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sabato 4 luglio 2015

Recensione Saggi: EROI AL VOLANTE - TRENTA STORIE OLTRE LA LEGGENDA di Michael John Lazzari.




Autore: Michael John Lazzari.
Genere: Saggio Sportivo.
Anno: 2013.
Edizioni: Ultra Sport.
Pagine: 190.
Prezzo: 16,50.

ARTICOLO DI MATTEO MANCINI.
Aneddoti sull'acquisto.
Recensire Eroi al Volante ha un gusto particolare per il sottoscritto. Ricordo che appena giunsi a casa, dopo averlo preso, mi misi subito seduto in terrazzo a sfogliarlo rimanendo molto colpito dall'introduzione dell'autore; penso di poter dire la cosa più bella del testo, non perché quello che segue non sia interessante, ma perché da essa traspira la passione e la volontà di tributare dei personaggi che hanno regalato emozioni e a cui ciascun sportivo, amante del settore, ha legato un ricordo più o meno personale, magari relativo alla propria vita privata. Poco importa poi se si è al cospetto di campioni che hanno macinato vittorie su vittorie o di chi non abbia mai conseguito un punto mondiale, non è questo a valere. Il fine dello sport non deve essere la vittoria (che è comunque il risultato cui tendere) bensì lo spettacolo, la funzione di metaforizzare la vita e di regalare sensazioni indelebili a chi assiepa le tribune e anche a chi pratica certe attività. Io, a esempio, ricordo perfettamente cosa feci e dove mi trovavo quando morirono Roland Ratzenberger e Ayrton Senna, ma anche quando Mika Hakkinen, per il quale facevo il tifo fin dal debutto in Formula 1 (ricordo che in una delle sue prime gare, trasmesse in Italia in prima mattina, quando correva con la Lotus, mio padre mi disse, visto che io non mi ero alzato: il tuo pilota si è ritirato e quando è sceso dalla macchina aveva la mano del cambio sanguinante), vinse la sua prima corsa in F1 (mio padre, tifosissimo Ferrari visse un giorno da incubo e mi tirò dietro persino una ciabatta dandomi del vergognoso in quanto da italiano non facevo il tifo per gli italiani, cosa peraltro non vera essendo stato Ivan Capelli, che io chiamavo Cappelli, il primo pilota per cui ho fatto il tifo: leggendario quel secondo posto con la Leyton-House rimasta quasi senza benzina lo ricordo ancora... Ivan con le due braccia alzate al cielo), per non parlare di quando ebbe quel tremendo incidente in Australia con gli occhi, che affioravano dalla visiera spaccata, persi nel vuoto (credo di possedere ancora alcune pagine della Gazzetta dello Sport di quel giorno).

Un libro assimilabile a questo era poi nei miei programmi di scrittura da svariati anni, come ho avuto modo di scrivere anche su queste pagine, ma che poi non ho mai fatto limitandomi a scrivere qualche articolo (il migliore, forse, proprio su quel tragico week-end di Imola del 1994). E' stato quindi un immenso piacere quando l'ho visto esposto nella sezione sport della libreria della Feltrinelli di Pisa, dove stavo cercando, avendo la postepay fuori gioco, Anarchico e Testabalorda di Nicola Roggero. Avevo infatti appena terminato di leggere L'importante è Perdere, proprio di Roggero e ne ero rimasto molto impressionato, al punto da cercare un suo nuovo libro. Inoltre si trattava di un giorno particolare ovvero del giorno mondiale dedicato alla FESTA DEL LIBRO (24 aprile) e io, che in un anno compro anche qualcosa come una trentina di volumi, non potevo e non volevo mancare all'appuntamento. Perché? Perché come direbbe il buon Ringo, di matrice Gemma e non il clone De Martino, è una questione di principio.  Comprai quel dì, per un totale di 55,05 euro (quasi a voler emulare un leggendario film comico di ambientazione sportiva, ma senza il De del regista sopra ricordato) altri due volumi a tema ovvero Portieri Figli di Puttana di Fausto Bagattini (stessa casa editrice del volume qui in esame) e il più costoso Il Tempo dello Sport di Maria Aiello, trasformando così il giorno della festa del libro nel giorno della festa dello sport raccontato su carta stampata.

i TRE acquisti del 24 aprile con relativo scontrino fiscale.

L'Autore.
Autore del volume è un giornalista italiano di origini inglesi ovvero MICHAEL JOHN LAZZARI scomparso, questo lo scopro ora, circa un mese prima del mio acquisto sebbene fosse ancora molto giovane. Bolognese del 1970, ironia della sorte di SAN LAZZARO, Lazzari era conosciuto per la passione a 360' per lo sport, sia da osservatore che da praticante, ma anche per la musica della sua adolescenza, qualcuno di basketcity.net, dove Lazzari credo collaborasse, intona ancora un ritornello che fa "mare forza nove, fuggire si ma dove..." Voce di Radio International Bologna dove conduceva vari programmiamava in particolare commentare le partite del calcio inglese ma anche i tornei di Wimbledon (tennis). Si dice persino che avesse una "fede cieca in Verstappen" (credo che il riferimento vada a Jos, il sottoscritto ce l'aveva invece in Gachot quindi lo capisco bene) e un debole per El Maestro. Molto colorito nel parlare, aveva espressioni e neologismi che per i colleghi sono diventati dei modi di dire decodificati da utilizzare quasi in una sorta di omaggio di stampo cinematografico. Un suo vezzo particolare, un po' come il tennista Ivanisevic in una famosa partita (mi pare proprio a Wimbledon) prese a fare con il commissario di campo scimmiottando John McEnroe, era quello di riprendere coloro che gli storpiavano la pronuncia del nome. Odiava farsi chiamare Michele e penso persino con quel Michail con cui veniva storpiato, da alcuni, il nome di Schumacher (uno che ha avuto a che fare sia con Verstappen che con Gachot, i due citati assai poco convenzionali quando le persone comuni pensano ai campionissimi). La pronuncia correct (come disse Hakkinen a Schumacher dopo il pazzesco sorpasso a tre a Spa) era Maicol, un po' come quel soggetto scuola Gavardina, figlio di Capo Nord, che da perfetto brocco si trasformò in un notevole saltatore al punto da essere schierato, quasi con i galloni del favorito, nel Corona di Milano.
Questo, più o meno, il ricordo di questo sfortunato giornalista che ha salutato la compagnia a soli 45 anni, lasciando di sé però un ricordo piuttosto marcato oltre che una figlia che potrà comunque sentir parlare un gran bene del padre. Ricordo che sarà vivo non solo in chi lo ha conosciuto di persona, ma anche in chi possiede i suoi articoli, i suoi video o i suoi libri. Prima di Eroi al Volante si era già confrontato (dopo una sorta di almanacco evoluto in un'antologia di ricordi, scritta a più mani, legata al Bologna Calcio) con l'automobilismo con il volume ATS la Scuderia Bolognese che Sfidò Ferrari (2012, Maglio Editore), in cui parlava della girandola di licenziamenti che videro protagonista la scuderia Ferrari, proseguendo poi con Teodoro Zeccoli. Cuore Alfa, biografia di un asso italiano che ha battuto fior fiori di piloti e ha resistito alle lusinghe di Enzo Ferrari, per concludere con un interessante volume (che credo comprerò) dedicato alla figura della donna nell'automobilismo e intitolato Donne da Corsa. In F1, Rally, Prototipi, Indycar e Nascar, una sorta di scuderia in rosa. Dunque il ricordo è e sarà sempre vivo, perché se c'è una cosa che possa rendere magica la "letteratura", sia essa creativa o sia essa saggistica, piuttosto che il cinema, o l'arte in genere, è la possibilità per coloro che ne entrano a far parte (sia passivamente, sia attivamente) di sfuggire alla morte, un po' come disse un certo James Dean, uno che quando si parlava di Eroi al Volante non si tirava mai indietro e che se ne andava in giro con un Porsche con scritto sul retrotreno Little Bastard.

Michael J. Lazzari consegna la coppa al pilota Biagi, quello col berretto.

La Recensione di EROI AL VOLANTE
Il volume di Lazzari è dedicato alla Formula Uno, ma più specificatamente a chi in pista ha dato il cuore meritandosi il riscatto della propria anima, a volte minacciato dalle tentazioni infernali di logiche e massime più commerciali che altro, grazie a a gesta che hanno emozionato spettatori disseminati nei più reconditi angoli del mondo. Lazzari non realizza un volume dedicato ai più vincenti, bensì si concentra su chi ha dato tutto sé stesso finendo, in quasi tutte le circostanze, col salutare i suoi tifosi proprio sulla pista, come un soldato che cade sul campo di battaglia dopo aver condotto una battaglia da altri tempi. Ci sono comunque delle deroghe tra i trenta soggetti scelti dall'autore, c'è chi come Graham Hill, Carlos Pace o David Purley sono venuti a mancare in altre circostanze (tutti caduti con l'aereo) o chi, come Michael Hawthorn (inglese d'oc e dunque attenzione alla pronuncia del nome, come vi direbbe Lazzari), si era ritirato quasi a voler sfuggire da quel destino che, molto spesso, come dice Hill (Terence), lo si incontra proprio sulla strada presa per evitarlo.

L'introduzione dell'autore, specie se si considera che si sta parlando di una persona con cui non è più possibile parlare, è commovente e mi ha trovato in perfetta sintonia. Ho trovato inoltre molto divertenti i ricordi personali, che in libri del genere potrebbero sembrare irrilevanti (secondo qualcuno) ma che invece sono quelli che fanno fare il salto di qualità a un libro, perché proiettano il lettore nel mondo dell'autore. Così Lazzari ricorda sé stesso quando da bimbo tracciava nel cortile le curve dei vari circuiti per lanciarci le riproduzioni delle monoposto del mondiale ricreate dalla Polistil, ricordo che ha la potenza magica di innescarli a centinaia tra tutti i lettori che stanno leggendo e che si immedesimeranno nella situazione ricordando a loro volta sé stessi da bimbi. Riporto le parole tratteggiate dalla penna dell'autore perché sono esemplificative, a mio avviso, della vera natura dello sport: "E' stato come fare una sorta di piacevole tuffo nel passato e, in un certo senso, il libro è il mio personale modo di ringraziare tutti i protagonisti della F1 di allora, una competizione molto più romantica di quella odierna capace di suscitare forti emozioni... Eroi al volante rappresenta una chiusura del cerchio rispetto a tutto ciò che ci hanno donato, senza chiedere nulla in cambio; d'accordo, era il loro mestiere, erano pagati per questo e la loro ambizione era di vincere, ma i sentimenti che hanno suscitato in noi non hanno avuto prezzo, sono impagabili.

Per un tragico gioco del destino, a mio avviso, l'unica parte dell'introduzione che è stata forzata (perché nel testo ci sono piloti che hanno mostrato in pieno tutto il loro talento ottenendo quanto avevano seminato, penso ai vari Senna, Alboreto, Graham Hill, Jim Clark) si adatta invece alla perfezione al suo autore e anche a un pilota di cui, fino a qualche tempo fa, in Italia vedevo poco ricordato il nome e che scomparve a Spa in un duello con il più blasonato, su carta, compagno di team. Non dico quale sia questa parte, perché la lascio scoprire a chi comprerà il volume.

Lazzari, pur proponendo le storie dei trenta prescelti con taglio più giornalistico che narrativo (a differenza invece di Roggero che protende più sul secondo) presentandole in rigoroso ordine alfabetico, impreziosisce i dati relativi alla carriera in pista (gli aneddoti extra corse sono risicati), talvolta freddi e asettici, con frasi e massime dei vari piloti che smorzano un po' la struttura da saggio più legato alla concretezza delle cifre piuttosto che alla filosofia e ai vezzi dei vari driver. Ragioni di spazio, chiaramente, limitano la portata delle informazioni che, in linea di massima, vengono contenute dalle cinque alle sette pagine per pilota.

L'importanza del testo ricade sopratutto sull'aver riportato a "galla" personaggi che non dovrebbero mai trovarsi sui fondali della memoria e su cui, per assurdi modi di pensare riconducibili a ragionamenti legati al mondo del marketing e della moda (si tende sempre a vedere, ascoltare o leggere contemporanei, perché si crede superato tutto ciò che sta dietro non capendo che questo è un modo di fare indotto da chi commercializza). Il volume è importante soprattutto per i tifosi e gli appassionati della nuova generazione, perché va a gettare luce, peraltro in modo certosino con descrizione e sintesi di corse disputate dai futuri campioni della F1 in categorie inferiori (gare in salita comprese), su eventi e personaggi ormai confinati indietro negli anni. Se non ci fossero libri come questo cadrebbe un velo talmente spesso da trasformare personaggi meritevoli di ricordo in dei perfetti fantasmi scopribili solo da esperti cacciatori di spettri o da addetti del settore. E questo sarebbe del tutto intollerabile, esistendo le figure di appassionati in primis, giornalisti in secundis e scrittori infine, a coronamento di una triade che ha il piacere, l'onore (da leggersi a piacimento spostando l'accento un po' in qua e un po' in là) e il dovere morale di perpetrare certe gesta consegnandole così alla storia di un dato settore in modo da realizzare qualcosa che possa servire sia da ricettore capace di raccogliere emozioni e di diffonderle in circolo, sia di ricostruire epoche non più conosciute o comunque sbiadite nella memoria in modo da salvare quel complesso di informazioni che determinano ciò che, certi critici che si riempiono la bocca di parolone ed di latinismi (non ricevendo mai una bella cassata di pomodori), si definisce con una sola parola: "cultura".

A dimostrazione della perfetta atipicità di questa recensione, oggi che la Mercedes ha conquistato le prime quattro postazioni nella griglia di partenza del Gran Premio di Inghilterra, a Silverstone (che un tempo si correva nella settimana del mio compleanno e che, se non ricordo male, è un tracciato derivato da una vecchia base militare), proprio davanti alle Ferrari, voglio omaggiare l'evento con un ricordo pazzesco, di cui non ero a conoscenza, e che ho compreso proprio leggendo Lazzari. Non vi dirò chi è il soggetto in questione e ometterò anche le date. Così M.J.L. "Il suo talento appare lampante anche con le normali berline. Il xxx se ne ha un esempio lampante: per inaugurare il rinnovato Nurburgring, viene indetta la COPPA MERCEDES-BENZ, una sorta di RACE OF CHAMPIONS, a bordo del nuovo modello 190. Gli organizzatori invitano i quattordici campioni del mondo viventi,e  soltanto in cinque declinano l'invito: Fittipaldi e Andretti impegnati nelle qualificazioni delle 500 Miglia di Indianapolis, Stewart che tiene fede alla promessa di non correre più dalla morte di Cevert, Fangio che a 72 anni ha problemi di salute e Piquet... X (non Jackie, ma omissis) non ha il pedigree  per partecipare, visto che ha disputato appena TRE gran premi, ma riesce a convincere gli organizzatori che può essere impegnato come sostituto al posto di Fittipaldi (manco fosse James Hunt alla McLaren, nota del recensore). La trattativa giunge a buon fine. X a bordo della vettura numero 11 (toh, lo stesso numero di Hunt, pensate un po', nota del recensore) è subito secondo in prova alle spalle del PROFESSORE: sul circuito bagnato, il francese parte meglio, ma viene superato al termine del primo giro da X, che lo oltrepassa con un contatto di forza. Una volta rientrato in pista, il Professore impatta con l'italiano per il quale Colin Chapman fece volare per l'ultima volta il berretto ed entrambi finiscono nelle posizioni di retrovia. X conduce da par suo la gara, vuole battere tutti i migliori e interpreta la gara in maniera professionale: LA VINCE, TRA LO STUPORE DEI COLLEGHI, ALCUNI DEI QUALI LO SENTONO NOMINARE PER LA PRIMA VOLTA (alle sue spalle, sul secondo gradino, finisce chi ha detto una frase oggi ricordata a Vettel da un giornalista RAI ovvero "Un pilota per vincere deve essere un egocentrico bastardo")... A fine gara, viene comunicato che la vettura vincitrice finirà al Museo di Stoccarda. Sulle prime, i vertici Mercedes non sono entusiasti che abbia vinto uno sconosciuto, poi col passare degli anni si ricrederanno riguardo al valore del pilota (e saranno parecchio, ma parecchio parecchio, contenti dell'esito di quella gara.). Nick Mason, componente di uno dei gruppo musicali che hanno fatto la storia del rock mondiale (non certo i Prozac+, col dovuto rispetto), sentito dai giornalisti RAI che ne hanno trasmesso oggi l'intervista dopo le qualifiche, parafrasando la sua ottima considerazione relativa a certi assi del volante - ovvero "Il coraggio che aveva quella gente, o forse dovrei dire la follia, non ha eguali... riferendosi poi dopo a un pilota tedesco domani in pista. Sarebbe il colmo se fossi io a dare i consigli a Bernie Ecclestone" (uno che faceva sempre correre un pilota italiano nelle sue macchine, nota del recensore) - avrebbe detto (sarebbe il colmo se lo dicesse davvero): Bello (o) F-olle?

Anche se non si inizia mai un periodo con un gerundio, tornando a Lazzari credo di poter dire che quanto da lui sperato sia stato centrato in pieno. "Mi piacerebbe che il libro riuscisse, anche solo in minima parte, a trasmettere le emozioni che i trenta eroi al volante hanno suscitato nel sottoscritto: i lettori della mia generazione magari si ritroveranno una sorta di chiave magica per aprire il libro dei ricordi, i più giovani invece avranno modo di conoscere piloti sicuramente più carismatici e temerari rispetto a quelli della stagione 2013. Eroi al volante è un libro sulla memoria, sul modo per ricordare e tenere vivo nel nostro cuore chi ha portato, anche solo per un istante, una ventata di felicità nella nostra vita." Che altro dire? Credo proprio che l'autore sia riuscito nel suo intento e comprate il volume, se siete fan della formula uno. Non eccellentissimo, ma buono e costruito su eccellenti basi.




"Credo ci sia una forma di grandezza per l'uomo. Se un uomo può colmare il vuoto tra la vita e la morte. Voglio dire, se riesce a vivere anche dopo che è morto, allora forse quello era un gran uomo. Per me l'unico successo, l'unica grandezza, è l'immortalità" (James Dean.)



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