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giovedì 26 luglio 2018

Recensioni Narrativa: LA PELLE DEL RE di Fabio Lastrucci.



Autore: Fabio Lastrucci.
Anno: 2018.
Genere: Horror Comedy.
Editore: Delos Digital (formato Kindle).
Collana: Imperium Horror
Pagine: 48.
Prezzo: 2,00 euro.

A cura di Matteo Mancini.
Fresca uscita per la collana Imperium Horror della Delos, casa editrice satellitare della Mondadori, a firma Fabio Lastrucci, vecchia conoscenza e scrittore ormai di lungo corso (classe 1962). Dopo aver pubblicato il saggio Com'era Weird la mia Valle con Vincenzo Barone Lumaga, l'eclettico artista napoletano torna alla narrativa creativa proponendo il piatto forte del proprio repertorio ovvero l'horror comedy, genere di appartenenza di svariati racconti pubblicati dall'autore per il Foglio Letterario di Piombino (tra i quali anche un volume curato dal sottoscritto) fin dalla prima decade del nuovo secolo. 
La Pelle del Re è un divertito e divertente pastiche calibrato sullo stile e sulla produzione del grande Stephen King. Lastrucci confeziona uno scatenato omaggio allo scrittore del Maine, che di sicuro se leggesse l'elaborato si farebbe delle grasse risate (siamo pronti a scommetterci), giocato sulla leggerenza dei temi e su un'impronta grottesca che permette di superare dei contenuti di mero ed esclusivo intrattenimento. Lastrucci mostra lo scrittore, caratterizzato quale simpatico cialtrone che tracanna birre, ordina regali assurdi (una pianta carnivora che distruggerà l'intera collezione di piante della moglie) e vive nel caos più assoluto (simpatico che sia King che la moglie si riferiranno alla loro figlia attribuendole la colpa di vivere nel disordine per aver imparato dall'altro genitore), in un goffo e grossolano episodio di vita familiare. Il testo procede tra i litigi con la moglie Tabitha (epilogo in stile distributore impazzito di volumi di King che vengono lanciati contro il loro autore al posto dei canonici piatti), il disordine dei tre figli e gli sgangherati e macchinosi disegni criminosi di un collega scrittore (che non starò a dire chi sia) che si introduce nella casa della famiglia King con intenti omicidiari così da poter ridurre la concorrenza e vendicarsi dei minori successi riscontrati nelle classifiche delle vendite. Ovviamente, quest'ultimo, penserà bene di presentarsi incarnando il villain per eccellenza della produzione kinghiana: Pennywise. Ogni piano però, in casa King, è destinato a fallire, tra auto che si azionano per conto loro (ovviamente la mitica Plymouth Fury del '57 di Christine, che King tiene in garage), un San Bernardo idrofobo che assalta gli estranei (un tale Cojo, chiaro rimando al protagonista di Cujo) e vicini pazzi che richiamano i personaggi dei romanzi di King e a cui non vanno a genio i forestieri. In tutto questo marasma, King passerà buona parte del romanzo a dormire, ignaro degli accadimenti che attentano alla sua esistenza. "E' capitato di tutto, più che in un romanzo di Van Vogt" così il sarcastico Lastrucci sintentizzerà l'intera vicenda.

Punto di forza del romanzo, più che il soggetto, è lo stile narrativo. Lastrucci, molto abile a gestire dialoghi (eccellenti per il formato) e periodi, emula, specie in alcuni tratti, in pieno lo stile di King, riprendendo quella dilatazione tipica delle scene propria della verbosità dello scrittore del Maine e il continuo procedere per paragoni (tanto che l'altro scrittore accuserà King di questa caratteristica, non riuscendo a fare altrettanto) e citazioni di ogni sorta, dalle letterarie alle cinematografiche (gustososissimo tributo al film Convoy di Peckinpah, ricordato nel dialogo al baracchino tra due camionisti) nonché quelle musicali. "Con le tue citazioni mi fai aumentare il sighiozzo!" protesterà il collega, puntando una pistola verso King (mai seriamente preoccupato dal rischio morte). Altra caratteristica ripresa dalla penna più famosa della letteratura dell'orrore è l'indicare marche di oggetti al posto dei sostantivi, così, a titolo di esempio, vediamo citare frasi come "inforcò i Ray-Ban" al posto di "inforcò gli occhiali da sole".
Dunque un piccolo racconto, lungo appena quarantotto pagine, che si legge tutto di un fiato e che è caldamente consigliato ai "fanatici" di Stephen King. Un'opera che, nel suo essere volontariamente sgangherata, dimostra la maturità e la cultura raggiunta dall'autore. Lastrucci si permette con intelliggenza e parodia di giocare con il lettore, incentivandolo a ricercare la citazione nascosta, ma anche di scherzare con King molto di più di quanto fece Robert Bloch con i celebri Orrore dalle StelleQuel Vampiro di Lovecraft (l'autore di Providence raccolse il gioco in maniera decisamente più sibillina e tenebrosa con L'Abitatore del Buio). Chissà se il lettore cannibale del Maine non incappi, più o meno per caso, in questo racconto e, a suo modo, ricambi il favore. Sognare è un ozio economico che uno scrittore può e deve certo permettersi, Lovecraft e Lord Dunsany, a proposito di sarcastici, hanno costruito un'intera carriera su questo, facendo dei loro sogni i veri e propri conduttori dei propri racconti.
Torniamo però al romanzo/racconto lungo, onde evitare di perdersi come la protagonista de La Scorciatoia della Signora Todd (a proposito omaggio nel testo anche a Enzo Ferrari, Nuvolari e Gilles Villeneuve che, chicca per i lettori, aveva in Convoy il suo film preferito). La caratterizzazione del King di Lastrucci, più che un ritratto, rientra nella categoria caricature. Vediamo il "maestro" in formato macchietta calato in un contesto completamente sballato proprio come un personaggio che vive all'interno di un mondo reale che, in realtà, è a sua volta un romanzo. E' lo stesso finale a suggerire questa deduzione, con la moglie Tabitha che inizia a scagliare contro il marito, uno dietro l'altro, tutti i volumi più corposi scritti dallo stesso fino all'edizione di It extralusso, copertina in cuoio impresso oro e sovraccoperta telata. "Scrivete i dieci libri che vi hanno colpito" impazza di questi tempi su facebook. Lastrucci, usando il personaggio King, lo fa qua a suo modo, con il verbo "colpire" inteso in modo fisico piuttosto che emotivo o intellettuale. Il tributo al maestro del brivido si chiude infatti, alla stregua della rosa prodotto dell'esplosione dell'ultimo fuoco di artificio sparato in una notte buia e niente stelle, con la descrizione della traiettoria del capolavoro ambientato a Derry che va ad attingere il sorriso, alquanto idiota e remissivo, del suo autore. "Per King fu l'ultimo sprazzo di luce prima del grande THE END". Con i pagliacci c'è poco da ridere...
Breve, ma divertente. Dato il prezzo economico, due euro risicati in formato kindle, vale certo la spesa.

L'autore FABIO LASTRUCCI.

"Senza peccare di presunzione, sembrava proprio che il nuovo romanzo stesse crescendo a dovere. Non mancavano all'appello le descrizioni pignole, i personaggi tormentati, i colpi sotto la cintola. In più la magia del Fattore K dava sapore alla pietanza meglio di una spruzzata di ketchup e maionese su un cheeseburger."

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