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mercoledì 20 giugno 2018

Recensione Saggi: COM'ERA WEIRD LA MIA VALLE di Fabio Lastrucci & Vincenzo Barone Lumaga.



Autori: Fabio Lastrucci e Vincenzo Barone Lumaga.
Edizioni: Milena Edizioni.
Anno: 2018.
Genere: Saggistica divulgativa e critica letteraria sul genere horror & fantastico.
Pagine: 354.
Prezzo: 19,90 euro.

Commento di Matteo Mancini.
Sinuosa prova del duo tutto campano composto da Fabio Lastrucci e Vincenzo Barone Lumaga, "vecchi" compagni di avventure di tante battaglie narrative. Conosciuti soprattutto per i loro racconti con incursioni anche nella saggistica e, nel caso di Lastrucci, nel ruolo di disegnatori di fumetti, con Com'era Weird la mia Valle i due autori offrono il loro contributo/tributo al genere che li accomuna e che, con tutta probabilità, ha giocato un ruolo determinante nella loro formazione "artistica". Nasce così un saggio dedicato al mondo weird ovvero un coacervo articolato di generi in cui confluiscono "opere che una volta sarebbero state definite horror, splatter oppure neogotiche o fantastiche e più in generale impreziosite dalla presenza di elementi surreali o fantastici". Il percorso scelto dai due autori è finalizzato ad "accrescere la curiosità verso autori e correnti ingiustamente finiti nell'oblio" e si snoda, sulla scia del volume Guida alla Letteratura di Fantascienza dell'Odoya, in modo tematico partendo dal folklore per proseguire con la nascita del gotico e via a salire fino ai giorni moderni. La letteratura non è l'unica arte toccata dall'analisi del duo campano che si dimostra molto attento al substrato antropologico, cercando di spiegare quanto l'arte venga influenzata dalla realtà e viceversa, oltre che a quello cinematografico e fumettistico.
Così, dopo un primo capitolo orientativo, vediamo affrontati i principali archetipi del mondo del terrore e come questi siano filtrati nella letteratura, nel cinema e nel mondo del fumetto. L'analisi, molto elegante e stilisticamente aggraziata da un lessico a tratti ricercato, predilige offrire chiavi interpretative, talvolta originali e psicoanalitiche, delle maggiori opere di riferimento, piuttosto che inflazionare il testo con un lungo e asettico elenco di titoli. Vengono così affrontati, in distinti capitoli, le figure dei ritornanti (Mostro di Frankenstein, Vampiri e Zombi), i classici temi delle case infestate e dei c.d. mad doctor, l'antica figura del licantropo (con un'analisi addirittura criminologica), il più curioso ruolo ricorrente del suino nel mondo fantastico del gotico, quindi l'universo lovecraftiano e le affascinanti figure dei detective dell'occulto (probabilmente il capitolo più completo dell'opera) e degli inafferrabili killer di fine ottocento (Jack lo Squartatore in primis). Tutto questo senza mai dimenticare il substrato storico culturale che sta alla base delle singole figure, fungendo da innegabile elemento di ispirazione. Molto interessante poi la panoramica dedicata al mondo italiano, con dieci interviste ad affermati scrittori contemporanei e soprattutto con un capitolo incentrato sul lato oscuro dell'ottocento letterario italiano (analisi poi estesa anche al novecento e al mondo underground contemporaneo).

Progetto dunque assai ambizioso, gestito in modo ammirevole (anche sul versante grafico che ricorda i volumi Odoya) con una padronanza linguistica che nulla ha da invidiare alle apparentemente più blasonate produzioni della media-grande editoria. Certo, i limiti di battute e la lunghezza di circa 350 pagine costituiscono un muro difficile da valicare per chi possa pensare di offrire un quadro completo di un genere, il weird, dai confini nebulosi e dalla consistenza quantitativa a dir poco sterminata. Lastrucci e Barone Lumaga lo ammettono fin dall'inizio, chiarendo che Com'era Weird La Mia Valle non ha pretese di ergersi a manuale di natura enciclopedica né, tanto meno, orientativa (come i volumi Odoya), piuttosto costituisce un'occasione di confronto con i lettori e gli appassionati per andare oltre alla mera apparenza offerta dalla lettura superficiale dei racconti e per contestualizzare il tutto in un quadro a trecentosessanta gradi che parta dagli aspetti antropologici e sociologici per confluire nel mondo dell'arte.
Volume sicuramente consigliabile a chi intenda approfondire le semplici letture o a chi non si accontenti dei volumi divulgativi, di facile e immediata lettura, costruiti a modello di veri e propri cataloghi.
Il saggio è anticipato da una mia prefazione in cui parlo degli atteggiamenti della critica italiana verso il genere e la cosa, vi confesso, specie dopo la lettura del volume mi rende più che entusiasta. Pollice in su.

Vincenzo Barone Lumaga,
uno dei due autori del saggio.

"Le nostre paure sono sempre le stesse: paura di ciò che è buio, di ciò che è ignoto, paura di perdere le persone più care e di perdere se stessi, quindi paura della follia, e della morte... Scrivere è fare i conti con queste paure, precipitare ogni volta nell'abisso e tentare poco per volta di uscirne."

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