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domenica 15 giugno 2025

Recensione Narrativa: PARASITE PLANET di Stanley G. Weinbaum

Autore: Stanley Grauman Weinbaum.
Titolo Originale: Parasite Planet.
Anno: 1935.
Genere: Fantascienza / Avventura.
Editore: Black Dog (2021).
Pagine: 128.
Prezzo: 14.00 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini. 
PROSSIMAMENTE
 
Copertina d'epoca.
 
Stanley G. Weinbaum.
 
 
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sabato 14 giugno 2025

Recensione Narrativa: WEIRD 4 di AA.VV.

Autore: AA.VV..
Anno: 2024.
Genere: Fantastico - Weird.
Editore: Dagon Press.
Pagine: 160.
Prezzo: 12.90 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini

Quarto numero della rivista/antologia Weird, forse il più prezioso per la presenza di un inedito assoluto di Abraham “Bram” Stoker, il mitico autore di Dracula. Pietro Guarriello anticipa la concorrenza e, avvalendosi della traduzione di Emilio Patavini, propone Gibbet Hill (“La Collina degli Impiccati”, 1890), un racconto pubblicato sul Daily Express di Dublino e poi scomparso dai radar. È un racconto che rispecchia l'interesse di Stoker per i serpenti, basti ricordare i due romanzi che chiudono il cerchio della sua produzione ovvero l'esordio con The Snake's Pass (“Il Passo del Serpente”), scritto proprio nel 1890, e il più famoso The Lair of White Worm (“La Tana del Serpente Bianco”, 1911), romanzo di congedo. Pur non essendo un capolavoro, Gibbet Hill è un racconto di grande presa naturalistica che ricorda molto da vicino certi lavori di Algernon Blackwood e altri di Arthur Machen (stregonerie giostrate da bambini diabolici). Stoker lo inizia all'insegna di una cronaca di valenza socio/folkloristica sugli usi e costumi del popolo britannico. La storia si dipana blandamente fino a crescere verso un acuto in salsa horror. Non un capolavoro, ma a tratti ipnotico e di certo un bel racconto rinvenuto sul finire del 2023 negli archivi della biblioteca d'Irlanda. Dunque una proposta che vale da sola l'acquisto del libricino, sebbene sia un numero per il resto non certo memorabile. In prima battuta diminuiscono il numero di pagine, che passano da un massimo di 204 ad appena 166 pagine (120 dedicate ai racconti), con un calo di circa quaranta pagine ovvero prossimo al 20% senza che questo incida sul prezzo di copertina che resta lo stesso. I sette racconti proposti non sono stati amalgamati a dovere. Sono tutti piuttosto brevi, a breve respiro e ciò non rende entusiasmante la lettura. A ciò deve aggiungersi che, a parte i due ospiti italiani (che di certo non sfigurano nel confronto) e il racconto di John Vernon Shea, si tratta di testi liberi da diritti che Guarriello pesca al di fuori del circuito delle edicole in una sterminata offerta che, di certo, annovera perle mai giunte in Italia e che, pertanto, poteva essere effettuata meglio.

Tra i racconti proposti spicca, per il beffardo ma “disonesto” finale, Los Ojos de Lina (Gli Occhi di Lina, 1904), un esercizio di stile per trequarti di racconto che gigioneggia sullo sguardo femminile per poi andare a parare in un prefinale tragico che strizza l'occhio a Berenice (1835) di Edgar Allan Poe salvo poi riscrivere il tutto. Conclusione cinica e che sembra suggerire un qualche strascico personale col gentil sesso (magari una cocente delusione amorosa). L'epilogo è comunque di gran effetto.

Punta tutto sullo stile anche Jane de la Vaudère con Volupté Rouge (“Lussuria Rossa”, 1902), un testo estremamente elegante e allusivo ambientato nel mondo del circo, con venature erotiche che portano al drammatico e sadico epilogo piuttosto telefonato ma comunque efficace.

Questi i tre migliori racconti, dietro ai quali si assesta l'affascinante e fiabesco Crowdy Marsh (“La Palude delle Tre Streghe”, 1910) di Sabine Baring-Gould, una sorta di riscrittura del mito delle tre parche.

Colpisce meno The Old Lady's Room (“La Stanza della Vecchia Signora”, 1964) di John Vernon Shea, non perché sia un brutto racconto, ma perché la storia proposta è trita e ritrita con uno sviluppo prevedibile che non annovera alcun colpo di coda. Il tema è quello della casa infestata che vede il nuovo ospite alle prese col fantasma del precedente inquilino che non intende lasciare l'appartamento e, a poco a poco, si sovrappone al nuovo arrivato. Da un punto di vista di quadratura, insieme al racconto di Stoker, è il racconto più strutturato del lotto, ma i contenuti non sono tali da renderlo memorabile. Finale da horror cinematografico.

Completano il lotto i contributi di due amici. Maurizio Bianciotto con L'Abitatore del Bosco presenta un soggetto ultraclassico in perfetta linea con la sua produzione dominante. Point to Point di ambientazione est europea, con riferimenti storici legati alle vicende della Polonia ai tempi dell'invasione in Russia di Napoleone, e contenuti tipici della storia alla Dracula. Un viandante sorpreso dalla bufera nel bosco, contrariamente alle leggende popolari e agli avvisi ricevuti, ripara in una villa (anziché in un castello) di un Conte maledetto. Seguono la cena e gli incubi notturni. Ottima scrittura, talento cristallino nella gestione dei tempi narrativi, ma soggetto inflazionatissimo.

Paco Silvestri invece guarda a storie tipo Into the Pit (1999) di Richard Laymon con Pozzi. Una storia dall'indubbia atmosfera horror nella parte terminale, ma debole nell'innesco. Riesce tuttavia a catturare l'interesse del lettore e mostra una buona capacità dell'autore nel suscitare la tensione.

Trenta pagine di ampie biografie degli autori trattati completano un volume che, un po' come il numero 1, lascia la sensazione di non aver massimizzato le potenzialità. Resta comunque una buona iniziativa, specie per il suo dare spazio a validi scrittori italiani ancora in cerca di un'affermazione importante e per cercare di presentare scrittori poco noti e in alcuni casi sudamericani.

Credete che esista una donna capace di compiere il sacrificio di cui vi ho parlato? Se gli occhi di una donna vi feriscono, sapete come rimedierà? Strappando i vostri, per non vedere i suoi.

lunedì 9 giugno 2025

Recensione Narrativa: IL LIVELLO PERDUTO di Brian Keene.

Autore: Brian Keene.
Titolo Originale: The Lost Level.
Anno: 2015.
Genere: Fantastico / Avventura.
Editore: Lettere Elettriche (2025).
Pagine: 280.
Prezzo: 18.90 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini. 

Avete presente le novelle della serie Challenger di Conan Doyle (si pensi a The Lost World – Il Mondo Perduto, 1912) e il pulp Gestapo Mars (2015) di Victor Gischler? Ecco, The Lost Level, serie pubblicata da Brian Keene a partire dal 2015 e ancora in fase di sviluppo, si muove su queste coordinate avendo come base di riferimento The Dark Tower (“La Torre Nera”) di Stephen King.

Ci troviamo infatti in un secondary world a cui si accede, per mezzo della magia (così fa il protagonista, un occultista con una certa vocazione per l'azione), passando da un livello all'altro e muovendosi tra passato e futuro.

Il Labirinto” di Keene, così come “La Torre Nera” di King, “collega tutto e usandolo si può viaggiare di pianeta in pianeta e di galassia in galassia... La nostra galassia e il nostro universo hanno differenti versioni che esistono in altri spazi dimensionali”. Si parla dunque di realtà alternative da cui si può accedere a ulteriori livelli (altrimenti detti dimensioni). “Il Livello Perduto” è una dimensione trappola, costantemente battuta dal sole, da cui, una volta penetrati, non si può più uscire. Keene sviluppa proprio in tale dimensione la sua adventure story e lo fa con un piglio weird, prossimo a quello che ci aveva deliziato in occasione di Earthworm Gods (“I Vermi Conquistatori”, 2005), interamente votato all'azione (lotta con spade, mani nude, pistole e fucili futuristici). Non ci sono situazioni dissacranti in ossequio agli estremismi a cui talvolta l'autore piace abbandonarsi. Anzi, in alcuni punti, ci sono sdolcinati momenti politically correct (tipo uno spot propagandistico in favore della parità tra i sessi). The Lost Level è un romanzo che sarebbe molto piaciuto ai lettori di inizio novecento e che omaggia i film fantascientifici degli anni cinquanta animati con la tecnica della stop motion. Il romanzo è pieno zeppo di mostri che altro non sono che creature del nostro mondo presentate in versioni ciclopiche (tipo granchi e lumache giganti), ma figurano anche un T-Rex che lotta con un robottone (la copertina rappresenta una parte di storia), uno pterodattilo (omaggio a Doyle) che intende artigliare i nostri e il leggendario ottofante, oltre piccoli uccelli piranha e, udite udite, dischi volanti nazisti, grigi (alieni in vena di abduction) e vera e propria spina nei fianchi gli annunaki (dei rettiliani antropomorfi che fungono da antagonisti per tutto il corso della vicenda).

La struttura, che non ha una vera e propria fine presentandosi quale primo episodio di una storia che resta in sospeso, segue il cliché tipico dei point to point. Un occultista, in vena di sperimentazioni, si ritrova perduto in un mondo presentato come una terra dei primordi. Natura allo stato puro, trappole continue che annoverano pericoli come erba tagliente, pozze di acqua che si rivelano creature invertebrate e animali di ogni specie (persino un gatto antropomorfo). Durante la marcia, il nostro libererà alcuni umani autoctoni dalla prigionia di un plotone di uomini serpenti e da qui partirà l'avventura per tornare al villaggio dei liberati. Keene inserisce la storia d'amore tra il protagonista e la regina liberata e, soprattutto, un'infinita sequela di scene d'azione che delizieranno gli amanti dei mostri giganti. Tante le sottotracce, alcune appena abbozzate, come un morbo zombie che avrebbe colpito una realtà parallela a quella terrestre e da cui sarebbe fuggito un cowboy finito nel livello perduto, oppure l'idea di un creatore che si muove nei sotterranei del mondo in combutta con i grigi, la presenza di robot volanti provenienti dal futuro che raccolgono la posta e che ricordano quelli presenti in The Waste Lands (“Terre Desolate”, 1991) di King, e ancora riferimenti a Il Triangolo delle Bermude, aerei da guerra abbandonati nella boscaglia, riferimenti a un mondo in cui i nazisti hanno trionfato, templi pagani e via dicendo. Ce n'è davvero per tutti i gusti e la cosa promette bene per i sequel.

L'edizione curata da Lettere Elettriche è professionale. Traduzione ed editing curati al punto giusto.  Non ho rinvenuto refusi o scivolate particolari, a parte qualche dialogo che si poteva scrivere meglio (non so se da parte di Keene). La copertina è quella originale.

Il finale, già lanciato verso un sequel, promette un prosieguo che Keene ha scritto tre anni dopo dando alle stampe Return to the Lost Level (2018).

L'intrattenimento è assicurato. Lettura di evasione, nel vero senso della parola. Tra le scene più bizzarre segnalo quella con Bloop (uno dei personaggi più riusciti e ben caratterizzati da Keene, una specie di Chewbecca di Star Wars) che omaggia l'epilogo con Perlman in Pacific Rim (2013). La più riuscita, invece, è la parte horror nel tempio della lumaca.

Alessandro Girola lo saccheggerà, pur introducendo delle varianti, per il suo Cocagne. Keene, però, è altra roba.

 
L'autore Brian Keene
  
L'umanità è in gran parte ignara della sua esistenza, ma esso viene esplorato e utilizzato da folli, maghi, occultisti e da alcuni esponenti di spicco dei governi mondiali. 

martedì 3 giugno 2025

Recensione Narrativa: COCAGNE di Alessandro Girola.

Autore: Alessandro Girola.
Anno: 2018.
Genere: Fantasy / Azione.
Editore: Plutonia Publications.
Pagine: 300.
Prezzo: 13.00 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini

Vero e proprio romanzo di Alessandro Girola, a quanto pare tra i più apprezzati della sua sterminata e copiosa produzione (il sottoscritto si dissocia). Siamo dalle parti del sword and sorcery, anche se sarebbe più corretto parlare di multiverso e realtà parallele. Facente parte di un ciclo formato da episodi autoconclusivi (tra i quali la serie Biondin e Astrea), Cocagne prende spunto dalla tradizione classica (il viaggio dell'eroe nell'aldilà inteso in senso ampio del termine), tra Dante Alighieri, Mago di Oz (con tanto di partecipazione diretta del suo autore in veste di personaggio) e soluzioni visive che rimandano a Bosch, per arrivare a quelle che sono le veri fonti di ispirazione ovvero The Dark Tower (“La Torre Nera”) di Stephen King e soprattutto The Lost Level (“Il Livello Perduto”) di Brian Keene. Girola, che ha letto in inglese la produzione di Keene, anticipa l'uscita sul mercato italiano del capitolo pilota della saga (sdoganato nella nostra penisola nel 2025 da Badlands) realizzando un vero e proprio clone con molti inneschi comuni. Il protagonista infatti, come l'eroe di Keene, è un esperto di occultismo e di rituali magici per mezzo dei quali riesce a varcare un portale multidimensionale che lo ammette nel Mondo Delta, una dimensione da cui si dipanano tutte le realtà parallele che contraddistinguono la realtà.

La struttura è quella del point to point, alla ricerca di una sorgente magica capace di guarire i mali fisici. Il protagonista infatti, tutt'altro che un uomo di azione (fa il commercialista), è affetto da un tumore alle ossa e pensa bene di sconfiggerlo ricercando una sorgente di cui ha letto (!?) nei resoconti di coloro che sono tornati da Mondo Delta. Girola semplifica tanto, scivolando in più di un passaggio in ingenuità e, talvolta, persino in soluzioni più consone a una fiaba (la Baba Yaga che confeziona pasticcini). L'occasione è comunque propizia per realizzare un bel frullato e calare nel suo secondary world, un po' alla King, molte delle tematiche care alla sua produzione fatta di bestioni giganti (abbiamo un carnosauro, presente anche in Keene, in una sequenza che omaggia l'aggressione del T-Rex nei pressi della cascata in Jurassic Park di Crichton) di nazisti, passando per i robottoni, i centauri, le streghe, le gatte mannare stile Il Bacio della Pantera e creature mostruose ibridate da componenti umane (un po' come il mostro nel film Leviathan di Pan Cosmatos). Si passa continuamente da un'avventura all'altra, tra patti, combattimenti all'ultimo sangue, pietre magiche e fughe nella vegetazione. A differenza di altre opere dello scrittore milanese, si percepisce una minore cura nello stile. L'editing è buono, non fraintendetemi. Non ho ravvisato refusi o passaggi appesantiti, ma ho avuto la sensazione di una costruzione dei periodi fin troppo semplificata e velocizzata, come se l'autore mirasse a sfornare piuttosto che a particolareggiare. La lettura non è elegante ed evocativa, optando per un taglio piuttosto freddo nel tratteggiare le scenografie e nel raccontare gli accadimenti. A tratti il tutto diventa didascalico, con “spiegoni” e narrazioni di episodi avvenuti in passato filtrati dall'artificio del dialogo (aspetto che uccide il pathos). Non si lavora adeguatamente sulle atmosfere per un romanzo, peraltro, dalle infinite potenzialità. Alla fine, resta una lettura veloce, con tanta carne al fuoco che, tuttavia, non riesce a rapire l'emotività dei lettori. Personalmente, gli trovo superiore, come costruzione e tecnica di scrittura, Tigre Blu. A presto per nuove letture di opere di Alessandro Girola.

Il volume esiste in tre versioni: ebook, cartaceo con copertina flessibile e cartaceo con copertina rigida.

Edizione con copertina flessibile.