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sabato 17 maggio 2025

Recensione Narrativa: THE OUTSIDER di Stephen King.

Autore: Stephen King.
Titolo Originale: The Outsider.
Anno: 2018.
Genere:  Horror / Giallo.
Editore: Sperling & Kupfer.
Pagine: 529.
Prezzo: 12.90 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.

Quarto capitolo della serie poliziesca Mr Mercedes da cui arriva uno dei pochi personaggi seriali della narrativa di Stephen King: la detective Holly Gibney. Uscito nel 2018 dopo Sleeping Beauties, The Outsider prosegue il percorso di Stephen King nel thriller e nel romanzo di indagine prendendo vie che ricordano molto da vicino quelle battute da Dean Koontz negli anni ottanta. Tornano infatti concetti come quello del doppio, dell'indagine su una catena di omicidi seriali su cui si affacciano componenti soprannaturali, la tematica delle violazioni di domicilio, delle minacce, degli stupri e delle brutali violenze sessuali. Da ultimo ecco poi arrivare i poteri parapsicologici del villain di teletrasportarsi da un posto all'altro, seppure in forma similar ectoplasmatica. Tutte tematiche e concetti propri della narrativa di Koontz, si vedano romanzi quali Whispers (“Sussurri”, 1980) o The Bad Place (“Il Posto del Buio”, 1991). Su tale intelaiatura King “monta” la leggenda metropolitana/folkloristica dell'uomo nero. La figura dell'uomo nero, assai cara a King fin dai tempi dell'antologia A Volte Ritornano, è riadattata in favore della leggenda messicana di “el cuco”, una sorta di vampiro sudamericano sprovvisto di forma e costretto a nutrirsi di sangue e di carne umana per poter sopravvivere e plasmare il proprio corpo assumendo quello dei soggetti da cui ha estratto il DNA e su cui andranno a ricadere le colpe dei suoi crimini (lascia infatti prove e indizi dietro di sè proprio per fare accusare altri).  “Quando i bambini americani intagliano la zucca per Halloween, stanno scolpendo il ritratto di El Cuco”. Dunque abbiamo una di quelle figure cinematografiche alla Freddy Krueger o alla Michael Myers, sebbene di natura extraterrestre (l'essere è composto da vermi). In buona sostanza, Dracula incontra gli Ultracorpi, in un substrato di critica alla giustizia penale che si spinge, per effetto della supponenza (dovuta alla presunte certezze scientifiche) tipica del luminare che pensa di aver tutto sotto controllo, ad accusare persone di reati che non hanno compiuto. Aspetto quest'ultimo non di poco conto nell'economia della storia, posto che due innocenti incontreranno la morte anche per via di una valutazione (non lontana della realtà) pecoreccia delle masse giustizialiste.

Ecco che The Outsider (l'intruso) si presenta con le stigmate di un vero e proprio romanzo di indagine le cui premesse iniziali verranno a poco a poco scombinate da un qualcosa di inedito e sconosciuto che mina le certezze dei sistemi accusatori. Dal giallo/thriller si evolve in un horror d'azione che termina forse frettolosamente (omaggiata la morte del T-1000 in Terminator - Il Giorno del Giudizio), seppure in un contesto assai scenografico debitore di romanzi come Demon Night (“La Notte del Demonio”, 1989) di Joseph Michael Straczynski.

King adotta un ritmo molto più sollecito del suo solito, specie nelle fasi iniziali, divertendosi a omaggiare la narrativa classica (William Wilson di Poe, Sherlock Holmes di Doyle, Dracula di Bram Stoker) ma anche i prodotti cinematografici dei drive in con gustosi omaggi tarantiniani a film messicani come Rosita luchadora e amigas conocen El Cuco ovvero “Le wrestler messicane incontrano il mostro”. L'inizio è memorabile e ricorda certe scene del racconto Blockade Billy (“Blocco Billy”, 2017, contenuto ne Il Bazar dei Brutti Sogni). Lo sviluppo tuttavia segue cliché lontani dalla tradizione kinghiana degli anni ottanta e novanta. King viene fuori alla distanza e lo fa con uno sguardo che omaggia i classici della narrativa del terrore e, al tempo stesso, offre una metafora del male umano, raffigurando “il mostro” con tratti insospettabili rappresentati da facce banali che incarnano il buon vicino della porta accanto. Ecco arrivare le citazioni dirette a Ted Bundy e a John Wayne Gacy, ma anche a Renfield (l'outsider ha un aiutante pazzo a servirlo), all'attitudine del mostro (come Dracula) di vivere riposando nei luoghi di sepoltura e persino la sfumatura freudiana e psicanalitica che fa del mostro un impotente sessuale come tale era Dracula (King dedica un'approfondita analisi sulla questione in Danse Macabre, 1981, parlando di sessualità orale). Lo stesso finale, all'apparenza frettoloso, non è troppo dissimile rispetto a quello di Dracula e si chiude sempre con la distruzione della testa dell'essere infernale (vera e propria cabina di regia). Più che in Bram Stoker, dove si fa un rapido accenno alla genesi del mostro, in The Outsider nulla viene detto sulla natura del villain. È una scelta deliberata. King propone alternative ipotetiche che, tuttavia, decide di non risolvere.

Alla fine ne viene fuori un romanzo più maturo e più allineato alla narrativa commerciale convenzionale, in grado di aggraziarsi i puristi del giallo ma che si trasforma in horror per la natura extraumana del villain. Tra i momenti da antologia kinghiana vi è la sparatoria all'esterno della grotta, la parte finale all'interno della stessa, l'arresto iniziale in uno stadio di baseball e la sparatoria ai piedi del tribunale. Bella anche la scena della contaminazione del poliziotto sfiorato da El Cuco.

Dunque un romanzo che definirei onesto, privo di quelle ingenuità che sovente filtrano dalle righe kinghiane, che riesce a intrattenere pur pagando qualcosa in termini di originalità. Non il top nella produzione kinghiana, ma neppure un romanzo che si può utilizzare a supporto della tesi (che non supportiamo) di un Stephen King in declino. L'autore tornerà a utilizzare la protagonista in Holly (2023) e nell'appena uscito Never Flinch (2025). Il romanzo, invece, ha ispirato una serie televisiva del 2020.

 


La realtà è come uno strato di ghiaccio sottile, ma quasi tutta la gente ci pattina sopra tranquillamente e il ghiaccio si rompe solo alla fine.

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