Autore: AA.VV..
Anno: 2024.
Genere: Fantastico - Weird.
Editore: Dagon Press.
Pagine: 160.
Prezzo: 12.90 euro.
Quarto numero della rivista/antologia Weird, forse il più prezioso per la presenza di un inedito assoluto di Abraham “Bram” Stoker, il mitico autore di Dracula. Pietro Guarriello anticipa la concorrenza e, avvalendosi della traduzione di Emilio Patavini, propone Gibbet Hill (“La Collina degli Impiccati”, 1890), un racconto pubblicato sul Daily Express di Dublino e poi scomparso dai radar. È un racconto che rispecchia l'interesse di Stoker per i serpenti, basti ricordare i due romanzi che chiudono il cerchio della sua produzione ovvero l'esordio con The Snake's Pass (“Il Passo del Serpente”), scritto proprio nel 1890, e il più famoso The Lair of White Worm (“La Tana del Serpente Bianco”, 1911), romanzo di congedo. Pur non essendo un capolavoro, Gibbet Hill è un racconto di grande presa naturalistica che ricorda molto da vicino certi lavori di Algernon Blackwood e altri di Arthur Machen (stregonerie giostrate da bambini diabolici). Stoker lo inizia all'insegna di una cronaca di valenza socio/folkloristica sugli usi e costumi del popolo britannico. La storia si dipana blandamente fino a crescere verso un acuto in salsa horror. Non un capolavoro, ma a tratti ipnotico e di certo un bel racconto rinvenuto sul finire del 2023 negli archivi della biblioteca d'Irlanda. Dunque una proposta che vale da sola l'acquisto del libricino, sebbene sia un numero per il resto non certo memorabile. In prima battuta diminuiscono il numero di pagine, che passano da un massimo di 204 ad appena 166 pagine (120 dedicate ai racconti), con un calo di circa quaranta pagine ovvero prossimo al 20% senza che questo incida sul prezzo di copertina che resta lo stesso. I sette racconti proposti non sono stati amalgamati a dovere. Sono tutti piuttosto brevi, a breve respiro e ciò non rende entusiasmante la lettura. A ciò deve aggiungersi che, a parte i due ospiti italiani (che di certo non sfigurano nel confronto) e il racconto di John Vernon Shea, si tratta di testi liberi da diritti che Guarriello pesca al di fuori del circuito delle edicole in una sterminata offerta che, di certo, annovera perle mai giunte in Italia e che, pertanto, poteva essere effettuata meglio.
Tra
i racconti proposti spicca, per il beffardo ma “disonesto” finale, Los
Ojos de Lina
(Gli
Occhi di Lina,
1904),
un esercizio di stile per trequarti di racconto che gigioneggia sullo
sguardo femminile per poi andare a parare in un prefinale tragico che
strizza l'occhio a Berenice
(1835)
di Edgar Allan Poe salvo poi riscrivere il tutto. Conclusione cinica e che sembra suggerire un qualche strascico personale col
gentil sesso (magari una cocente delusione amorosa). L'epilogo è comunque di gran effetto.
Punta tutto sullo stile anche Jane de la Vaudère con Volupté Rouge (“Lussuria Rossa”, 1902), un testo estremamente elegante e allusivo ambientato nel mondo del circo, con venature erotiche che portano al drammatico e sadico epilogo piuttosto telefonato ma comunque efficace.
Questi i tre migliori racconti, dietro ai quali si assesta l'affascinante e fiabesco Crowdy Marsh (“La Palude delle Tre Streghe”, 1910) di Sabine Baring-Gould, una sorta di riscrittura del mito delle tre parche.
Colpisce
meno The
Old Lady's Room (“La
Stanza della Vecchia Signora”, 1964) di John Vernon Shea, non
perché sia un brutto racconto, ma perché la storia proposta è
trita e ritrita con uno sviluppo prevedibile che non annovera alcun
colpo di coda. Il tema è quello della casa infestata che vede il
nuovo ospite alle prese col fantasma del precedente inquilino che non
intende lasciare l'appartamento e, a poco a poco, si sovrappone al nuovo arrivato. Da un punto di vista di quadratura, insieme al
racconto di Stoker, è il racconto più strutturato del lotto, ma i
contenuti non sono tali da renderlo memorabile. Finale da horror cinematografico.
Completano il lotto i contributi di due amici. Maurizio Bianciotto con L'Abitatore del Bosco presenta un soggetto ultraclassico in perfetta linea con la sua produzione dominante. Point to Point di ambientazione est europea, con riferimenti storici legati alle vicende della Polonia ai tempi dell'invasione in Russia di Napoleone, e contenuti tipici della storia alla Dracula. Un viandante sorpreso dalla bufera nel bosco, contrariamente alle leggende popolari e agli avvisi ricevuti, ripara in una villa (anziché in un castello) di un Conte maledetto. Seguono la cena e gli incubi notturni. Ottima scrittura, talento cristallino nella gestione dei tempi narrativi, ma soggetto inflazionatissimo.
Paco Silvestri invece guarda a storie tipo Into the Pit (1999) di Richard Laymon con Pozzi. Una storia dall'indubbia atmosfera horror nella parte terminale, ma debole nell'innesco. Riesce tuttavia a catturare l'interesse del lettore e mostra una buona capacità dell'autore nel suscitare la tensione.
Trenta pagine di ampie biografie degli autori trattati completano un volume che, un po' come il numero 1, lascia la sensazione di non aver massimizzato le potenzialità. Resta comunque una buona iniziativa, specie per il suo dare spazio a validi scrittori italiani ancora in cerca di un'affermazione importante e per cercare di presentare scrittori poco noti e in alcuni casi sudamericani.
“Credete che esista una donna capace di compiere il sacrificio di cui vi ho parlato? Se gli occhi di una donna vi feriscono, sapete come rimedierà? Strappando i vostri, per non vedere i suoi.”
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