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sabato 17 marzo 2018

Recensione Saggi: STORIA DELL'ANTICRISTO di



Autore: Massimo Centini.
Edizioni: Odoya.
Anno: 2010.
Edizione Originale: Edizioni Piemme, 1996, col titolo de Il Ritorno dell'Anticristo.
Genere: Saggistica Religiosa/Esoterica.
Pagine: 318.
Prezzo: 18,00 euro.

Commento di Matteo Mancini.
Il prolifico Massimo Centini, antropologo torinese classe '55 che spazia dalla criminologia (La Sanguinosa Storia dei Serial Killer) alla religione passando per il mito e le credenze popolari, si lancia in un'indagine coraggiosa quanto specifica. La sua è una vera e propria inchiesta, come lui stesso la definisce, volta a gettare luce sulla figura apocalittica, più leggendaria che religiosa, dell'anticristo. "Cercheremo in modo laico e pratico di seguirne le tracce storico-antopologiche presenti nelle fonti, ivi comprese quelle apocrife", così presenta questo progetto uscito per la prima volta nel 1996, col titolo Il Ritorno dell'Anticristo per Edizioni Piemme, e riproposto nel 2010 da Odoya con il più calibrato titolo di Storia dell'Anticristo. Si tratta infatti di una vera e propria storia dell'interpretazione data a questa figura dai teologici e dai profeti nel corso degli anni, una figura che, come specifica più volte Centini, non è squisitamente legata alla tradizione giudaico-cristiana ma trova conferme in altre religioni con delle similitudini assai evidenti e marcate.

Volume indubbiamente colto, non sempre facile da seguire, che cerca, oltre a presentare le varie figure politico-religiose che nel corso degli anni, da Antioco IV Epifane e Nerone fino a Hitler (figura quest'ultima, a mio avviso, più legata per molteplici motivi al protagonista del volume, tuttavia non approfondita), sono state riconosciute (evidentemente in modo fallace) quali l'anticristo, di fare un vero e proprio profilo del personaggio, prendendo come base il testo vergato da San Giovanni. Così abbiamo capitoli dove si analizzano le fonti che ne hanno plasmato la genesi, la provenienza etnica, il suo aspetto (chi lo vorrebbe seducente e dai tratti umani, chi lo vedrebbe come un qualcosa di organico e complesso, chi addirittura un extraterrestre), il suo potere, il modus operandi grazie al quale salirà al trono, i suoi adepti primo tra i quali il falso profeta chiamato a preparargli il terreno con attività di proselitismo, il mistero del 666 indicato quale numero di riconoscimento e la grande battaglia finale, unito al dragone (ovvero Satana), al citato falso profeta e ai re del mondo, sulla montagna di Meghiddo (la c.d. Harmaghedon) per aver ragione una volta per tutte dei giusti (soccomberà per l'intervento diretto di Gesù). In mezzo a tutto questo, Centini apre infinite e lunghissime parentesi dove affronta molteplici argomenti di confine, dalla demonologia alla stregoneria (compresi i modi in cui essa è stata combattuta dall'inquisizione), presentati quali background funzionale a spianare l'avvento della Bestia e del suo seguito di morte. Non manca poi un capitolo dedicato alle profezie più o meno laiche, tra queste spiccano le visioni di Nostradamus, applicate a questa figura, così come la convinzione di vedere nel papato l'ambito di proliferazione dell'anticristo. Su quest'ultimo tema non si contano le digressioni di Centini che parla di Martin Lutero, testimoni di Geova, Mormoni e altri religiosi che hanno operato una scissione da Roma vedendo in essa un pericoloso discostamento dai valori cattolici iniziali. L''autore spende poi parole infinite sul millenarismo, ma soprattutto sull'isteria dell'anno 1.000, tempo in cui la convinzione che si sarebbe assistito alla fine del mondo divenne cosa pressoché certa, a seguito dell'interpretazione, fin troppo letteraria, di alcuni passaggi della Bibbia. Diventa dunque facile diagnosticare un'ossessione storica, praticamente infinita e ricorrente, se vogliamo quindi atavica, legata alla parte della Bibbia che va sotto il nome di Apocalisse, vista come monito e al tempo stesso passaggio obbligatorio per accedere alla grazia ascetica. Ecco allora che l'avvento dell'anticristo può essere persino letto, più che un incubo da scacciare, quale provocatorio desiderio da accogliere, forse perverso ma necessario e imprescindibile per avviare il processo finale che porterà all'apertura delle porte del Paradiso cui accedere non da trionfatori bensì da umili servitori. Veder materializzare i timori, infatti, comporterebbe al tempo stesso aver certezza della vittoria finale e di quanto a essa è connesso ma, attenzione, non quale ricompensa (altrimenti si cadrebbe nell'ambito d'azione dell'anticristo per effetto di un'adesione legata a un discorso premiante) bensì quale conferma della correttezza del proprio operato e della propria ideologia.

Un volume non facile, lo abbiamo premesso, non da affrontare ridendo e scherzando (credo che ci sia ben poco da ridere, lo insegna la storia recente), anche perché i toni con cui Centini lo confeziona sono seri e al tempo stesso appassionati, per niente votati allo spettacolo. Lo studioso piemontese focalizza gli aspetti basilari, ritornando più volte sui punti centrali della tematica che ha in San Giovanni la sua primaria bussola orientativa (non la sola). Un modo di esporre il tema, se vogliamo, ripetitivo, ma al tempo stesso responsabile. A fine lettura difficilmente non si saranno comprese le caratteristiche di questo essere diabolico, un vero e proprio lupo travestito da agnello, che cercherà di conquistare le folle con una lunga serie di prodigi, che saranno visti quali miracoli pur essendo illusori (parentesi di Centini per mettere in evidenza la differenza tra il miracolo di origine divina e l'azione prodigiosa del maligno), venendo così riconosciuto come un vero e proprio Dio in terra ("Chi è simile alla bestia e chi può combattere con essa?" Sembra di sentire Mussolini commentare l'operato della Germania Nazista, ndr) così da portare verso la perdizione il suo seguito con parole e promesse che suonano di bestemmia, garantendo agli adepti piaceri e vantaggi materiali a totale discapito degli spiriturali. Un'ascesa rapida e improvvisa, tre anni e mezzo dicono le scritture, che diverrà sempre più diabolica e depravata fino allo scontro finale che aprirà un'era millenaria di pace al cui termine avrà luogo lo scontro decisivo tra Dio e Satana (di nuovo liberato, non si capisce bene se col supporto dell'anticristo e del falso profeta) prima della fine del mondo e del giudizio universale.

Torino, Piazza Statuto,
chi è colui che domina l'ascesa?
""E vidi dal mare salire una bestia che aveva dieci corna e sette teste, 
e sulle sue corna dieci diademi, e sulle sue teste nomi blasfemi."

La Storia dell'Anticristo non è dunque un testo per tutti, figurarsi un lettore medio a cui sconsigliamo l'acquisto. Diviene invece uno spunto molto utile di riflessione, ivi compreso sul versante antropologico e sociologico. Centini fa comprendere quanta importanza un testo quale l'Apocalisse abbia avuto, e attenzione lo ha tuttora, nella storia dell'umanità, con ripercussioni che hanno influenzato lo sviluppo dell'umanità, addirittura tali da dar vita a vere e proprie psicosi collettive giunte a tramutarsi in convinzioni che vanno oltre il mondo del fantastico (si è infatti pensato anche all'esistenza di una donna ingravidata e celata sotto mentite vesti nel ruolo di Papa). Un testo, per modalità d'azione proprie dell'essere diabolico che ne sta al centro e adescamento degli adepti (più legato al plagio che alla costrizione), che è sempre moderno e che lancia tristi e pericolosi presagi che hanno trovato conferma nella storia più recente, si pensi all'operato di Hitler e della sua Germania Nazista (con tanto dello sfruttamento della televisione come "statua parlante", come la definisce l'apocalisse, per fare propaganda e indurre alla venerazione il popolo) che sembra incarnare in tutto e per tutto il profilo tracciato da San Giovanni. Centini non lo dice ma è notorio il tentativo di Hitler di sovrascrivere sulla religione cattolica una nuova religione pagana, che avesse al centro la sua stessa figura, tanto da aver composto e imposto alla gioventù delle vere e proprie preghiere al Fuhrer (scalzando il vero destinatario originario che era Cristo). Sorprende un po' che Centini sorvoli su questi aspetti che, ad avviso di questo recensore, sono a tema in modo centrale con questa figura, a partire dalla stessa provenienza del Nazismo (nato nelle logge deviate para-massoniche), ai suoi fini (lo sterminio degli Ebrei ovvero il popolo eletto di Dio) e all'innegabile relazione col mondo diabolico (inversione della svastica e vero e proprio studio del mondo occulto).

Altro aspetto da evidenziare è il totale disinteresse di Centini al versante artistico legato alla figura dell'anticristo. L'autore resta legato a un esame del testo sacro, tralascia tutte le influenze ulteriori, dal cinema, alla narrativa (si pensi a romanzi di successo quali Rosemary's Baby o, in modo più calcanze, Il Presagio di David Seltzer), più legato a una tradizione millenaria e storica. La scelta è comprensibile e attribuibile a un desiderio, verosimilmente, autoriale anziché "depistabile" da credenze più o meno popolari o, peggio ancora (in quanto assai meno sociologiche), legate alla spettacolarizzazione propria del mondo dell'arte.

Un cenno alla cura grafica del testo. La versione Odoya è magistrale come sempre riesce a garantire la casa editrice bolognese. Il volume è ricchissimo di raffigurazioni, molte di esse presenti anche nell'edizione Newton de Il Diavolo di Alfonso Di Nola, ed è corredata di schemi che definiscono, estratti dal testo, in modo chiaro e pronto termini o concetti che richiedono analisi specifiche.

Un volume dunque da comprare per chi intenda approfondire una figura di notevole importanza in ambito religioso, ma anche narrativo e cinematografico. Non a caso acquistai il volume anni fa, peraltro a buon prezzo su una bancarella, perché lo ritenevo immancabile in una biblioteca di un appassionato di certe tematiche. Da sempre affascinanto, come credo una buona parte di lettori e scrittori di fantastico, dall'Apocalisse di San Giovanni, non potevo lasciarmelo scappare anche per chiarificare i tratti di una figura sfumata e controversa che si presta, come avviene sempre nell'ambito delle profezie, a centinaia di interpretazioni talvolta tra loro contrastanti. Pollice alzato ancora per l'Odoya e plauso a Centini per essersi barcamenato, seppur in modo non sempre lineare e massimizzato, in una tematica complessa e per niente semplice.

Il commento in pillole: Testo non semplice, non sempre lineare e caratterizzato da una lunga serie di digressioni e parentesi su argomenti di confine. Alla fine però Centini, penso di poter dire, centra e fissa gli aspetti salienti della figura. Saggio per chi voglia approfondire tematiche storiche, sociologiche e religiose, ma anche per chi lavora in ambito di scrittura creativa-narrativa legata al mondo del fantastico (non dico horror perché non mi piace il termine quando si parla di scrittura).

In copertina, non poteva esser altrimenti (anche se in ballottaggio siam certi di ritenere Il Genio Alato di Torino), un particolare della scultura di Guillaume Geefs, intitolata Il Genio del Male ovvero Lucifero (incatenato), situata nel pulpito della cattedrale Saint-Paul di Liegi (Belgio).

All'ombra della Mole, nella città che viene reputata
il vertice di un triangolo magico che ha in
Londra e San Francisco gli altri vertici, 
se la ride MASSIMO CENTINI,
tra una centuria e l'altra del falso profeta per ANTOnomasia
deceduto 100 anni prima del 1666, 
e, ascoltando l'inno del TORO firmato STATUTO,
scrive 330 anni dopo la data fatidica
di realizzazione, secondo il fantasioso romanzo Il Club Dumas,
del volume Le Nove Porte, il suo saggio
IL RITORNO DELL'ANTICRISTO
ripubblicato da Odoya un numero di anni dopo pari
a quello che nei tarocchi introduce al DIAVOLO.  

"Il Falso Profeta s'adoperava che a tutti fosse impresso sulla mano destra o sulla fronte un marchio, in modo che nessuno potesse comprare o vendere all'infuori di coloro che portavano il marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha mente computi il numero della bestia; è un numero d'uomo. Il suo numero è seicentosessantasei." (WWW).

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