Elenco

  • Cinema
  • Ippica
  • Narrativa
  • Pubblicazioni Personali

giovedì 31 luglio 2014

Recensioni Narrativa: IL FANTASMA DELL'OPERA di Gaston Leroux


Autore: Gaston Leroux.
Genere: Narrativa Fantastica.
Anno: 1911.
Pagine: 258.
Editore: Newton Compton.
Prezzo: 6,00 euro.

Commento Matteo Mancini.
Capolavoro assoluto della narrativa fantastica e più in generale della narrativa tout court come dimostrano le numerose e variegate trasposizioni cinematografiche che si sono succedute negli anni, a partire dagli anni '20, e che vanno dai musical di Brian De Palma o di Joel Schumacher alle versioni più personalizzate e orrorifiche di Dario Argento e di Robert Englung (il Freddy Krueger di Nightmare).

Si tratta di un romanzo che potremmo definire estemporaneo nella produzione di Gaston Leroux (che pure era un appassionato di narrativa del terrore, per lo più breve), scrittore francese rinomato soprattutto nel campo della narrativa gialla/poliziesca, per aver ideato il sottofilone dei c.d. delitti delle camere chiuse con il romanzo Il Mistero della Camera Gialla (1907) e aver poi proseguito con Il Profumo della Signora in Nero (1907), lanciando la figura del giovane reporter Joseph Josephin detto Rouletabille, intento a indagare su omicidi più o meno misteriosi. A fine carriera saranno circa dieci le avventure di questo personaggio, a cui si aggiungeranno oltre una mezza dozzina di romanzi, di impronta più poliziesca, dedicati alle avventure di un evaso della Cayenna perseguitato dalla legge perché ritenuto colpevole di omicidio (tale Chéri-Bibi).

Laureato in giurisprudenza, Leroux prima di dedicarsi alla scrittura aveva esercitato per circa tre anni la professione di avvocato, ma senza grande entusiasmo. Uomo sognante col gusto sfrenato per la narrazione, il teatro e il gioco d'azzardo, abbandonò presto la professione legale per intraprendere quella di giornalista di cronaca nera. In quest'ultima veste attirò subito le attenzioni di uno dei più importanti giornali di Parigi, Le Matin, che lo mise sotto contratto e lo impiegò come inviato di guerra all'estero (suoi gli articoli, dai relativi fronti, sulla rivoluzione russa, fatale per lo Zar, e sulle battaglie della prima guerra mondiale). L'estro e un atteggiamento poco incline ai compromessi lo portarono nel 1907 a rompere il sodalizio con la famosa testata francese (lo licenziò per le sue intemperanze) e a provare la via della scrittura creativa come professione. Prenderà altresì l'abitudine di salutare ogni sua nuova opera sparando con la pistola un intero caricatore fuori dalla finestra e incentivando i familiari a rompere piatti e suonare tamburi. Un personaggio dunque abbastanza fuori schema, ma in grado di conoscere la fortuna economica in vita.

Gaston Leroux

Il suo Fantasma dell'Opera è un vero e proprio romanzo contenitore che ha nel romanticismo decadente la componente prioritaria. Leroux punta un occhio a Bram Stoker (Dracula) e a Mary Shelley (Frankenstein), ne mutua lo stile adottando la struttura del romanzo epistolare e diaristico pur inserendo punti di vista di svariati personaggi, con testimonianze e memorie di ciascuno di loro; ne riprende altresì la triste sorte di un personaggio tanto geniale quanto maledetto e rivisita la favola de La Bella e la Bestia, miscelandola con i giochi di prestigio all'epoca in voga e che avevano in Harry Houdinì il loro massimo rappresentante. Ne deriva un romanzo dove al terrore e al fantastico, si aggiunge una fortissima ironia di fondo (specie nella prima parte) ben calibrata a un soggetto tragico, disperato, che ha come elemento cardine la storia di un amore impossibile tra una bella soprano e un talentuoso mostro, evitato da tutti per la sua bruttezza, costretto a vivere nei sotterranei del Teatro dell'Opera di Parigi. Non manca poi la componente poliziesca, anche se i poliziotti e gli indagatori, per una volta, sono alla mercé del Fantasma, un vero e proprio mattatore che si prende gioco di tutti quanti.

L'autore è minuzioso nel caratterizzare personaggi e location (in particolare descrive con cura i sotterranei dell'Opera che si snodano in un mondo misterioso, fatto di cunicoli, scale e laghi artificiali), ma soprattutto è abile a intrattenere il lettore con un lessico elegante e accattivante. Molti i passaggi sospesi tra il poetico, il tenebroso e perfino lo scanzonato (protagonisti i direttori del teatro, convinti di essere vittime di scherzi orchestrati dai loro predecessori). Bellissime le caratterizzazioni dei personaggi, su tutti Erik, il fantasma che da origine al titolo del romanzo. "Chiedeva soltanto di essere qualcuno, come tutti gli altri! Ma era troppo mostruoso! E dovette nascondere il proprio genio o utilizzarlo per compiere trucchi, quando con un viso normale, sarebbe stato uno degli spiriti più nobili della razza umana! Aveva un cuore capace di contenere il mondo intero, ma alla fine dovette accontentarsi di una caverna" così se ne parla all'ultima pagina del libro. Un personaggio diabolico e al contempo serafico, capace di omicidi crudeli e di sentimenti commoventi figli di una dolcezza degna di un principe azzurro. I suoi sono modi da seduttore mentale (piuttosto che carnale), intenzionato a conquistare il cuore dell'amata, ma allo stesso tempo è un killer che sfrutta le arti magiche e le capacità di prestigiatore per far fuori i nemici. Così diranno coloro che cercheranno di far luce sui fatti: "la verità fu lenta a penetrare nella mia mente, turbata da un'indagine che incappava continuamente in eventi che, a prima vista, si potevano ritenere extraterrestri. Erik congegna trappole crudeli, camere delle torture idonee a suscitare allucinazioni alle vittime al fine di spingerle alla pazzia e da questa al suicidio. Pur relegato fuori dal mondo, Erik è uomo di cultura., è un vero e proprio esperto di recitazione teatrale, oltre che provetto compositore (recensisce persino gli spettacoli, dispensando elogi e critiche) e cantante, tanto preparato da trasformare una mediocre soprano nella più talentuosa artista dell'Opera di Parigi. Un'abilità smodata ai confini del genio, che tuttavia pretende il più caro dei dazi da pagare, quello più immediato nei rapporti interpersonali ovvero la bruttezza dell'aspetto esteriore. Erik è una creatura ai limite dell'umano, al posto del volto ha un teschio fiammeggiante (caratteristica che, tra gli altri, sarà ripresa per importanti personaggi quali Ghost Rider e Darkman) e degli occhi iniettati di rosso che lo rendono infernale ("Sono fatto interamente di morte, dalla testa ai piedi"). Per non mostare il proprio aspetto è costretto a vivere indossando una maschera di tessuto nero che gli copre l'intero volto. Bistrattato e deriso, ha sviluppato un odio represso che tuttavia cerca di contenere limitandosi a ricattare i direttori del teatro compiendo misfatti  e delitti se non viene accontentato nelle sue richieste (in particolare pretende una retta mensile e l'esclusiva sull'intero palco numero cinque che non vuole venga affittato agli spettatori). La sua è una forza talmente incidente da costringere gli altri a cedere. E' in grado di controllare tutto, perché è stato lui stesso a costruire il teatro. Origlia dai muri, aziona botole, passa da passaggi segreti e aziona specchi mobili. "E' un curiosissimo genio...Fa cose che nessun altro uomo potrebbe fare, sa cose che il mondo dei vivi ignora." Un po' come farà Dylan Dog, Erik ha un cruccio particolare: lavora a uno spartito musicale tristissimo, intitolato il Don Giovanni Trionfante.

Il fantasma non è l'unico essere assurdo che popola i sotterranei dell'Opera, ce n'è un altro, una sorta di Batman, di cui Leroux fa appena un cenno, lasciando perplessi i lettori (riferirà di aver promesso ai direttori di mantere il segreto su tale personalità, pur lasciando intendere che sia connessa ai Servizi di Stato). "Un'ombra passava nell'oscurità. Sentirono sui loro volti il vento caldo del suo mantello... Riuscirono a distinguerla quanto basta per vedere che aveva un mantello che l'avvolgeva dalla testa ai piedi. Sulla testa aveva un cappello floscio di feltro. Si allontanò, radendo i muri e colpendo talvolta con delle pedate gli angoli delle pareti." Riferendosi a essa, il Persiano (personaggio che aiuterà il fidanzato della protagonista, a fine romanzo, nella discesa verso la magione del Fantasma), dirà che è un essere ben peggiore della vigilanza del teatro e che risponde agli ordini dei direttori.

Al fianco del mostro di turno, c'è la giovane e sognante Christine che si trova al centro di una contesa amorosa che le spezza il cuore. Da una parte c'è Erik, che, consumato dalla gelosia, finirà per rapirla pur di convincerla a vivere con lui, portandola nel profondo dei sotterranei del teatro; dall'altra c'è un nobile lamentoso (non fa altro che rimproverare la ragazza di non amarlo) che si metterà in contrasto con l'intera famiglia, contraria al suo amore, perché infatuato dalla voce e dalla bellezza scandinava della giovane. Quest'ultimo farà di tutto per destarla dai sortilegi manipolatori dell'altro, finendo preda dei giochi illusionistici del suo avversario. L'ingenuità della giovane, tra l'altro, è così forte che inizialmente penserà di esser entrata in contatto con un Angelo in grado di renderla una vera artista (il fantasma, infatti, inizialmente le si presenta sotto forma di voce), capendo svariati giorni dopo la vera realtà delle cose.

Leroux regala qualche citazione gustosa, ad esempio, in un capitolo, porta in scena una festa in maschera con un personaggio vestito da Morte Rossa (emblematico riferimento a un celebre racconto di Edgar Allan Poe), trasformando a poco a poco il romanzo in una storia dell'orrore. Gli ultimi capitoli sono carichi di tensione, con squarci visionari spettacolari per l'epoca (bellissima tutta la parte nella camera dei supplizi, con i due malcapitati, il nobile e il persiano, che hanno la sensazione di muoversi in una forestra tropicale). La polizia brancola nel buio, il commissario di turno si convince di esser finito in una gabbia di matti anche perché i direttori, inizialmente diffidenti circa l'esistenza del fantasma, iniziano a dare i numeri. Vedendo correre il fidanzato di Christine, scomparsa d'un colpo durante uno spettacolo come svanita nel nulla, ha il coraggio e l'ironia di dire: "Adesso corre, vola! E' il mio principale collaboratore! E' tutta qui, signori, quest'arte della polizia, ritenuta tanto complicata, ma che diventa così semplice non appena si è compreso che tutto sta nel far fare il poliziotto a chi non lo è!"

Un romanzo dunque bellissimo, sentimentale e con un finale tragico in tributo del vero amore; sì, quello che va oltre all'egoismo e che rappresenta la vera componente di questo sentimento nobile ovvero un sentimento che va oltre gelosie ed egoismi in funzione della gioia della persona amata, anche quando questa gioia non è compatibile con quanto si sognerebbe per sé stessi, persino quando la gioia altrui si trasforma in dolore proprio. In altre parole Leroux, con la sua metafora fantastica, ci parla dell'amore inteso come un donarsi all'altro e non un pretendere o un volere. Erik, cioè quello che dovrebbe essere un mostro, alla fine lo comprenderà e rinuncerà alla sua amata, andando incontro a una sofferenza così irresistibile che lo condurrà alla morte, ben consapevole però del fatto di aver fatto felice la sua amata, la quale, volente o dolente, lo porterà per sempre nel cuore. Un romanzo dunque consigliato a tutti, dagli amanti del fantastico puro, a coloro che ricercano storie dai forti contenuti romantico/sentimentali, passando per i fan del giallo. Capolavoro che non scopro certo io, ma di cui è sempre ben parlare e che lancia Leroux tra i più grandi maestri del fantastico.

Mi piace chiudere con la descrizione che il persiano (personaggio decisivo per l'esito del romanzo, ma che entra in scena solo alla fine come una sorta di cacciatore di taglie) fa di Erik:
"Che cos'è mai un duello con il più terribile degli spadaccini a paragone di uno scontro con il più geniale dei prestigiatori? Io stesso facevo fatica al pensiero di dovermi battere con un uomo che si rende visibile solo quando vuole lui e che, in compenso, vede tutto attorno a sé quando ogni cosa per voi resta oscura! Con un uomo cui una scienza bizzarra, acume, immaginazione e abilità consentono di disporre di tutte le forze naturali, combinate per creare ai vostri occhi o alle vostre orecchie l'illusione che vi rende perduti! E tutto questo nei sotterranei dell'Opera, vale a dire nella patria stessa dalla fantasmagoria! Un Robert Houdinì feroce e burlone, che ora beffa e ora odia! Ora vuota le tasche, ora uccide!"

Nessun commento:

Posta un commento