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giovedì 14 giugno 2018

Recensione Narrativa: I VANGELI DI SANGUE di CLIVE BARKER.



Autore: Clive Barker.
Titolo OriginaleThe Scarlet Gospels.
Anno: 2015.
Genere:  Horror / Dark Fantasy.
Editore: Indipendent Legions Publishing.
Pagine: 310.
Prezzo: 17 euro.

Commento a cura di Matteo Mancini.
A quasi trent'anni dal capitolo che ha dato il là alla saga Hellraiser, Clive Barker scrive il capitolo conclusivo della serie e lo fa chiamando all'appello il detective dell'occulto Harry D'Amour, celebre soprattutto per esser stato il protagonista del racconto L'Ultima Illusione (1988) prima e soprattutto della trasposizione cinematografica del medesimo, distribuita col titolo Il Signore delle Illusioni (1995), per la regia dello stesso Barker.
The Scarlet Gospels, edito in Inghilterra e negli Stati Uniti nel 2015 ma giunto in Italia con due anni di ritardo grazie alla meritoria scelta della piccola Independent Legions Publishing, è un romanzo abbastanza voluminoso che si discosta sia dal romanzo capostipite (Hellbound Heart) sia dalla saga cinematografica di riferimento. Innanzitutto prende le distanze per il contesto in cui inserisce la storia (forse qualche reminiscenza del film Hellraiser II - Prigionieri dell'Inferno), in secondo luogo fa perno su un taglio assai più pulp sottolineato da dialoghi e battute più consone a un prodotto da blockbuster che a una storia giocata sulla suspence. In quest'ultimo aspetto risultava assai più efficace Hellbound Heart, senza ombra di dubbio più affascinante (e misterioso) per il suo limitarsi nel mostrare l'innominabile, ma di certo meno inventivo e più classico per il suo aderire al filone slasher movie.
Sulla scia della trilogia infernale della connazionale Tanith Lee avviata da Il Signore delle Notte (1979) e comprendente, guarda caso, un titolo identico a quello del sopracitato film con D'Amour protagonista, Clive Barker disegna nell'occasione le coordinate di un horror sospeso tra il grandguignolesco e il dark fantasy, con momenti di straordinario gusto pittorico-architettonico (se mi concedete l'espressione). pur se penalizzati da un soggetto (è il contorno a brillare) non proprio eccelso. L'autore di Liverpool apre un vero e proprio squarcio sull'aldilà e lo fa sia dalla prospettiva del c.d. mondo umano sia da quella degli inferi, mostrando da un lato le anime dei defunti che vagano per le vie di New York avendo smarrito il percorso che conduce alla pace dei sensi e, al contempo, offrendo un dettagliato sguardo sul mondo costruito da Lucifero in persona (pure lui alla ricerca della pace dei sensi). Elemento di congiunzione tra i due mondi, ovviamente, non potrà che essere la scatola a sei facce di Lemarchand, con il suo enigma da sciogliere per varcare il portale del non ritorno ("Risolvere l'enigma di una di quelle scatole significava aprire una porta per l'Inferno").

Se tuttavia in Hellbound Heart era possibile leggere un contenuto ulteriore alla mattanza messa in scena dall'autore di Liverpool, con The Scarlet Gospels, verrebbe da dire, sono il puro intrattenimento, nonché il gusto dell'arte, a calamitare le attenzioni dei lettori. Impossibile non restare affascinati dalla descrizione dell'inferno, con una riscrittura dello stesso assai lontana dalla tradizione religiosa e, ancor di più, da quella dantesca. Una visione senz'altro onirica e dagli intensi colori, in cui l'autore riesce a trasmettere l'abbagliante lucentezza della stella del mattino (nome di Venere ovvero Lucifero) che risplende nell'oscurità più tetra degli abissi della terra. L'inferno di Barker ha le forme di un mondo racchiuso sotto le rocce (apocalittico il finale), in cui svettano torri e fortezze di maestosa bellezza fatte di labirinti e scalinate disomogenee. Un luogo retto da un'aristocrazia demoniaca che fa le veci di un Lucifero scomparso da secoli, eppure venerato alla stregua di un Dio e immortalato in statue e affreschi. I demoni e gli ibridi (figli degli angeli caduti accoppiati con i dannati) sono delle vere e proprie creature viventi, così come gli angeli, e come tali possono morire (moriranno interi eserciti, sia a colpi di spada che per effetto di sortilegi). Harry D'Amour (qua dotato di poteri che lo rendono un sensitivo oltre che conoscitore di incantesimi e formule magiche), insieme a una truppa di improbabili aiutanti (tra i quali un tatuatore omosessuale che si chiama CAZ KING), si troverà a percorrere le vie degli inferi, alla caccia di Pinhead, sfruttando un varco dimensionale aperto dallo stesso. Lo storico personaggio dalla testa chiodata, non presente nel primo romanzo ma protagonista indiscusso del serial cinematografico, è qua impegnato nientemeno che a condurre una rivolta contro Lucifero per rilevarne il posto. Il suo è un vero e proprio delirio di onnipotenza che lo porta ad agire per conto proprio e a tramare alto tradimento contro il suo ordine. Una caratterizzazione psicologica che lo rende assai simile agli umani. La struttura narrativa diviene così quella del binario parallelo che vede i due soggetti avanzare nel loro rispettivo intento per finire con l'intrecciare il proprio destino, per vederlo poi di nuovo sdoppiare nella parte terminale.
D'Amour diviene così il martire, il testimone della potenza delle forze dell'aldilà e, come tale, finirà col perdere la vista (assumendone un'altra, quella proiettata sull'altrove). Sarà, in altre parole, costretto ad assistere alla scontro infernale tra Pinhead e Lucifero per narrare sulla terra le gesta del nuovo pretendente al ruolo di re dei diavoli. Per costringere il detective a collaborare, Pinhead, nel frattempo elevatosi a grande mago dopo aver sterminato i più grandi maghi del mondo e averne appreso i misteri con lo strumento della tortura, farà rapire una sensitiva cara a D'Amour per indurre lo stesso a seguirlo nella discesa infernale. Quest'ultima, cieca e indifesa, ha il dono di vedere, sulla terra, le anime delle persone morte (esilarante descrizione delle stesse, con battute da fumetto pulp) e di prestare loro aiuto per rimetterle sulla giusta strada e accettare la loro nuova realtà. In buona sostanza, la forza del romanzo sta proprio nella descrizione dell'inferno e, ancora di più, nella caratterizzazione di un Lucifero (dai tratti umani pur se di altezza ciclopica) che, a differenza di Pinhead, non può neppure definirsi malvagio. Il Diavolo viene tratteggiato come un angelo caduto in depressione, infelice e arresosi all'evidenza dei fatti dopo aver cercato di costruire il suo paradiso (leggasi inferno) scimmiottando la città di Roma e battezzando la sua creatura Pyratha (aka Pandemonium). Bellissima la parte in cui Pinhead profana il santuario di Lucifero, una sorta di sarcofago architettonico in cui lo stesso versa in stato di apparente morte, dando l'idea di essersi suicidato in un arzigogolato quanto spettacolare modo, per dimenticare la propria condizione e accogliere l'artificio del sonno eterno.

Se quanto sopra costituisce il punto di forza del romanzo, con descrizioni e momenti degni di esser menzionati tra i più riusciti nel genere, Barker scivola spesso e volentieri in fastidiose cadute di stile. In prima battuta, a mio avviso, diventa "stucchevole" per i continui riferimenti (spesso e volentieri gratuiti) alla sfera sessuale (quasi tutta di stampo omosessuale). Ancora di più, stonano i dialoghi che vedono D'Amour e il suo gruppo di amici in azione. Barker opta per un taglio farsesco, da film destinato al circuito blockbuster, con punte di un'ironia grossolana e sprazzi di banalità che vanno a cozzare con la magnificienza del contesto. Sono inoltre, sempre a mio modesto parere, da rilevare le troppe scene di combattimenti e di azione che, paradossalmente, finiscono per rallentare la narrazione, per effetto di una descrizione capillare dei vari colpi portati e dei vari modi attraverso i quali gli stessi vengono schivati o vanno a bersaglio. Non si contano infatti gli scontri tra D'Amour e i demoni e tra questi e Pinhead (addirittura tali da ricordare il cartoon I Cavalieri di Zodiaco, con tanto di armatura d'oro strappata a Lucifero per finire sul corpo di Pinhead). Ciò premesso, soprattutto nella prima parte, non manca il gore e il sangue (a ettolitri), aspetto che rende il romanzo consigliabile solo alla cerchia di appassionati dell'horror estremo. Il ritmo è altalenante, mentre la qualità tende a crescere sulla lunga distanza grazie al maggior gusto dell'arte che, a poco a poco, diviene prevalente sulla violenza e sulle perversioni sadico/sessuali.
La prima parte del romanzo è una vera e propria macelleria con due "sequenze" degne di nota: il flashback in cui viene mostrato il primo incontro tra D'Amour, all'epoca poliziotto, e un demone sanguinario; e il sopralluogo all'interno di un appartamento di un mago specializzato in magia sessuale (alla Crowley), occasione che permette a Barker di ricordare volumi e oggettistica propria di un certo mondo occulto (uno dei rari momenti classici del romanzo).

Stephen King e Clive Barker
sul set de I SONNAMBULI
nel 1992 per rendere insonni
le notti dei loro lettori.

Un po' come King, a fine romanzo, traspare la sfiducia dell'autore nelle autorità religiose ufficiali (rappresentate da un reverendo carico di gioielli e prodigo di discorsi retorici, che non perde occasione per mettere a nudo la propria ipocrisia), lasciando in mano a soggetti comuni, e addirittura apparentemente sacrileghi, il ruolo di difensori contro i disegni del male. Traspare poi una critica alla scienza, in particolare quella psichiatrica ("un piccolo brindisi all'idiozia degli psichiatri"), per l'atteggimento di voler ricondurre l'intera realtà, ivi compresa la paranormale o metafisica, nell'alveo della comune esperienza anche quando qualcosa subentra a scombinare i piani predefiniti (nel caso specifico un fantasma che fa cadere i quadri dell'ufficio del dottore). "Gente come lui", dice la sensitiva a D'Amour facendo riferimento al medico chiamato a giudicare l'attitudine psichica dell'uomo a ricoprire il ruolo di poliziotto, "ha il massimo interesse a mettere a tacere gente come noi. Perché noi facciamo dondolare la barca, capisce?"
Ci sono infine delle riflessioni, un po' abbozzate, sulla vita e la morte che trasmettono a momenti ottimismo e a tratti pessimismo. Se da una parte Barker dipinge un mondo dove la morte altro non è che un passaggio per un'altra vita, dall'altro ci sono dei passaggi che trasudano pessimismo alla quinta essenza. "La morte era uno specchio di dolore a due facce: quella dei viventi, ciechi e convinti di aver perso i loro cari per sempre; e quella dei morti, che li vedevano soffrire e soffrivano accanto a loro, senza poter offrire una sillaba di conforto". La vita viene delineata come un percorso accidentato e, per giunta, ciclico in cui, come direbbe Giacomo Leopardi, le felicità sarebbero delle brevi parentesi sospese nella tempesta del dolore. "Credo che i bambini piangano, quando nascono, perché hanno la consapevolezza di tutte le cose brutte che gli accadranno... Ogni vita è una condanna a morte. Solo che crescendo, lo dimentichiamo, come un sogno al momento del risveglio."
Quale è allora il segreto dell'esistenza? Il romanzo non lo spiega, non offre una via che possa offrire il ristoro e la felicità eterna, ma sembra suggerire il percorso della metempsicosi, in un'ottica in cui Dio e gli angeli non appaiono certo come i salvatori di religiosa memoria (evidente il modo in cui due angeli si disperano per non aver assistito alla guerra dell'inferno, divertiti dalla morte dei loro fratelli decaduti). "La gente è complicata non fa altro che indossare maschere, almeno finché è viva. Quando poi muore vedi la verità. Ed è tanto più ricca e strana di quanto potresti immaginare guardando solo le loro maschere. Devo morire per un po'. Farmi tornare la voglia di vivere, scegliere dei nuovi genitori e tornare in gioco con tutte le conoscenze che ho nascosto sul fondo della mia anima. Sarà una gran bella esistenza la prossima, con tutto quello che so. Ci ritroveremo. Con volti diversi, ma con la stessa anima." L'esistenza allora diviene un cammino per la conoscenza e lo studio, un modo come un altro per scalare le vette che aprono i portali che conducono al cuore del creatore e non certo, come mostrato da Pinhead (anche lui votato allo studio e alla conoscenza), per divenire il Generale di un esercito chiamato alla conquista del nuovo mondo. Alti e bassi che rendono il romanzo meritevole di una lettura, ma fanno imprecare per il capolavoro di genere mancato.

La copertina originale del romanzo al centro;
PINHEAD a sx interpretato da Doug Bradley, storico protagonista della saga cinematografica;
Harry D'Amour, a dx, interpratato da Bakula nel film Il Signore delle Illusioni.

"Ho bisogno di una mente che ricordi tutti gli eventi che accadranno da ora in avanti. E ho scelto te, per questo... Non ti limiterai a osservare ciò che sta per succedere all'inferno, ma lo metterai per iscritto e i miei gesti e i miei pensieri saranno raccontati nei minimi dettagli. Questi saranno i miei vangeli, e non ti proibirò di dire nulla, nei loro capitoli, purché sia la verità."

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