A cura di Matteo Mancini.
Eccoci, finalmente, a parlare della nuova uscita firmata dall'amico
Davide Melini, filmaker romano ormai da anni operativo in Spagna e
che ha preso le mosse come assistente ne La Terza Madre di
Dario Argento per poi intraprendere un percorso personale con
cortometraggi premiati a livello internazionale e selezionati per il
David di Donatello (2011) pur continuando anche nel ruolo di
assistente alla regia (nelle serie americane Penny Dreadful e
Into the Badlands). Dopo circa quattro anni di tribolazione,
con un cambio di produzione e rivoluzione dell'intero cast artistico
e tecnico, è uscito Deep Shock, l'omaggio cercato e
voluto da Melini al cinema horror e thriller italiano anni '70,
ideale commistione tra Deep Red e Shock rispettivamente
di Dario Argento e Mario Bava. Molti sono gli omaggi a questi e ad
altri film del periodo, che Melini ha voluto così ricordare per
pagare, probabilmente, un tributo doveroso alle sue principali fonti
di ispirazione (non è certo il solo in questo). Ci tiene però a
precisare di aver realizzato una rielaborazione dei temi classici e
di non essersi limitato a una mera copia o “banale”
riproposizione. Dunque il passato e la tradizione come punto di
partenza e non già di statico e freddo ritorno in cui vivacchiare
senza aggiunger niente di nuovo e di proprio. Se vogliamo quindi un
riproporre tematiche già viste con l'occhio e il piglio di un
Tarantino continentale.
Abbiamo allora avvicinato Davide, grazie agli strumenti offerti dalla
nuova tecnologia che negli anni settanta non eran neppur
immaginabili. A riguardo, mi vien in mente una diatriba tra
Massimiliano Allegri e Arrigo Sacchi col primo, in vena di burle, a
scherzare col grande maestro del calcio totale italiano dicendogli:
“Ma 25 anni fa non c'eran nemmeno le televisioni...” E noi
allora prendiamo la palla al balzo e realizziamo questa intervista
senza microfoni, che eppure, 25 anni fa ai tempi in cui il cinema di
genere italiano era ormai prossimo a esser strozzato proprio dalle
televisioni, eran indispensabili e lo facciamo senza neppure dare la
forma di un'intervista a quanto qui di sotto segue.
“Ho preso tutte quelle cose tipiche di quei film (del
cinema di genere italiano anni '70, ndr) e le ho
trasportate in una storia dei giorni nostri. Volevo ricreare quella
magia tipica anni '70, però usando le nuove tecnologie” spiega
Melini e noi subito cerchiamo di fare come lui in questo articolo,
così per gioco, dando vita a un doppio canale di scambio dati.
“Quindi villa, gatti neri, pallina che cade, rasoi,
assassino in nero, tuoni, ombre, sangue, mistero, terrazza...”
prosegue nell'aggiungere gli
ingredienti, assai gustosi, dell'alimento con cui si appresta a
deliziare i palati degli aficionados che
osservano e attendono tutti intorno. Ma
attenzione, ci tiene a ribadire, il suo non è un cocktail come
quelli che si intravedevano ne La Dolce Mano della Rosa
Bianca (2010), il
premiatissimo corto che iniziava all'interno di un pub con una
moderna Salma Hayek che danzava in primo piano. No... no... no, cari
miei, sottolinea, questa volta è stato fatto un passo in più. “Deep
Shock è un film che
rispetta i canoni del giallo italiano, ma li mescola con quelli
horror” e allora ecco i temi
delle visioni, demoni, sfide sataniche, croci rovesciate...
“facendolo però in modo autonomo e indipendente,
viaggiando sotto i binari del giallo/horror intrecciandoli ogni volta
con due storie parallele aventi un'anima a sé stante ma confluenti
in un unico film. C'è una parte razionale, che corrisponde al
giallo, con il suo inizio-svoglimento-conclusione... E una parte
irrazionale, a rappresentare l'horror, con anch'essa il classico
sviluppo inizio-svolgimento-conclusione...” E
cosa c'è di nuovo allora, potrebbe chiedere il solito impertinente
ragazzino sbarbato della prima fila, ancora armato di penna e
taccuino come una sorta di Tullio (Kezich, ndr) vomitato dagli anni
'70, manco fosse lì presente (pur incarnando il passato) a prendere
gli ordini dei commensali? Lo spiega subito Davide, spostando il
busto in avanti sul bancone in cui vengon servite le pietanze
speciali, alla stregua di un Danny Trejo di derivazione Tarantiniana
sul set de Dall'Alba al Tramonto (tanto
per parlare di due storie parallele in diversa salsa che confluiscono
in una esplosiva di natura tutta sua). “Le due storie si
intrecceranno l'una con l'altra in maniera perfetta” ci
sussurra per non farsi sentire dagli altri distratti avventori, poi
porta le due mani davanti al bocca per serrare il suono e ingabbiarlo
in modo che possa giungere ai nostri orecchi come il più grande
mistero dell'umanità, un tunnel da cui uscire solo grazie alla
finissima strettura finale: “dando vita a un vero e
proprio deep shock!”
Sulle labbra si apre un sorriso, a entrambi ovviamente, mentre gli
altri, dietro, allungano i capi per cercare di cogliere qualche
dettaglio, ma sono ancora ignari di quello che sta per succedere.
Eppure il film è già uscito, quando scriviamo queste poche righe:
Milano, Torino, Napoli e poi nel tarantino, ovviamente. Di lui han
già scritto “dalla mente del più che promettente regista
romano, possibile erede di Argento e Bava, affiora con violenta
prepotenza Deep Shock.”
Accattivante fin dal trailer (che potete vedere qua
https://www.youtube.com/watch?v=wJVeMjjNPfs)
proprio per gli ingredienti che si intuiscono e per un bell'uso della
fotografia (curata niente meno che da Juanma Postigo, candidato al
Premio Goya 2016 per la fotografia di El Violin de Piedra),
Deep Shock si presenta come il corto del definitivo salto di
Melini, girato con una Red Epic Dragon 6K.
Produzione interamente inglese con apporto decisivo di Luca Vannella
(cugino di Melini, addetto al trucco in molti kolossal americani, con
titoli quali Avengers, Thor, Harry Potter, Apocalypto,
Transformers, tanto per citare qualche nomignolo) e Vincenzo
Mastrantonio (altro addetto al trucco in capolavori quali Titanic,
Moulin Rouge, La Passione di Cristo), ma anche il pluripremiato
hair stylist Ferdinando Merolla (Gangs of New York, Hannibal
Lecter Le Origini del Male, tra i tanti) e lo stuntman Bobby
Holland Hanton che ha pure indossato i veri panni di Batman
(Inception, Il Cavaliere Oscuro Il Ritorno, nei panni di
Batman, War Horse). Nomi pazzeschi da cui affiorano i titoli
di tutti i maggiori successi degli ultimi anni, dalla Spagna
all'Italia fino a Hollywood. Un bel banco di prova per l'amico
Melini, che sceglie ancora la Spagna, con l'apporto della fedele
produttrice esecutiva Fabel Aguilera, quale teatro in cui inscenare i
suoi incubi su carta. Dispiace, ancora una volta, evidenziare il
disinteresse italiano per certe produzioni. Melini, che ne è anche
lo sceneggiatore, traccia un'esperienza onirica, con una protagonista
che fugge dai lutti familiari che l'hanno colpita per rintanarsi in
un mondo irreale a sua volta più crudele della realtà di partenza.
Apparizioni, strani omicidi l'accompagneranno portandola a lambire i
confini della pazzia. Muireann Bird, questa l'attrice protagonista, è
la star queen in un cast artistico che annovera anche attori
professionisti del calibro di Erica Prior (Second Name, regia
Paco Plaza) e Francesc Pages (Darkness di
Balaguero) oltre ad altri attori emergenti.
Per chi ne volesse sapere di più indichiamo l'indirizzo del sito
ufficiale del film http://davidemelini.com/DEEPSHOCK
dove potrete leggere l'insieme completo dei cast, sia tecnico che
artistico, con l'invito a sostenere il film e gli artisti italiani
che tentano ancora di rianimare quella fiammella costituita dal
nostro cinema di genere e che qualcuno, specie quelli con penna e
taccuino in mano, si è da sempre ostinato a voler spegnere pure
quando dietro alla cabina di regia c'era un certo Leone... A
proposito di Leone, è prossimo a uscire anche Lion sempre a
firma di Davide Melini... Come disse Maurizio Costanzo (grande
sceneggiatore dei gialli italiani del tempo che fu) a Sergio
Corbucci: “State in campana lassù sul campanile!”
“IL GIALLO ALL'ITALIANA è PRONTO A FARE IL SUO RITORNO”
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