Elenco

  • Cinema
  • Ippica
  • Narrativa
  • Pubblicazioni Personali

martedì 16 giugno 2015

Recensione Narrativa: LA VERGINE DI NORIMBERGA di Bram Stoker.




Autore: Bram Stoker.
Anno: 1914.
Edizioni: Longanesi, 1978.
Genere: Narrativa dell'orrore.
Pagine: 137.
Prezzo: Fuori catalogo.

Commento di Matteo Mancini.
Pubblicazione Longanesi data alle stampe a metà anni '70 quale estratto dell'antologia Dracula's Guest & The Other Weird Stories pubblicata in Inghilterra nel 1914, due anni dopo la morte dell'autore, dalla moglie Florence Balcombe. Sono sei le storie scelte dalla casa editrice di Milano, all'epoca diretta da Mario Monti, tra le nove originali, con la scelta di un titolo che antepone un'altra storia a quella che, per ragioni commerciali, dava il titolo all'antologia. Qualche decennio dopo, la Stampa Alternativa proporrà l'intera antologia originale sotto il titolo de L'Invitato di Dracula. Stiamo infatti parlando dell'autore di Dracula ovvero l'irlandese Abraham Stoker, meglio conosciuto come Bram Stoker, una vera e propria leggenda della narrativa gotica e horror.
Nato nella periferia di Dublino, Irlanda, al numero 15 di Marino Crescent, nel novembre del 1847  da una famiglia di impiegati, Stoker trascorre un'adolescenza problematica. Viene colpito da una malattia che lo costringe a subire un importante handicap che gli impedisce di potersi sostenere sulle gambe. Fino a otto anni Stoker non cammina e deve vivere sacrificato su un letto, finché d'improvviso, senza che i medici riescano a capirne la ragione, guarisce del tutto. All'epoca si parla di miracolo tanto che Stoker inizia a interessarsi di sport, in particolare il rugby e l'atletica, e diviene uno studente modello. Si laurea in matematica al Trinity College di Dublino da cui era uscito anche il maestro irlandese John Sheridan Le Fanu, sponda giurisprudenza, di cui lo stesso Stoker diverrà presto accanito lettore. La specializzazione in matematica porta Stoker ad accettare l'impiego da contabile presso l'amministrazione pubblica, anche se la vera passione per lui è il giornalismo e il teatro. Forte di uno stipendio sufficiente a campare, il giovane irlandese accetta di scrivere recensioni teatrali per Dublin Evening Post senza percepire compensi. E' il giornale presso il quale lavora anche Le Fanu e dove Stoker inizia a frequentare il padre di Oscar Wilde, anch'esso conosciuto al Trinity College. Tra i due, grandi amici, scoppia un pazzesco duello epistolare per strappare il cuore (visto il calibro dei due coinvolti mi sembra il termine più appropriato) di Florence Balcome. La spunterà Stoker che la sposerà il 4 dicembre del 1878, per la sventura del regista tedesco Murnau che, nel 1922, si troverà contro una donna assatanata per non aver ricevuto i diritti di autore consequenziali all'uscita di Nosferatu, evidente plagio al Dracula del marito. Risultato finale? Bancarotta dei produttori del film, con la Balcome che, incassata un'ingente quantità di soldi, farà orecchie da indiana non sentendo giustificazioni alcune e arrivando a chiedere la distruzione della pellicola!!! Quando si dice una donna vampiro e la citazione non va ai genitori di Sergio Leone che nove anni prima, con la regia del padre e l'interpretazione della madre (tale Bice Waleran), daranno in proiezione La Vampira Indiana che, a differenza della fatica di Murnau, è oggi introvabile.
Stoker pubblica il suo primo racconto nel 1872, The Cristal Cup cui fanno seguito una serie di altre opere che scompariranno presto nell'oblio. La seconda svolta nella vita di Stoker, dopo la guarigione prodigiosa, si concretizza nel 1878 quando diviene grande amico nonché confidente e successivamente procuratore dell'attore Henry Irving da cui era rimasto impressionato nove anni prima vedendolo recitare al teatro di Dublino. E' quest'ultimo a introdurlo nel mondo culturale inglese, Stoker si trasferisce a Londra e ricopre l'incarico di direttore del Lyceum Theatre di Irving che lo mette poi in contatto con la cerchia di scrittori facente parte dell'ordine esoterico della Golden Dawn, tra questi Conan Doyle (con cui Stoker instaurerà una lunga amicizia esaltata da continue collaborazioni, scambiandosi reciproche prefazioni l'uno ai lavori dell'altro) e William B. Yeats.

Il nuovo incarico porta Stoker a vagare in giro per il mondo, al seguito di Irving. Il legame tra i due è talmente forte che lo scrittore irlandese mette al proprio primo genito il nome di Irving. Compie una trasferta negli Stati Uniti che lo porta a stringere una profonda amicizia con Mark Twain e a perseverare, senza grande fortuna, nella scrittura. E' allora però che si verifica il terzo punto focale nella genesi dell'artista. Nel 1890 Stoker conosce un professore ungherese, Arminus Vambery, che gli racconta la storia di due personaggi: l'impalatore rumeno Vlad Tapes III e la contessa sanguinaria Erszebet Bathory. Le storie ravvivano l'humus culturale di Stoker, il quale si ricorda dei racconti di Le Fanu (Carmilla su tutti) e di Polidori e inizia a interessarsi in modo netto alla narrativa macabra. Scrive due buoni racconti, che confluiranno nell'antologia voluta dalla moglie nel 1924, The Judge's House (1891), rivisitazione in termini molto più lugubri e sinistri de Il Ritratto di Nikolaj Gogol che fungerà da ispirazione a Lovecraft sia per Il Modello Pickman ma soprattutto per I Ratti nel Muro, e, guarda caso, The Squaw (1893) ovvero "L'indiana", storia di vendette feline e di strumenti di tortura (si parla della Vergine di Norimberga, cioè lo strumento preferito dalla Bathory)! Questi due racconti sono i primi assaggi di Stoker all'orrore e segnano i primi mattoncini che portano alla grande costruzione, il capolavoro dell'autore e dell'intero genere: Dracula, che, dalle sue tenebre, vede la luce nel 1897 dando vita alla quarta fase dello scrittore, il quale, da qui in avanti, vivrà sui proventi delle proprie opere, complice anche la morte di Irving.

Stoker inizia a pubblicare romanzi su romanzi, molti dei quali di significato estoterico/occulto tanto che una famosa raccolta saggistica francese arriverà a porsi un curioso interrogrativo: "lo scrittore ha voluto iniziare a qualcosa i suoi lettori, così come lui stesso era stato iniziato alla Golden Dawn? La domanda è stata posta ma non risolta" (cfr I Maestri della Letteratura Fantastica, edizioni Edipem, pag.65). Sebbene lo scrittore realizzi opere di tutto rispetto, quale il soprannaturale di ambientazione egizia Il Gioiello delle Sette Stelle (The Jewel of Seven Stars) o il più famoso e ancora esoterico La Tana del Serpente Bianco (The Lair of the White Worm) - quest'ultimo peraltro trasposto nel 1988 in una sgangheratissima versione cinematografica diretta da un regista di calibro ovvero l'irriverente Ken Russell che molti ricorderanno per l'iper satirico e blasfemo I Diavoli (1971) - il suo nome resta quasi esclusivamente legato a Dracula. Si tratta di una sorte ingiusta, poiché, pur essendo inferiori, le opere successive, avviate da Il Mistero del Mare (The Mystery of the Sea, 1902) incentrato sul tema della preveggenza e tale da esaltare Conan Doyle, sono indubbiamente dotate di gran fascino. Ne è una conferma la narrativa breve di cui la raccolta qui oggetto di esame costituisce la summa e la sintesi, tanto da scomodare Stephen King che definirà questi racconti "assolutamente magnifici."


Abbiamo già parlato della genesi di questo volume, qui possiamo aggiungere che viene realizzato mettendo insieme nove racconti (nel testo curato dalla Longanesi saranno sei, quattro in quello curato dal regista teatrale Riccardo Reim, nel 1993, per la Newton) di genere orrorifico, scritti in un arco temporale superiore a venti anni e con alcuni di essi inediti, mentre altri usciti su giornali o riviste periodiche. Difficile esprimersi su quale di essi sia superiore, poiché si tratta di un lotto molto equilibrato, caratterizzato da un evidente gusto del macabro e dall'innegabile capacità del suo autore nello scandire un ritmo sollecito (eccetto il dilatato Le Sabbie Mobili).
Tra i sei racconti scelti dal trio Tasso-Usellini-Volta spicca L'Ospite di Dracula, testo tra i più famosi dell'autore per via della leggenda che lo vorrebbe quale prologo di Dracula e addirittura quale scritto eliminato dal romanzo stesso. Nella realtà si tratta di un racconto uscito postumo alla morte dello scrittore, con abile scelta commerciale voluta dalla moglie, una che certo non era disinteressata a un tema quale il diritto d'autore. Protagonista è un giovane inglese caratterizzato nel modo tipico amato da Stoker, cioè quale intrepido amante dell'avventura che non ha paura di niente e nessuno, almeno finché non gli si presenta sotto gli occhi l'imponderabile (così l'autore irlandese presenta tutti i suoi personaggi, in un'ottica da superuomismo quasi nietzschiano). A nulla servono i tentativi del cocchiere tedesco, che il protagonista non riesce a seguire perché parla un'altra lingua, di dissuaderlo dalla volontà di andare a visitare un cimitero antico disperso nella foresta nera di Monaco. E' infatti la Notte di Valpurga, giornata simbolo nei rituali sabbatici (esaltata da un celebre romanzo, peraltro, dell'austriaco Meyrink), e di fatti l'inglese, abbandonato dal suo cocchiere, si troverà al cospetto di creature della notte e in particolare di un lupo famelico che sarà sul punto di sbranarlo, se non fosse per l'arrivo di certi cavalieri... Il colpo di genio, per il buon esito dell'antologia, sta nella sorpresa finale quando si scoprirà che a salvare il temerario, in forma indiretta, è stato il Conte Dracula in persona che, con un'epistola da Bistrita (luogo affrontato dalla Florence quella Viola in una trasferta in coppa Uefa qualche anno fa), ammonisce le autorità tedesche: "Abbiate cura del mio futuro ospite: la sua sicurezza è per me preziosa... E' un inglese, quindi ama l'avventura... Non perdete un solo istante se avete qualche preoccupazione per lui. Ho i mezzi per ricompensare il vostro zelo." Grande epilogo per un racconto che fa del fascino e del gusto per il necrofilo il proprio biglietto da visita, eloquenti in tal senso le scene nel cimitero silvano. Non a caso, a mio modo e molto alla lontana, lo omaggiai in un racconto intitolato L'Alchimista (2010) e presente nella mia antologia Sulle Rive del Crepuscolo (2011), edita dalle GDS di Milano.

La raffigurazione clou del racconto L'Ospite di Dracula.

Se L'Ospite di Dracula è l'elaborato più famoso, anche per essere stato inserito in un numero interminabile di antologie dedicate al tema "vampiri", merita, a mio avviso, un cenno approfondito il testo Sabbie Mobili, Crooken Sands. Stoker tira in ballo la tematica del doppelganger, citando direttamente un autore tedesco (Heinrich von Aschnberg). Si tratta di una tematica all'epoca molto in voga dopo il racconto William Wilson di Poe, ma soprattutto dopo The Strange Case of Doctor Jeckyll & Mister Hide di Stevenson. Stoker però aggiunge qualcosa di nuovo, va, a suo modo, in profondità dando vita a un racconto che, rispetto a esempio a L'Ospite, tocca temi più profondi. Protagonista è un certo Markam (omaggio a H.P. Lovecraft? Non lo escluderei, poiché la moglie del Solitario di Providence, tale SONIA GREENe, era legata agli ambienti frequentati da Stoker) che si reca in vacanza nelle Highlands (fatto pure io, alla maniera di Salgari, nel racconto Sotto le Stelle di Orione) vestendosi in modo tale da dare la parvenza di essere un capo clan, così come questi erano raffigurati nelle litografie e nelle operette. L'uomo, padre di famiglia e piuttosto facoltoso, è infatti rimasto impressionato da Il Re Burlone che ha visto in scena all'Empire. Decide così di scimmiottare questi soggetti, suscitando l'ilarità generale. Un vecchio pescatore di balene però, che vive in solitudine e viene considerato matto da tutti, lo ammonisce: "Vanità delle vanità. Guardate i gigli del campo essi non si affaticano per farsi belli, non tessono, eppure Salomone (nome non a caso se si conoscono certe c.d. chiavi care a Stoker e riconducibili a un certo Liddell MacGregor Mathers, prima ancora di lui a un certo manuale) in tutta la sua gloria non ne raggiungeva nemmeno uno in bellezza. Uomo! Uomo! La vanità è pari alle sabbie mobili che inghiottiscono tutto quello che viene a loro portata. Guardati dalla vanità! Guardati dalle sabbie mobili che bramano di averti, e che ti inghiottiranno! Abbi occhi per vederti. Impara a conoscere le tue vanità. Trovati a faccia a faccia con te stesso, e in quel momento conoscerai la forza fatale delle tue vanità". Markam sul momento reputa un pazzo scriteriato il suo interlocutore, poi però resta protagonista di una strana avventura in cui per poco non resta morto. Scivola infatti in una pozza e scopre di esser preda di sabbie mobili, prima di cadere aveva visto davanti a sé un altro uomo, vestito come lui e in tutto e per tutto identico. Gli incubi cominceranno a perseguitarlo e graviteranno sempre attorno al pescatore e a quelle sabbie. A generare il caos mentale è il vestito da capo clan che sembra aver offeso delle forze dell'altrove e che sembra avere quell'influenza che certi maestri della letteratura (Machen su tutti) ricollegano ai simboli, uno su tutti un certo Chevalier che ha scritto persino un copioso manuale a tema. Scoprirà poi che si tratta di qualcosa ben superiore a un incubo, qualcosa che lascia segni indelebili nella realtà. "E' una cosa molto strana, ma sembra che l'uomo disponga di un dono particolare" gli diranno i cittadini della zona, un posto in una baia vicina a Yellon, "che si tratti della seconda vista, cui noi scozzesi siamo pronti a credere, o qualche altra forma di intuizione, non saprei, ma niente di tragico succede in quel posto senza che gli uomini con cui egli vive non siano pronti a riferire parole premonitrici." Anche qua Stoker piazza un finale doppio, che offre una duplice chiave di lettura della vicenda. Da una parte la componente esoterica multidimensionale al cui cospetto l'uomo è un idiota arrogante che crede di saper tutto e che invece è un perfetto ignorante, dall'altra quella più concreta e reale legata all'esperienza del comune vivere e al concetto relativo al fatto che "c'è una spiegazione per ogni cosa". Dicotomia vecchia quanto il mondo e su cui Socrate, pur non scrivendo rigo, ha fatto scuola. Al lettore scegliere la soluzione che preferisce... Sta in questo il fascino della narrativa fantastica di serie A.

Molto sottovalutato ma bellissimo è Le Mani Insanguinate, A Dream of Red Hands, storia di delitti, incubi dettati dal pentimento e dal senso di colpa, sogni premonitori e redenzione, il tutto in proiezione di una vita ulteriore, quella davvero reale, da conquistare col sacrificio. Sembra quasi un testo di Arthur Machen, dotato di una grandissima forza visionaria e soprattutto di un underground religioso, chiaro esempio di racconto archetipo di una certa scuola britannica dell'epoca.
"So che questo sogno non esce da quella silenziosa oscurità dove i sogni abitano, ma è mandato da Dio come punizione! Mai, mai riuscirò a passare il cancello, perché quelle mie mani insanguinate sempre insanguineranno la mia veste!" così si esprime il protagonista, che soffre di insonnia, all'amico confidente. Stoker offre un bellissimo squarcio dell'aldilà, mostrando l'accesso alla porta del paradiso, sorvegliato da angeli cherubini muniti di spade infuocate. Davvero un bell'esempio di racconto fantastico, un po' sulla scia di Delitto e Castigo, ma in salsa totalmente esoterica e pur sempre gravitante attorno alla necessità, per l'uomo nobile di animo (come lo è il protagonista che si è macchiato di una colpa dovuta a un amore troppo forte per la donna sbagliata), di espiare in vita le proprie colpe così da liberarsi da quei fardelli che trascineranno nell'abisso una volta superato l'ostacolo costituito dalla vita di tutti i giorni. Lo definisco ostacolo perché come si potrebbe definire un qualcosa che potrebbe generare insidie per lo sviluppo o il benessere successivo? Ditemi un po' voi... prego.

Gli altri tre testi sono meno potenti e convergono in direzione della narrativa di intrattenimento. Si tratta comunque di elaborati che suscitano emozioni, come il convulso Il Funerale dei Topi (The Burial of the Rats, uscito inedito nell'antologia voluta dalla Balcome), action-movie in terra parigina e in mezzo ai topi, col protagonista braccato dai vecchi soldati napoleonici ormai divenuti barboni e costretti a vivere ai margini della città. Stoker qua dimostra un grande senso del ritmo e un gusto per il truculento, per l'epoca, assai spiccato. Lo stesso può dirsi per The Squaw, L'Indiana, da noi tradotto con il meno idoneo La Vergine di Norimberga (1893). Storia di vendette feline, strumenti di tortura e vecchi racconti di maledizioni indiane. Stile rapido, scorrevole e dettagli all'insegna dello splatter. Bel racconto del terrore ma nulla più, con un protagonista che cade vittima della propria superficialità e del continuo desiderio arrogante di beffeggiare la morte e le creature dell'altrove. Sulla stessa lunghezza d'onda è La Casa del Giudice, che riprende la tematica dei topi che corrono tra i muri di una vecchia casa abbandonata e l'idea dei personaggi immortalati in un quadro che fuoriescono per generare scompiglio (Gogol docet con Il Ritratto). Anche questo è un signor racconto dell'orrore, come abbiamo detto ispirerà due racconti di Lovecraft, ma non scava oltre non avendo come fine ultimo quello di cercare metafore o ammonimenti ai c.d., in certa narrativa di genere, viaggiatori sprovveduti che si addentrano tra righe che farebbero bene a evitare prima di sparare certi sproloqui.

Questo è quanto per un'opera sicuramente da avere in biblioteca e per uno scrittore che è rimasto vittima del suo stesso personaggio, Dracula, tanto forte da succhiare linfa e notorietà a tutti i fratelli pieni generati dalla medesima penna. In conclusione, un ultimo e doveroso saluto all'attore Christopher Lee ovvero il Dracula per eccellenza della settima arte. Ho l'orgoglio di poter affermare che ha lavorato in un film girato dietro casa mia, negli Studios Pisorno di Tirrenia, e che è definito il film più fedele dell'opera del maestro irlandese: Il Conte Dracula (1970), a cui prese parte anche l'indimenticabile Soledad Miranda che ha vissuto, per il tempo strettamente necessario, proprio a Tirrenia. Cronache di un fantastico tempo che fu, quando il nome di Tirrenia girava in giro per il mondo.

Proprio di Lui parlai lo scorso anno, dal palco, con l'autrice de TUTTO QUEL NERO (Giallomondadori)
con lo sceneggiatore di DRACULA 3D (Dario Argento) e con l'esperto
di B-Movie nonché grandissimo appassionato di Jess Franco.
Moderatore lo sceneggiatore de IL COLORE VENUTO DALLO SPAZIO
a LA SERRA TREMA.
Non perdete la prossima puntata, che andrà in scena il prossimo week-end, e che verterà su 
DYLAN DOG.


Nessun commento:

Posta un commento