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martedì 9 maggio 2023

Intervista a MAURIZIO BIANCIOTTO.


MAURIZIO BIANCIOTTO, UNO SCRITTORE DI INTRATTENIMENTO DI ALTRI TEMPI, AI NOSTRI MICROFONI. A cura di Matteo Mancini



Siamo lieti di presentare un'intervista inedita allo scrittore Maurizio Bianciotto, torinese classe 1970 che abbiamo conosciuto grazie alla lettura delle due antologie del terrore intitolate Trilogia dell'Incubo e Trilogia dell'Incubo 2 pubblicate da Santi Editore in versione ebook.

Si tratta di uno scrittore di altri tempi, di quelli che, fino agli anni settanta, si proponevano di scrivere per le edicole, affrontando ogni tipologia di genere che fosse destinato alle masse. Racconti di ogni genere in grado di destreggiarsi dall'horror al western, dal poliziesco all'heroic fantasy, e ancora dal poliziesco al bellico o alla fantascienza, con una sola costante: il senso dell'intrattenimento e il ritmo.

Bianciotto è un erede di questa scuola di narrativa e lo lascia intendere dalla sua sterminata produzione concentrata soprattutto nell'arco di due anni: la stagione 2018/19. Undici pubblicazioni, per lo più brevi, che spaziano dal western all'horror e da cui emerge una grande passione per la storia degli ultimi due secoli trascorsi, oltre che per l'erotismo e per un orrore legato alla tradizione cinematografica degli anni sessanta.

Dotato di uno stile maturo e senza fronzoli, Bianciotto è una penna emergente perfetta per chi voglia passare qualche ora di coinvolgimento senza doversi spremere le maningi su filosofeggianti pretese autoriali. Le storie di Bianciotto ha un taglio cinematografico, mirano all'essenziale e a catturare l'attenzione dello spettatore.

Lasciamo ora spazio alla sua voce.


M.M: Chi è Maurizio Bianciotto e cosa fai nella vita di tutti i giorni?

M.B.: Maurizio Bianciotto è stato fino al 2013 un commerciante, uno dei tanti travolti dalla crisi. Adesso mi dedico unicamente alla scrittura e a qualche viaggio, ma purtroppo è da un bel po' che non prendo un aereo e me ne vado a Praga o Budapest. Spero di rimediare al più presto



M.M.: Sappiamo che sei un cultore del cinema di genere, italiano ed est europeo. Come è nata la tua passione e quali sono i tuoi registi/autori, se ce ne sono, di riferimento?

M.B.: Sì, il cinema è sempre stato la mia passione. Fin da bambino guardavo i filmoni hollywoodiani che mi entusiasmavano. Ti parlo proprio dei classici con Kirk Douglas, Glenn Ford, Charlton Heston, ecc. Crescendo ho cominciato a interessarmi anche ai Western italiani, ai Peplum, al nostro Horror Gotico ed è diventata una passione travolgente. Comunque seguo ancora anche i classici americani di una volta. In dvd ho centinaia di film come BEN HUR, QUO VADIS, KHARTOUM, ecc. Sono capolavori immortali. Parlando invece del cinema dell'Est Europa, diciamo che si ricollega sempre alla passione per la Storia, proprio quella con la "S" maiuscola. Nei paesi dell'Est quando erano comunisti vi era tutta una produzione di film storico nazionalisti altamente spettacolari. Certo erano tutte pellicole che presentavano gli eroi del passato come eroi protocomunisti, gente che aveva collaborato all'edificazione del Socialismo senza saperlo ma, tolto questo aspetto di regime, erano forse film ancora più sfarzosi di quelli americani. Tieni conto che per una ricostruzione storica sulla battaglia di Stalingrado un regista russo poteva contare su di un numero di mezzi e comparse infinitamente superiore a quelli di cui potevano disporre gli americani, a esempio, per IL GIORNO PIÙ LUNGO.


M.M.: Come ti sei avvicinato alla scrittura ?

M.B.: Devo dire che fin da piccolo ho sempre avuto il pallino di scribacchiare, di mettere su carta brevi novelle Western o di avventura o belliche. Ricordo che una delle mie prime storie era stato un racconto di guerra, ambientato tra i mercenari in un paese africano immaginario, dal titolo UN GIORNO DA LEONI. Era la storia di un piccolo avamposto di mercenari europei assediato dai ribelli africani. Nel finale i mercenari venivano spazzati via. Se lo ritrovassi da qualche parte potrebbe essere interessante, rivederlo e magari proporlo a un editore. Era pure violentuccio. Lo scrissi a 13 anni, quindi sì, possiamo dire che mi sono avvicinato presto alla scrittura.


M.M.: Se tu ti dovessi descrivere a un aspirante lettore, come definiresti le tue opere? Potrebbe essere utile fare un parallelo con qualche scrittore noto? A chi ti senti più vicino?

M.B.: Mi definirei un modesto scribacchino che spera solo di fare divertire il lettore. Non mi sento di fare un paragone con qualche scrittore famoso, perché credo che i miei racconti, anche quelli più riusciti, siamo sempre e comunque l'opera di un mestierante. Se vogliamo, mi sento vicino a quei narratori caduti nel dimenticatoio che scrivevano i RACCONTI DI DRACULA, ecco a loro sì. Bravi professionisti di cui ci ricordiamo in pochi.




M.M.: Sfogliando le pagine di amazon, dove sono in vendita tutti i tuoi lavori, notiamo che hai una preferenza quasi esclusiva per il formato ebook. C'è un motivo particolare? Come è nata la collaborazione con Santi Editore?

M.B: Beh, non è che io abbia una preferenza per il formato ebook. Purtroppo non ho trovato editori che pubblicassero i miei lavori in cartaceo. La collaborazione con Santi Editore, di cui non sono per niente soddisfatto, nasce grazie all'interessamento di un amico che aveva pubblicato un paio di racconti con loro. Comunque si tratta di un editore che non revisiona e che stampa errori e refusi. Assolutamente da evitare.


M.M.: Dai romanzi emerge una vera e propria passione per la storia, tanto che si ha l'impressione che tu vada a realizzare con una certa cura uno studio sui periodi, i costumi, gli usi locali e i riferimenti a eventi realmente successi tanto che, non a caso, tendi a utilizzare personaggi realmente esistiti. Cosa ci dici al riguardo, circa il tuo rapporto con la grande storia?

M.B: Allora, è innegabile che io abbia una grande passione per la Storia. Anzi, la mia ambizione sarebbe stata quella di scrivere essenzialmente saggi storici. Tuttavia, per quanto la Storia mi appassioni, ho scoperto di non avere la pazienza per scrivere dei veri saggi andando a documentarmi sui dati tecnici di guerre e rivoluzioni, tipo "quanto produceva l'industria bellica tedesca nel 1940" oppure "quante riserve di cibo aveva la Gran Bretagna nel 1939". Mi rendo conto che sono dati importanti per scrivere dei saggi completi, ma la passione per l'economia e la statistica non ce l'ho. Così ho preferito scrivere romanzi e racconti dove c'è una certa accuratezza per armi, uniformi, date storiche, ma dove al tempo stesso sono più importanti l'azione, i personaggi, i dialoghi. Insomma quello che può interessare ad un pubblico di massa.


M.M.: Debutti in narrativa nel maggio 2018 e procedi, per sei mesi, con una pubblicazione ogni trenta giorni. Hai un cassetto pieno di storie oppure sei molto prolifico e le scrivi a richiesta? Come nascono le tue storie e che schemi di scrittura segui?

M.B.: È vero che ho scritto diversi racconti di ogni tipo per Santi quasi di getto, ma questo credo dipenda solo dal fatto che il signor Guido Santi in quel periodo fosse interessato a pubblicare molto. Mi dicevano che serviva il racconto Western e lo scrivevo. Chiedevo se interessava una raccolta horror e lui la pubblicava. Ora però sono anni che si è bloccato e non mi pare pubblichi più molto. In effetti questa cosa è strana, è passato da un periodo in cui pubblicava a cottimo (senza revisionare mai nulla), a quello attuale in cui sembra che fare l'editore non gli interessi più. Credo che dovresti interpellare lui e porgli la domanda direttamente. Ma probabilmente il perché non lo saprà neanche lui.


M.M: Il genere western è quello che ti ha tenuto a battesimo e ti ha inizialmente caratterizzato. Dopo Un Proiettile a Testa, hai dato seguito con Le Amazzoni di Fort Benton - È Tornato Madigan, Fatevi il Segno della Croce e Little Bighorn, Dove Nacque la Leggenda, cui sono seguiti nel 2019 E un Uomo Venne per Uccidere e L'Urlo di Guerra degli Apaches. Cosa ci puoi dire di queste sei storie, in ordine ai dietro le quinte, alle fonti di ispirazione e alle loro particolarità contenutistiche?

M.B: Riguardo ai miei romanzi western, UN PROIETTILE A TESTA e È TORNATO MADIGAN FATEVI IL SEGNO DELLA CROCE, sono del tutto ispirati al western spaghetti e in particolare al personaggio di SARTANA. Mi sembrava divertente, tanto tempo dopo la fine del nostro western, riproporre su carta personaggi e situazioni che avevano avuto tanto successo un tempo. LITTLE BIGHORN DOVE NACQUE LA LEGGENDA, LE AMAZZONI DI FORT BENTON e L'URLO DI GUERRA DEGLI APACHES sono invece ispirati all'epica hollywoodiana dei film tipo LA STRAGE DEL SETTIMO CAVALLEGGERI, IL TENENTE DINAMITE, ecc. Tutti film dove, per convenzione, il pellerossa è il cattivo. Devo dire che i miei tre racconti, pur essendo stereotipati, riconoscono ai pellerossa il diritto di battersi per la loro terra. Però sai, si tratta di racconti scritti in fretta, revisionati malamente ed almeno in uno ho fatto qualche errore storico. Adesso però sto riprendendoli, li revisiono, li miglioro e magari li ripropongo a un altro editore. E UN UOMO VENNE PER UCCIDERE è un altro omaggio al western italiano. Se vogliamo ha punti di contatto col film OGGI A ME, DOMANI A TE. Devo confessarti che è forse il mio peggior racconto in assoluto ma anche quello l'ho revisionato e riscritto e forse qualcosa di buono è venuto fuori.


M.M.: Il genere western ha ancora oggi successo tra il pubblico di lettori?

M.B: Non mi pare che il genere western abbia successo tra i lettori, perlomeno qui in Italia. I miei racconti in ogni caso sono andati malissimo.

 

M.M.: Dopo aver bagnato le polveri con i western, già nel 2018, ti sei confrontato con l'heroic fantasy (I Giorni della Spada) e l'horror (Trilogia dell'Incubo). Per quale di questi generi ti senti più portato e che difficoltà diverse incontri quando ti devi confrontare con ognuno di questi.

M.B.: I GIORNI DELLA SPADA è un romanzo heroic fantasy forse nemmeno male anche se un po' buttato lì. Ma ripeto ci voleva un editore che curasse di più i libri. Il mio primo horror è TRILOGIA DELL'INCUBO, dove forse ho dato il meglio nell'ambito della narrativa del brivido. Invece tu non sei d'accordo e trovi decisamente superiore TRILOGIA DELL'INCUBO 2. Eppure ti assicuro che mentre la scrivevo mi sembrava proprio di lavorare a un'opera di recupero, dove cercavo di riciclare idee di qua e di là. Eppure tu dici, e io ti ringrazio, che L'ECCENTRICO SIR WILLIAMS e I VAMPIRI DI CERNO GORA sono due gioiellini... chissà, questo vorrà forse dire che non siamo mai buoni giudici di noi stessi e il parere degli altri è quello che conta. Ti dirò, sia per il fantasy che per l'horror l'approccio non è stato particolarmente laborioso. In fondo, ho visto centinaia di film e letto decine di libri e romanzi e racconti horror e fantasy, per cui tutto sommato nessuna difficoltà particolare. Purtroppo il fatto di affrontare con disinvoltura ogni genere della narrativa popolare è anche un mio limite. Secondo me il vero scrittore si specializza in qualcosa e magari ci ottiene risultati eccellenti. Invece io scrivo un po' di tutto, ma senza eccellere in niente. Ma va bene così, dopotutto sono solo un artigiano della scrittura.


M.M.: I Giorni della Spada, romanzo di circa duecento pagine, è stato accostato all'universo Mattel Masters of the Universe della saga He-Man, ma, al tempo stesso, è stato giudicato un romanzo storicizzato. Che puoi dirci al riguardo? Che tipo di storia è?

M.B.: I GIORNI DELLA SPADA è un romanzo alla Conan il Barbaro, ma con protagonista una donna. Sì, in una recensione è stato definito un romanzo "storicizzato" e francamente non so ancora bene che cosa intendesse l'autore della recensione. Credo di averti inviato un pdf del romanzo. La storia di una guerriera barbara che deve difendersi da un re a cui lei aveva cavato un occhio in passato e che ora vuole vendicarsi. In mezzo battaglie, carneficine, intrighi, personaggi ambigui che si rivelano buoni e altri che sono cattivi ma con un loro codice d'onore. Insomma nulla di nuovo sotto la luce del sole. Forse c'è qualche bella scena d'azione e qualche dialogo carino.


M.M.: Sempre nel 2019 esce quello che è, forse, il tuo romanzo di maggior successo: Berlino 1945: Quando Esplose L'Ultima Granata. Giungi così al genere bellico ambientato nella seconda guerra mondiale e sul fronte nazista, una passione che avevi già lasciato trapelare in alcuni tuoi racconti horror. Sia in SS Campo 5 che in I Vampiri di Cerna Gora (rispettivamente inseriti in Trilogia dell'Incubo e Trilogia dell'Incubo 2) avevi introdotto nella tua produzione il genere bellico, trovando il modo di miscelarlo all'immaginario zombie. Cosa ci puoi dire di queste tre storie?

M.B.: Allora BERLINO 1945-QUANDO ESPLOSE L'ULTIMA GRANATA, pur coi limiti di un libro edito da Guido Santi (che implica errorini, refusi, ecc), non è effettivamente male. Una cronaca della battaglia di Berlino e degli ultimi giorni di Adolf Hitler viziata forse da una prospettiva un po' filosovietica, ma tutto sommato fedele ai fatti storici. Accanto a personaggi tedeschi e russi inventati per il romanzo vi sono parecchi personaggi realmente esistiti come Stalin, Evan Braun, Hitler, Bormann, il maresciallo Zukov e altri. Per la struttura del romanzo ho cercato di ispirarmi ai film di guerra sovietici degli anni '60, la maggior parte dei quali mai usciti da noi. Lo schema è: una scena di battaglia, in cui compaiono personaggi inventati per il romanzo, una scena dove si vede lo stato maggiore tedesco, coi personaggi storici, un'altra scena di massa, una scena dove si vede lo stato maggiore russo e così via di seguito. Uno stile che potremmo definire finto documentaristico e che i russi, riferendosi ai film, chiamavano KINOEPOPEIA, Epopea Cinematografica. Diciamo che io ho voluto adattare l'epopea cinematografica alla forma letteraria. Parlando dei due racconti SS CAMPO 5 PROTOCOLLO APOCALISSE e I VAMPIRI DI CERNO GORA ho cercato di inserire dei fatti rigorosamente storici in un contesto horror. Nel primo racconto appaiono gli zombie e nel secondo una sorta di zombie vampiri. Come hai giustamente detto, nei racconti appaiono le reali figure di Himmler e del croato Ante Pavelic e qui ho voluto un po' mettere a confronto l'horror finto, quello degli zombi e dei vampiri, all'orrore vero che Himmler attuò coi campi di sterminio. Nel caso di Ante Pavelic, io ho romanzato il fatto, ma gli ustascia gli consegnavano davvero chili di occhi cavati ai serbi ed esposti al mercato alimentare di Zagabria. Fu testimone dell'episodio il nostro Curzio Malaparte che non era uno tenero, ma la cosa lo fece rabbrividire. Sai, qui voglio anche un po' dire "signori, divertiamoci pure con le vicende di un plotone tedesco che su una montagna jugoslava viene annientato dai Vampiri, ma teniamo conto che questa è fantasia, roba da non prendere sul serio, mentre Ante Pavelic davvero faceva cavare gli occhi ai prigionieri e questo è un fatto tanto agghiacciante quanto reale. Teniamo conto che la realtà è sempre peggio della fantasia ".

 

M.M.: Nei tuoi racconti horror, spesso e volentieri, trapela una certa attrazione per l'erotico, spesso miscelato alla tematica del vampirismo. Lo dimostri soprattutto ne Il Ritratto della Contessa e ne La Diva dell'Hard, storie che rimandano la memoria alle leggende legate al mito di Erzsebet Bathory e in cui dai sfogo alle tue conoscenze sul mondo dell'Est Europa. Qual'è la tua idea sull'erotico applicato alla narrativa di genere e che tipo di legami hai con l'Ungheria, la Russia e la Repubblica Ceka?

M.B: Sì, nelle storie LA DIVA DELL'HARD e IL RITRATTO DELLA CONTESSA trapela un certo erotismo, unito però soprattutto nel primo racconto a una grande tristezza. Secondo me LA DIVA DELL'HARD, al di là della convenzione horror, è essenzialmente un racconto sulla mancanza d'amore. O meglio su come diventa triste la vita se non siamo amati da chi vorremmo. Perché uno dei problemi grandi, diciamo pure enormi, dell'esistenza, non è tanto essere amati, perché puoi anche trovare una donna che ti ami, ma essere amati da chi vorresti tu. Credo che fonte di ispirazione del racconto sia anche un fatto che mi capitò parecchi anni fa. Vidi un catalogo di ragazze est europee che cercavano marito italiano e lo stesso giorno mi capitò sottomano un catalogo di attrici est europee di film hard. L'ultima delle attrici hard era più bella della più bella che cercava marito e lì mi scattò qualcosa nella testa. Mi dissi: "A me piacciono queste dell'hard, le altre sono insignificanti. Secondo me non piacciono manco a chi eventualmente se le sposa". E da lì vennero fuori considerazioni sempre più pessimiste che sfociarono in quella frase che tu hai scritto quando hai fatto la recensione: "per un uomo comune è impossibile avere una donna stupenda. Potrà averla pagando ma solo per il tempo della prestazione sessuale". E questo viene fuori nel racconto quando la Vampira vuole sì divertirsi sessualmente col protagonista, ma per poi morderlo e nutrirsi del suo sangue. Una preda e nient'altro. Lui invece è disperato, perché si era innamorato e anche se alla fine riuscirà a distruggerla e a sopravvivere in questo non ci sarà gioia né riscatto. Lei viene definitivamente distrutta ma lui proseguirà una vita all'insegna della disperazione e della solitudine. In definitiva un racconto tristissimo. IL RITRATTO DELLA CONTESSA, dopotutto, è meno cupo. Il protagonista è un simpaticone che alla fine della vicenda salverà la pelle e proverà sì nostalgia per la contessa ma nel suo vissuto non ci sono traumi ed eccessiva solitudine, solo un po' di rimpianto. Io trovo che per l'andamento classico con ville misteriose, lampi, apparizioni ecc, IL RITRATTO DELLA CONTESSA sia superiore a LA DIVA DELL'HARD. Diciamo che con Repubblica Ceca e Ungheria ormai ho rapporti essenzialmente di turismo. Con la Russia è diverso, il rapporto riguarda una predilezione per la loro cultura, la loro lingua e molte altre cose. È un discorso complesso che richiederebbe un'intervista a parte.


M.M.: Dal 2019 alla recentissima uscita rappresentata dall'horror La Sanguinaria Dama della Magione Oscura e Orrore! (febbraio 2023) risulta una pausa produttiva di quattro anni. Sei stato davvero inattivo? Quali sono i motivi?

M.B.: Sì, è vero. Per diversi anni sono rimasto inattivo. Inattivo nel senso che non pubblicavo nulla, anche se continuavo a scrivere. È dipeso dal fatto che non trovavo nessun editore interessato ai miei lavori.


M.M.: La Sanguinaria Dama della Magione Oscura e Orrore!, uscito lo scorso febbraio, segna il tuo debutto nell'editoria cartacea e il tuo passaggio a Mannarino Editore. Come è nato questo sodalizio e che tipo di libro deve attendersi chi dovesse essere intenzionato ad acquistarlo? Mi pare di capire che si tratti di un dittico di storie, giusto?

M.B.: Il volume edito da Mannarino Editore e contenente i due racconti LA SANGUINARIA DAMA DELLA MAGIONE OSCURA e ORRORE è il mio primo libro cartaceo. Diciamo che l'editore si è mostrato interessato ai miei racconti e ha deciso di pubblicarli. Speriamo che gli interessino anche i prossimi che gli manderò. Si tratta per l'appunto di un dittico di storie horror gotiche dalle tematiche parecchio differenti dalle due TRILOGIE DELL'INCUBO. Ho cercato di mantenermi nei parametri di un horror classico ispirandomi a Bram Stoker, C. A. Smith e pure Lovecraft. Anzi, nel finale del secondo racconto c'è un esplicito richiamo al Necronomicon. Tra l'altro pare che il libro sia in concorso per il premio PICCOLA EDITORIA DI QUALITÀ e su questo ti terrò informato.


M.M: Vista la tua eccezionale poliedricità e la predilezione per l'azione, hai mai pensato a scrivere un giallo, un poliziesco e, perché no, un fantascientifico?

M.B.: Beh, un poliziesco ed un giallo li potrei anche scrivere. Il fantascientifico no, è una tematica da cui mi sento abbastanza distante. Ma non si può mai dire.

 

M.M.: Tra gli estimatori della tua produzione c'è lo sceneggiatore, tra gli altri di Lucio Fulci, Dardano Sacchetti. Cosa ti ha detto?

M.B.: Dardano Sacchetti ha letto TRILOGIA DELL'INCUBO 2 IL RITORNO e ha detto che secondo lui il migliore racconto è il primo, I VAMPIRI DI CERNO GORA, anche se trova il finale un po' troppo sbrigativo rispetto al resto della storia. L'ECCENTRICO SIR WILLIAMS secondo lui è un horror classico abbastanza buono anche se in parte guastato dall'ambientazione londinese. Secondo lui, se avessi ambientato tutto il racconto in Africa durante la campagna del Sudan ci avrei guadagnato in originalità. LA DIVA DELL'HARD lo aveva trovato molto originale con un curioso connubio tra horror e pornografia. Ha detto che il racconto sarebbe piaciuto a Fulci che forse me lo avrebbe comperato per farne un film, perché le storie di sesso lo intrigavano parecchio. Inutile dirti che l'apprezzamento di Dardano Sacchetti mi ha fatto un immenso piacere.


M.M: Chiudo l'intervista con una domanda aperta a cui puoi rispondere come meglio credi. Il classico argomento a piacere.

M.B: Eccoci arrivati alla fine. La domanda a piacere è: come mi piacerebbe essere ricordato. Posto che qualcuno si ricordi dei miei lavori, mi piacerebbe che in una discussione tra specialisti, ad un certo punto uno dica: «Comunque, parlando di racconti horror bizzarri e originali, c'era un tale Maurizio Bianciotto che ha scritto delle cose senz'altro minori, ma che avevano un loro perché.» L'interlocutore risponde: «Vero, verissimo. Storie come LYCANTHROPUS e LA DIVA DELL'HARD non erano per niente male. A proposito, ma Maurizio Bianciotto che fine ha fatto?.» L'altro scuote la testa: «Pare che due anni fa sia partito per l'Ungheria in compagnia di una bellissima escort e da allora se ne sono perse completamente le tracce.» Ecco come vorrei essere ricordato. 
 

Grazie, Matteo, per l'interessamento al mio lavoro. Spero che le risposte al questionario aiutino il lettore a farsi un'idea di me e del mio lavoro. Mi scuso se ci fossero degli errori dovuti proprio alla tastiera.

Ringraziando Maurizio per la pazienza e le risposta che ci ha reso, gli porgiamo i nostri migliori auguri per il prosieguo della sua attività di narratore e intrattenitore di successo.

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