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sabato 12 ottobre 2019

Recensione Narrativa: IL CASTELLO DELLE ROSE NERE di Libero Samale (aka FRANK GRAEGORIUS).



Autore: Libero Samale (sotto lo pseudonimo di Frank Graegorius).
Genere: Horror.
Anno: 1965.
Edizione: ERP, collana I Racconti di Dracula, I Edizione, N. 64.
Pagine: 100.

Commento a cura di Matteo Mancini.
Apice nella produzione del Dottor Samale, accreditato col fedelissimo pseudonimo di Frank Graegorius. Il romanzo, presentato con l'ideale titolo anglofono The Black Roses, esce nel 1965 col numero 64 della collezione I Racconti di Dracula sotto il titolo de Il Castello delle Rose Nere. E' il settimo romanzo dell'autore a uscire per la serie del barone siciliano Antonino Cantarella e ripropone stile e tematiche care all'autore. Si ripresenta la figura di un protagonista afflitto dai sensi di colpa e dai complessi, qua addirittura attribuibili a un delitto commesso in una vita passata, che si trova a dover combattere, un po' come il protagonista de I Sussurri delle Streghe (1962), tra l'amore per una donna pura e casta da sposare e il peccaminoso e libidinoso appeal di una sorta di strega (compie invocazioni decapitando galline nere contornata da candele del medesimo colore) che torna in vita nelle ore notture. Del resto "il mistero è sempre mistero e amare è come affacciarsi a un abisso."
Lo stile è quello del Samale più ispirato, costantemente giocato tra incubo a occhi aperti e realtà, in un mix che, pur non toccando gli estremi di Sudario Nuziale (1964), rende difficile discernere tra l'immaginazione e la concretezza dei fatti.

Il romanzo prende l'abbrivio da alcuni spunti quali a esempio il ruolo giocato dal destino, tanto da presentare una storia dai tratti di una prova da superare sul cammino che eleva la vita e ne determina il giusto sviluppo. L'altro tema centrale è quello costituito dal karma e dalle influenze negative determinate dagli errori commessi nelle precedenti vite. Il protagonista e, con esso, l'autore si chiedono quanto il destino abbia un'incidenza nell'esistenza umana e quanto all'uomo sia concesso intervenire sugli eventi del proprio futuro. Ne verrà fuori una visione ottimista. Da questi spunti prende piede un romanzo che, a poco a poco, esce dalla metropoli tedesca, siamo nella regione della Turingia (Germania centrale), per prendere atmosfere e rimembranze che rimandano, in modo evidente, alla prima parte del Dracula di Bram Stoker. Protagonisti sono un celebre pianista francese, tale Pierre Lecoeur, e una giovane professoressa tedesca che, dopo aver investito l'uomo e averlo riconosciuto quale un grande maestro del piano, ha deciso di accompagnare lo stesso in auto a Francoforte. Un'improvvisa tempesta, unitamente al consiglio offerto da uno strano autostoppista (che dichiara di andare in giro in cerca di avventure spirituali e che avrà un ruolo da spirito guida), portano la coppia a riparare all'interno di un castello dove, alla stregua di Jonathan Harker, finiranno per essere imprigionati in balia di sortilegi da cui non riescono a liberarsi, se non per intercessione esterna. Qui i due vengono accolti, un po' freddamente, da un cameriere che è il sosia del protagonista e si chiama alla sua stessa maniera ovvero Peter Herz, corrispettivo in tedesco di Pierre Lecoeur. Questa caratteristica particolare serve a Samale per mostrare le due diverse linee seguite dal destino del protagonista. Quella in linea alla sua precedente vita (rappresentata da Herz) e quella che, grazie alla lotta spirituale e al superamento della prova che il destino gli ha messo davanti, costituirà il suo futuro (rappresentata dal protagonista in balia tra dannazione e redenzione); un futuro in cui supererà la maledizione iniziale, dovuta agli errori delle vite passate, che lo vedeva bandito dall'amore ("ero convinto di sapere che l'amore mi fosse per sempre negato, che un terribile destino mi aspettasse al varco... Perché devo pagare il fio di misfatti perpetrati da un altro uomo? Perché un anima deve subire qui un simile Karma, per una colpa commessa altrove?")
E' l'inizio di un incubo di natura labirintica, in cui le allucinazioni, l'ipnotismo, la magia nera e persino la distorsione temporale irrompono a scombinare la sanità mentale, tra apparizioni ectoplasmatiche e vampiri della tradizione folcloristica a farla da padrone (muoiono con paletti di legno conficcati nel cuore e sono sofferenti a preghiere e simboli religiosi). Un viaggio nell'orrore che suona però anche de liberazione o, meglio ancora, da esorcizzazione dal peccato passato, quale altra faccia della medaglia e corrispettivo da spendere per riabilitare la propria anima.
Romanzo all'insegna dell'onirismo, denso di descrizioni scenografiche e uditive, dove i sensi della vista e dell'udito, ma anche dell'olfatto, vengono resi estremamente sensibili. Samale piazza delle descrizioni da urlo, qualificandosi quale grande narratore dell'incubo con capacità evocative tutt'altro che secondarie.
Bellissima la parte in cui il protagonista viene convinto dalla padrona del castello in cui ha trovato riparo a suonare per lei un brano. Così, mentre la donna a poco a poco si sveste, accarezzando l'uomo, quest'ultimo vive un'allucinazione a dir poco agghiacciante (metafora della corruzione dell'anima), vittima di un sortilegio ordito da una carica sessuale da cui non riesce a liberarsi pur conscio della mostruosità del momento. "Si guarda nello specchio e si sente gelare: il suo volto si trasforma in una maschera di cera, lucida e inespressiva. Poi quella cera come per vivo calore comincia a sciogliersi, a colare in pesanti gocce purulente, scoprendo le ossa grigiastre del teschio: prima gli zigomi, poi le mascelle coi denti; infine le orbite. Gli occhi, infissi dentro occhiaie scarnite, sembrano di porcellana... Pierre abbassa lo sguardo e vede che anche le proprie dita hanno perduto la carne. Due mani di scheletro continuano a premere i tasti traendone soltanto delle stridenti dissonanze, dei tremuli tintinnii, delle ronzanti note basse. Quella musica rimbomba nel suo cranio vuoto come una cripta nel cimitero."

Samale, da psichiatra, offre un romanzo di natura psicanalitica, denso di simbolismi, peraltro ricorrenti nella sua produzione. Dal tema del doppio a quello della dicotomia tra due opposte tipologie di amori, quello legato agli impulsi animali (di derivazione dannata) e quello più cerebrale e raccomandabile. La componente erotica, non a caso, è fortissima, con punte necrofile e sadiche (la padrona di casa presa a frustate dal suo servo vestito alla maniera del cattivo de Il Boia Scarlatto di Pupillo, in quel periodo al cinema) a dir poco sorprendenti per l'epoca. Si nota un uomo, addirittura, costretto a baciare la testa decapitata della sua amante, atteggiamento che lo porta allo smembramento fisico..
L'epilogo della storia riabilita la vicenda, fin lì evanescente e sfuggevole, e la propone come un qualcosa di realmente accaduto e non già il delirio di due individui vittime delle suggestioni e dei giochi degli ipnotisti. La componente ipnotica, strumento psicanalitico per eccellenza, è fortissima in questa opera. La padrona del castello, tale Olga von Hortig, un'uxoricida condannata alla maledizione di vivere quale vampira (qua il vampirismo sembra esser dovuto a un omicidio e suona come punizione divina), è una potente strega capace di compiere ipnotismi ed evocare morti. A differenza dei vampiri stokeriani, il suo cadavere non è integro e vivo, ma mummificato e decadente salvo poi, al calare delle tenebre, rianimarsi fino a ritornare in vita con la bellezza di un tempo (caratteristica che si estende anche al castello che torna a vivere come nei suoi anni di gloria), con la capacità di trasformarsi persino in essere alato. Samale sembra esser stato contaminato dalle trasformazioni filmiche curate da Mario Bava, dapprima per Riccardo Freda (si pensi al film I Vampiri) e poi in via autonoma (si pensi a La Maschera del Demonio). Così si sbizzarrisce a più non posso, plasmando un'opera che, se fosse un film, sarebbe carica di ipotetici effetti speciali e trucchi. "Non era una cosa informe, come durante il giorno. Sembrava che stesse pian piano per riprendere vita e freschezza. E sanguinava. Dal collo mozzo colava un liquame sanguinolento. La faccia perdeva grinzosità, i capelli riacquistavano una lucentezza di seta. La testa era ritornata a vivere una vita mostruosa. Persino gli occhi brillavano di luce crudele..."

Il finale del romanzo, un po' come per I Sussurri delle Streghe, funge da monito ed evidenzia come il fascino del male sia tale da ridestarsi sempre dall'abisso per contaminare e tentare l'uomo.
In definitiva un grande testo che garantisce lustro all'intera collana e conferma Frank Graegorius quale autore da riscoprire e rivalutare, specie nel panorama italiano dove in pochi, pochissimi, hanno raggiunto simili vette.
Il romanzo è inserito anche nel primo volume stampato dalla Dagon Press di Pietro Guarriello nel 2010, a cura di Sergio Bissoli.

Il protagonista del romanzo
PIERRE LECOEUR
è un celebre pianista di fama internazionale
più o meno come NICOLA SAMALE,
è un grande maestro di fama internazionale,
compositore, direttore d'orchestra.

"Un essere mostruoso, mezzo uomo e mezzo demonio, si rizzò alle sue spalle. Due ali scure, vellutate e membranose, cominciarono a remigare lentamente, facendo vento all'uomo addormentato; un vento freddo che sapeva di muffa e di putredine."

4 commenti:

  1. Ottimo lavoro, grazie caro amico. La prossima che ti suggerisco è il possente ORGANO DEI MORTI.Forse l'ultimo capolavoro ispirato di questo grande Autore

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    1. L'ho acquistato... mi dovrebbe arrivare in settimana.

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  2. Parte di questa copertina è stata "presa in prestito" da un tascabile americano pubblicato nel 1953. Puoi vederlo qui: https://www.flickr.com/photos/56781833@N06/5670868840/

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