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lunedì 4 giugno 2018

Recensione Narrativa: REVIVAL di Stephen King.



Autore: Stephen King.
Titolo OriginaleRevival.
Anno: 2014.
Genere:  Drammatico/ Horror trascendente.
Editore: Sperling & Kupfer.
Pagine: 467.
Prezzo: 10.90 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.
Per analizzare Revival, opera data alle stampe da Stephen King nel novembre del 2014, è opportuno partire dall'incipit del romanzo in cui l'autore tratteggia la cornice dell'opera. "In un certo senso la nostra vita è veramente un film. I protagonisti sono i familiari e gli amici. Tra i comprimari rientrano vicini, colleghi, insegnanti e le conoscenze occasionali. Non mancano i ruoli minori... e ci sono migliaia di comparse.. Però a volte compare nella vostra esistenza qualcuno di estraneo a tali categorie. Una specie di jolly, che ogni tanto sbuca dal mazzo nel corso degli anni. In un film un personaggio simile viene definito il quinto elemento o l'agente del cambiamento." Così prende l'abbrivio il testo che è una sorta di resoconto del protagonista, Jamie Morton, in cui lo stesso più che parlare di un dato evento della propria esistenza parla dell'intera propria vita, un po' come se fosse alle prese con un'autobiografia, non a caso il testo è scritto in prima persona.

Tutto ha inizio nella fanciullezza di Jamie Morton, a sei anni (primi anni sessanta), con l'incontro con un giovane reverendo alle prime armi, giunto nella campagna del New England (ad Harlow), a svolgere la mansione di pastore. E' questa unione, dapprima di simpatia poi di amicizia e infine di morbosità, a fungere da collante di una storia che, per buona parte, procede, per circa cinquantacinque anni, senza una vera e propria bussola orientativa.
Revival, proprio per quanto appena detto, è un romanzo atipico rispetto agli ordinari prodotti griffati King. E' un testo dilatato nel suo sviluppo, che permette all'autore di effettuare svariate riflessioni, molte delle quali autobiografiche (i problemi con la droga, la passione per la musica rock, il rapporto conflittuale con la religione), per poi andare a parare sul tema dei santoni del nuovo millennio (che costruiscono la propria carriera sulla menzogna e sulla disperazione delle persone) proiettato, però, verso il trascendente e con risultati apprezzabili. Il romanzo, a differenza di Cell (2006) o L'Ombra dello Scorpione (1978), non è costruito da una concatenazione di eventi, giostrati dall'azione e dai colpi di scena, in vista di un finale risolutore da considerarsi quale evento a cui fanno capo tutte le premesse fin lì delineate. No, niente di tutto questo. Revival è piuttosto il resoconto della vita del suo protagonista. Così ci viene parlato della sua giovinezza, del rapporto con i familiari e di quello con la terra di origine, della descrizione del primo e unico vero amore (i primi approcci amorosi, il primo rapporto sessuale), della perdita dell'innocenza giovanile sacrificata sull'altare della trasgressione e via a procedere verso l'età adulta, tra alti e bassi, un po' come tutti i comuni mortali. Un modo di narrare, se vogliamo, debordante ma sempre molto scorrevole funzionale a creare quell'atmosfera tale in cui, ne siamo certi, molti lettori finiranno con l'immedesimarsi con il protagonista e, magari, ripensare al proprio passato, ai cari perduti e agli episodi che costellano il vissuto di ognuno di noi. "Era come se la mia fanciullezza fosse ancora lì, quasi invisibile, dietro uno schermo di plastica che si era rigato, offuscato e coperto di polvere con lo scorrere del tempo."
King procede così con uno stile che prevede l'uso massivo dei flashback, dei ricordi, delle rivelazioni sul passato di amici e parenti che permettono, nel corso dei decenni, di chiarire cosa essi abbiano fatto una volta rincontrati a distanza di anni. Un modo di costruire il narrato che consente all'autore di delineare lo sviluppo della società americana, sia intesa a livello sociale che comportamentale, ma anche di mostrare gli effetti dell'anzianità che avanza, l'insorgere delle malattie e dei disturbi psicologici e di tutte quelle problematiche che tendono a sbranare l'entusiasmo giovanile a favore di una maturità che trasforma tutto e tutti in direzione di una rassegnazione che mal si concilia con gli ideali di gioventù. King ritorna spesso su questo punto e lo fa parlando delle tre fasi dell'esistenza di un uomo, dileggiando con ironia l'ultima fase ovvero quella della vecchiaia. Ne deriva un'altissima componente melanconica che colpisce e rattrista il lettore, tale da evidenziare quanto muti il rapporto degli uomini verso la vita nel corso degli anni. Ma nella storia di Jamie Morton, come King premette fin da subito, c'è un c.d. "agente del cambiamento", un qualcuno che trasformerà la sua esistenza in straordinaria, in un qualcosa di proiettato oltre i confini della realtà, oltre la vita e la morte. Un qualcuno che, a distanza di anni, ritornerà a più riprese nella vita del protagonista, vuoi occasionalmente vuoi deliberatamente, tirandolo ora fuori da guai ora gettandocelo come una sorta di corrispettivo da pagare con interessi moratori per il bene dapprima prestato. Questo agente del cambiamento è un reverendo, con l'ossessione per l'elettricità e i grimori (ovvero i libri proibiti). Un uomo dapprima spigliato, alla mano, che poco incarna l'archetipo della guida religiosa propria dell'immaginario collettivo, ma che nel corso degli anni diventerà sempre più cinico ed egoista. Un uomo colto, gentile e premuroso, che smarrisce definitivamente la fede a seguito di un evento tragico in cui perdono la vita la moglie venticinquenne e il piccolo figlio. Niente, dopo questo evento, sarà più uguale per lui. Diventerà, se vogliamo, un vero e proprio eretico che definirà la religione quale "equivalente teologico di un'assicurazione da quattro soldi dove si versano le rate, anno dopo anno, e quando occorrono i proventi per i quali ci si è sacrificati si scopre che la compagnia non esiste e si è stati truffati." Convinto di ciò, l'uomo sostituirà i fari guida della religione e della famiglia con quello della scienza sperimentale. Vivrà solo in funzione della ricerca, non si ricostruirà una vita privata, ma diventerà un moderno mad doctor completamente votato agli studi, più o meno scientifici, in vista di esaudire il suo più grande sogno: rispondere alla domanda che attanaglia dall'alba dei tempi l'uomo ovvero scoprire cosa si celi oltre la morte. Lo stumento attraverso il quale centrare questo ambizioso obiettivo sarà l'energia elettrica. Il reverendo diventerà così una sorta di fenomeno da baraccone, dapprima legato al mondo dei luna park e poi a quello dei guaritori e santoni, riuscendo a salvare una lunga serie di persone, ivi compreso il protagonista, da mali quali la dipendenza da droghe, difficoltà sensoriali e persino tumori. Charles Jacobs, questo il nome dell'ex religioso, dimostrerà la sussistenza di un legame tra l'elettricità e il funzionamento corporeo/cerebrale, facendo regredire e debellare mali giudicati incurabili. Riuscirà in tutto questo, ma a quale prezzo? La sua arroganza e, ahimè, la fiducia di coloro che confideranno nelle sue doti avranno una tremenda condanna, da interpretarsi quale monito, se vogliamo più o meno inconscio, a non sostituirsi al volere divino. "Molti suoi pazienti dopo stanno bene, ma alcuni se ne vanno a zonzo con una bomba a orologeria nella testa." Così afferma Jamie Morton, indagando sulla vita dei pazienti dell'amico reverendo. E' in questo aspetto che risiede la portata fantastica del romanzo, un aspetto che verrà sviluppato nella parte terminale, dopo oltre trecento pagine di lettura prettamente drammatica anziché horror o fantascientifica. Una scelta, quella di confinare il fantastico in coda al testo, che farà storcere la bocca a più di un lettore e che, di fatto, ha fortemente diviso le opinioni sul romanzo tra chi ritiene Revival una delle migliori opere di King e chi, invece, lo ritiene eccessivamente lento e fin troppo diluito. Il sottoscritto si dissocia da entrambe le posizioni, giudicando derivativa (e vedremo il perché) la storia, ma comunque molto interessante per indurre i lettori a effettuare una serie di riflessioni sul passato, presente e futuro della vita di ognuno di loro.

"Sfruttando la folgore come strada verso
l'elettricità segreta e l'elettricità segreta come un varco per la
potestas magna universi, ho intenzione di riportare in vita Mary Fay
e di svelare il segreto nascosto oltre la porta che conduce al regno
della morte" 

King concentra l'orrore nell'epilogo e lo fa omaggiando in modo particolare tre autori: Arthur Machen, Mary Shelley e, a mio avviso, Edgar Allan Poe (che però non viene citato nella dedica di apertura). Dal primo autore, in particolare da Il Grande Dio Pan (1890), arriva, in modo marcatissimo, l'idea degli esperimenti scientifici visti quali mezzi per scardinare il "velo" che separa "l'illusoria realtà dalla vera natura dell'uomo", vera natura che si potrà conoscere solo oltre la porta che divide la vita dalla c.d. morte. Un modo per forzare il mistero bandito all'uomo e che, come effetto delle forze sconosciute ai comuni mortali, determinerà un orrore da cui ci si potrà sottrarre solo con la perdita del senno. Da Mary Shelley e dal suo Frankenstein (1823) arrivano le scene con i fulmini e i lampi, ma anche l'ossessione del mad doctor, che permettono di strappare un cadavere dalla morte e ricondurlo in vita. Ed ecco che, su quest'ultimo aspetto, arriva l'omaggio ad Edgar Allan Poe e al suo La Verità sul Caso Mr Valdemar (1845), in cui un malato terminale concede a un dottore di svolgere un esperimento che gli permetterà di rispondere alle domande che gli saranno poste anche dopo esser morto. Jacobs farà proprio come il protagonista del racconto di Poe, al fine di avere risposte sull'aldilà, ma così facendo fungerà da "portiere" di un varco da cui le forze dell'altrove cercheranno di penetrare per invadere il mondo dei comuni mortali. King chiude così il romanzo con un crescendo di emozioni che fanno di Revival una delle sue opere dotate di un epilogo più vicino a quell'horror che fece la fortuna di riviste quali weird tales.
Un epilogo, tra l'altro molto visionario e cupo, che trasforma il romanzo in un testo, seppur poco esoterico (King mostra anche qua il maggior legame con la realtà fenomenica piuttosto che metafisica), da annoverarsi nel filone trascendente. Un'occasione che permette a King di scaricare le proprie paure legate anche dall'età avanzata (inutile girarci intorno, al procedere degli anni tutti finiamo con l'interrogarci sempre più sul mistero della morte) e di rimarcare la propria posizione conflittuale circa la c.d. religione essoterica, cioè quella rivolta alle masse popolari e di semplicistica impronta, valutata come un qualcosa di menzognero. L'aldilà di King, in una visione che potremmo definire lovecraftiana (imitato in questo da Laird Barron, si legga La Cerimonia, 2015), è un vero e proprio inferno disancorato dai comportamenti tenuti nella vita di tutti i giorni. Non importa esser stati delle santità o degli assassini, l'altrove non tiene conto di questo, non è governato da regole premiali né tiene conto dell'eventuale spiritualità sviluppata nel corso della vita terrena. King, citando il De Vermis Mysteriis, prosegue nel solco scavato da Thomas Ligotti e procede, in un pessimismo cosmico, nel delineare l'uomo quale vittima sacrificale (leggi burattino) in mano a creature insettiformi (nella fattispecie delle formiche di struttura umanoide). "Niente morte, niente luce, niente pace" l'avviso vomitato dalla bocca di una defunta ricondotta a vita. I nostri cari, così come tutti gli uomini che furono, vengono visti quale un'interminabile fila di schiavi, costretti a peregrinare in una landa decripta sotto la volta di un cielo di carta oltre il quale si celano i veri burattinai del circo. "Erano stati durubati dello sciocco miraggio della vita terrena, e invece del regno dei cieli promesso dai sacerdoti di qualsiasi fede, si erano ritrovati ad aspettarli una città defunta con titanici blocchi di pietra sotto un cielo che era a sua volta un telo trasparente". Così King descrive l'umanità interamente dannata per condanna esistenziale. Niente peccato originale e niente libero arbitrio, ma un destino legato alla specie allo stesso modo di una bestia inserita in una catena alimentare più grande di lei. Ecco allora che le religioni, tutte e senza distinzioni, vengon definite delle "colossali e fraudolente compagnie assicurative" a cui gli uomini si affidano nei momenti più bui della loro esistenza, in vista di un miracolo, tutto ciò per restare attaccati all'unica realtà di cui hanno cognizione e all'illusione di essere la creatura prediletta da Dio.

In conclusione possiamo definire Revival un romanzo maturo, attraverso il quale l'autore ripercorre, in chiave letteraria, parte delle proprie esperienze del passato e in cui non si contano gli omaggi sia letterari che musicali. Una grandissima "rimpatriata" intellettuale e personale, se vogliamo, che è stata definita, da un giornalista della Repubblica, quale "il romanzo più personale dell'autore tra incubi, droga e rock 'n roll". Lo stile è scorrevole e la lettura viene agevolata da un'atmosfera di fondo familiare che permette, a ogni lettore, di ricostruire il proprio passato e di immedesimarsi nel protagonista. Cinquecento pagine scarse di romanzo che vengono divorate nell'arco di tre giorni, senza fatiche di sorta e senza pesantezze. Una via come un'altra per ricordare il tempo che fu, quello probabilmente più spassoso legato alla giovinezza, ma anche un modo per guardare oltre il presente, ovvero verso quel traguardo che, purtroppo o per fortuna, accomuna ognuno di noi e che, se nel creato esiste un vero e proprio senso non legato al caso, costituirà la risposta al grande mistero dell'esistenza. King però, preparando al peggio il copioso esercito del mondo della letteratura fantastica, avverte: attenzione alle truffe... Siate pronti al peggio!

STEPHEN KING e la prima copertina
di REVIVAL, romanzo che può conisderarsi
quale tributo dell'autore alla sua seconda passione
ovvero la musica rock.

"Il cervello non invecchia, anche se la nostra visione del mondo può irrigidirsi, e magari tendiamo più a blaterare sui bei tempi andati... I falsi entusiasmi dell'esistenza cominciano ad attenuarsi dopo i cinquanta. Le giornate si accorciano, i doloretti si moltiplicano, l'andatura rallenta, però alcuni vantaggi ci ricompensano del resto. Con la calma arriva una rinnovata considerazione per ciò che abbiamo e la determinazione di sfruttare al meglio gli anni che ancora ci rimangono."

2 commenti:

  1. Ciao, ottima recensione come sempre, dettagliata e interessantissima. Sono curioso di leggere la recensione su Barker, autore che trovo difficile e disturbante. Ho letto everville ed è stata un'impresa arrivare al termine del libro.

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  2. Grazie per la lettura. Barker è un autore estremo, dotato di una fantasia fuori dal normale (alcuni suoi racconti sono pazzeschi) e soprattutto di una capacità onirica che trae linfa, a mio modo di vedere, dallo spirito pittorico che lo guida. Certo, siamo dalle parti di un orrore molto più fisico che psicologico o sognante.

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