è curioso notare come un regista
del calibro di Argento sia finito per andare a sostituire un
artigiano come Mattei, prendendone di fatto il posto seppur con un
budget superiore?
P.D.:
In effetti questo è
successo, ma Argento, uno dei più grandi talenti del nostro cinema,
non è sicuramente abituato a certi metodi di lavoro, così come si
sarebbe trovato spaesato Mattei a girare il suo "Shocking
Dark"
con il budget di Aliens.
M.M.:
Un'ultima domanda sugli alias utilizzati da Mattei. Sappiamo che
molti registi italiani si nascondevano dietro nomi anglofoni o
comunque stranieri. Eppure Mattei, come anche Jess Franco, sebbene
sia conosciuto soprattutto come Vincent Dawn, Werner Knox o Jordan B.
Matthews, sfodera una lista di nomi che sfiora le venti unità.
Perché una simile scelta, secondo te?
P.D.:
Secondo me a tutti noi sfugge sempre qualcosa che non ci fa
comprendere completamente figure come quelle di Mattei o Franco.
Questa era gente che non faceva cinema alla ricerca del capolavoro
così come
certa critica sembra interpretare esclusivamente la settima arte,
questa era gente che col cinema ci viveva... e quando si lavora per
vivere e non solo per fare arte, non si sta a valutare tutti i
progetti per la loro qualità, magari si accettano incarichi solo per
il compenso. Anche la Storia dell'Arte è piena di pittori che
firmavano con pseudonimi i lavori su commissione.
M.M.: Chiusura d'obbligo con una domanda sul futuro di Pier Paolo Dainelli e dei B-Movie. Ci sono novità in arrivo? Progetti per il futuro?
P.D.:
Nonostante il mio grande amore nei confronti della TV regionale come
laboratorio per esperimenti meno legati all'auditel o agli sponsor,
non posso fare a meno di sottolineare quanto le scelte scellerate del
nostro paese sul piano tecnologico, con l'adozione di un sistema
inadeguato e completamente superato come quello del digitale
terrestre, abbiano messo in ginocchio le TV medio-piccole. I costi di
adeguamento alla nuova tecnologia e la congiuntura economica hanno
creato un clima di concorrenza forsennata che ha portato a un
abbassamento dei listini pubblicitari e di conseguenza degli
introiti. Tutto questo ha generato un circolo vizioso, dal quale non
vedo uscita. Inoltre l'arrivo dell'on-demand ha reso in un
istante obsoleto tutto l'armamentario della vecchia tv. Rimane una
sola consolazione, tutti questi film sono entrati a far parte di
quella sorta di enorme coscienza collettiva che è la rete.
Rimarranno per questo sempre accessibili a chiunque vorrà
avvicinarsi a un cinema delle capacità, delle idee e in definitiva
dell'astuzia di giocare con gli spettatori, rendendoli partecipi di
spettacoli che volevano arrivare al limite del mostrabile. O almeno
così gli facevano credere..
Un
saluto e un ringraziamento al grande Pier Paolo.
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