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domenica 29 luglio 2018

Recensioni Narrativa: CROMANTICA di Gianfranco Manfredi.



Autore: Gianfranco Manfredi.
Anno: 1985.
Genere: Thriller Esoterico.
Editore: Marco Tropea Editore.
Pagine: 271.
Prezzo: 16,00 euro.

A cura di Matteo Mancini.
A distanza di un anno dalla lettura di Magia Rossa (1983), torniamo a occuparci del poliedrico Gianfranco Manfredi, autore marchigiano di adozione milanese, che qua troviamo molto cresciuto e maturato rispetto al primo romanzo che ce lo ha fatto conoscere.
L'opera qui oggetto di esame, data alle stampe due anni dopo Magia Rossa, è uscita per la prima volta nella collana "L'Avventura" di Feltrinelli e, a suo modo, prosegue nel solco tracciato dal fortunato romanzo che la precedeva. Manfredi insiste nell'intreccio tra giallo, storia italiana, arte e venature horror amplificando sempre più l'intento autoriale di comporre un romanzo totale. E' lo stesso autore a definire i contorni di questa ambizione, a nostro avviso centrata, chiarendo il concetto di romanzo totale quale "romanzo che alterni, attraversi e rimescoli tutti i generi, accumulandoli, divorandoli, digerendoli e riproducendoli con una generosità di scrittura massimalista tutt'altro che borghesemente ordinata e rigorosa."
In altri termini, Manfredi utilizza i temi del fantastico (ordini esoterici iniziatici, simbologie, strizzate d'occhio all'esoterismo demoniaco) per dar vita a un romanzo storico incentrato su fatti del passato (ripresi da accadimenti realamente accaduti) che andranno a riverberarsi, con l'espediente dell'intreccio giallo, nel presente, assumendo le forme di un'indagine molto particolare. Un modo di procedere che pone Manfredi assai avanti negli anni rispetto al 1985 e forse, anche per questo, meno apprezzato di quanto avrebbe meritato al momento dell'uscita del romanzo. Manfredi, pur costruendo in un modo diverso, può dunque considerarsi un Valerio Evangelisti ante-litteram (per alternare il presente al passato, pur mancandogli lo sguardo aperto e perso nel futuro) o, più congruamente, un Dan Brown prima maniera per il suo giocare con l'arte introducendo la figura del art detective prima ancora che il  Professor Langdon calamitasse le attenzioni di milioni di autori. I suoi protagonisti ricordano inoltre i personaggi correlati alle indagini di Lucas Corso ne Il Club Dumas di Arturo Perez-Reverte, sia per i collegamenti col passato, sia per le strizzate d'occhio al diavolo, spesso menzionato, non a caso uno dei personaggi centrali (tacciato di esser interessato alla riscoperta di una tradizione pittorica legata a un'arte demoniaca e maledetta) viene introdotto dopo aver lodato uno studio comparato tra le raffigurazioni del diavolo nell'arte italiana e in quella europea intitolato L'immagine del Demonio, ma soprattutto per la serie di studi e ricerche tese a comprovare l'autenticità delle opere su cui ruota l'intero mistero e che qualcuno non perde occasione di definire reliquie infernali. Manfredi, in intervista, dirà che "al centro della sua riflessione c'era il tema del falso", dicendo di essersi ispirato a F for Fake di Orson Wells.

Cromantica diviene così un tributo all'arte pittorica, un omaggio probabilmente che l'autore vuole fare al padre (guarda caso un pittore), che si mischia con altre passioni ovvero quelle per la storia e il fantastico, in un humus da ordini esoterici sotterranei a cui si accede solo dopo un percorso di iniziazione. Rispetto a Magia Rossa la componente fantastica sfuma, diventa un qualcosa che trasuda dalle righe ma che, alla fine del romanzo, rimane in background eppure costante e immanente.
Lo stile è decisamente visionario e onirico, appaiono dei momenti erotici piuttosto spinti e ben descritti (bellissima, pur se orientata al porno soft versione saffico, la scena in una vasca ottocentescesca con un satiro che libera vino dal proprio membro eretto), ma soprattutto appare più aulico e maturo rispetto a Magia Rossa. Manfredi evita quelle cadute di stile che, in alcuni frangenti, ammorbavano il precedente testo e questo determina un sicuro apprezzamento da parte dei critici, per così dire, classici, vuoi anche per l'innegabile studio che sottende al racconto di fantasia. Cromantica, pur nella sua semplicità di intreccio, appare più complesso nelle caratterizzazioni, per il suo aprire squarci nell'inconscio di più di un protagonista, assumendo i tratti di un'analisi romanzata forse costruita ad arte su delle figure specifiche tramutate in personaggi letterari. Non a caso il personaggio negativo è un critico d'arte piuttosto schizoide e paranoico che, pur dotato e colto, incarna tratti che sembrano voler evidenziare una certa presa di distanza dell'autore da certi personaggi che determinano, spesso e volentieri, le fortune e le sventure degli artisti.

La sinossi è densa di fascino anche se va a perdere un po' di spinta col procedere della storia. Tutto ruota attorno all'improvvisa apparizione di sei quadri completamente neri (che poi si scoprirà esser riconducibili indirettamente al genio di Angelica Kauffmann) affissi, all'insaputa di tutti, alle pareti di una mostra milanese intitolata La Luce Oscura e incentrata sui dipinti del settecento. L'episodio viene letto inizialmente come una burlonata o la protesta di alcuni operai scioperanti, ma l'analisi delle opere fa sorgere un'altra realtà. Alcuni restauratori riescono infatti a cancellare la patina nera e riportano alla luce dei dipinti dall'alto contenuto simbolico caratterizzati da una lucentezza impressionante e attorniati da cornici bruciate. Mistero totale sull'autore dei dipinti e, soprattutto, sulla ragione che ha portato il possessore a farli apparire, così camuffati, in una mostra di rilievo internazionale. Parte così un'indagine privata che coinvolge svariate figure, ognuna delle quali chiamata ad assolvere un compito ben preciso. Così abbiamo un detective privati, due restauratori, un'esperta in furti di opere d'arte, un critico d'arte, un'esoterista, un gallerista e intermediari vari. Come in ogni giallo che si rispetti, i coinvolti inzieranno a sospettarsi tra loro sempre più convinti di far parte di un gioco legato a una speculazione economica. A poco a poco però il lettore si troverà a spasso nella storia, catapultando dal settecento, durante le insurrezioni tra protestanti e cattolici, all'ottocento, nel clima rivoluzionario che porta il popolo a ribellarsi sanguinosamente ai danni della nobilità, fino alle depradazione di metà novecento messe in atto dai nazisti. Manfredi utilizza lettere, reperti di guerra e libri rispolverati dall'oblio delle biblioteche per ricostruire il passato dei dipinti che si scoprirà esser stati realizzati su delle tele capaci di vincere le fiamme, grazie a una composizione non ben specificata che sembra esser riconducibile a un procedimento alchemico legato all'oro. "C'è nei quadri una sostanza che li preserva... Abbiamo una sostanza, i suoi effetti e le sue cause. Quali sono i suoi effetti? I quadri non invecchiano e non bruciano. Qual'è la sua causa: la ricerca alchemica."
E' proprio l'alchimia e la correlazione con gli ordini inziatici segreti (nel testo la setta si chiama la Mercure e gli adepti sono i mercuriani) la sottotraccia del romanzo. Emilio Tadini, della rivista Panorama, ha, a nostro modo di vedere, ben colto questo aspetto, scrivendo che "costruzione e distruzione, unione e separazione, sono gli stadi successivi e indissolubili del procedimento alchemico che sta alla base della trama complessa del romanzo. E l'investigazione diventa un'iniziazione". Non a caso quest'ultima evenienza sarà quella a cui andrà incontro l'art detective che conduce l'indagine e che si troverà, suo malgrado, frapposto tra due associazioni, che hanno con lui in comune la passione di recuperare opere artistiche scomparse o disseminate in collezioni sperdute, ma hanno una finalità diversa. Laddove la prima mira alla conservazione, l'altra sceglie la via della distruzione. "C'è una direzione diversa, appassionante, si scava in culture sotterranee, si riporta alla luce quello che il potere ha voluto cancellare: l'eredità dei perdenti". Un clima che, ai tempi odierni, se ben ci pensate, si è respirato e, probabilmente, si respira ancora nelle regioni che hanno visto il califfato islamico assumere il potere. Sono sempre vivide in noi le immagini di spettacolari siti artistici demoliti in virtù di proclami che, in occidente, sono parsi tanto deliranti quanto folli, eppure vezzeggiati ed esaltati da certe culture.
Viene dunque a salire in cattedra il vecchio adagio alchemico solve et coagula (dissolvere il corporeo per consolidare il volatile) in un'apparente dicotomia che, per alcuni tratti, Manfredi cerca di superare arrivando a scrivere che "non ci sono due avversari. Dio e Satana sono parti dello stesso gioco. Satana è la manifestazione dell'intervento di Dio nella storia, il suo sicario."

In conclusione Cromantica è un romanzo apparentemente fantastico, per il suo utilizzare temi e simbologie proprie di questo mondo, che predilige tuttavia la struttura gialla per parlare di opere d'arte e fantasticare su un lotto di quadri realizzati con una tecnica rivoluzionaria andata perduta e legata a un processo alchemico. Elegante e aulico nello stile, si perde in qualche digressione di troppo, pur regalando visioni oniriche degne di nota e un epilogo più ordinato e calibrato rispetto all'irruzione nell'horror romeriano di Magia Rossa. Piacerà di più ai critici convenzionali rispetto ai meri appassionati della letteratura di genere. Più autoriale che di genere.

Gianfranco Manfredi, a sx, e il mistero
dei QUADRI NERI.

"Balmas riteneva che i dipinti fossero autori di se stessi. I pittori facevano da tramite, con maggiore o minore perizia... Non sappiamo come potrebbero essere immagini senza uomini, ma sappiamo cos'è un uomo senza immagini e senza sogni... Ormai sappiamo bene che il Potere non ha alcuna Immaginazione, e che l'Immaginazione non andrà mai al Potere (anche perché le ripugna), ma la peggior sconfitta per uno scrittore è che l'Immaginazione non eserciti più alcun potere su di lui."

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