Autore: Emile Erckmann e Alexandre Chatrian.
Titolo Originale: L'Oreille de la Chouette.
Anno: 1849-1860.
Genere: Folk Horror.
Editore: Agenzia Alcatraz, 2023.
Pagine: 350.
Prezzo: 17.00 euro.
Commento a cura di Matteo Mancini.
Tredicesima
uscita per la collana Bizarre dell'Agenzia Alcatraz, che ripropone i
numeri più famosi della serie belga Marabout
Fantastique.
Dopo aver rispolverato alcuni dei nomi più famosi del fantastico
francofono (e non solo, basti ricordare le uscite dedicate a Ethel
Mannin e Vernon Lee), è la volta della coppia costituita da Emile
Erckmann e Alexandre Chatrian, due autori della seconda metà
dell'ottocento soliti firmare a quattro mani i loro testi.
Assai
famosi in vita nella seconda metà dell'ottocento, soprattutto per i
loro adattamenti teatrali, le riduzioni liriche (addirittura di
Pietro Mascagni), i romanzi patriottici e i racconti incentrati sulle
cronache di vita rurale della popolazione dell'Alsazia-Lorena (di cui
i due autori erano originari), il sodalizio Erckmann-Chatrian ha
scritto pagine importanti del fantastico francese tanto da ricevere
lodi da firme quali Howard P. Lovecraft (che li cita nel suo
Supernatural
Horror in Literature)
e Montague R. James. Una qualità sfociata in oltre un
milione di copie vendute quando ancora erano in vita. Una fortuna che
ha toccato il fantastico (campo di elezione soprattutto di Erckmann)
salvo poi allontanarsene a favore di tematiche di presa
storico-politica. Un successo rovinato dalla vicenda conclusiva che
ha posto termine alla collaborazione sfociando addirittura nelle aule
di tribunale, a seguito di una serie di rivelazioni fornite da Alexandre
Chatrian a un giornalista de Le
Figarò.
Chatrian affermò che il socio Erckmann aveva posizioni politiche
filo tedesche e assicurò che l'autore delle opere firmate
Erckmann-Chatrian in realtà era lui stesso. Assai infastidito,
Erckmann citò a giudizio l'ex amico e riuscì a ottenere la
condanna dello stesso per diffamazione. Quarant'anni di carriera (1847-1889)
cancellati da un triste epilogo, reso ancora più amaro dai problemi
mentali che minarono la salute di Chatrian portandolo alla morte pochi mesi dopo la condanna.
Nel
novecento la produzione Erckmann-Chatrian è stata a poco a poco
ridimensionata, tanto che i due autori non sono stati citati nel volume
francese (aspetto che rende ancora più importante l'esclusione) della Edipem Maestri
della Letteratura Fantastica.
A loro non è neppure dedicato un rigo nella Guida
alla Letteratura Horror dell'Odoya
anche perché nel novecento, in Italia, la loro produzione è stata
quasi del tutto ignorata. Il loro primo racconto (L'Araignée-Crabe)
è stato pubblicato nel 1957, all'interno dell'antologia Destinazione
Universo, per
poi esser di nuovo riproposto nel 1994 in un trittico tutto dedicato
alla coppia francese edito da Edizioni Theoria e completato da Le
Trois Ames e
Le Lunette de Hans Schnaps.
Si
deve poi a riviste come Hypnos
(nel
numero 10 dell'autunno 2019 è pubblicato uno speciale di Danilo
Arrigoni interamente dedicato alla coppia) e ad Agenzia Alcatraz la
loro riscoperta, oltre che alla Dagon Press di Pietro Guarriello che,
nel 2021, ha proposto per la prima volta in Italia un romanzo della
coppia: Hugues
Le Loup (“Il
Lupo”).
L'antologia
della Agenzia Alcatraz, ottimamente tradotta da Camilla Scarpa,
delude le attese degli amanti del fantastico, a causa di una
selezione (operata dai curatori della Marabout
Fantastique)
che non massimizza la produzione fantastica della coppia diluendo il materiale
con tanti racconti che di fantastico non hanno nulla.
Sarebbe forse stato opportuno – sebbene contrario allo
spirito della collana Bizarre – proporre una selezione rimodulata e
sbilanciata sul fantastico. Dei diciotto racconti proposti meno della
metà sono ascrivibili al fantastico. Tanti non possono neppure
qualificarsi come perturbanti. Dominano le cronache di paese, i
momenti di vita comune, tra locande (sempre presenti), passeggiate in
campagna, combattimenti tra animali, furti e omicidi. Tra gli argomenti ricorrenti
abbiamo i deliri allucinatori provocati dall'abuso dell'alcool o
dalle problematiche mentali, il sonnambulismo, la sfiducia nelle
masse, la caratterizzazione negativa degli ebrei, le ambientazioni teutoniche, l'amore per l'arte (i
protagonisti spesso sono pittori o musicisti), ma anche bizzarre
scoperte scientifiche che potenziano i sensi umani.
Sorprende
lo stile leggero, delicato, che non disdegna il romanticismo e una
comicità grottesca, senza mai appesantire o annoiare anche quando i
contenuti delle storie hanno poco da dire. La lettura è sempre
piacevole e cala con successo il lettore nelle ambientazioni.
Il volume pubblicato dala Dagon Press.
Tuttavia
solo due dei diciotto racconti proposti, specie se si considera
l'anno di pubblicazione, sono da reputare autentici capolavori. È il
caso de Il
Cannocchiale di Hans Schnaps (La
Lunette de Hans Schnaps,
1859) uno sci-fi ante-litteram
che anticipa la tematica della realtà virtuale. Uno scienziato pazzo
inventa un cannocchiale speciale (“materializza
le idee e le mette a disposizione delle masse”)
che riproduce tutto quanto passa nella mente dell'uomo che vi guarda
all'interno, traducendo in immagini pensieri, sogni e aspirazioni
provocando una vera e propria fuga dalla realtà che induce
l'utilizzatore a vivere una vita immaginaria attaccato allo strumento. Un capolavoro a tutti
gli effetti. Interessanti anche i passaggi, con uno snobismo che vede
nel volgo una massa ignorante di persone. ”Perché
un'idea abbia successo in questo mondo, bisogna che abbia l'appoggio
delle masse. Ora, le masse, che non saprebbero elevarsi all'altezza
dell'idea pura, comprendono mirabilmente l'idea materializzata, cioè
i fatti. La pretesa superiorità degli uomini pratici sui pensatori
non ha ragione d'essere. Quei giovanotti là sono ricchi, potenti,
governano il mondo, si fanno loro delle statue... Perché? Perché
mettono a portata di imbecille l'idea di qualche povero diavolo di
grand'uomo morto di fame in un tugurio”.
Celebre,
non solo per gli elogi di Lovecraft, L'Occhio
Invisibile (L'Oeil
Invisible,
1857). Un racconto che anticipa Il
Ragno (1907)
di Hans H. Ewers e La
Finestra sul Cortile (1942)
di Cornell Woolrich, parlando di una serie di strani suicidi (che
danno spunto alla realizzazione della copertina del libro) che
avvengono fuori una locanda. Al centro dell'intreccio ci sarebbe una
sorta di stregoneria orchestrata da una vecchia signora che abita sul
lato opposto all'appartamento della locanda. Un pittore intuirà il
tutto. Spierà i movimenti della donna e, affittato
l'appartamento in questione, adotterà uno schema inverso per
ribaltare il sortilegio e portare al suicidio la strega.
Il
terzo racconto di livello, seppure penalizzato da un finale
frettoloso e da certe soluzioni divinatorie un po' fuori luogo, è Il
Ragno-Granchio (L'Araignée-Crabe,
1860), una sorta de Lo
Squalo dei
primordi che propone una surreale avventura ambientata nelle acque
termali di Spinbronn, dove la quiete e le qualità curative delle
acque vengono minacciate da una serie di scomparse e di ritrovamenti
di cadaveri. In azione infatti vi è un ragno caraibico che, aiutato
dal calore delle acque, è lievitato di dimensioni al punto da
attaccare uomini e animali. Spedizione finale per eliminare la creatura.
Valido
L'Orologio
del Decano (Le
Montre du Doyen,
1859), un giallo alla Poe, con bizzarre apparizioni, uomini che vagano sui
tetti impugnando pugnali intrisi di sangue, indagini della polizia,
accuse a carico di innocenti e risoluzione del mistero. La coppia di
autori, questa volta, parla di sonnambulismo, immaginando uno stato
psichico in cui si annulla la ragione dell'uomo e vengono a galla gli
istinti incontrollabili. “Era
un fatto incontestabile che la moralità, la volontà, l'anima non
agisca durante il sonnambulismo... Ora l'animale, abbandonato a se
stesso, subisce naturalmente l'impulso dei suoi istinti”.
Più
classico Il
Violino dell'Impiccato
(Le
Violon du Pendu, 1860)
che ruota al centro di una locanda nella cui soffitta, ogni sera, si
palesa l'anima di un musicista che suona il suo violino. Il
protagonista, un compositore che non riesce a comporre niente di
originale, ne approfitterà per scrivere la musica dell'anima
perduta e lucrarne sopra spacciandola per propria. Carino, ma con momenti ripresi da L'Orologio
del Decano.
Inquietante
mix tra macabro, grottesco e comicità Il
Requiem del Corvo (Le
Requiem du Corbeau, 1857).
Personaggi assurdi, pieni di complessi che sottendono a qualcosa di
blasfemo. Un corvo, guarito da un medico che strangola gatti e cani,
infastidisce un compositore fino a indurlo in stato di malattia.
L'intervento del medico del paese sarà risolutore. Ci rimetteranno
il corvo e il gatto di casa. Epilogo black
humor.
Fascinoso,
ma nulla più, L'Orecchio
della Civetta
(L'Oreille
de la Chouette,
1860) che brilla per atmosfera e descrizioni, salvo rivelarsi del
tutto estraneo al fantastico. Un povero debole di mente si è
convinto di avere realizzato un amplificatore sonoro che permette di deliziarsi con tutti i rumori della natura che non
pervengono in via naturale alle orecchie degli uomini. Come per altri personaggi della coppia, la scoperta sarà ignorata e non compresa dalle masse.
Combattimenti
al centro degli intrecci addirittura in tre racconti. Molto simili Il
Combattimento degli Orsi
(Le
Combat d'Ours,
1860) e Il
Gufo della Sinagoga (Le
Hibou de la Synagogue,
1860) incentrati sui crudeli passatempo che ravvivano la vita dei
villaggi di campagna. Tagli grotteschi, tra scommesse, bevute e
momenti esilaranti. Forse più interessante il primo dei due racconti
che mette in scena il crollo delle tribune in cui sono assiepati gli
spettatori, dopo che due orsi hanno fatto scempio di cani. Per
distogliere un orso liberatosi dalla museruola viene sciolto un toro.
Momenti brutali, che si chiudono col protagonista, un pittore locale,
che afferma la superiorità della pittura indigena rispetto alle
impostazioni teatrali adottate dai modelli dei pittori italiani.
L'altro racconto propone scontri tra galli con un accenno assai
modesto al fantastico solo nell'ultima parte della narrazione, quando il titolare del galletto vincitore degli scontri decide di
utilizzare l'animale per far fuori un gufo che si è appollaiato sul
tetto di una locanda. La morte del galletto porterà il suo
proprietario a inveire contro il gufo, a suo dire incarnazione del
rabbino defunto.
Ancora
più surreale e comico Il
Capro d'Israele (Le
Bouc d'Israel,
1860), in cui un teologo, che ha fatto razzia di alcool, suggerisce a
un amico rassegnato per aver ucciso in duello il rivale in amore la
via per ripulirsi l'anima: addossare tutte le colpe a una vittima
sacrificale, un capro nero, da scaraventare giù in un dirupo.
Vincerà l'animale e il teologo capirà che non esiste modo migliore
per ripulirsi l'anima che mettere su famiglia.
Rembrandt
(1849)
è un racconto lungo che immagina la quotidianità del celebre
pittore che subisce dei furti per mano di uno sconosciuto manigoldo che
si introduce misteriosamente nella sua abitazione. Convito che dietro
ai colpi ci sia il figlio, Rembrandt scoprirà che il colpevole è
un ebreo suo cliente vittima di uno stato di sonnambulismo che lo
porta a sfruttare un passaggio segreto che unisce la casa del pittore
alla sua.
Il
Sogno di mio Cugino Elof (Le
Réve de mon Cousin Elof, 1859)
torna al fantastico (modesto), con un incubo che ossessiona un uomo
fin dall'infanzia finché un giorno il tutto si rivelerà attinente
alla realtà. L'uomo infatti ha visto in sogno un delitto avvenuto
anni prima. Cercherà così di capire cosa fare per dare giustizia
all'anima di un uomo ingiustamente giustiziato sul patibolo per un
omicidio che non ha compiuto.
Modestissimi
gli altri. Sospesi tra il delirio dovuto all'assunzione di sostanze
alcoliche e fantastico sia Stati
di Alterazione (Entre
Deux Vins,
1860)
che Crispinus
(1860),
racconti con qualche lampo ma che si perdono senza giungere ad alcuna
conclusione.
Sceglie
la malinconia I
Promessi Sposi di Grinderwald (Les
Fiancés de Grinderwald,
1860) che veicola l'idea dell'importanza dell'amore (da anteporre
alla carriera) attraverso un vecchio giudice in pensione che cerca di
ricostruirsi una seconda giovinezza sognando di sposare una ragazzina
che, in verità, ha occhi solo per i coetanei. Prevalerà la ragione.
Similare, ma votato al romanticismo, Gretchen
(1860)
che propone la dichiarazione d'amore, modalità serenata, di un
giovane ragazzo verso la più bella del paese.
Non
colpisce (se non per il profilo della follia del protagonista)
neppure Hans
Storkus (1860)
in cui l'ossessione di un collezionista delirante, rapito da fossili
e conchiglie al punto da dissociarsi dalla realtà, scatena la furia
omicida dell'uomo nel momento in cui scoprirà che la moglie si è
disfatta della sua intera collezione.
CONCLUSIONE
Cinque
buoni racconti, di cui due capolavori, un altro paio interessanti,
per il resto storie non memorabili, molte delle quali fuori tema
rispetto alla destinazione dell'antologia e, peraltro, ripetitive.
Storie come I
Promessi Sposi di Grinderwald, Gretchen, Stati di Alterazione e
Crispinus potevano
essere sostituite da racconti più attinenti come Les
Trois Ames, La Reine des Abeilles, Le Cabaliste Hans Wieland e
L'Esquisse
Mystèrieuse.
Dunque un volume per
completisti, che si lascia leggere con piacere anche quando i
racconti sono meno riusciti. Resta un po' di amaro in bocca, perché
le qualità alla coppia non mancavano.